mercoledì 11 marzo 2009

Il Gran Consiglio del berlusconismo

Sarebbe finalmente ora di cominciare spostare lo sguardo verso la Luna. Ci si lascia ipnotizzare dal dito del potere e quello si continua a guardare. Bene che vada, quando ci si sveglia per un attimo dal suddito torpore, ci si occupa di qualche imbecille che sgambetta rinchiuso in una casa piena di telecamere.

I cittadini italiani sono stati privati della pienezza del diritto di voto, attraverso le liste bloccate, senza mostrarsi infastiditi; il governo sta esautorando il Parlamento dei suoi poteri, legiferando a colpi di decreti legge e la gran parte dei cittadini non se ne preoccupa; c'è in Italia un governo che prova ad imbavagliare la magistratura ed è accettato più o meno passivamente; il presidente del consiglio attacca il Capo dello Stato, nella quasi indifferenza.

Gli italiani hanno tanto delegato, che nemmeno un briciolo di coscienza critica è rimasto di propria prerogativa. Al capo è stato dato mandato per fare un po' quello che cazzo gli pare. Al leader carismatico è stato conferito il potere di occuparsi di ogni cosa, togliendo ad ognuno l'impiccio di curarsi e di difendere i diritti generali di liberi cittadini.

Finalmente liberi da intralci che non siano i fatti propri, immediati e personalissimi, chi se ne frega più del diritto di voto, dei diritti civili, dei diritti umani, della difesa delle istituzioni, della democrazia. Chi se ne frega di tutto se si può non pagare l'ICI, anche se poi non ci sono soldi per l'edilizia pubblica; se si può costruire senza vincoli urbanistici, anche se le città diventano invivibili; se i presunti fannulloni vengono colpiti, ma non i milionari dirigenti della cosa pubblica; se il Parlamento viene ridotto ad organo notarile del governo, visto che dicono che la democrazia costa troppo.

Così Silvio IV da Arcore, può permettersi di dire che il Parlamento non deve più votare e che è sufficiente che le decisioni del capo siano sottoscritte dai capigruppo parlamentari. Il ducetto sta cercando di arrogare a sè, oltre che il diritto di decidere chi dei suoi lacchè dovrà sedere in Parlamento, chi dovrà svolgere il ruolo di notaio delle sue decisioni, senza discussioni, senza emendamenti, senza proposte, senza dissensi nè dentro nè fuori dalle istituzioni. Tutto questo senza suscitare troppe preoccupazioni. Può permettersi, il ducetto, di proporre un Gran Consiglio del berlusconismo, senza che si alzino forti grida di sdegno.

Stiamo perdendo la democrazia, ma per la maggioranza degli italiani, pare che la cosa importante sia non perdere di vista il telecomando della TV. Che se pure le cose vanno male, rimane il Grande Fratello a risollevare l'italico morale.

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lunedì 9 marzo 2009

Ecco la lavatrice cattolica, che emancipa le donne del mondo (sic!)

La vera emancipazione della donna? Secondo l'Osservatore Romano, non dover lavare i panni a mano. Donne di tutto il mondo, rendete grazie a Jacob Christian Schäffern di Ratisbona, teologo che nel 1767, tra un dogma e la lettura di una parabola, inventò la prima rudimentale macchina per lavare. Grazie alla lavatrice, le donne possono finalmente avere un po' di tempo da dedicare al the con le amiche ed ai biscotti per i bambini. Basta mettere un po' di detersivo nel contenitore ed avviare la macchina, e poi una donna può anche permettersi di rammendare i calzini del marito. Brava donna, ovviamente casalinga.

Chissà se l'importante svolta di emancipazione data dalla lavatrice, ha avuto effetti anche tra le mura delle cosiddette "Case Magdalene", conventi cattolici dove venivano rinchiuse donne e bambine, che avevano commesso peccati contro la moralità. Colpevoli di aver guardato un ragazzo, di aver subito violenza, di aver partorito fuori dal matrimonio, circa trentamila donne sono state rinchiuse in lager, costrette a lavare i panni a mano, con la soda e il sale. Per 15 ore al giorno, tutti i giorni dell'anno, escluso il Natale.

Finalmente emancipata dal lavaggio manuale, la donna versione family-day può meglio governare la casa, accudire il marito e ad egli sottomettersi. Avere, insomma, più tempo da dedicare alle sue funzioni "naturali" di madre e sposa. E di continuare ad essere un'animale da rirpoduzione, proprio come piace alle gerarchie ecclesiastiche. Alle quali non aggrada il venir meno delle donne, al proprio dogmatico compito di contenitori biologici di seme maschile.

Anche si trattasse di una bambina, anche se violentata per anni dal patrigno e da questo messa incinta, una "brava" piccola donna non può esimersi dal proprio compito, e rinunciare così ad essere l'espressione della riproduzione del potere maschile. Perciò su una bambina brasiliana di nove anni, è caduta la scomunica della chiesa cattolica per avere interrotto la gravidanza violentemente subita. Ed insieme alla piccola bambina innocente, la scomunica ha colpito sua madre ed i medici che hanno eseguito l'intervento.

"Viva la lavatrice", dicono dalle parti vaticane. Perchè i panni sporchi del maschio si lavano in casa. Ma quelli delle donne rimangono macchiati.

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