giovedì 31 luglio 2008

Lettera di Marco Bazzoni: "Come se fosse una cosa normale morire sul lavoro"

Pubblico una mail che mi ha inviato Marco bazzoni, Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza.
Inutile sottolienare che mi trova pienamente d'accordo.

All'inagurazione della centrale elettrica Enel di Civitavecchia (30 luglio 2008), il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ha esordito con queste parole : "Dopo tanti sacrifici, anni di lavoro e qualche vita umana si è costruito questa modernissima centrale dove tutto è controllato e tutto è sicuro".
Già sarebbe grave se un affermazione del genere l'avesse fatta un cittadino qualunque, figuriamoci un ministro della Repubblica.
Come se fosse una cosa normale morire sul lavoro.
Ma stiamo scherzando?!

Questo governo sta facendo di tutto per distruggere le cose buone che il governo Prodi ha fatto per il lavoro e per la sicurezza sul lavoro.
Tanto per ricordarlo, ha iniziato a smontare pezzo per pezzo il Dgls 81/2008: rinvio al gennaio 2009 il termine in cui diventerà obbligatorio redigere il Documento di Valutazione dei Rischi, proroga anche per le norme antincendio e arbitrati, con il Decreto Legge 112 del 25 giugno 2008 è stata cancellata la sanzione a carico del datore di lavoro per non aver munito i lavoratori di tessere di riconoscimento nell'ambito dello svolgimento di attivitià in regime di appalto e subappalto (prevedeva una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.500 a 10.000 euro a carico del datore di lavoro per la violazione dell'articolo 18, comma 1, Dlgs 81/2008).
Va anche ricordato che il Decreto Legge 112/2008 ha cancellato la legge del 17 ottobre 2007, che aveva introdotto l'obbligo per i lavoratori dipendenti e prestatori d'opera, di presentare le dimissioni volontarie dal lavoro, sugli appositi moduli rilasciati dai soggetti autorizzati (centri per l'impiego, direzioni provinciali del lavoro, uffici comunali, ecc)
In questo modo si ritornerà ai ricatti delle dimissioni in bianco!!!

Premesso che non è con il Dlgs 81/2008 (Testo Unico sicurezza sul lavoro), che si ridurranno drasticamente gli infortuni e le morti sul lavoro: ci vorrà molto di più, va anche detto che questo decreto conteneva anche molte cose positive, e ne citerò solo alcune, per non dilungarmi troppo: aggiornamenti formativi annuali per gli Rls, copia del documento di valutazione del rischio (DVR) e del registro infortuni per gli Rls, Rls di sito produttivo.
Non posso dimenticare il Decreto sulla detassazione degli straordinari, che sappiamo benissimo cosa comporterà, più infortuni e morti sul lavoro, perchè dopo molte ore di lavoro subentra la stanchezza, e quindi il rischio di farsi male.
Se si voleva dare dei soldi ai lavoratori non si poteva farlo direttamente in busta paga, diminuendo le tasse da lavoro dipendente?!
Inoltre, il taglio agli assegni sociali e la "norma antiprecari", che abolisce l'obbligo di reintegro.
Anche se il governo ha fatto dietrofront (la norma sui precari interesserà solo i contenziosi in corso), idem per gli assegni sociali (non ci sono più i requisiti di lavoro e reddito, ma permane quello di soggiorno), per averne diritto bisognerà dimostrare di vivere in italia da almeno dieci anni, le modifiche approvate sono insufficienti.
Quelle due norme andavano ritirate subito: punto e basta.
Anche se la "norma antiprecari" è limitata nel tempo, è chiaro l'intento del Governo, impedire la valanga di ricorsi alla Poste.

Io sono qui a pormi le solite domande di sempre, a cui NESSUNO ha ancora dato una risposta: quanti infortuni e morti sul lavoro ci devono ancora essere perchè si faccia qualcosa di concreto per fermare le stragi sul lavoro? Inoltre, cosa deve ancora succedere? Non si ha abbastanza di tutto ciò? Infine, perchè Cgil, Cisl e Uil non organizzano una manifestazione nazionale per dire basta a tutti questi omicidi nei luoghi di lavoro?


Marco Bazzoni

Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.


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mercoledì 30 luglio 2008

"Fino a quando avrò fiato, mi batterò". Lettera di una donna a cui il lavoro ha ucciso un figlio ed il marito.

