mercoledì 28 maggio 2008

Rapporto Amnesty International 2008. Sapremo vergognarci almeno un po'?

Chissà se sapremo almeno esprimere ancora un sentimento di sincera vergona! Amnesty International, nel suo rapporto annuale sui diritti umani per il 2008, ha molto di cui trattare sull'Italia.
Anche scorrendo velocemente il rapporto, pure solo leggendo i titoli delle sezioni del rapporto, si nota come il nostro paese non voglia proprio farsi mancare niente: tortura, maltrattamenti e responsabilità delle forze di polizia; le scelte dell'Italia nella "guerra al terrore"; la discriminazione, la xenofobia riversata su rom e migranti; i provvedimenti sulla "sicurezza"; l'assenza dei diritti dei rifugiati e dei minori migranti; il commercio di armi ed i bambini soldato. In ognuno di quegli aspetti, l'Italia si è resa protagonista in negativo.

Solo pochi mesi fa, l'Italia mostrava il suo volto umano, orgogliosa di essere stata tra le promotrici della moratoria mondiale della pena di morte. Ora, Amnesty International strappa la maschera al nostro paese, e mette in mostra il volto più brutale dell'Italia: quello stesso volto che viene mostrato ai migranti, ai rom, ai diversi, ai più deboli.
Un volto che quasi tutta la politica nostrana aveva mostrato già durante l'ultima campagna elettorale (come ricorda anche Amnesty International), durante la quale i principali candidati facevano a gara a chi riusciva a fare più paura. I cui risultati sono sotto gli occhi di tutti e visibili sui corpi dei migranti, colpevoli di sfuggire a condizioni di fame, miseria, guerra, persecuzioni: un pacchetto di sicurezza fortemente xenofobo varato da un governo simil-fascista, mentre l'opposizione quasi ne rivendica la paternità.

Ora che Amnesty International, con le parole della direttrice dell'ufficio campagne e ricerca Daniela Carboni, si dice preoccupata per il clima da caccia alle streghe contro i diversi che si respira in Italia, sapremo almeno vergognarci un po'?
Mi auguro che sapremo almeno arrossire, sapendo che a sessant'anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, siamo uno tra i paesi dove la tortura è ancora diffusa.
Vorrei che almeno provassimo un po' di imbarazzo a "scoprirci" di appartenere ad una società razzista, pericolosamente xenofoba, intollerante nei confronti di qualunque diversità.
E chissà se finalmente riusciremo a leggere l'ingiustizia che sta dietro l'essere parte di una società che stà dentro quel 10% di popolazione mondiale, che divora il 90% delle risorse del pianeta, costringe popoli interi ad emigrare, e poi li bastona perchè per decreto le vittime di un sistema politico-economico assassino sono state trasformate in criminali.

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Progetto di porto turistico a Vasto. Alcuni chiarimenti da Porta Nuova a Qui Quotidiano.

Da Michele Celenza dell'Associazione Civica Porta Nuova, ricevo e pubblico una lettera aperta al direttore di Qui Quotidiano.

Personalmente, condivido pienamente le analisi critiche dell'Associazione Civica Porta Nuova, che tocca importanti questioni ambientali, legali e di trasparenza, evidentemente irrisolti.
Come tutti i cittadini vastesi, attendo risposte chiare da quanti sono in dovere di fornirle.


Di seguito la lettera aperta di Michele Celenza, dell'Associazione Civica Porta Nuova, al direttore di Qui Quotidiano ...

Gentile direttore,
dal tenore dell’articolo, apparso sul suo giornale il 22 Maggio scorso, a commento del comunicato della nostra associazione sul progettato porto turistico , direi che all’incirca l’anonimo estensore ne abbia letto (o ne abbia capite) le prime venti righe, non di più. Permetta che gliene offra qui di seguito un veloce riassunto, anche a beneficio dei suoi lettori cui, sono certo, lei intende offrire un’informazione non meno che completa.
Deve sapere, gentile direttore, che noi non siamo un’associazione ambientalista: siamo un’associazione civica. Ci battiamo per la trasparenza e la legalità nella vita pubblica. Se siamo contrari al porto turistico (come lo siamo stati al raddoppio del porto commerciale) è perché, come in quel caso, ci sembra che proprio la trasparenza e la legalità facciano difetto:
1. Per l’insensatezza della cosa in sé. Diciamo che non ha senso costruire un porto turistico:
in piena area SIC: quella che il vostro articolo definisce “una palude salmastra” è infatti per l’Unione Europea parte di un Sito di Interesse Comunitario (SIC), e precisamente del SIC IT7140108 (che per giunta è un SIC cosiddetto prioritario);
a ridosso di uno stabilimento a Rischio di Incidente Rilevante come è la Fox Petroli.
Sarebbe un caso forse unico al mondo.
2. Per l’aperta violazione delle leggi:
• della Direttiva Seveso –per quanto attiene agli aspetti urbanistici;
• del DLgs 17 Agosto 1999, n° 334 –per la mancata informazione e consultazione della popolazione ;
• della Direttiva Habitat –per la violazione dell’obbligo di conservazione.
Il rispetto della legalità è una questione prima civile che politica.
3. Per la sua dubbia pubblica utilità. Sulla costa tra Termoli e Pescara vi sono, già costruiti o in co-struzione, 6 porti turistici maggiori (Pescara, Francavilla, Fossacesia, S. Salvo, Montenero, Termo-li): uno ogni 13 chilometri. Risulta difficile comprendere quale “sviluppo” possa venire alla città dalla costruzione del settimo, che intaccherebbe oltretutto l’unica nostra risorsa non rinnovabile: la costa non cementificata.
4. Per la speculazione in grande stile che si annunzia. Risulta invece abbastanza facile comprendere come la speculazione edilizia di cui si parla da tempo, e che nell’articolo di Qui trova conferma, –il villaggio turistico che dovrebbe fare il paio con il porto- possa effettivamente aiutare “lo sviluppo” di alcuni. Quale contropartita economica è stata offerta al privato per la costruzione del porto turisti-co? Perché di questo l’Amministrazione comunale –e con essa la minoranza- tace? Qual è il ruolo della classe politica locale in questa vicenda, rappresentare il pubblico interesse o essere parte in causa?
Sarebbe il caso che l’Amministrazione –e la minoranza- parlassero con chiarezza alla città. E che si pronunziassero (visto che si trovano) anche sull’istituendo Parco Nazionale.
La ringrazio dell’attenzione e la saluto cordialmente.

