venerdì 25 aprile 2008

buon 25 aprile Partigiano





“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”
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Antonio Gramsci
11 febbraio 1917

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giovedì 24 aprile 2008

Dobbiamo continuare a fare Resistenza

Domani è 25 aprile e si celebra la Festa della Liberazione. La liberazione dell'Italia dall'invasore nazista e dalla dittatura fascista.
Sul 25 aprile si potrebbero scrivere tante parole. E si potrebbe scrivere in maniera commemorativa, emozionata, storica. Ho pensato di scrivere su questa festa iniziando con consiglio, dato non proprio nella forma espressiva del "dolce stil novo", ma comunque spesso efficace nel messaggio: vaffanculo!
Consiglio di andare a quel paese, con biglietto di sola andata, a Gustavo Selva, senatore uscente del PdL, che propone «l'abolizione della festa nazionale del 25 aprile», perchè secondo Selva «per la retorica e i falsi che sono stati fatti, viene attribuito alla Resistenza e alla vittoria dei partigiani un merito che non c'è stato».
Non c'è stato forse secondo Selva, il sacrificio di tanti giovani, dai comunisti ai gruppi cattolici, che uniti combatterono per liberare l'Italia dalla dittatura fascista. Forse secondo Selva e quelli come lui, il 25 aprile 1945 non fù il culmine dell'insurrezione della parte migliore del popolo italiano. Oppure Selva e compari, non credono nei meriti della Resistenza, nella costruzione della Repubblica democratica italiana. O forse rimpiange un periodo nero, da cui l'Italia si potè liberare solo grazie al sacrificio di tante persone, di diversa estrazione politica, riuniti nell'unico nome di partigiani, grazie ai quali anche Selva può in piena libertà, gettare fango sul sacrificio dei partigiani e disprezzare la memoria dell'Italia repubblicana.
Una memoria che da diverso tempo è attaccata da questa destra a cui l'Italia è stata consegnata. E più passa il tempo, maggiori e più espliciti si fanno le dichiarazioni contro la Resistenza ed i suoi valori. Il prossimo presidente del consiglio italiano, è quello che anche lo scorso anno si rifiutò di partecipare alle celebrazioni del 25 aprile, dichiarando di non avervi mai partecipato. Dell'Utri prima delle elezioni era tornato a parlare di revisione dei libri di storia, perchè vi vengono riconosciuti i valori della resistenza. Il sindaco di Alghero che vorrebbe impedire di suonare Bella Ciao durante le celebrazioni. Ora questa nuova dichiarazione di Selva.
E' la natura antifascista della Repubblica italiana che si vorrebbe fare dimenticare. Perchè è proprio per la natura antifascista della nostra democrazia, che possiamo oggi continuare a sperare in un Paese che sappia mettere la persona umana al centro della propria azione, riaffermando i valori della solidarietà, della giustizia, della libertà, del totale rifiuto della guerra.
Attentando alla memoria dell'Italia repubblicana come fondata sull'esperienza della Resistenza contro il fascismo, è a quei valori che si vuole mettere mano. Valori a cui ogni democrazia realmente compiuta dovrebbe fare riferimento. E per cui dobbiamo continuare a fare Resistenza.

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mercoledì 23 aprile 2008

Il braccialetto antiviolenza è una proposta inutile

Altri casi di violenza sulle donne sono stati registrati e divulgati in questi giorni: uno a Roma, l'altro a Milano. Intanto diciamo che questo genere di violenza non si è mai fermato, a differenza dell'informazione sul tema. Solo che in questi ultimi giorni di campagna elettorale, quello della violenza sulla donne è un tema che può tornare molto utile, in vista del ballottaggio per le elezioni di sindaci in diverse città italiane ed a Roma in particolare.
Ovviamente, essendo questo un tema caro agli elettori quando la violenza è commessa da stranieri, e poichè appunto siamo alle ultime battute di campagna elettorale, è bene proporre qualcosa che possa catalizzare i voti. Il colpo di genio questa volta è di Rutelli (chi lo avrebbe immaginato), che propone di dotare le donne di un braccialetto antistupro. Subito è scattata la replica negativa del suo competitore elettorale Alemanno, che deve essersi risentito di essere stato anticipato nella proposta.
Sull'argomento, mi vengono da fare due considerazioni: la prima e meno importante è sul costo del braccialetto. Non deve segnalare solo una richiesta d'aiuto. Deve anche specificare da dove la richiesta proviene e perciò credo abbia bisogno di un sistema di localizzazione, sufficientemente preciso, che sia funzionante in ogni luogo aperto o chiuso che sia. Una sicurezza di lusso, mi verrebbe da pensare in prima battuta: Chi può permettersi un aggeggio del genere può passeggiare in santa pace; chi deve ogni giorno contare i soldi per prima di fare la spesa, continua a vivere nel timore. Ma insomma, quella economica sarebbe una difficoltà superaribile con contributi statali o degli enti locali.
L'altra considerazione - più importante - è di natura, per così dire culturale. Si tende all'intervento in caso di violenza avvenuta o nel migliore dei casi, di protezione preventiva contro violentatori che comunque continueranno ad esistere. Soprattutto che continuano a vivere molto spesso, negli stessi luoghi, nelle stesse case, a dormire negli stessi letti delle vittime di quelle violenze. Perchè non bisogna dimenticare che la stragrande maggiornza delle violenze subite dalle donne, avviene tra le mura domestiche e che i violenti, sono quasi sempre mariti, fidanzati, compagni, familiari o comunque conoscenti della vittima.
Quella di Rutelli potrebbe essere una proposta accettata come soluzione utlima, se solo fosse sinceramente orientata alla prevenzione delle violenze sulle donne. Ma la prevenzione non la si fa promuovendo un braccialetto per donne sole nelle vie della città. Per quello che si diceva prima e perchè è lacultura machista che deve essere ancora scardinata.
In troppi pochi casi ancora si denunciano queste violenze e per mille motivi che sarebbero da indagare a fondo. Troppo pochi sono i centri antiviolenza a cui potersi rivolgere. Scarsa è la cultura sessuale e l'attenzione alle relazioni tra uomo e donna. Di strada da fare ce n'è ancora tanta e quella del braccialetto appare solo una semplice scorciatoia impraticabile.

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martedì 22 aprile 2008

Schiavi del lavoro per i marchi olimpici. Rapporto Play Fair 2008

Si stima che marchi come Nike, Adidas e Puma, incrementeranno i propri profitti di almeno il 50% nel corso dei prossimi giochi olimpici di Pechino. Non per meriti dei loro "illuminati" manager, ma per le condizioni di estremo sfruttamento in cui costringono i loro 800mila dipendenti nei paesi in via di sviluppo. Operai costretti a cucire palloni, incollare scarpe, tagliare stoffe, anche per dodici ore al giorno e guadagnare giornalmente solo 50 centesimi di dollaro.

Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto Play Fair 2008, tradotto per l’edizione italiana dalla Campagna Abiti Puliti.
Una realtà che emersa anche grazie alle centinaia di testimonianze dirette dei lavoratori, che raccontano la loro schiavitù ed i disumani ritmi di produzione. Uno schiavo della New Balance in Cina racconta come «Sono stanco da morire adesso… In due dobbiamo incollare 120 paia di scarpe all’ora… Nessuno di noi ha tempo di andare in bagno o bere un bicchier d’acqua. Ciononostante stiamo lavorando senza riposo e abbiamo sempre paura di non lavorare abbastanza in fretta per fornire le suole alla linea successiva…. Siamo stanchi e sporchi».
Condizioni accettate senza poter fiatare, per non rischiare di perdere l'unica fonte che permetta loro di sopravvivere. Una sopravvivenza in condizione di vera e propria schiavitù, che costringe quei lavoratori a vivere e dormire a centinaia nello stesso posto di lavoro, in condizioni ambientali precarie, costretti a subire le vessazioni dei propri superiori. In quei posti, diritti e rappresentaze sindacali sono meno di un lontano miraggio ed i contratti di lavoro una vera e propria chimera.
E' da queste condizioni che aziende come Nike, Adidas, Puma, Asics traggono i loro profitti, in un rapporto direttamente proporzionale ai livelli di sfruttamento a cui costringono i loro lavoratori.
Queste multinazionali, che sfoggeranno i loro loghi durante la rassegna olimpica, si maschereranno da portatori del sano spirito olimpico, promuoveranno spot pubblicitari nei quali saranno esaltati valori di lealtà, umanità e di pace. Tutto mentre nelle loro fabbriche, si consuma lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Dell'uomo ridotto ad una merce di valore minore di quella che produce.