Marco Bazzoni, Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza, mi ha inviato questa lettera, ricevuta a sua volta da una donna a cui il lavoro ha ucciso prima il figlio e, quindici mesi dopo, il marito.
Una lettera toccante, di una donna, la signora Franca Mulas, che a oltre 7 anni di distanza, attende ancora giustizia, per la tragica morte dei suoi cari.


Parole, parole, tipo questa: Giustizia. Dov'è? O forse sono io che non riesco a comprenderla?! Quante umiliazioni, quante beffe, quanti calci nel sedere, quanta sofferenza. Per che cosa?
Non sono una pazza, sono una mamma, una moglie. Parlo delle famose "morti bianche". Io nel giro di quindici mesi, ho perso due persone a me molto care.
Per l'esattezza, il 28 aprile del 2000, verso le otto meno dieci, mi squillò il telefono, era mio marito. Mi disse che stavano venendo a prendermi, si era fatto male Luciano (questo è il nome di mio figlio).
Arrivò un geometra, gli chiesi cosa era successo, ma lui mi disse che non sapeva niente. Non si arrivava più, la strada era lunga. Dentro di me le pensavo tutte: si è rotto una mano? Con i mezzi che ci sono oggi guarirà.
Arrivai al pronto soccorso, questo geometra mi disse di aspettarlo fuori, che chiedeva se era lì. Ero rimasta un bel po' fuori ad aspettare, poi uscì e disse: "Non è qua". Ma nel frattempo arrivò un'altra macchina e li c'era mio marito.
Ricordo ogni singolo particolare: arrivò un ambulanza, quello dell'ambulanza si arrabbiò, perchè c'era la macchina che aveva portato me li. Non so cosa si dissero, ma vidi quest'uomo allargare le braccia come chiedere scusa. Ma io non sapevo che proprio in quella lettiga coperta da un qualcosa di verde c'era il mio Luciano.
Quella maledetta mattina mio figlio e mio marito andarono a lavoro, perchè lavoravano insieme. Dovevano ricostruire un centro per anziani a Briosco (MI). Dovevano portare sul tetto delle travi, ma a 20/30 metri queste maledette travi si sono inclinate e sono scivolate giù. Sotto, nel cortile, c'era mio figlio e un altro
suo collega, e mio marito che guidava la grù. Incominciò a urlare di spostarsi, il suo collega si salvò, invece mio figlio venne preso in pieno dalle travi, e morì sul colpo.
Nel processo mi sono costituita sia parte civile, che penale. Condannarono il principale, e lui fece ricorso in appello a Milano. La condanna fu confermata, ma il carcere non l'ha mai fatto, anzi il giorno dopo era nel cantiere che continuava tranquillamente a lavorare, e io non ho ricevuto nessun risarcimento.
Ancora oggi, 7 luglio 2008, di mio figlio non ho preso un centesimo di risarcimento.
Cambiarono cantiere dopo un pò di mesi, andarono a lavorare a Varese.
Mio marito che aveva sempre fatto il capocantiere, dalla morte di nostro figlio
Luciano, non ne volle più sapere di farlo.
Un giorno era a Varese a lavorare, e mi chiamò, e mi disse: "Chiama l'Asl di Varese e chiedi cosa devi fare per un ponteggio che non è a norma, ma non dirgli chi sei". Io chiamai subito, ma invece gli dissi chi ero, e che non volevo che succedesse qualcosa a mio marito, visto che 15 mesi prima aveso perso mio figlio.
Tre/quattro giorni dopo, io non ero in casa (ero andata a prendere un quadretto). Quando tornai a casa c'erano un pò di chiamate in segreteria. Feci il primo numero, mi rispose l'ospedale, ma siccome ero io che chiamavo continuavano a dirmi cosa volevo, e io che gli dicevo: "Ma non mi avete chiamato voi?" Ma la risposta fu: "Quando sa cosa vuole richiami". Feci l'altro numero, era lo zio, io gli dissi: "Come mai mi chiami la mattina se sai che Gianfranco (è il nome di mio marito) è a lavoro?". Lui cominciò a chiamarmi per nome: "Franca, Franca!!". Li capii che c'era qualcosa che non andava, e gli dissi, fammi il nome, perchè io ho altri 5 figli. Mi fece il nome di Gianfranco: misi giù il telefono e richiamai l'ospedale. Mi rispose la stessa persona, quasi scocciata, e mi disse: "Se non sa neanche lei cosa vuole, cosa ci posso fare io?". E io gli risposi: "Adesso lo so, hanno portato li mio marito". Lui mi rispose: "Aspetti un attimo", e mi misse una musichetta di attesa.