Michele Celenza
(Associazione civica Porta Nuova – Vasto)



... in risposta all'articolo seguente apparso su Qui Quotidiano del 22.5.2008

Intanto a Sal Salvo se ne inaugura però uno nuovo di zecca
PORTA NUOVA CONTRARIA AL PORTO TURISTICO

L’associazione “Porta Nuova” è contraria al porto turistico nell’insenatura a sud di Punta Penna e trova sostegno in cinque consiglieri comunali, Marco Marra e Fabio Smargiassi di Rifondazione Comunista, Corrado Sabatini dell’IdV, Riccardo Alinovi dell’Udeur e Antonio Russi, i quali hanno presentato una mozione in Consiglio Comunale per una moratoria riguardo alle autorizzazioni.
Secondo il portavoce di Porta Nuova, una delle ragioni alla base della contrarietà risiederebbe nella considerazione che (son parole sue) “il cosiddetto porticciolo, poi, tanto porticciolo non è. Con i suoi previsti 509 posti barca, quello di Vasto si collocherebbe, tra i porti in Adriatico, tra quelli me-diograndi. Per intenderci: il porto turistico di Rimini ne ha 620”. Fin qui la cronaca pura e dura.
La vicenda non è però di quelle che non si commentano, perché l’atteggiamento osservato dai suddetti consiglieri e consigliori (sia detto senza offesa, ma solo per amor della consonanza) è di quelli che lasciano di sasso e fanno temere per i destini della città o più concretamente per la pre-senza di personaggi che, se non dubitassimo della loro buona fede, definiremmo, come usava dire ai tempi della Guerra Fredda, “quinte colonne” del nemico, sabotatori dello sviluppo cittadino.
Piuttosto d’essere contenti per una prospettiva di crescita che potrebbe porre Vasto a livello di Ri-mini, (una prospettiva, beninteso, e nulla di più) con tanto di porticciolo e villaggio turistico, laddo-ve oggi c’è una palude salmastra ed uno sbocco fetido di fognatura, questi signori gridano invece allo scandalo e cercano di creare allarmismi ingiustificati, fingendo di ignorare che a pochi passi da Vasto, a San Salvo, sì a San Salvo, il porticciolo l’hanno già realizzato e per giunta in una posizio-ne, quella sì, che avrebbe dovuto far gridare allo scandalo gli ambientalisti o presunti tali. Vadano a vedere, questi signori.Vadano lì od altrove, varcando, se riescono, quella Porta che “Nuova” non è in verità più da tempo.


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lunedì 26 maggio 2008

Quando gli esperti di macroeconomia propongono quello che i lavoratori già fanno

Tra i provvedimenti adottati a Napoli dal governo, ne sono stati confermati due di carattere - dicamo così - economico: l'abolizione dell'ICI e la detassazione degli straordinari per il lavoro dipendente privato. Sono esclusi dalla detassazione degli straordinari, almeno per ora, i dipendenti del settore pubblico. Un'ingiustizia secondo i sindacati confederali. E questa è stata l'unica praticamente l'unica opposizione al provvedimento.
Ovviamente d'accordo con le scelte del governo, si è espressa la neopresidente di Confindustria Emma Marcegaglia, secondo la quale si tratta di

«un primo segnale forte sulla strada dell'aumento della produttività e dei salari, è un risultato di cui essere fieri, è positivo, dobbiamo dirlo con forza»

Mi pare ovvio. Il costo di un'ora di straordinario per un'azienda è minore, rispetto ad un'ora di lavoro ordinario. Mentre un lavoratore è retribuito, per un'ora di straordinario, con un compenso del 60% di un'ora di lavoro ordinario. Un calcolo dettagliato è possibile leggerlo in quest'articolo pubblicato su Eguaglianza & Libertà.
Ora, la motivazione con la quale si vorrebbe fare passare per positivo questo provvedimento ed a favore dei lavoratori, è che si presume attraverso di esso, un riequilibrio degli stipendi.
Già ci sarebbe da discutere sulla terminologia adottata: può sembrare ma non si parla di redistribuzione della ricchezza, che negli ultimi anni si è spostata prepotentemente dal lavoro salariato ai profitti.
E cosa bisogna fare per "riequilibrare" gli stipendi? Beh, è stato detto già da più parti, dal PD al PdL, passando per Confindustria e sindacati confederali: occorre lavorare di più. Capito? Fior di economisti, ministri, studiosi, esperti di finanza, industriali; da Brunetta a Bonanni, da Tremonti alla Mercegaglia, senza dimenticare (non vorrei si offendesse) Veltroni ed Ichino; tutti indistintamente hanno confermato ciò che i lavoratori già fanno da tempo, per poter mangiare per tutto il mese, per mandare i figli a scuola, per sperare di poter acquistare una casa: lavorare di più.
Dopo avere scomodato i migliori cervelli della macroeconomia, per dire ciò che un qualunque lavoratore sapeva già da tempo, speriamo non si commetta lo stesso errore, una seconda volta. Speriamo insomma, non vengano disturbati sociologi e psicologi abituati ai salotti di Porta a Porta, per capire quel è il livello della qualità della vita di chi è costretto a lavorare di più. Sapranno i lavoratori stessi descrivere quali peggioramenti subiscono i loro rapporti sociali e famigliari e quanto è a rischio la loro stessa vita, quando sotto il ricatto della precarietà si è costretti al lavoro straordinario.