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Creare l'emergenza immigrati e risolverla con metodi xenofobi e fascisti

Si riparte da dove il precedente governo aveva più o meno terminato, in termini di politiche per l'immigrazione (ma si dovrebbe dire contro l'immigrazione).
Qualche mese fa, una donna è stata violentata ed uccisa in una periferia romana, di quelle non troppo curate e meno ancora illuminate. A compiere il barbaro gesto fu un immigrato di etnia rom ed a denunciare il fatto, una ragazza della sua stessa comunità. Quel drammatico evento, scatenò una vera e propria caccia alle streghe ed irrazionali decreti urgenti.
La violenza si è ripetuta in tutte le sue forme in questi giorni:
una ragazza è stata violentata in na periferia romana; i media creano un'emergenza non completamente vera; la politica cerca risposte e consensi, nella forza della persecuzione. A loro modo tutte e tre sono da considerarsi violenze.
Sarebbe da raccontare, per fare un'informazione corretta, che i reati in Italia sono in diminuzione, e che addirittura il numero di omicidi è pressochè dimezzato negli ultimi anni. Contestualmente il numero di immigrati in Italia è aumentato, anche in virtù di un fabbisogno produttivo di cui non è possibile fare a meno, pena il crollo di un'intera economia. Provare (per credere) a domandare agli imprenditori del Nord-Est italiano, quando posano le forche e reindossano la cravatta.
Sarebbe utile far notare che i reati commessi da immigrati, sono commessi per la stragrande maggioranza dei casi da clandestini, spesso costretti alla loro condizione da iter burocratici e da una legislazione che la clandestinità la producono.
Se qualche volta ci si prendesse la briga di verificare i dati pubblicati dalla polizia di stato, si scoprirebbe che gli immigrati regolari, in percentuale sulla popolazione residente, commettono reati in misura minore degli italiani. Sostanzialmente, se volessimo fare un poco dignitoso confronto tra cittadini regolarmente residenti sul territorio nazionale, scopriremmo che gli italiani non avrebbero i numeri per ergersi a dispensatori di comportamenti esemplari nei confronti degli immigrati, dal punto di vista della legalità.
E' fin troppo facile constatare che la delinquenza, anche organizzata, esiste tra gli immigrati e che spesso proprio quella organizzata approfitta delle precarie condizioni di vita dei propri connazionali. Ma questo non può in alcun modo giustificare la criminalizzazioni di intere popolazioni, come se alcune fossero naturalmente portate a delinquere, come mi è capitato di dover sentire anche in questi giorni.
Se soltanto si cominciasse a valutare il fenomeno dell'immigrazione, fuori dalle logiche populistiche e di propaganda politica, propabilmente proposte come quelle delle ronde notturne o dell'espulsione di massa si potrebbero considerarle per quello che realmente sono: metodi xenofobi e fascisti. Nella migliore delle ipotesi, si dovrebbe parlare di schizofrenia politica.

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lunedì 21 aprile 2008

Ditemi voi se questa è giustizia

[Da Marco Bazzoni, Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, ricevo la lettera di Graziella Marota, mamma di Andrea Gagliardoni, un ragazzo di soli 24 anni morto sul lavoro e di cui ho già avuto modo di raccontare. Inoltre allego la scandalosa sentenza del tribunale di Fermo (AP), che condanna gli imputati a soli 8 mesi con la condizionale!]

Sono Graziella Marota, la mamma di Andrea Gagliardoni, morto il 20 giugno 2006 presso la ditta Asoplast di Ortezzano mentre stava svolgendo il suo lavoro di semplice operaio.

Una macchina tampografica gli ha schiacciato il cranio nel giro di pochi secondi. Da quel giorno la mia vita è cambiata: vivo nel dolore e nell'angoscia, ma da questo dolore e angoscia è scaturita una grande rabbia che mi ha permesso di portare avanti questa lotta contro le "morti bianche". Veramente non ho ancora capito perchè vengono definite con questo aggettivo. Venerdì 4 Aprile 2008 si è tenuto presso il tribunale di Fermo (AP) la prima udienza preliminare: imputati per omicidio colposo l'amministatore delegato dell'Asoplast Giuseppe Bonifazi e l'amministratore delegato della ditta Mag System Srl con sede in Schio, Mario Guglielmi, costruttrice della suddetta macchina modello T A 1000/S C/8. Il primo per non aver messo a disposizione del lavoratore un' attrezzatura idonea, e per aver disattivato l'unico sistema di sicurezza per velocizzare la produzione. Il secondo per aver costruito ed apposto il marchio CE ad una macchina non conforme ai requisiti essenziali di sicurezza previsti dall'allegato 1 del D.P.R. 459/96, delle norme UNI e comunque inadeguate ai fini della sicurezza. Con questi capi di imputazione mi aspettavo una condanna che fungesse da deterrente per quegli imprenditori che agiscono ancora nell'illegalità, mettendo a repentaglio la vita umana, la vita degli operai naturalmente. Ma tutto il processo si è risolto in pochi minuti. Gli imputati hanno chiesto il patteggiamento e il PM Bartolozzi ha ritenuto congrua la pena di otto mesi di condizionale per entrambi gli imputati. Ma Andrea non c'è più, gli hanno troncato la vita sul nascere … aveva solo 23 anni. Oggi ancora più di prima urlo tutto il mio dolore e la mia rabbia contro questa sentenza scandalosa e irriverente nei confronti di tutti i martiri del lavoro. Continuerò imperterrita la mia lotta, sperando che qualcosa cambi.


Graziella Marota, mamma di Andrea.


[Dalla sentenza, si legge che agli imputati sono riconusciute gravi mancanze in termini di sicurezza sul lavoro e soprattutto è stata riconosciuta la consapevolezza del datore di lavoro, della situazione di grave pericolo in cui i lavoratori erano costretti a lavorare, ma nonostante tutto non è intervenuto per eliminare il rischio. Rimango ogni volta sconcertato da queste situazioni, sia dal punto di vista umano, sia dal punto di vista giudiziario. Due elementi che a volte sono legati in maniera sottile, perchè quando al dolore si unisce l'ingiustizia, rimane ben poco a cui aggrapparsi. A maggior ragione sono indignato dalle parole che Sacconi (senatore PdL) ha detto in questi giorni, secondo il quale il primo obiettivo del prossimo governo sarà quello di rivedere il Testo Unico sulla sicurezza, lasciando intendere verso una attenuazione delle sanzioni previste. Il Testo Unico ha inasprito (diciamolo, neanche di molto) pene come quelle comminate in questo caso. Le associazioni padronali non trovano giusto questo provvedimento, anzi lo ritengono inutile ed addirittura dannoso. Se il prossimo governo davvero metterà mano al Testo Unico per ridimensionarne l'aspetto sanzionatorio, non farà altro che normalizzare ingiustizie come quella sulla morte di Andrea Gagliardoni]








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venerdì 18 aprile 2008

Primo obiettivo del prossimo governo di destra: fare carta straccia del TU sulla sicurezza sul lavoro