Dopo un bel pò mi rispose un medico, dicendomi di andare subito li perchè mio marito era grave. Chiamai invano l'ufficio dove lavorava mio marito, ma non ebbi risposta.
Verso mezzo giorno rispose il geometra. Io ero molto arrabbiata, e gli dissi: "Non vi
siete neanche presi la briga di chiamarmi", ma nel frattempo arrivò anche un cugino di mio marito, gli dissi di venire con me. Mi portò al cantiere, li c'erano già quelli del sindacato, e gli dissi: "Vi prego, non lasciatemi sola, devo fargliela pagare". E questo geometra continuava a dirmi che non sapeva dov'era l'ospedale. Ma quelli del sindacato mi dissero: "La portiamo lì noi".
Vidi il cartello rianimazione, e entrai. Mi chiesero cosa volevo, e gli dissi: "Hanno portato qua mio marito". Mi risposero: "Qua oggi non è arrivato nessuno". Subito dopo qualcuno mi disse: "Vieni qua". Ancora pronto soccorso, entrai in una stanza, c'era una barella e una sedia a rotelle. Il medico mi girò verso la sedia e allargò le braccia: "Non c'è l'ha fatta".
Destino crudele, stessa ora, stessa telefonata, quel dannato ponteggio aveva portato via anche mio marito. Quando me l'hanno fatto vedere era già dentro una cella frigorifera. A dieci giorni dalla morte di mio marito, mi diedero i 5 milioni di lire che mi spettavano di liquidazione di mio figlio.
Quando è morto mio figlio (il 28 aprile del 2000), abbiamo scoperto che l'assicurazione non era stata pagata. Il suo datore di lavoro è andato ad assicurarlo il 2 o il 3 maggio del 2000. L'assicurazione risponde, io non le do niente, perchè il giorno che è morto non era assicurato. A 4 mesi dalla morte di mio marito il datore di lavoro dichiara fallimento.
Un giorno al processo gli ho chiesto se lui di notte riusciva a dormire tranquillamente, e con la sua aria di strafottente mi ha detto: "Certo signora, perchè non dovrei dormire?". Due anni e mezzo fa il processo di mio marito era quasi finito. Sentenza finale: troppi colpevoli, tutto fa rifare. Il 23 luglio fa 7 anni che mio marito è morto, ma il processo è tutto da rifare.
C'è la prescrizione, e i miei avvocati dicono, che a sette anni e mezzo, sti signori, per non dargli un termine diverso, non verranno mai giudicati, ne puniti. L'Asl di Varese mi fece una lettera, scusandosi perchè non avevano personale, e non avevano potuto mandare nessuno a controllare il cantiere. E' questa la nostra bella Italia, uno va sul posto di lavoro per portare a casa il pane quotidiano, e invece ti portano via in una cassa, anzi in due, nel giro di 15 mesi: stessa impresa. Io mi chiedo: anni di processo per cosa???
Io ho pagato sulla mia pelle le mie disgrazie (anche a livello economico). Lo so che non potrò più riavere mio figlio e mio marito, ma pretendo giustizia.
Vorrei rivolgere delle domande a quelli molto in alto: Perchè devono succedere queste cose? Perchè oltre la disgrazia devi pagare anche per poter avere giustizia?E molto salato, per non arrivare mai ad una conclusione? Perchè durante i processi stai li tutta una giornata per sentirti dire: rinviato a dopo 3/4 mesi? I morti sul lavoro sono degli eroi.
Sono stanca, perchè non sono mai arrivata a dire: "Si, la giustizia funziona, si, la giustizia c'è". Mio figlio Luciano aveva solo 22 anni, e mio marito Gianfranco solo 41.
Certe cose ti cambiano la vita, e la mia si è proprio ribaltata, ma devi andare avanti per i tuoi figli, perchè queste cose non accadano più, invece accadono tutti i giorni.
Se ci fossero più controlli e meno agevolazioni, secondo me ci sarebbero meno morti e infortuni sul lavoro. Se ci fosse una punizione giusta, forse ci penserebbero due volte prima di rifare l'errore.
Il mio appello: controlli, controlli, controlli, severità. Non dire mai la prossima volta, ma punirli severamente da subito, perchè quella delle morti sul lavoro è un bollettino di guerra.
Vi giuro che fino a quando avrò fiato, mi batterò con tutte le mie forze per avere giustizia.
Ringrazio tanto quelli che avranno la pazienza di leggere la mia lettera. Non voglio pietà, ma una vera giustizia, allora si che potranno riposare in pace anche i miei cari.