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venerdì 23 maggio 2008

C'era una volta il nucleare ... La favola raccontata da Scajola

Il primo Consiglio dei Ministri "operativo" del quarto Governo Berlusconi, ha portato altre notizie preoccupanti, oltre a quella riguardante la gestione dei rifiuti militarizzata a Napoli.
Tra misure che prevedono la secretazione delle nuove discariche e la loro militarizzazione; linea di governo razziale, in materia di sicurezza pubblica; abolizione dell'ICI e detassazione degli straordinari; tra tutto questo c'è il ministro per lo sviluppo economico Scajola che rilancia il nucleare. Ha detto Scajola:

«Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione nel nostro paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione [...] Solo gli impianti nucleari consentono di produrre energia su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell’ambiente. Dobbiamo perciò ricostruire competenze e istituzioni di presidio, formando la necessaria filiera imprenditoriale e tecnica e prevedendo soluzioni credibili per i rifiuti radioattivi».

C'era da aspettarselo che prima o dopo la questione sarebbe venuta a galla. D'altronde l'energia nucleare era uno dei punti di programma del PdL, e Tremonti a fine aprile parlava di costruire centrali nucleari in Albania.
Non è quindi una novità, la proposta di Scajola. Così come non è una novità che Confindustria sia d'accordo con quella proposta. Non è una novità che i colossi della produzione di energia elettrica comincino a sfregarsi le mani. Sarebbe invece una novità, dare risposte a domande che ne rimangono puntalmente senza.
Innanzitutto sarebbe da chiarire, cosa significa impianto di nuova generazione, come richiede il presidente di Legaambiente Vittorio Cogliati Dezza, che dice:
«Se si parla di nucleare di quarta generazione, allora si può senz'altro dire che si rinvia tutto a dopo il 2020 dato che la ricerca è ancora in corso. Se poi il ministro fa, invece, riferimento a centrali di terza generazione dovrebbe ben sapere che attualmente questo tipo di centrali sono in dismissione in tutta Europa.»

Non sappiamo ancora a quale generazione fa riferimento Scajola, ma lo stesso ministro è certo che gli impianti sono assolutamente sicuri. Nessun impianto è mai stato definito sicuro al 100%, tranne che quelli nucleari per bocca dei loro ciechi sostenitori, che vorrebbero fare credere alla favola di impianti che non temono nemmeno calamità naturali quali i terremoti.
Sui costi, l'ideologia nuclearista spinge i sostenitori di questo tipo di energia, alla falsità. Perchè è ormai risaputo che l'energia nucleare è competitiva, solo se nel conteggio dei costi non si tiene conto voci quali: progettazione, costruzione della centrale, smaltimento delle scorie, dismissioni dell'impianto; di cui non si può non tenere conto.
Eppoi diciamo pure che il nucleare non è pulito, per due questioni principali: le produzione di scorie radioattive, di cui non si sa ancora bene cosa farne e le emissioni di CO2 in quantità significative, considerando tutta la filiera della produzione di energia dal nucleare.
Nonostante tutto, Emma Marcegaglia, neopresidente di Confindustria ha fatto ovvi commenti entusiastici, sulla proposta del ministro Scajola, convinta che un ritorno al nucleare farebbe uscire l'Italia dalla dipendenza energica.
Ora, a parte che le riserve di uranio sono stimate per una durata che va dai 35 ai 70 anni al massimo, non mi pare siano stati scoperti depositi di uranio in Italia. A meno che non rientrino tra i siti secretati dal governo, insieme alle discariche.

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giovedì 22 maggio 2008

Sui rifiuti il governo vara provvedimenti dittatoriali

Ieri l'altro ho scritto un post, che ho provocatoriamente titolato "La prima promessa non mantenuta da Berlusconi, sui rifiuti in Campania". In quel post, ho fatto notare che seppure il consiglio dei ministri si svolgeva a Napoli, nell'ordine del giorno ufficiale dello stesso CdM non compariva la questione rifiuti di Napoli. Pensavo perciò ad una strategia mediatica da parte del Governo, più che ad una reale intenzio di mettere subito mano alla questione rifiuti.
Beh ... a quanto pare, purtroppo mi sbagliavo. Dico purtroppo non perchè devo ammettere di avere fatto un errore di valutazione, ma perchè alla luce dei provvedimenti presi ieri dal governo, avrei preferito di gran lunga essere preso in giro da una pubblicità governativa.
Adesso la domanda che mi pongo è: chi ci sta governando, ignora completamente le basi per una corretta gestione dei rifiuti, oppure le conosce tanto bene da sapere come venire incontro alle esigenze di certi interessi particolari?
Sostanzialmente ieri il governo ha deciso di mostrare i muscoli. Oltre a nominare Bertolaso sottosegretario con delega all'emergenza rifiuti (è bene ricordare che ha già fallito, in un precedente incarico), il governo ha deciso per la costruzione di quattro inceneritori e l'apertura di nuove discariche. E guai a chi protesta: potrebbe essere condannato a cinque anni di reclusione.
Gli inceneritori saranno quattro, da realizzare in tempi molto brevi, il che lascia intendere che si metterà mano - come annunciato - a quelle che Berlusconi aveva già definito "procedure burocratiche" che rallentano la costruzione degli inceneritori. Procedure burocratiche che sono invece norme di salvaguardia della salute dei cittadini e della tutela del territorio, e che invece potrebbero essere bypassate, o rimosse, o ritoccate per non "infastidire" la costruzione degli inceneritori. Chi dovesse protestare, per il timore fondato e giustificato di poter contrarre un tumore abitando nei pressi di un cancrovalorizzatore, rischia fino a cinque anni di prigione. Mentre immagino che importanti società, abbiano già belli e pronti i progetti costruttivi di nuovi inceneritori.
Le discariche sarebbero dovute rimanere segrete, ma già sono venute fuori le aree nelle quali dovrebbero sorgere. Tra queste sembra ci sia Valle della Masseria, già scelta da Bertolaso quando era commissario all'emergenza rifiuti e poi abbandonata per le proteste degli abitanti, giustamente preoccupati di vedere morire l'oasi naturale del WWF che insiste a poche centinaia di metri dalla potenziale discarica.
Ci saranno di nuovo proteste? E' probabile. Ma chi decide di esercitare il proprio diritto a manifestare il dissenso, rischia una condanna che prevede anche un soggiorno di cinque anni nelle patrie galere.
L'imperatore Silvio IV dice che è ora di affrontare il problema «come fosse un terremoto o un'eruzione vulcanica», perciò «si fanno scelte dolorose e difficili, con umiltà e fermezza». Ed affinchè le scelte dell'imperatore Silvio IV possano essere messe in pratica senza intoppi, ci sarà l'esercito a presidiare tutte le operazioni, così da potersi assicurare che i suoi sudditi ubbidiscano alle sue decisioni.
Si poteva pensare di realizzare un progetto di gestione virtuosa dei rifiuti, sugli esempi che vengono da realtà estere. Soluzioni che avrebbero consentito di disporre di finanziamenti europei, di risparmiare sui costi di materia prima e sugli sprechi energetici, solo per fare pochi esempi. Si poteva pensare a scelte che avrebbero tutelato la salute dei cittadini, salvaguardato l'ambiente e riqualificato un territorio. Si è scelto invece lo stato di emergenza e l'esercito.
Ognuno risponda come crede alla domanda che ponevo all'inizio. Intanto pongo un'altra domanda: con l'esercito, i blindati, manganelli, fucili e carri armati, quale tipo di pulizia vorrebbe fare questo governo a Napoli?
In attesa di risposte ... buon regime a tutti.