Da dove si comincia? Dall'abolizione dell'ICI, dalla riduzione delle imposte alle imprese, dalla revisione della Legge 194? Niente affatto. Il prossimo Governo di destra sembra voglia ripartire da dove quello di centro sinistra aveva terminato: la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, è stato approvato pochi giorni prima delle elezioni dal precedente Governo Prodi. La firma del Presidente della Repubblica Napolitano è stata già apposta. Ora ci si sarebbe attesi una rapida ed efficace applicazione nei luoghi di lavoro.
Dal mondo del lavoro, era stato tirato un sospiro di sollievo, perchè non era affatto detto che si potesse arrivare a conclusione rapida, di un iter legislativo che si trascinava da diversi mesi. Se il Testo Unico non fosse stato approvato, il mandato al Governo sarebbe scaduto e tutto quanto fatto fino ad allora sarebbe stato inutile.
Nonostante tutto, quanto fatto fino ad ora potrebbe risultare comunque senza senso. Infatti il senatore Maurizio Sacconi eletto con le liste del PdL, ha dichiarato che il primo obiettivo del futuro Governo Berlusconi, sarà quello di mettere mano al Testo Unico sulla sicurezza.
Interessante è la coincidenza delle dichiarazioni di Sacconi con quelle della Confapi, che parla di un Testo Unico inappropriato perchè - come già aveva dichiarato Confindustria prima dell'approvazione - comprenderebbe sanzioni troppo elevate ed eccessi normativi.
Sostanzialmente Confapi ripete il solito ritornello padronale: le sanzioni sono troppo elevate, gli oneri aziendali per la sicurezza sono eccessivi, troppi vincoli normativi, troppi controlli. Vogliono le mani libere i padroni, sui livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro. Pretendono di poter continuare a ricercare il profitto sulla pelle dei lavoratori.
Tra pochi giorni in parlamento siederanno legislatori, ben disposti a prestare orecchio alle sirene imprenditoriali, mentre a capo del governo sarà un presidente del condiglio che ritiene che i colpevoli delle morti sul lavoro siano le vittime stesse. Con queste premesse i timori padronali di vedersi comminate sanzioni per inadempienze, potrebbero svanire nel nulla. Saranno lasciati liberi gli imprenditori, di produrre senza fastidiosi vincoli normativi che frenano la produttività.
Se così fosse, i lavoratori continueranno a vedere calpestato il loro diritto di tutela dell'integrità fisica sul lavoro, a vantaggio della produttività. Ci saranno ancora operai che cadono dai ponteggi, bruciti vivi o rimasti mortalmente intossicati, mentre i padroni contano beatamente i loro denari.

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mercoledì 16 aprile 2008

C'è bisogno di sinistra, ma la sinistra non l'ha capito

In questi giorni si fa un gran parlare della scomparsa dal parlamento italiano della sinistra. Dal dopoguerra, mai era accaduto che comunisti e socialisti non fossero presenti nelle istituzioni. Stranamente la sconfitta arriva proprio nel momento in cui, più si sente il bisogno di una forte presenza della sinistra nel parlamento italiano. Ci troviamo di fronte ad un periodo nel quale: gli stipendi e le pensioni sono erosi, a favore della finanza; i diritti dei migranti sono stati sospesi; alla libertà ad vita di coppia fuori dal matrimonio, non corrisponde la garanzia dei diritti; la salute dell'ambiente e dei territori è fortemente a rischio, laddove non già irrimediabilmente compromessa. Proprio in questo periodo, vince l'idea di uno sviluppo basato sul consumismo; sulla realizzazione di mega infrastrutture; su un'ulteriore precarizzazione del lavoro e delle vite delle persone.
Ho letto e sentito molte risposte sul perchè della caduta rovinosa della sinistra e spesso ho notato che le cause sarebbero da ricondurre al fatto che gli uomini e le donne di questo Paese, non avrebbero votato la sinistra, perchè portatrice di idee obsolete. Sembra che non si possa più parlare di conflitto sociale, perchè sarebbe roba del secolo scorso; pare che non si possa dire no alla TAV ed al ponte sullo Stretto di Messina, perchè sarebbe contro lo sviluppo; e via discorrendo.
Come a dire che la gente prima dei politici (o almeno di quelli di sinistra), ha compreso che conservare una visione solidaristica della società, che guardare ad un uso consapevole del territorio, che stare attenti anche ai bisogni immateriali delle persone, sia roba sorpassata dal tempo.
Al contrario, credo che le persone, non trovando risposta nella messa in pratica proprio di quelle idee, abbiano incanalato la ricerca della soddisfazione di quelle esigenze, verso chi ha saputo creare scientemente i capri espriatori dell'insoddisfazione: le tasse pagate dagli imprenditori, che non consentono assunzioni; l'immigrato che ruba il lavoro e che quando non lo fa, ruba nelle case degli italiani; l'assenza di termovalorizzatori che non permette lo smaltimento dei rifiuti; e così via.
Non importa se poi quelle considerazioni non sono esatte e spesso assolutamente false. Dal punto di vista politico e mediatico, sono risposte semplici ed immediatamente assimilabili dalle persone, che spesso sono anche elettori. Guardando le cose da questo lato, forse appaiono anche più comprensibili le ragioni del voto utile ed addirittura della crescita della Lega Nord.
Mi pare insomma che la sinistra non abbia saputo interpretare le reali esigenze degli uomini e delle donne in carne ed ossa, risultando così distaccata dalla realtà. Così il ritorno di Berlusconi era visto come il male da battere e sull'altare dell'antiberlusconismo, si sono sacrificati i bisogni delle persone, che non hanno più notato l'utilità di una sinistra in parlamento.

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martedì 15 aprile 2008

Sinistra, ridivenda straccio ...

E ora che la sinistra è sparita dal parlamento italiano? Ora, credo, occorrerà rimboccarsi le maniche, sporcarsi le mani e stare nella società reale. Adesso la sinistra sarà costretta ad alzarsi dalle poltrone dei salotti televisivi e tornare al dialogo diretto.
Perchè non credo che con queste elezioni sia scomparsa la sinistra. E' scomparsa "solo" la sua rappresentanza nelle istituzioni.
Chi può dire che non esiste più in Italia un ambito nel quale si muovono le istanze di solidarietà, il ripudio della guerra, le rivendicazioni di un lavoro non precario ed in sicurezza, la tutela dell'ambiente, la difesa dei diritti e della laicità dello Stato?
Non credo che le migliaia di persone che hanno affollato le piazze di Roma il 20 ottobre 2007; che hanno riempito le strade di Vicenza contro la base militare USA, il 17 febbraio 2007; che hanno sfilato contro la violenza sulle donne lo scorso 24 novembre; fino alle manifestazioni per la difesa del territorio e quelle a salvaguardia della laicità dello Stato anche durante questa campagna elettorale; non credo, dicevo, che tutte quelle persone e tutte quelle idee, si siano disperse o addirittura estinte.
Si pone perciò un problema di rappresentanza, nel senso che i partiti della sinistra non hanno saputo farsi carico nelle istituzioni di quelle istanze che provengono dal basso.
E torno alla domanda iniziale: e ora? Ora, credo che la sinistra debba smettere di guardare a se stessa, deve abbandonare l'autoreferenzialità di cui si è macchiata in questi anni e tornare a contaminarsi realmente con i movimenti e con la sua base sociale, da co-protagonisti nel conflitto sociale, per contribuire all'organizzazione di una massa critica, che possa efficacemente contrastare le prossime politiche antisociali, xenofobobe e clericali.


Per dirla con Pasolini ...

Alla bandiera rossa

Per chi conosce solo il tuo colore,
bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perché lui
esista:
chi era coperto di croste è coperto di
piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese, il calabrese
africano,
l’analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore,
bandiera rossa,
sta per non conoscerti più, neanche coi
sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e
operaie,
ridiventa straccio, e il più povero ti
sventoli.