Franca Mulas.

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lunedì 28 luglio 2008

Meno male che ci pensa il papa ...

I lavoratori sono costretti a tirare la cinghia per fare quadrare i conti, ogni mese, senza riuscirci. Perchè comunque il salario permette a stento una sopravvivenza dignitosa ed il governo rende la precarietà legge dello Stato, in un mondo del lavoro già fortemente precarizzato che precarizza le vite.

Ci sono persone malate costrette a giorni in corsia perchè negli ospedali mancano i posti, mentre intere giunte regionali fanno fruttare a proprio personale vantaggio i sistemi di cartolarizzazione della sanità pubblica. Tantissime persone malate che non possono permettersi visite specialistiche sono ora costrette a pagarsele, perchè il governo decide per tagli alla sanità che ridurranno i posti letto ed aumenteranno i ticket.

Le carceri sono strapiene di gente affollata in celle inadeguate. Spesso immigrati, piccoli spacciatori, ladri di galline, poveracci a cui è stato chiusa la porta di una speranza per una vita migliore riempiono le patrie galere, mentre l'alta politica si "loda" per essersi resa immune a qualsiasi giudizio di qualsiasi tribunale.

Il paese diventa sempre più vecchio. Figli non se ne fanno, anche perchè non ci sono i soldi per assicurare loro una vita dignitosa. Ed gli anziani di questo nostro paese, proprio in questo periodo si sentono ancora più soli. Mentre tutti sono in vacanza, l'unica loro distrazione è spesso la ricerca di refrigerio in qualche centro commerciale, come già consigliò tempo addietro qualche simpatico ministro della Repubblica.

Mentre il mese di agosto è alle porte, mentre tutto si appresta a fermarsi, ci sono persone che non potranno fermarsi dalla loro principale attività quotidiana: provare ad assicurarsi un'esistenza dignitosa in questa nostra Repubblica.
Anche la politica si fermerà e forse sarà un bene, perchè forse per un paio di settimane la parte più debole di questa società, potrà scampare a qualche indecente provvedimento che gli renderà la vita ancora più difficile.

In questo desolante quadro, l'unica voce di "conforto" viene dal capo di uno piccolo staterello estero. Tal Joseph Ratzinger, regnante dello Stato del Vaticano con il nome di papa Benedetto XVI, che accingendosi a partire per le straricche vacanze pagate dalla dagli ospitanti cittadini italiani, ha voluto rivolgere un saluto particolare
a chi non potrà concedersi il lusso della pausa estiva, ai malati, ai carcerati, agli anziani, alle persone sole o costrette a soffrire il caldo delle città.

Da quanto si apprende dalle cronache pare che, nonostante l'oscenità della frase, questa sia stata pronunciata senza mostrare alcun segno di turbamento.

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Stato di emergenza nazionale. Necessario alla sopravvivenza di questa politica.

Nei giorni scorsi ascoltavo in TV (mi pare fosse il TG2) un servizio sui giovani sindaci italiani. Tutti nati negli anni '70. Il più giovane di tutti, se non ricordo male, dovrebbe essere il sindaco del Comune di Civitella Messer Raimondo, un piccolo paese di poco meno di mille anime. Mi è rimasto impresso questo paesino tra tutti per due motivi: uno per il fatto che il più giovane sindaco d'Italia amministra un paese non lontano da dove risiedo. Il secondo e più importante, per una risposta data ad una domanda del cronista. Alla domanda su cosa la sua amministrazione offrisse ai cittadini, la risposta è stata, tra le altre cose: sicurezza.
Capito? Sicurezza. Da cosa e da chi, in un paese di meno di mille abitanti? Provo ad azzardare un'ipotesi, senza conoscere la realtà di cui parlo: da niente o da così poco, che la sicurezza dovrebbe fare ridere quale impegno amministrativo.