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martedì 20 maggio 2008

La prima promessa non mantenuta da Berlusconi, sui rifiuti in Campania

Non essere d'accordo con delle posizioni, è cosa più che legittima. Ad esempio, da parte mia non condivido assolutamente le proposte avanzate dal governo, per la risoluzione dell'emergenza rifiuti a Napoli.
Si è sentito un po' di tutto: dall'utilizzo dell'esercito, alla costruzione di nuovi inceneritori; dall'apertura di nuove discariche, allo sfruttamento di immigrati irregolari per la pulizia delle strade. L'ho scritto più volte, nessuno di questi provvedimenti può essere efficace. Peggio, li ritengo dannosi.
Non conosco esattamente la posizione dei cittadini napoletani e campani, sulle deleterie proposte del governo Berlusconi. Posso però credere con una quasi certezza, che comunque la pensino i campani sulla risoluzione del problema, devono essere un tantino irritati per essere stati presi in giro da questo governo. Mi spiego.
Al termine della scorsa campagna elettorale, Berlusconi aveva detto che al fine di risolvere velocemente la questione rifiuti a Napoli, il primo consiglio dei ministri si sarebbe svolto nel capoluogo campano. Dopo i primi due consigli dei ministri (che avevano carattere praticamente istituzionale), effettivamente il consiglio dei ministri convocato per domani, il primo nel quale saranno discussi i primi provvedimenti concreti, si svolgerà a Napoli ma ... nell'ordine del giorno ufficiale, non è prevista la discussione sulla questione rifiuti.
Il neo-presidente del consiglio, conosce bene le regole della comunicazione, e perciò è consapevole di quale impatto mediatico può avere un corteo di ministri in bella mostra a Napoli, in questo momento.
Non si parlerà probabilmente di rifiuti ma, - c'è da aspettarselo - al termine del consiglio dei ministri verrà fatta qualche dichiarazione ad effetto, di evidente carattere mediatico, che farà pensare ad impegni presi ufficialmente dal governo.
Ed io che pensavo che la campagna elettorale fosse terminata ...

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lunedì 19 maggio 2008

Alla Boniver il premio oscar per la proposta più idiota in tema di rifiuti in Campania

Napoli sta vivendo una nuova emergenza spazzatura. Non che si fosse risolta la questione, seppure momentaneamente. Di fatto la gestione dei rifiuti (non direi campani, ma) presenti in Campania, è rimasta pressochè la stessa: inutile a gestire la situazione; inefficace pure nella temporaneità; sanzionabile dalla comunità europea, perchè non rispetta le norme in materia di rifiuti.
Intanto sta per terminare il mandato di commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, affidato al superpoliziotto De Gennaro, ma nonostante tutto, niente pare cambiato.
C'è chi dice che occorrono più discariche e chi propone nuovi cancrovalorizzatori (il termine termovalorizzatori è ingannevole).
Ma il premio oscar per la proposta più idiota avanzata finora, non può non essere assegnato alla deputata del PdL Margherita Boniver, che propone l'utilizzo di immigrati clandestini per raccogliere la spazzatura a Napoli.
La Boniver ha pensato (una tale mente geniale non poteva non essere in parlamento, sic!) di

«utilizzare la presenza di migliaia di immigrati irregolari (ma non criminali) che vengono sfruttati in agricoltura per ripulire la città ed ottenere in cambio la regolarizzazione dei loro permessi di soggiorno».

Sostanzialmente e fuori dal linguaggio politichese, la Boniver vorrebbe approfittare della condizione di clandestinità di alcuni immigrati, toglierli dalle mani del caporalato campano ed affidarli alle grinfie di un caporalato che sarebbe di Stato e legalizzato.
Non c'è possibilità di regolarizzare lo status di immigrati, se non attraverso la svendita di braccia al mercato statale della mano d'opera.
Di nuovo gli immigrati non sono considerati persone in carne ed ossa, ma semplicemente braccia da utilizzare. Non soggetti possessori di diritti umani e civili inalienabili, ma portatori di diritti spendibili al banco dei pegni, in cambio di uno status di liberi sudditi in territorio italiano.
Dichiarazioni come quella di Margherita Boniver, sparata dopo l'intenzione di introdurre il reato di clandestinità, le perquisizioni sommarie nei campi nomadi, le volontà di alcuni di deportare in massa gli immigrati clandestini, assume un senso solo nell'attuale condizione di dilagande ed ingiustificata intolleranza, che ricorda brutalmente il periodo fascista.