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L'esame elettorale ha confermato le previsioni. L'Italia è malata

L'esame elettorale ha confermato le previsioni. L'Italia è malata, ora è certo. Le è stato diagnosticato un tumore maligno. Un cancro che prende nomi diversi a seconda di dove andrà di volta in volta a colpire (precarietà, xenofobia, fascismo e diversi altri) e per il quale non è conosciuta una cura certamente efficace.
Quella cura non può essere il PD di Veltroni, troppo debole per contrastare un male così devastante. Addirittura il PD non appare in grado anche di rallentare il corso della malattia. Veltroni probabilmente sapeva che un pareggio non sarebbe stato possibile, nè alla camera, nè al senato. Ma sapeva anche il leader del PD, che seppure questa volta appariva impossibile una sua vittoria, la prossima volta sarà quella buona, forse.
Affinchè quella successiva possa essere la volta buona per governare il paese, Veltroni avrà bisogno di poter partecipare liberamente alle riforme, già annunciate da Berlusconi, il quale si è già detto disponibile al dialogo. Quando dico liberamente, intendo senza condizionamenti da sinistra. Questo appare quindi il risultato politico a cui Veltroni aspirava: essere libero dalla sinistra e perchè potesse essere libero, la sinistra doveva scomparire. Da questo punto di vista, Veltroni ha ottenuto un ottimo risultato politico.
Ora però, a soffrire per prima dell'assenza della sinistra, sarà la parte più debole della società italiana: lavoratori, precari, donne, lgbtq, pensionati, giovani, migranti ed ognuno di coloro che ha bisogno della forza di una sinistra forte, di istituzioni realmente democratiche e di politiche effettivamente partecipative.
Dovremo invece aspettarci competitività sociale, politiche razziste, omofobe, xenofobe, gurrafondaie, completamente orientate sul libero sviluppo di un mercato corporativista. L'unica opposizione, il prossimo governo potrà trovarlo solo nella società civile, nei movimenti, nelle comunità a difesa dei territori, nel sindacalismo di base.
Una delle cause del collasso della sinistra, è da ricercare proprio nella sua incapacità di portare nelle istituzioni la voce di quei movimenti. D'ora in poi, la sinistra politica farà bene a farsi partecipe e soggetto attivo delle istanze di quei movimenti, se non vuole essere definitivamente sotterrata.

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domenica 13 aprile 2008

Le ragioni del mio voto (in)utile

Questo pomeriggio sono andato a votare. Anche questa volta sono stato privato della possibilità di poter preferire un candidato rispetto ad un altro. Per questo anche io, per un attimo durante questa campagna elettorale, ho pensato potesse essere utile esprimere con un "non voto" il mio forte dissenso, verso questa antidemocratica legge elettorale e verso la classe politica che l'ha prodotta e quella che non l'ha modificata. Ma è stato solo un attimo, forse dovuto ad una rabbia verso una classe politica che mi ha profondamente deluso, per tante ragioni e per diversi aspetti.

E così sono andato a votare.
Durante questa campagna elettorale, come per le precedenti, ho letto i programmi dei vari schieramenti; mi sono fatto un'idea di questi; ho fatto un consuntivo del precedente governo ed un preventivo di quello che potrebbe aspettarci. Ho pensato molto a cosa votare e al voto utile, per come è stato fatto considerare. Come tanti ho riflettuto sull'opportunità di votare con la testa o con il cuore. E per come è stata condotta la campagna elettorale, per questa assurda ed antidemocratica legge elettorale, per le motivazioni propagandate, le ragioni della testa non coincidevano con quelle del cuore.
Alla fine ho deciso come avrei votato. Non è stato il voto utile come considerato da tanti. Stando a quanto si sente dire, ho votato in modo inutile. Nel senso che ho apposto una croce, su un simbolo che con molta probabilità non riuscirà a raggiungere il quorum necessario per portare suoi rappresentanti in parlamento.
Certamente però, è stato un voto utile alle mie ragioni, al mio modo di sognare la società, al mio modo di essere cittadino, ai miei sentimenti. Non ho voluto privarmi anche di quello che sono. Ho ragionato che anche in questo caso, attraverso un voto, avrei dovuto esprimere me stesso.
Per quanto mi riguarda, ho votato con la ragione di quelle idee, che alla testa sono suggerite dal cuore.

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venerdì 11 aprile 2008

Preferisco turarmi il naso per qualche istante, anzichè tapparmi il culo per i prossimi anni

Oggi termina la campagna elettorale. Finalmente, mi viene da dire. Tutte le precedenti campagne elettorali, le ho vissute con grande coinvolgimento. Questa volta invece no. Questa volta non sono riuscito a farmi realmente coinvolgere.
E dico che finalmente si va concludendo questa campagna elettorale, fatta di rilanci nelle candidature, slogan ad effetto senza contenuti reali, parole d'ordine a ripetizione e pornografia politica.

In questa situazione di disillusione e malcontento politico diffusi, si legittima la tentazione del non voto, perchè «tanto sono tutti uguali» oppure, quando la coscienza politica è più forte del qualunquismo patologico, viene fuori il non essere rappresentati da alcun partito. In altri casi si richiama l'assurdità della legge elettorale, che in maniera condivisa è ormai assunta a simbolo antidemocratico. Ora, a parte il qualunquismo acritico (che non ho mai sopportato), le altre due argomentazioni hanno un fondo di verità.
Ma davvero si ritiene che il non voto, seppure dovesse coinvolgere la metà degli aventi diritto, possa intimorire i politicanti nostrani? No, continueranno a fare finta di niente e continueranno a percorrere la loro strada. Si guardi agli USA ed ai suoi livelli di astensionismo: sono forse riusciti a fermare Bush? No, semmai hanno permesso la sua rielezione.
E allora la decisione davvero da prendere, è tra lasciare che tranquillamente una destra pericolosa possa sedersi in maggioranza in parlamento, oppure rivendicare un'appartenenza culturale e politica portatrice di valori opposti a quella stessa destra. E' proprio ragionando su questa alternativa, che sono convinto della necessità di andare a votare. Perchè sento il bisogno di fare sapere, che non ho intenzione di rassegnarmi a vivere in un Paese che vuole imporre la rimozione dei valori della Resistenza; che non accetto di considerare eroi dei mafiosi; che non intendo cedere alle sollecitazioni oscurantiste delle gerarchie vaticane; che non accetto un darwinismo sociale nel quale il più forte corrisponde al più ricco.
Vado a votare quindi, ben cosciente di dovermi turare il naso per pochi istanti, nella cabina elettorale. Ma molto meglio che passare i prossimi anni a tentare di tapparmi il culo.

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giovedì 10 aprile 2008

Potremmo ritrovarci un pazzo come presidente del consiglio

Siccome Berlusconi dice di volere garantita realmente la giustizia (non ridete, sto parlando di una cosa seria), ritiene che un pubblico ministero debba essere sottoposto periodicamente ad esami che ne attestino la sanità mentale. Certo, non sia mai che un qualche "pazzo" pubblico ministero, si inventi di accusare di associazione mafiosa un "eroe" come Mangano (susate, vado a vomitare e poi torno ...)
Berlusconi propone questi test perchè un pm, nell'ambito del proprio lavoro, può condizionare la vita delle persone.
Da questo punto di vista, sarebbe ancora più opportuno fare un test psichiatrico ai politici, perchè loro più dei pm con il loro agire, hanno la responsabilità della vita delle persone, visto che con la loro attività, condizionano la vita di milioni di persone contemporaneamente.

L'attività di un Presidente del Consiglio, ha influenza nelle condizioni di lavoro, nel tempo libero disponibile, nei rapporti tra le persone e di coppia, nei modi di essere famiglia, ecc. Senza contare che mentre un pm può condizionare la vita delle persone nel rispetto della legge, un politico può decretare come le vite dei cittadini devono essere condotte.
Bene hanno fatto quindi gli psichiatri dei centri pubblici di Salute Mentale, a proporre un test per «verificare i seguenti aspetti più significativi della personalità» dei politici:

1. Deviazioni psicopatiche: riguarda personalità psicopatiche, sociopatiche, caratterizzate da carenza di controllo sulle risposte emotive

2. I sintomi paranoidi: ideazioni deliranti, fragilità psicologica e manie di grandezza

3. la Mania, ovvero gli stati maniacali e le idee di grandezza

4. Ipocondria, ovvero i problemi fisici caratteristici dei nevrotici ipocondriaci

5. Depressione e le le varie forme sintomatiche di depressione

6. Isteria come problemi somatici e paure, tipici di soggetti affetti da isteria di conversione

7. La Psicoastenia le fobie e i comportamenti ossessivo-compulsivi

8. la Schizofrenia le esperienze insolite e le sensibilità particolari tipiche degli schizofrenici

9. l'Introversione sociale le difficoltà sperimentate in situazioni sociali.