Ora, non è il caso specifico che mi interessa. Quello che mi ha dato da pensare, è come la parola sicurezza faccia ormai parte del vocabolario di ogni amministratore, di quasi ogni colore politico, di qualunque governo nazionale o locale italiano.
A pensarci, quella parolina così facilemente spendibile al mercato elettorale, non ha molto significato, per la sua assoluta genericità. Solo che (è questa la mia riflessione principale) i pensieri di chi quella parola l'ascolta, vanno sempre e solo nella stessa direzione: sicurezza come tutela dagli altri, intesi come diversi per il colore della pelle, della lingua, per come si vestono, o per quello che vi pare.
Di volta in volta viene reinsegnato di cosa avere paura, da chi arriva il pericolo e perciò da chi occorre proteggersi. Da chi, insomma, offrire sicurezza.
Tutto al di là di ogni dato oggettivo, prescindendo la minima volontà di conoscenza dell'altra cultura, ed al di là di ogni principio di accoglienza e di integrazione. E' la versione politically correct del linguaggio di Borghezio. E' la xenofobia che entra in politica ed investe la società.

Il terreno è stato così ben preparato che il governo si può permettere in questi giorni di proclamare lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, per un presunto eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari. Anche in questo caso, fuori dalla logica che sarebbe imposta da una leale lettura dei dati, che dicono di una situazione invariata del flusso migratorio verso l'Italia. Ma soprattutto, dicono quei dati, che la maggior parte degli ingressi avvengono non certo su carrette del mare, ma ad esempio attraverso regolari permessi turistici e con ben altri e più abituali mezzi di trasporto. Nè viene detto che moltissimi dei migranti in arrivo in Italia, sono richiedenti asilo politico e che perciò dovrebbe essere tutelato questo loro diritto.
Sono cose che non possono essere dette da questa politica, che per vivere si nutre delle paure costruite della gente. Se così non fosse, questa politica autoritaria e xenofoba sarebbe costretta a dare piena legittimità alle rivendicazioni di un salario adeguato a condurre una vita dignitosa; dovrebbe dare risposte all'insicurezza sociale causata dalla precarietà lavorativa e di vita; si troverebbe a dover garantire i servizi essenziali ed i diritti individuali e civili fondamentali. Dovrebbe, in quel caso, disconoscersi, lasciarsi morire.

Ed allora, tanto vale creare l'emergenza nazionale. Così da tenerci occupati a dargli all'immigrato. Se tanto poi diversi problemi rimanessero irrisolti, se altri dovessero crescere, se le tensioni inevitabilmente dovessero alzarsi, c'è sempre pronta una nuova emergenza nazionale da sbattere in prima pagina e qualche vecchio o nuovo capro espiatorio da gettare nell'arena.

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Strage Umbria Olii: Verità e Giustizia, ma con la G maiuscola

Da Marco Bazzoni, RLS impegnato quotidianamente nella lotta alle cosiddette "morti bianche", ricevo questa e-mail che pubblico più che volentieri.



Strage Umbria Olii: Verità e Giustizia, ma con la G maiuscola.

Sabato 19 Luglio, ero alla fiaccolata di Campello sul Clitunno, in ricordo dei quattro operai morti carbonizzati nella strage sul lavoro alla Umbria Olii.
Ho voluto esserci in tutti i modi (insieme a tante altre persone), perchè ora più che mai dobbiamo stare vicini ai familiari.
E questo invito vorrei rivolgerlo anche a tutti i mezzi d'informazione: non lasciateli soli!!!
In questo ultimo anno e mezzo c'è stato un silenzio assordante da parte dei mezzi d'informazione, e solo nell'ultimo mese i riflettori si sono riaccesi, con la vergognosa richiesta di risarcimento danni di 35 milioni di euro ai familiari delle vittime, da parte dell'amministratore delegato della Umbria Olii, Giorgio Del Papa.
Sabato, Il sindaco di campello Paolo Pacifici, nel corso del suo intervento davanti alla Umbria Olii, ha ripetuto diverse volte queste frase: "Verità e giustizia".
Che ci sia davvero giustizia per le vittime di Campello, ma con la G maiuscola.
Sapere che Martedì 22 luglio è stato approvato il Lodo Alfano (che il Presidente della Repubblica ha firmato a tempo di record), che sospende i processi per le "Alte Cariche dello Stato", e che sancisce che quattro cittadini non saranno più uguali dinanzi alla legge per tutta la durata del loro mandato, è una cosa che mi demoralizza moltissimo.
Il segretario del Pd Walter Veltroni, ha detto che: "il comportamento di Napolitano è stato equilibrato e corretto".
Inoltre Veltroni prosegue: "Cosi' come penso che, dopo l'approvazione delle Camere, la firma del provvedimento sia stata un atto dovuto. Al Presidente nella nostra costituzione viene riservato in casi come questo una sola valutazione di 'manifesta incostituzionalita" del provvedimento.
E in questo caso il testo approvato teneva conto di molti dei rilievi di costituzionalita' sollevati dalla Corte in occasione della precedente bocciatura di quello che allora si chiamava "lodo Schifani".
Io mio domando, e vorrei che qualcuno me lo spiegasse, come può questa legge essere costituzionale, quando va contro l'articolo 3 della Costituzione Italiana, che dice:

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese"

Sappiamo benissimo a che scopo è stata fatta questa legge, per garantire l'impunità di una sola persona, cioè il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, perchè le altre 3 cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente della Camera e Presidente del Senato) non ne hanno assolutamente bisogno, e sono quasi certo rinuncieranno ad utilizzarla.
Ci vuole il referendum, che spazzi via quanto prima, questa legge incostituzionale e immorale.
Ci sono un sacco di cittadini che non arrivano in fondo al mese, perchè gli stipendi sono troppo bassi per vivere dignitosamente, però il Governo Berlusconi ha altro a cui pensare, e abbiamo visto benissimo a cosa.

Marco Bazzoni
Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza

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venerdì 25 luglio 2008

Basta parlare di nucleare. Dobbiamo cominciare a pensare ad altro.

I recenti incidenti avvenuti nelle centrali nucleari francesi e non solo, si sono susseguiti ad un ritmo tale da destare qualche preoccupazione in più alle popolazioni. Preoccupazioni che appaiono più che giustificate. Ma seppure fossero esagerate, quegli incidenti dovrebbero dare l'occasione per discutere realmente, non tanto (o non solo) di nucleare, quanto di energia e di ambiente.
Quello che viene ripetutamente detto è che il nucleare è un'energia pulita, economica e con capacità produttive su ampia scala. Messa in questi termini, sembrerebbe l'unica via per continuare ad avere l'energia necessaria, senza incidere sui cambiamenti climatici. O quanto meno, pare si tratti del meno peggio.

Più volte le tesi ottimistiche (o forse interessate e strumentali) sui benefici dell'energia nucleare, sono state smentite da illustri scienziati. Non le ripropongo qui, perchè la riflessione che voglio provare a fare è un'altra. Penso si possa trarre, nelle tante proposte che vengono formulate per soddisfare il bisogno energetico, una considerazione che forse è la più preoccupante: la continua e sempre maggiore richiesta di energia che, se non fermata, porterà alla rovina il nostro pianeta (peraltro già malato), qualunque fonte di energia si voglia adottare.
Si parla di "coprire" il deserto del Sahara con pannelli solari; si parla da diversi anni ormai di energia prodotta attraverso l'idrogeno; si parla di eolico; si parla da tempo di idrogeno e si potrebbe continuare. Difficilmente però, tutte queste alternative possono soppiantare il primato delle fonti di energia da origine fossile (petrolio e carbone). Tanto che proprio ieri un articolo di repubblica.it faceva sapere, parlando dell'Italia, che nonostante la produzione di energia da fonti rinnovabili sia incrementata (per il solare raddoppiata), la percentuale di produzione di energia da tali fonti sul totale, è diminuita. Sembra contraddittorio, ma non lo è considerando la crescente richiesta di energia, non soddisfatta dalle fonti rinnovabili e coperta da quelle tradizionali e sporche. Così, intanto si allontana l'obiettivo imposto dall'Unione Europea del 20 per cento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020. Mentre dal 1° gennaio di quest'anno, stiamo accumulando un debito di 4.111.000 di € al giorno, per il mancato raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Sul sito del Kyoto Club, è possibile vedere l'aggiornamento in tempo reale del debito, che si presume arriverà ad essere di circa 1,5 miliardi di euro a fine 2008.