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venerdì 16 maggio 2008

Non vogliamo l'integrazione, ma l'assorbimento dell'altro

«Questi extracomunitari vengono qui, ma non si vogliono integrare». Quante volte ho sentito pronunciare questa frase. Altrettante mi sono chiesto cosa intendesse dire, con quella frase, chi la pronuncia. Ed in particolare, mi sono ogni volta chiesto quale significato si volesse dare alla parola integrazione.
Wikipedia dice che:

"Il termine integrazione indica l'insieme di processi sociali e culturali che rendono l'individuo membro di una società."

Ora, se il significato del termine "integrazione" è quello detto sopra (e lo è), devo dedurre che quando lo stesso termine viene utilizzato, spesso gli si dà un significato diverso. In molti casi, "integrare" è utilizzato per significare "assorbire".
Quando sento una persona che si lamenta, perchè ad una comunità musulmana viene concesso uno spazio dove poter pregare, non credo di poter cogliere una volontà di integrazione, da parte di chi si lamenta. Allo stesso modo, pure sforzandomi, non riesco a riconoscere una volontà di confronto con l'altro, se noto che una piazza si svuota perchè frequentata da extracomunitari.
Se per essere accettato, un extracomunitario, un musulmano, un rom, una persona in genere con una cultura diversa, deve svuotarsi del suo essere per diventare quello che noi siamo, è chiaro che non c'è "integrazione", ma "assorbimento".
In casi se possibile peggiori, cioè quando si accetta che quelle stesse persone, facciano lavori quanto più umili e disprezzati dalla nostra cultura e nelle forme del peggiore sfruttamento del lavoro, e poi si protesta per la loro presenza, non si può usare il termine "integrazione". Si dovrebbe parlare di "consumo" di quelle persone, come forza lavoro da sfruttare. Braccia da "consumare" che quando diventano inutilizzabili, bisogna avere la possibilità di rispedire nelle discariche umane.
L'integrazione è ben altra cosa: è un rapporto tra diverse culture, che prevede anche la possibilità, consapevole ed accettata di modificare i propri usi e costumi, i propri valori e le proprie tradizioni. Una modificazione che significa arricchimento anche attraverso lo scambio delle esperienze e delle conoscenze.
D'altronde è proprio attraverso il mutamento e l'adattamento a nuove e diverse condizioni di vita, che le civiltà si sono evolute. Ma mi rendo conto sempre più, che quella che stiamo vivendo è una fase di forte regressione.

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giovedì 15 maggio 2008

E' ripartita la caccia alle streghe ... che oggi si chiamano rom

E' ripartita la caccia alle streghe e con essa un coro di banali, sempre uguali pregiudizi, carichi di ignoranza e mancanza di volontà a capire.
E' successo che una quattordicenne di etnia rom, è entrata in un'abitazione a Ponticelli nella periferia Est di Napoli per rubare, e quando è stata scoperta dalla proprietaria, questa la vede con in braccio sua figlia di pochi mesi. La ragazzina rom, malmenata dalla proprietaria di casa e quasi linciata dagli abitanti del quartiere, è salva forse solo grazie all'intervento della polizia.
A seguito del tentativo di furto e del presunto tentativo di rapimento, gli abitanti di Ponticelli danno alle fiamme il campo rom, con lancio di molotov. Prima ancora, un rumeno residente nella zona, regolare, operaio, non appartenente all'etnia rom, è accoltellato, per vendetta all'episodio del furto.
In quanti sarebbero potuti morire nel rogo? E quanti bambini avrebbero potuto bruciare vivi? Cosa importa. «Sono rom, bestie che rubano in casa e rapiscono i bambini!», secondo i luoghi comuni di cui parlavo prima. Detti da persone che «non sono razzista, ma gli zingari ...».
Luoghi comuni alimentati ad arte, dalla stampa con titoli a caratteri cubitali, per identificare nel rumeno, nel rom, nell'albanese, un potenziale delinquente. Dalla TV che sottolinea la nazionalità del pirata della strada di turno o del presunto protagonista di un fatto di cronaca. Dalla politica, che si ritrova il terreno pronto per la creazione di un nuovo stato di emergenza.
Emergenza sicurezza, emergenza immigrati, emergenza clandestini, emergenza rom; a cui fare seguire pacchetti sicurezza, leggi che creano la clandestinità che vorrebbero reprimere, leggi razziali e commissari speciali. E poi, e quindi, ancora paure, ancora rancori e tanta rabbia, scatenata verso quello più povero ed escluso, con il quale si dovrebbe tentare di creare un'idea di società della convivenza e di tutela dei diritti.
E invece ci tocca sentire il post-fascista Alemanno, neo-sindaco di Roma dire che «il lassismo [dello Stato] può generare la cultura della giustizia fai da te». Si grida la necessità di più sicurezza, più detenzione, pene più severe, che alimenteranno inevitabilmente, nuove emarginazioni, nuove paure ed altri rancori, utili per giustificare provvedimenti repressivi ed antidemocratici e le peggiori politiche sociali.

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mercoledì 14 maggio 2008

Il nuovo governo e la sua ombra (flebile)

Re Silvio IV si è presentato a Montecitorio ed ha pronunciato il suo discorso, per chiedere la fiducia al suo governo da parte del parlamento. Due i filoni del discorso, sostanzialmente: crescita e sicurezza. Con contorno di federalismo fiscale, antiabortismo e grandi opere, richieste di aiuto a Dio ed anche alla Fortuna, chè non si sa mai. E già che c'è, chiede anche l'aiuto del premier ombra Uolter e del suo governo ombra, che potrà fare proposte ombra, dopo consigli di ministri ombra e colloqui dei ministri ombra con quelli veri e neri. Dell'opposizione? Nemmeno l'ombra ...
Re Silvio IV ha ricevuto applausi a piene mani, più volte anche dai parlamentari ombra, che hanno fatto notare quanto sia stato apprezzato il tono del discorso del sovrano. Tanto apprezzato che i ministri ed i parlamentari ombra, hanno fatto sapere che voteranno i provvedimenti condivisi con il governo vero e nero, "ma anche" faranno opposizione.
Viste le dichiarazioni programmatiche di Re Silvio IV, è difficile immaginare chiisà quale opposizione da parte del PD: non è forse d'accordo il governo ombra con gli obiettivi di crescita del governo di Re Silvio IV? Se il governo ombra fosse il governo vero, non proporrebbe forse la realizzazione di megainfrastrutture? Non era forse nel programma del governo ombra, l'obiettivo di maggiore produttività o il federalismo fiscale? E credete forse che il governo ombra sia allarmato, dalla deriva securitaria del governo vero e nero?
Per vedere uno straccio di opposizione politica, bisognerà confidare in Di Pietro e nella sua IDV (sic!). Mentre il governo vero e nero ed il governo ombra, dialogano per raggiungere insieme gli obiettivi di crescita economica e repressione.
Si prevede un periodo scuro per l'Italia. E nell'oscurità, si sa, le ombre non si formano ...