Diversi degli aspetti elencati sopra, mi sembrano immediatamente riconducibili alla personalità di un noto politico di centro-destra, candidato premier, non molto alto, ex pelato e spesso soprannominato (chissà perchè) psiconano.
Ricordiamocelo quando all'interno della cabina elettorale apporremo una croce ... potremmo ritrovarci un pazzo nel ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri.

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mercoledì 9 aprile 2008

L'album delle figurine di Berlusconi

Ce l'ho ... mi manca ... ce l'ho ... mi manca. Ti offro un Antonio Cabrini per il tuo Franco Baresi. No ... Franco Baresi non posso dartelo. Allora per Paolo Conti ...
Così giocavo con le figurine dei calciatori, quando avevo l'età per riempire album "Panini". Ne avessi completato uno di album! C'era sempre quella figurina, che non mi ha mai permesso di riempire l'album con tutti i volti dei calciatori. Quella figurina che cercavo sempre di avere, anche attraverso scambi con le figurine di altri ragazzini.
Berlusconi come un ragazzino, cerca di fare scambi per completare il suo album.

Solo che non si tratta di scambiare figurine, ma cariche isituzionali: presidenza del consiglio, è convinto sia sua; presidenza della camera dei deputati, ad un suo fidato; presidenza della repubblica, gli manca. Vuole averla e così propone uno scambio a Veltroni. Se il PdL dovesse vincere le elezioni (auguriamoci fortemente del contrario), scambierebbe volentieri la presidenza del senato, con la presidenza della repubblica. Dice, lo psiconano, per equilibrare la presenza della sinistra nelle cariche istituzionali.
Mi pare che questa nuova uscita di Berlusconi, la dica lunga su quale rispetto nutra nei confronti delle istituzioni della Repubblica italiana. Con questa affermazione il leader del Partito del Liberticidio, non riconosce al Presidente della Repubblica un atteggiamento superpartes che la carica gli impone.
D'altronde non è la prima volta che lo psiconano si assicura le prime pagine per affermazioni simili. Ed altre volte ha dimostrato uno scarso rispetto per le istituzioni. Questa volta però, credo che le parole di Berlusconi nascondano un obiettivo più malizioso, seppure esposto al solito in maniera grezza: occupare personalmente il Quirinale.
In quel modo avrebbe completato il suo album. A quel punto gli italiani non avrebbero più carte da giocare.

P.S.: sarò tormentato per il voto che andrò a dare il 13 o 14 aprile, ma intanto esprimo la mia preferenza per il vaffanculo d'oro 2008, ideato dal blog di alessio. Io metto la croce su Calderoli.

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Dell'Utri vuole imporre la revisione dei libri. Göbbels li bruciava. Il risultato è lo stesso.

«I libri di storia, ancora oggi condizionati dalla retorica della resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni. Questo è un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione».
Non sono parole di Göbbels, gerarca nazista e ministro della propaganda ai tempi del Terzo Reich. Sono parole di Marcello Dell'Utri, già senatore di Forza Italia ed ora candidato per il PdL.
L'accostamento potrà apparire forzato ed invece credo non lo sia affatto.
Cosa dice in sostanza Dell'Utri?

Dice che i libri di storia devono essere riscritti, perchè occorre scardinare una cultura che proviene dalla lotta di resistenza contro il fascismo. Si ritiene necessario demolire le basi storiche sulle quali si regge l'idea di una repubblica antifascista e la stessa costituzione repubblicana. Tutto questo, dice Dell'Utri, bisogna imporlo per decreto e sarà imposto non appena la destra avrà preso il potere.
Una certa cultura, in un determinato contesto geografico e storico, può essere determinata dalla forza delle idee che liberamente si sviluppano, oppure da un'imposizione che per essere efficace deve sradicare il pensiero dominante.
Quando una cultura viene imposta dall'alto da un certo potere, lo scopo è sempre quello di difendere il potere stesso dal passato e per farlo occorre che la storia sia riscritta.
Nella Germania nazista si organizzavano grandi roghi di libri, che dovevano servire, secondo il gerarca nazista e ministro della propaganda Göbbels, a liberare lo spirito tedesco dalle malattie provocate dai libri. Nell'Italia fascista, molti libri scomodi al regime furono banditi e le ristampe vietate. Durante l'assedio di Sarajevo nel 1992 i serbi bruciarono le biblioteche della città. E nella storia in generale, ogni volta che un potere doveva imporsi o difendere se stesso, ha bruciato i libri scomodi o ne ha vietato la diffusione e bandito la pubblicazione, per imporre invece i testi compiacenti al potere stesso.
Oggi non si organizzano roghi di libri, si propone di imporre la loro revisione, affinchè possano condizionare le idee in favore di un determinato potere. In ogni caso, l'effetto è lo stesso.

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martedì 8 aprile 2008

Santanchè e Bertolini, via dalle camere da letto.

La crociata integralista contro i corpi delle donne non si ferma. Nonostante le condanne nei confronti di quante hanno manifestato contro Ferrara e la sua isteria, un obiettivo la protesta certamente l'ha ottenuto. Ha fatto venire allo scoperto ancora di più, qualche esponente politco sull'argomento.
La Santanchè, ad esempio, che in ogni dove si erge a paladina delle donne, la stessa che accusa lo psiconano di vedere le donne solo orizzontali, ora difende a spada tratta Ferrara.

Addirittura dice che quelle donne che hanno manifestato a Bologna «fanno pena». Lei, la fascista orgogliosa, avrebbe voluto lanciare pomodori insieme a Ferrara. E meno male che sta dalla parte delle donne ... ho l'impressione che abbia solo provato ad infiltrarsi. Beh ... è stata scoperta.
Spostandoci verso il centro del centro-destra, la musica si fa più raffinata, ma rimane comunque stonata. Dalle parti del PdL la Bertolini promette che appena sarà eletta, presenterà un proposta di legge che permetta ai farmacisti ed ai loro collaboratori la possibilità di rifiutarsi di vendere medicinali atti a procurare l’aborto o a permettere o causare l’eutanasia. Questa promessa, la Bertolini la fa in riferimento agli scandalosi episodi accaduti a Pisa, dove alcuni farmacisti si sono astenuti dal vendere la pillola del giorno dopo a ragazze che ne avevano fatto richiesta.
In questo caso, si va oltre l'obiezione di coscienza in caso di aborto, trattandosi la pillola del giorno dopo, non di un medicinale atto a procurare l'aborto, ma un di anticoncezionale.
Sostanzialmente la Bertolini vorrebbe proporre una limitazione delle libertà molto drastica, perchè di fatto influisce anche nella sfera dei rapporti sessuali, che a quanto pare si vorrebbero finalizzati solo alla procreazione. Praticamente persone ridotte a semplici macchine da riproduzione.
Motivi per non dare il voto a queste figure già ce n'erano sicuramente, ma ora ce n'è qualcuno in più ... quanto meno evitiamo di correre in rischio di trovarcele in camera da letto, a decidere quali posizioni assumere.

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Ingiustizia è fatta, per la morte sul lavoro di un giovane di 24 anni

[Ricevo da Marco Bazzoni questa importante segnalazione. Purtroppo è solo dei tanti casi di profonda ingiustizia. Pensare che per le coppie di fatto, non è praticamente previsto alcun risarcimento, nel caso in cui il compagno nouia sul lavoro.]

Andrea Gagliardoni è morto il 20 giugno 2006 per colpa di una pressa meccanica difettosa che gli ha schiacciato il cranio. La famiglia ha ricevuto dall'Inail uno scandaloso indennizzo di soli 1600 euro per le spese funerarie.
E' una vergogna!!!
E' questa sarebbe la giustizia?!


Marco Bazzoni-Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.