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martedì 13 maggio 2008

Non vogliono i clandestini e vogliono costringerli a rimanere

I reati in Italia sono diminuiti. La paura di essere vittima di reato, è in genere di gran lunga superiore alla possibilità concreta di diventare vittima. Dagli ambienti della sinistra, dell'associazionismo, della solidarietà, è argomento conosciuto e divulgato. Qualche giorno fa, anche il neoministro della difesa La Russa (non proprio di sinistra, nè samaritano), spinto da un raptus di onestà politica (scomparso quasi immediatamente), ha detto sostanzialemnte che la paura percepita è esagerata rispetto alla realtà. Però, come al solito, si torna a parlare, demagogicamente di paura giustificata se si parla di immigrati, specie se clandestini.
E allora? Che fare? Come al solito la soluzione proposta dalla destra leghista e post-fascista è come sempre semplice semplice, quanto inutile e populista. Cosa si stanno inventando questa volta? Il reato penale di clandestinità, che ad oggi è una violazione amministrativa. Lo propone il leghista Maroni, ministro degli Interni e lo sostengono gli alleati post-fascisti.
Lasciando perdere la questione - pure importantissima - della reclusione in CPT (praticamente centri di detenzione), per un reato amministrativo. Facciamo finta che non sia in vigore la Legge Bossi-Fini, che non limita l'ingresso di clandestini, bensì produce condizioni di clandestinità. Tralasciamo la solidarietà e l'umanità, che dovrebbero essere riservate a quanti fuggono da condizioni di fame, guerra, persecuzioni. Spegnamo il cervello per un poco e fingiamoci leghisti e/o post-fascisti: può starci bene perseguire penalmente un clandestino, condannarlo, incarcerarlo e pretendere la certezza della pena? Beh ... se nonostante la disattivazione celebrale, un paio di neuroni continuassero pure stancamente a lavorare, dovremmo dire di no. Perchè trasformare la clandestinità in reato penale, significa che una volta che ad un immigrato è stato contestato il reato, si dovrà procedere ad un processo, che prevede tre gradi di giudizio. Tale immigrato clandestino, avrà diritto a restare in Italia per subire il processo, che sarà presumibilmente molto lungo, visti i tempi della giustizia italiana. Al termine del processo, subirà una condanna che si vuole esemplare e certa. Ciò significa che lo stesso immigrato clandestino, sarà costretto a rimanere in Italia per tutti gli anni previsti dalla pena, riempiendo le già affollate carceri italiane.
Quindi, siccome non si vogliono immigrati clandestini entro i confini italiani, si propone un decreto che li costringe a rimanere in Italia.
Bene, ora potere riaccendere il cervello e dirvi preoccupati per la svolta autoritaria della nostra Repubblica.

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lunedì 12 maggio 2008

Il problema delle dichiarazioni di Travaglio? Gli ascolti.

Vengo subito al sodo: il problema dell'intervento di Travaglio alla trasmissione "Che tempo che fa", sono gli ascolti della trasmissione stessa. Spiego questa mia premessa, che è anche la conclusione del ragionamento.
Cosa ha detto Travaglio? Ha detto testualmente, rispondendo ad una domanda di Fabio Fazio:

«Schifani è stato socio con Enrico La Loggia della società di Villabate, Nino Mandalà, poi condannato in primo grado a 8 anni per mafia e 4 per intestazione fittizia di beni, e dell'imprenditore Benny D'Agostino, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.»


(Per chi se lo fosse perso ...)



Sai la novità! Quanto affermato da Travaglio in TV, sabato sera in prima serata su rai3, era già da molto tempo descritto sul suo libro "Se li conosci li eviti", senza destare tanto clamore. Perchè? La differenza mi pare stia nella diffusione di quell'affermazione, che attraverso la TV è ovviamente amplificata.
E infatti, leggendo ed ascoltando i commenti del giorno dopo la trasmissione, non se n'è trova uno che entri nel merito della vicenda. Lo stesso Schifani, non prova nemmeno a smentire i fatti, semplicemente perchè non può farlo, visto che sono stati citati fatti realmente accaduti ma, come quasi tutti quanti gli occupanti i posti in parlamento, ha demonizzato l'utilizzo del mezzo televisivo.
E dai commenti che possono essere letti o ascoltati, non sembra lontana l'ipotesi di un nuovo editto bulgaro.

(Questa la replica di Travaglio, agli attacchi che gli sono stati mossi a seguito dell'intervista ...)



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giovedì 8 maggio 2008

Uno spot sulla sicurezza sul lavoro

Mi scrive Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, segnalandomi questo video, che "Questo spot andrebbe trasmesso SICURAMENTE in tv, ma nessuno lo farà.
Invece vanno in onda tanti spot, di cui sinceramente potremmo fare a meno.
Saluti."
Sono assolutamente d'accordo con lui.