La mamma del giovane elpidiense morto in un infortunio sul lavoro grida allo scandalo. Al processo gli imputati hanno patteggiato la pena di otto mesi

Fermo, 5 aprile 2008 - Giustizia è fatta… o forse no. Dipende dai punti di vista. Non sembrerebbe dalla rabbia di Graziella Marota, la madre di Andrea Gagliardoni, l’operaio elpidiense di 24 anni morto in incidente sul lavoro. E’ accaduto di tutto ieri, prima, durante e dopo l’udienza davanti al giudice del tribunale, Ruggiero Dicuonzo. I primi attimi di tensione ci sono stati quando in tribunale è comparso Mario Guglielmi, il 58enne di Schio (Vicenza) legale rappresentante della ditta costruttrice del macchinario che provocò la morte del giovane. L’atteggiamento non proprio ortodosso dell’uomo ha fatto scattare l’immediata reazione dei familiari del ragazzo. Il padre Marcello Gagliardoni e la sorella sono riusciti a mantenere un atteggiamento più distaccato, mentre la madre si è allontanata in lacrime.

Quando nel corso dell’udienza il pm Antonio Bartolozzi ha illustrato i termini del patteggiamento per i due imputati, è scoppiato il putiferio e la Marota ha manifestato tutta la sua rabbia. Il giudice Dicuonzo, pur premettendo di non volere interferire con l’operato della pubblica accusa, ha specificato che avrebbe preferito un accordo che prevedesse una pena non inferiore ai 12 mesi. Dal canto suo, il pm ha sottolineato l’atteggiamento collaborativo dell’altro imputato, Giuseppe Bonifazi, il 46enne di Magliano di Tenna titolare della Asoplast, la ditta di Ortezzano in cui quasi due anni fa si consumò la tragedia. Il processo si è concluso con un patteggiamento di otto mesi per entrambi gli imputati difesi dagli avvocati Massimo Spina, Daniele Bacalini e Alfredo Tacchetti.

[da il Resto del Carlino]

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Non c'è pericolo

[Ringrazio Marco Bazzoni per avermi segnalato questo video, che pubblico molto volentieri]

E' un video molto toccante, che i media ci dovrebbero proporre in tv o sui loro siti web
proprio in campagna elettorale, chiedendo cosa vogliono fare di concreto i politici per fermare queste stragi sul lavoro, perchè per adesso di parole ne ho sentite tante, ma di fatti ne ho visti pochissimi.

Saluti.
Marco Bazzoni - Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.

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lunedì 7 aprile 2008

Il lavoro domestico vale più di 4 centesimi al giorno

Mi pare che oggi la politica abbia raggiunto il distacco massimo dalla realtà. Tanto che le proposte di questa campagna elettorale 2008, sono quanto di più banale e lontano dalle reali esigenze delle persone in carne ed ossa.
L'ultima di Veltroni (dal quale onestamente mi sarei aspettato di più), è quella di esonerare le casalinghe dalle spese per l'assicurazione contro gli infortuni domestici. Così le casalinghe potranno risparmiare (udite, udite) ben 12,91 euro l'anno.
Tutto questo sforzo, per dimostrare quanta attenzione il PD riponga verso «tante donne che nel nostro paese svolgono - secondo Veltroni - un ruolo fondamentale». Come non si potrebbe riconoscerlo tale? Mi chiedo allora perchè Veltroni lo consideri così poco dal punto di vista economico. Un ruolo fondamentale, vale solo 12,91 euro l'anno?
Una proposta concreta, che davvero avvicinerebbe la proposta elettorale alle esigenze reali delle persone e che quindi non risulterebbe macchiata da una logica populista, sarebbe quella di concedere un reddito di cittadinanza. In questo modo, chi si occupa dei lavori domestici entro le mura della propria casa, sarebbe svincolato da una dipendenza economica verso il partner.
Ma soprattutto, in un Paese come il nostro che vede le donne lavoratrici con uno stipendio pari alla metà di quello maschile e costrette a subire discriminazioni sessiste, potrebbero sfuggire dai ricatti padronali.
Se Veltroni avesse avanzo una proposta di questo tipo, sarebbe stato credibile nel momento in cui ha dichiarato di ritenere fondamentale il lavoro domestico. Ma nel momento in cui il lavoro casalingo, è praticamente considerato giustamente remunerato con meno di 12,91 euro l'anno (meno di 4 centesimi al giorno), ogni parola di buona considerazione nei confronti di quel lavoro, suona quanto meno ipocrita.

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sabato 5 aprile 2008

La perimetrazione in ambito locale del Parco Nazionale della Costa Teatina. Un appello ai partiti.

[Dalle associazioni sotto elencate, ricevo e pubblico questo comunicato stampa, al quale questo blog aderisce con convinzione]

1. Siamo giunti ormai, a Vasto come negli altri comuni interessati, alla vigilia dell’ultimo passo, quello decisivo, per la costituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina: l’individuazione del perimetro, la cosiddetta perimetrazione.
La legge[1] stabilisce che i parchi nazionali siano delimitati “sentita la Regione”. E la Regione Abruzzo una sua proposta l’ha formulata: il Parco Nazionale dovrebbe interessare tutta la fascia costiera compresa tra il tracciato dell’autostrada A14 e il mare; ma ha altresì ritenuto di lasciare la decisione ultima ai Comuni. Il Comune di Vasto, a seguito di una risoluzione approvata nel Consiglio Comunale dello scorso 7 Marzo, si è impegnato a decidere, per la parte compresa nel suo territorio, solo dopo aver consultato la popolazione.
A questo passo l’opinione pubblica, e lo stesso ceto politico locale, rischiano di giungere completamente impreparati. La pubblica opinione per essere stata, nei sette anni dall’istituzione del Parco ad oggi[2], scarsamente informata; il ceto politico locale, per non averci mai creduto veramente.

2. Ci spieghiamo meglio. A Vasto, e lungo la costa teatina, esistono già 5 Riserve Regionali, denominate nell’insieme come Sistema delle Aree Protette della Costa Teatina[3]. Esso riguarda una parte della fascia costiera, importante ma localizzata; e lascia impregiudicato tutto il resto. Ecco, un parco nazionale è qualcosa di profondamente diverso.
La legge italiana prevede per un parco nazionale l’istituzione di un Ente Parco, l’approvazione di un Piano del parco, di un Regolamento del parco, di un Piano economico e sociale; inoltre la possibilità di accedere ai fondi speciali statali ed europei, etc… Con l’istituzione di un parco nazionale non si perimetra in Italia semplicemente uno spazio geografico o un territorio. Si fa qualcosa di molto diverso e di molto più complesso e impegnativo: si individua e si regola un intero ambito locale all’interno di un progetto di interesse nazionale che lo riguarda nel suo insieme. Esso, proprio per questo, non è né può essere un progetto di sola conservazione, ma oltre che di conservazione, anche un progetto economico e sociale, insomma un progetto di sviluppo compatibile. In un parco nazionale la contrapposizione tra sviluppo e difesa dell’ambiente perde di senso. Nelle parole di uno dei maggiori esperti del settore: “L’istituzione di un parco naturale è un progetto locale. È una relazione che si stabilisce tra società locale e società nazionale sullo sfondo, appunto, di un progetto locale: una immagine dell’evoluzione dell’economia locale […] Gli obiettivi della conservazione e dello sviluppo locale saranno raggiunti soltanto se l’intero sistema di regolazione del territorio del parco sarà coerentemente orientato al loro raggiungimento” [4].
Ma questo è esattamente il contrario di quanto localmente si è fatto per decenni, e si continua a fare tuttora. Se una logica c’è stata nello sviluppo che dal dopoguerra ha interessato l’intera fascia costiera, essa è stata quella di ritenere che, in definitiva, tutto sia compatibile con tutto. La massima possibile incoerenza. Questa non è più accettabile.

3. Il Parco Nazionale, certamente, pone dei vincoli. Ma può rappresentare per il nostro territorio una straordinaria opportunità, posto che la si sappia cogliere: vale a dire che si faccia presto, e che ci si creda per davvero. Altrimenti, se dovesse essere recepito per così dire a metà, potrebbe anche trasformarsi in un pericolo, aggravando la confusione e l’attuale paradossale convivenza degli opposti. Per questo la sua istituzione dovrebbe segnare un cambiamento di prospettiva nella percezione dei valori e delle esigenze di regolazione del nostro territorio, a cominciare dal ceto politico. Non sappiamo fino a che punto i partiti politici locali se ne rendano conto.
In ogni caso crediamo sia necessario che essi si pronunzino prima che si tengano i previsti incontri con la popolazione, così da giungere ad una pubblica discussione la più ampia e consapevole possibile.
E’ quanto chiediamo loro in considerazione del bene comune della città.