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La Russa propone l'esercito contro le paure ingiustificate

«Le forze armate quando sono rispettate e ben organizzate possono dare un grosso contributo alla sicurezza. A volte i cittadini percepiscono un livello di insicurezza superiore a quello effettivo. E proprio per questo rivalutare il significato ed i valori delle forze armate ha una valenza decisiva. Questo è un compito che spetta al governo di mdo che l'organizzazione delle forze armate possa risultare decisiva non solo nella lotta contro il terrorismo ma anche nella difesa della cittadinanza.»
Sono parole che Ignazio La Russa, indicato come ministro della difesa del prossimo governo Berlusconi e che tra poco meno di un'ora si presenterà davanti al Capo dello Stato per prestare giuramento, ha detto in un'intervista rilasciata a Il Giornale.
Da quelle parole, mi pare emergano due elementi. Il primo elemento racconta di quanto sia stata falsa, populista, socialmente terrorista questa destra, nel seminare negli italiani un senso di profonda insicurezza, e sapendo di esserlo stata. Il prossimo ministro della difesa, dice che la paura degli italiani per la criminalità, non è proporzionata alla realtà.
La Russa fa parte di una coalizione, che non ha fatto altro che indicare l'immigrazione ed i più disagiati della società italiana, come gli elementi di pericolosi per gli onesti cittadini. Rom, rumeni, mendicanti, extracomunitari, dipinti da sempre ed in campagna elettorale in particolare, come potenziali assassini, stupratori, scippatori e perciò come persone da temere per la propria incolumità. Ora La Russa dice che quella paura è esagerata. Che quella paura sia stata alimentata consapevolmente, al futuro ministro poco importa. Se prima si chiamava propaganda, ora la definisco inganno.
L'altro elemento che emerge da quelle parole, è la risposta ad una paura definita esagerata: la militarizzazione delle strade. La Russa parla della possibilità di affidare alle forze armate, ruoli di polizia, di pattugliamento delle strade o comunque ruoli di sicurezza dei cittadini. Roba da regimi dittatoriali o da intervento in caso di sciagure (siano esse naturali, economiche o politiche).
Ora, siccome la paura per la propria sicurezza è esagerata - come La Russa ammette - perchè pensare all'esercito nelle strade? Cosa dobbiamo aspettarci, un regime o una imminente sciagura?

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Nasce il Berlusconi IV: un misto tra bagaglino e regime

Il Berlusconi IV da Arcore stabilisce dei record, già prima di insediarsi a Palazzo. Consultazioni a tempo di record, per affidare l'incarico di presidente del consiglio; tempo record (o comunque molto breve) di colloquio con il presidente della Repubblica; recordo di governo con il numero minimo di ministri con portafoglio; e dulcis in fundo ... record di incompetenze, mi pare di poter dire leggendo la lista dei nomi: Alfano (Giustizia), Maroni (Interni), Scajola (Attività Produttive), La Russa (Difesa), Tremonti (Economia), Frattini (Esteri), Matteoli (Infrastrutture), Prestigiacomo (Ambiente) Sacconi (Welfare), Bondi (Beni Culturali), Gelmini (Istruzione), Zaia (Politiche Agricole), per i ministeri con portafoglio. Nove i dicasteri senza portafoglio: Vito (Rapporti con il Parlamento), Bossi (Riforme), Calderoli (Semplificazione), Ronchi (Politiche Comunitarie), Fitto (Affari Regionali), Brunetta (Funzione Pubblica), Rotondi (Attuazione del Programma), Meloni (Politiche Giovanili), Carfagna (Pari Opportunità).
E' ovvio che Re Silvio IV da Arcore, intende avere la scena un po' tutta per sè, dopo avere affidato l'incarico di presidente della Camera a Fini, unico politico che avrebbe potuto evitargli qualche primo piano, ma che in quel ruolo sarebbe costretto ad essere superpartes. Che poi non ci riesca è un altro conto.
Certo non potranno rubargli la scena, nè potranno permettersi troppe iniziative, personaggi (televisivi) come la Carfagna, che le uniche opportunità che conosce, sono quelle concessele per diventare valletta muta ed immagine calendario. Come dire, alle pari opportunità, chi ha fatto la sua fortuna sfruttando lo stereotipo della donna oggetto.
La semplificazione è una prerogativa tutta italiana, che certo non potevamo farci mancare. Ora saremo conosciuti all'estero anche per questo ridicolo ministero, affidato a chi è stato ministro concludendo il suo precedente incarico, mettendo la firma ad una legge elettorale farraginosa e da lui stesso definita "porcata". Gheddafi jr. può dormire tranquillo, Calderoli sarà troppo impegnato a fare danni entro i patri confini; all'estero potrà al massimo generare qualche fragorosa risata.
Mi spaventa invece l'incarico affidato a La Russa alla difesa. Un post-fascista al ministero a cui fanno capo le forze armate, non può certo far stare sereni. Così come preoccupa il leghista Maroni agli Interni. Uno con "le palle" come ha detto Bossi, sarà per il cognome che fa anche rima con gli organi genitali maschili (oltre ad esserne sinonimo), campione di "celodurismo", dirigerà i manganelli della polizia. E pensando al G8 alla Maddalena ...
Con Bondi ai Beni culturali, si corre invece il rischio di vedere scolpito il profilo di Re Silvio IV sulle facciate di ogni palazzo storico italiano. Inoltre pare abbia già fatto una richiesta di fondi alla Comunità Europea, per realizzare un arco di trionfo in nome del suo sovrano, a simboleggiare la vittoria elettorale. Sembra sarà alto 9 metri, uno per ogni punto di vantaggio sul PD.
Insomma non c'è troppo da stare allegri con un governo che nasce con le sembianze di un misto tra bagaglino e regime, con a capo un giullare che vuol giocare a fare il sovrano.

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martedì 6 maggio 2008

E non dite che non siete stati avvertiti ... da Fini

Fini non è uno sprovveduto. Gianfranco Fini, neopresidente della Camera dei Deputati (sic!), post-fascista (ex sarebbe concedere troppo), delfino di Almirante, è un politico navigato, poco portato alle gaffe.
Non ha Fini un linguaggio berlusconiano, nel senso di goliardico ed a volte imbarazzante. Fini quando parla, lo fa quasi sempre scientemente, ben consapevole degli effetti che una dichiarazione può avere, se detta in un determinato momento ed in un salotto televisivo, come quello di Porta a Porta.
Questa considerazione, non fa che aumentare la mia preoccupazione. Perchè Fini dicendo che una protesta di piazza, è più grave di un omicidio volontario, ha di fatto criminalizzato il dissenso e lo ha fatto da terza carica dello Stato. Da quella posizione, quella di Fini non appare più una semplice opinione, quanto un avvertimento, dato quando nella memoria sono ancora vive le immagini ed i rumori e le urla del G8 genovese del luglio 2001.
Qualcuno mi dirà che stò esagerando. Che mi stò preoccupando per niente. E forse, chissà, è vero. Quella con Gianfranco Fini presidente della Camera, potrà essere invece una buona legislatura, durante la quale: i treni ricominceranno ad arrivare in orario; le porte di casa potranno rimanere aperte; ... e i manganelli potranno tornare a picchiare.