Vasto, il 5 Aprile 2008


Associazione civica “Porta Nuova” – Vasto
ARCI Provinciale – Chieti
Il cineocchio – Vasto
Lega Ambiente – Vasto
Libera Associazione Barbarica – Vasto
Società Operaia di Mutuo Soccorso – Vasto
Vastesi.com
WWF Provinciale – Chieti


[1] L’art. 8 della Legge 394/91 (Legge quadro sulle aree protette).
[2] Ad opera dell’art. 8, comma 3, Legge 23 marzo 2001, n. 93 "Disposizioni in campo ambientale".
[3] Istituito dalla Legge Regionale 30 Marzo 2007, n° 5 “Disposizioni urgenti per la tutela e la valorizzazione della Costa Teatina”.
[4] Antonio Calafati, Conservazione e sviluppo locale nei parchi naturali: un’agenda di ricerca, Università degli Studi di Ancona – Dipartimento di Economia, Quaderni di Ricerca n. 173 - Settembre 2002.

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Comunicato stampa del Comitato "Io Non Voto"

[Dal Comitato IO NON VOTO, ricevo e pubblico questo comunicato stampa]

COMITATO “IO NON VOTO!”
COMUNICATO STAMPA DEL 2 APRILE 2008
Il Comitato “IO NON VOTO!”, costituitosi recentemente a Vasto, ha trasmesso in questi giorni una lettere di protesta (che si riporta in allegato) all’attenzione delle Massime Istituzioni dello Stato Italiano. La lettera chiede alle Istituzioni in indirizzo di intervenire, denunciando due fatti principali:

  • la palese violazione della Costituzione Italiana, realizzata apponendo sulla scheda elettorale i simboli con le diciture “Berlusconi Presidente” “Veltroni Presidente”, “Casini Presidente”, “Santanchè Presidente”. La nomina del Presidente del Consiglio è infatti riservata dalla Costituzione al Presidente della Repubblica e non è prerogativa del Parlamento o dell’elettorato. L’ammissione di detti simboli con i relativi slogan rappresenta una grave violazione del corretto e libero esercizio del diritto di voto.
  • La Corte Costituzionale (sentenza n. 15 del 2008 di ammissibilità del referendum abrogativo in materia di legge elettorale) ha già segnalato al Legislatore aspetti problematici in relazione ad una legislazione che “non subordina l’attribuzione del premio di maggioranza ad una soglia minima di voti/seggi”. Non vi è stato sinora pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legittimità di tale Legge Elettorale. Vi è inoltre concreta possibilità che il premio di maggioranza assegnato alla lista vincente superi il 15%.
Il Comitato invita gli elettori a:
  • trasmettere la lettera di segnalazione alle Istituzioni;
  • presentarsi e registrarsi al Seggio;
  • rifiutare e restituire la scheda elettorale per l’elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, senza che queste siano valide per il voto;
  • far verbalizzare dal Presidente di seggio una dichiarazione di protesta. Un esempio di tale dichiarazione si può rinvenire nella lettera allegata, nel sito www.associazionebarbarica.org, nei volantini che verranno distribuiti dal Comitato.
SEGUE ALLEGATO (LETTERA ALLE ISTITUZIONI)

CLAUDIO ZIMARINO PASQUALE MORONE
COMITATO “IO NON VOTO!” – VASTO
Per maggiori informazioni:
http://www.riforme.net/
http://www.associazionebarbarica.org/



La lettera di protesta da inviare alle istituzioni

C.A. PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA ITALIANA (form su http://www.quirinale.it/)
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI (form su http://www.governo.it/)
PRESIDENZA DEL SENATO DELLA REPUBBLICA (mailto://marini_f@posta.senato.it)
PRESIDENZA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI (form su http://presidentebertinotti.camera.it/)

Oggetto: AMMESSI SIMBOLI IN PALESE CONTRASTO CON LA COSTITUZIONE E MANCATO CONTROLLO DI LEGITTIMITA’ COSTITUZIONALE DELLA LEGGE ELETTORALE.


Egregio Presidente ……………….
Le scrivo per segnalare che tra i 147 simboli elettorali già ammessi dal Ministero dell'Interno vi sono anche quelli che testualmente riportano: "Berlusconi Presidente"; "Veltroni Presidente", “Casini Presidente”. “Santanchè Presidente”, in palese violazione con quanto previsto dalla Costituzione.
Inoltre La Corte Costituzionale (sentenza n. 15 del 2008 di ammissibilità del referendum abrogativo in materia di legge elettorale) ha già segnalato al Legislatore aspetti problematici in relazione ad una legislazione che “non subordina l’attribuzione del premio di maggioranza ad una soglia minima di voti/seggi”. Non vi è stato sinora pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legittimità di tale Legge Elettorale. Vi è inoltre concreta possibilità che il premio di maggioranza assegnato alla lista vincente superi il 15%.

Di fronte a questo stato di cose mi vedo costretto a restituire le schede elettorali per l’elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica con la seguente dichiarazione:

“Nelle schede consegnatami per l'elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica sono presenti simboli che, a norma dell'articolo 92, secondo comma della Costituzione, non avrebbero dovuto essere ammessi. I simboli, riportando in maniera esplicita l'indicazione "Berlusconi Presidente" "Veltroni Presidente", ”Casini Presidente” , “Santanchè Presidente”,si pongono in netto contrasto con l'impianto costituzionale vigente che non prevede, ma anzi vieta, l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, essendo affidata alle prerogative del Presidente della Repubblica la nomina del Capo del Governo. l'ammissione di detti simboli è tale da configurare una grave violazione del corretto e libero esercizio del diritto di voto da parte degli elettori.
La Corte Costituzionale (sentenza n. 15 del 2008 di ammissibilità del referendum abrogativo in materia di legge elettorale) ha già segnalato al Legislatore aspetti problematici in relazione ad una legislazione che “non subordina l’attribuzione del premio di maggioranza ad una soglia minima di voti/seggi”. Non vi è stato sinora pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legittimità di tale Legge Elettorale. Vi è inoltre concreta possibilità che il premio di maggioranza assegnato alla lista vincente superi il 15%.
Alla luce di tali considerazioni mi vedo quindi costretta/o alla restituzione al Presidente di sezione della scheda per l'elezione della Camera dei Deputati e, per analoghe ragioni, della scheda per l'elezione del Senato della Repubblica, senza che queste possano essere considerate valide ai fini del voto. Altresì, invito tutti gli organi competenti ad esaminare la questione e, nel caso ne verificassero la fondatezza, ad agire di conseguenza non proclamando validi i risultati della consultazione elettorale.

Certa/o dell'attenzione che i vostri uffici presteranno a questa mia, rimango in attesa di vostre iniziative al riguardo.
Con i più cordiali saluti
DATA E FIRMA