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Non si può tollerare la violenza neofascista

Ma quale sigaretta. Ma quali futili motivi. Ma con quale coraggio viene ripetuto che l'aggressione a Nicola Tommasoli a Verona, non avrebbe alcun riferimento ideologico. Quella della sigaretta era solo una scusa, per portare a termine un nuovo, ennesimo attacco fascista contro il "diverso". Comunisti, immigrati, meridionali, gay, capelloni ed ogni altra persona considerata fuori da canoni stabiliti dalle bestie neonaziste, sono potenziali vittime di queste squadracce e sono state vittime in passato delle loro aggressioni.
Di aggressioni fasciste a Verona ne ho contate dieci dal gennaio 2005, solo tra quelle riportate dal sito di antifascismo militante. E dallo stesso periodo, quello stesso sito conta in tutta Italia 262 aggressioni fasciste. Che sono soltanto quelle che il sito è riuscito a registrare, ma ovviamente il numero è approssimato per difetto.
Quindi Nicola Tommasoli, è solo l'ultima vittima di vigliacche aggressioni da parte di gruppi di neofascisti, che scorazzano per le città, se non proprio tutelati da certe istituzioni, quanto meno spesso tollerati. I cani da guardia delle "città uniformate" sono figli della mentalità leghista e fascista che vorrebbe ripulire le città, dalla presenza di immigrati, rom e "diversi" in genere, indicati sempre come il capro espriatorio di ogni male sociale.
Tutti quanti hanno dato finora il loro squallido "contributo", che ha permesso di alimentare il clima di odio contro il "diverso", dovrebbero cominciare a riflettere sulle conseguenze delle loro parole. A partire da sindaci duri e puri, come quello veronese Tosi, che apre cortei della Fiamma Tricolore a cui partecipano neonazisti e dove si urlano slogan a braccia tese; passando per i saluti romani di militanti e simpatizzanti di destra, apparso in Campidoglio a Roma, a seguito della vittoria elettorale di Alemanno e definiti "pittoreschi"; fino alle dichiarazioni del neopresidente della Camera, lo sbiadito Fini, che approfitta della morte di Nicola Tommasoli per fare speculazione politica, paragonando una bandiera bruciata ad un vile omicidio, e considerando quel gesto più grave di un'uccisione.
Dovrebbero riflettere sulla gravità di certe parole, sulle responsabilità che quelle indecenti affermazioni hanno nei confronti di ignobili gesti come quello di Verona. Ed invece continuano a minimizzare, e perciò praticamente a tollerare che dopo oltre sessanta anni dalla caduta del fascismo, si possa ancora morire per mano fascista.

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lunedì 5 maggio 2008

Urlano la difesa della privacy. Forse si vergognano almeno un po'.

E così pare che il mio reddito sia finito in rete. Ognuno può (poteva) collegarsi ad internet, ricercare il mio nome ed informarsi su quanto guadagno annualmente. O almeno poteva sapere qual è stato il mio reddito per l'anno 2005.
La magistratura ha avviato un'indagine, per stabilire se esiste un reato legato al mancato rispetto della privacy. Non so dire se certamente una qualche forma di provacy è stata o meno messa in discussione, con la pubblicazione dei redditi degli italiani, da parte dell'Agenzia delle entrate.
Però ho un'opinione in merito, che mi fa ritenere che il reddito di
ognuno non ha carattere assolutamente privato, derivando da questo il prelievo fiscale, che ha certamente valore ed interesse pubblico. Tanto è vero che già prima della pubblicazione su internet, chiunque poteva recarsi negli uffici di un'Agenzia delle entrate e fare valere il proprio diritto di conoscere il reddito dichiarato da Caio.
La differenza tra il recarsi personalmente agli uffici dell'Agenzia delle entrate e leggere i dati su internet, sta quindi essenzialmente nella diffusione di un dato che privato non è, e certamente non si tratta di dati sensibili.
Ma chi se ne frega, se Tizio mosso da irrefrenabile curiosità, scorre con il mouse fino al mio nome, per conoscere il mio reddito di cittadino qualunque, di una qualunque città di provincia e che svolge un lavoro qualunque? Quale motivazione dovrebbe spingermi a custodire gelosamente in segreto il mio guadagno annuale?
Ops ... mi sono accorto di avere utilizzato finora, in maniera indifferente i termini guadagno e reddito (dichiarato). Forse proprio qui sta la natura della protesta verso l'iniziativa del viceministro delle finanze Visco. Forse non è il quanto "guadagnato" che si vuole mantenere segreto, perchè questo è anzi elemento di appartenenza ad un mondo, i cui privilegi proprio sul guadagno si basano. Ciò che si vuole mantenere segreto, privato, direi anche familistico, è il quanto "dichiarato", che consegue a non divulgare il proprio contributo (fiscale) alla vita pubblica di ogni cittadino di questa Repubblica.
E allora chi grida alla violazione della privacy, forse (sottolineo forse) un po' se ne vergogna di non dare un contributo alla collettività, proporzionalmente a quanto guadagna ed a quanto ha sottratto dalle tasche dei lavoratori, per fare crescere i propri profitti. Oppure forse (risottolineo forse) si vergogna un po' nel guadagnare ingiustamente in un'ora, quanto un operaio guadagna in cinque mesi.
E poi forse qualcuno si è vergognato (o almeno irritato) un po', per essersi sentito molto più vicino alla casta che denuncia, di quanto volesse fare apparire.

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