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venerdì 4 aprile 2008

Preferisco i metodi della contestazione a Ferrara, rispetto ai salotti politici

Sulla contestazione nei confronti di Ferrara a Bologna, da parte di gruppi di femministe e dei movimenti in difesa della Legge 194, si sono espressi tutti gli schieramenti politici, da destra a sinistra.
Da Berlusconi a Bertinotti, passando per Veltroni, tutti hanno voluto esprimere la loro indignazione per i metodi della contestazione considerati, nei casi più clementi, ingiustificati.
Queste valutazioni del mondo politico, mi hanno confermato ancora una volta, che esistono diversi modi per contestare espressioni intolleranti come quelle di Ferrara. Esiste l'opposizione, la contestazione, le espressioni da salotto e quelle popolari; quelle da tribuna politica e quella delle piazze. Per quanto mi riguarda, preferisco le seconde alle prime. Preferisco l'irruenza di certe battaglie alla piattezza delle parole politicamente corrette; preferisco la spontaneità dei sentimenti, ai freddi calcoli elettorali.
Certo che si può discutere sui migliori metodi di lotta. Mi rendo conto perfettamente che la contestazione bolognese, ha dato a Ferrara una visibilità che forse non avrebbe potuto sperare. Ma davvero non riesco ad essere d'accordo con quanti hanno visto in quella contestazione, una limitazione alla libertà di espressione. Innanzitutto perchè la contestazione è una forma di espressione, che ha davvero bisogno di essere difesa, mentre da troppi anni viene a più riprese repressa.
Ma ciò che spesso è stato dimenticato, è l'esposizione mediatica di cui può godere Ferrara: programmi televisi, tribune politiche, giornali. In nessuno di quei contesti colti e salottieri, il movimento femminista ha potuto ribattere le proprie considerazioni. Anche quando le donne si sono organizzate per esprimere il loro pensiero nelle piazze lo scorso 24 novembre, la politica ha cercato di impadronirsi delle rivendicazioni e dell'esposizione mediatica, per farne un uso ed un consumo personale. Ed anche in questa volta, non è stato dato spazio al comunicato del TPO di Bologna, uscito dopo la contestazione a Ferrara nella piazza bolognese.
In un epoca in cui la visibilità è fondamentale affinchè un pensiero possa farsi strada, una libertà di espressione senza visibilità rimane di fatto astratta. Se nessuno può ascoltare un pensiero, il diritto di espressione rimane senza senso.
In questo contesto, di fatto sono le donne che fino ad ora si sono viste privare del diritto fondamentale della libertà di espressione.



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giovedì 3 aprile 2008

Il generale Del Vecchio appare inadatto al ruolo di parlamentare

Certo che i colpi di scena in casa PD non mancano, dovuti ad interventi considerati ingenui dalle stesse persone che li hanno fatti. Interventi che elettori di centrosinistra forse non vorrebbero sentire, ma che sicuramente tendono a spostare il PD sempre più verso destra.
Certo che c'era da aspettarselo viste le candidature, tra cui figura anche il generale Del Vecchio, ex comandante Isaf in Afghanistan, che prima dichiara che i gay nell'esercito sono inadatti e poi ritratta ... ma di fatto senza smentire.
«Io rispetto ogni scelta legittima e lecita della persona - è il ragionamento del generale - ma credo che nell'ambito di una struttura come l'esercito, dove le attività si svolgono sempre insieme, è opportuno non dichiarare ed evidenziare la propria omosessualità». Usa le parole giuste il generale: parla di rispetto e non tolleranza. Il rispetto è un sentimento passivo, che tende semplicemente a non offendere. Mentre la tolleranza prevede non solo l'accettazione ed il rispetto dell'altro, ma anche la chiara determinazione ad un rapporto di vita comune. Nel senso che occorre la disponibilità a rapportarsi, ad incontrarsi e ad interagire con chi pensa ed agisce in maniera diversa dalla propria.
Ma il generale Del Vecchio con le sue affermazioni, è proprio questo incontro che nega: dice di rispettare l'orientamento sessuale, solo che quello stesso orientamento sessuale è inopportuno dove «le attività si svolgono sempre insieme».
Sono affermazioni quelle del generale, che antepongono un singolo aspetto di un individuo, all'individuo stesso che risulta perciò discriminato. Queste affermazioni solo perciò più che frasi ingenue, come ha affermato poi Del Vecchio, perchè di fatto tendono alla limitazione della dignità individuale, nel momento in cui si vuole limitare l'affermazione delle identità personali.
Il generale Del Vecchio dovrebbe ricordare che si è candidato a diventare un parlamentare della Repubblica italiana, che pone il diritto al pieno sviluppo della persona umana tra i principi fondamentali della Carta costituzionale.
A questo punto è il generale Del Vecchio ad apparire inadatto al ruolo di parlamentare.



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mercoledì 2 aprile 2008

Torna la tessera per il pane?

I salari italiani, si sa, sono i più bassi d'Europa, Portogallo a parte. Il potere di acquisto dei salari degli italiani, è stato eroso negli anni ed in questi termini, negli ultimi 5 sono stati tolti dalle tasche degli italiani circa 2000 euro.
Negli ultimi 10 anni, la ricchezza si è spostata in maniera prepotente dal lavoro alle rendite, impoverendo le persone ed arricchendo l'impresa. Ed ormai i poveri in Italia sono oltre 7 milioni, più del 10% della popolazione.
La politica chissà perchè, si è ora accorta di questa drammatica situazione. Forse perchè anche i poveri votano. Tra tutti i diritti che dovrebbero essere inalienabili (casa, salute, ecc.) chissà com'è, questo è l'unico diritto che viene garantito (per ora).
Siccome anche il voto di chi è povero vale quanto quello di uno ricco e siccome i poveri sono molti più dei ricchi, occorre fare proposte elettorali a riguardo. Così, dal cappello di Veltroni escono i buoni spesa che, come ha spiegato il leader del PD, «potrà essere potrà essere utilizzato con i negozi convenzionati». Quindi i poveri avranno i loro buoni spesa, da spendere nei loro supermercati magari lontani da quelli dei ricchi, che hanno fastidio nel vedere i poveri.
Anzichè quindi puntare sull'aumento salariale, sulla riduzione di privilegi manageriali per redistribuire degli utili aziendali, su politiche per case popolari; anzichè su cose del genere, si punta invece all'assistenza, che mette il povero nella indecente condizione di doversi mostrare nel suo dramma economico e sociale e nello stesso tempo, il povero è posto in una condizione di sudditanza e costretto a ringraziare chi lo ha ridotto in povertà, perchè intanto gli fa l'elemosina.
Beh ... a me questa proposta ha ricordato immediatamente la tessera per il pane di epoca fascista.

P.S.: ho volutamente usato il termine povero, senza mai cercare di ingentilire quella parola, ormai così poco usata. Non perchè ci si vergogni della loro presenza, ma perchè è bene che siano poco visibili, perchè il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam.



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Nelle città a misura di opulenza, non c'è spazio per i poveri

Firenze è una città d'arte. Forse la città dell'arte, per definizione. Firenze è immaginata una città tanto artistica, da essere anche romantica. Una città tanto piena d'arte, da pensarla come una delle più belle al mondo. Perchè l'arte è anche bellezza.
Cosa c'entrino in questo meraviglioso quadro fiorentino, i poveri che spesso chiedono l'elemosina agli angoli delle strade? Niente, non c'entrano niente. Anzi danno un bel fastidio alla bellezza della città, che deve essere osservata in tutto il suo splendore, dalle schiere di turisti possibilmente facoltosi. Una città ricca di arte e di bellezza, non può non essere a misura di opulenza. Questo deve avere pensato l'assessore sceriffo Cioni, che dopo i lavavetri si è scagliato contro i mendicanti.

Certo, «L'accattonaggio non è un reato - precisa Cioni - ma i mendicanti distesi per terra sono un grave ostacolo». Come e per chi sono un ostacolo? Sono un ostacolo come fossero un cantiere nel centro cittadino, che impediscono una visuale immacolata dei monumenti e perciò un ostacolo verso lo sviluppo di una città a misura di denaro?
Perchè in effetti di questo si tratta e lo conferma (forse involontariamente) Cioni affermando che quando vede «questi mendicanti stesi tutto il giorno nelle strade principali del centro storico pensiamo quantomeno a uno sfruttamento ignobile: l'accattonaggio individuale è una cosa, ma le sue forme organizzate sono una storia diversa». E come dargli torto? Certo che spesso dietro i mendicanti esiste anche un racket, ma le cui cause sono la povertà estrema che le stesse città generano. Ed in condizioni di povertà, quando la fame uccide, quanti non si lascerebbero sfruttare per potere avere un pezzo pane?
Se davvero si volesse combattere le forme organizzate dell'accattonaggio, non si partirebbe rigettando i poveri nelle loro difficoltà e lascindoli soli nelle loro drammatiche condizioni, ma al contrario cercando di toglierli dalle strade. Solo che questo, non fa parte dei programmi di una società che vuole immaginarsi ricca, che vuole svilupparsi nel nome della crescita economica e del consumismo. Non c'è spazio per i poveri, nei progetti di città sicure ed opulente.


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