Ma tornando ai consumi ed alle fonti di energia, pur volendo essere tanto ottimisti da supporre che le fonti rinnovabili possano soddisfare l'intera domanda di energia mondiale ai livelli odierni, non potremmo comunque non tenere conto delle modificazioni ambientali che comunque si produrrebbero. Molto probabilmente minori rispetto ad oggi, ma non credo trascurabili. Penso, tanto per fare un esempio, a quali effetti nel sottosuolo (terrestre o marino in caso di offshore) potremmo aspettarci, da una massiccia intensificazione dell'utilizzo di pale eoliche. E non possiamo trascurare le attività industriali per la produzione di elementi per catturare le fonti di energia, che intanto emettono in atmosfera ed in mare e nel sottosuolo i loro agenti inquinanti.
Nemmeno credo possiamo permetterci il lusso di continuare ad inquinare il pianeta al ritmo attuale, pure in funzione di arrivare ad un ipotetico completo utilizzo di fonti di energia rinnovabile e perciò allo scopo di azzerare un giorno l'uso di energie sporche. Infatti, pure assumendo un disperato ottimistismo in tal senso, non si può non considerare che la Terra non potrà sopportare a lungo questa massiccia iniezione di veleni.

L'unica soluzione già oggi praticabile senza produrre ulteriori danni ambientali, e senza la quale ogni altra alternativa energetica non sarebbe realmente efficace, è perciò la riduzione dell'uso di energia, innanzitutto attraverso la riduzione degli sprechi. Ad esempio, Greenpeace fa sapere che con il semplice diffuso utilizzo in Italia di lampadine a risparmio energetico, si risparmierebbero 5,6 miliardi di chilowattora all'anno, pari all'energia prodotta da una centrale termoelettrica di 1000 MW.
Ci sarebbe da fare qualche sacrificio e qualche rinuncia. Ma credo ne valga la pena. Occorre modificare gli stili di vita. Ne vale della salute del pianeta. Ed ovviamente anche della nostra.

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giovedì 24 luglio 2008

Un destino naufrago spetta al nucleare di Scajola

Conoscete la scala INES? E' quella scala che classifica gli eventi nucleari. Comprende sette livelli dove il massimo livello rappresenta un incidente molto grave, mentre il livello 1 indica un'anomalia al normale funzionamento degli impianti. Esiste un sottolivello: il livello zero. Quello secondo il quale, l'evento non ha nessuna rilevanza ai fini della sicurezza nucleare.
L'incidente avvenuto ieri in Francia, il terzo questo mese ed il secondo nella stessa località Tricastin, è stato classificato di livello zero. Quell'incidente di livello zero ha avuto la capacità di contaminare "leggermente" oltre 90 dipendenti della centrale. Così dice la EDF (Électricité de France) e non dall'Autorità per la sicurezza nucleare (ASN).
Certo però che qualche preoccupazione è pure lecita, da parte di chi vive nei pressi della centrale nucleare. Solo due settimane fa nella stessa località sono andati dispersi decine di chilogrammi di materiale radioattivo, ed ora i residenti nei pressi della centrale di Tricastin non possono più bere acqua dai rubinetti, non possono annaffiare i campi, non si possono cibare dei prodotti della propria terra. Quell'evento di due settimane fa, era stato classificato ad un livello 1. Avrebbe dovuto significare un incidente con conseguenze praticamente nulle per la popolazione e l'ambiente. Vista la realtà dei fatti, qualche perplessità sull'assegnazione ufficiale del livello di gravità degli incidenti nucleari, mi pare dunque più che legittima.

Vista la rapida sequenza con la quale si stanno susseguendo gli incidenti in centrali nucleari, i nuclearisti alla Scajola si affrettano a sminuire gli eventi.
Questi episodi sono tutti sotto il livello minimo di pericolosità. Mi domando se questa enfatizzazione non sia eccessiva.

Ministro Scajola - dall'ANSA di oggi.

Potremmo rivolgere a Scajola una domanda uguale e contraria: non sarà che ci si affretta a sminuire troppo rapidamente e con eccessiva disinvoltura, questi incidenti? Ma il ministro Scajola risponderebbe, demagogicamente, come ha già spiegato ai giornalisti, che
Il piano nucleare del governo significa grande attenzione alla sicurezza. Useremo centrali di nuova generazione, che sono ancora piu' efficienti.

Ministro Scajola - dall'ANSA di oggi.

Dobbiamo fidarci? Penso proprio di no, visto che centrali certamente sicure non esistono e quelle cosiddette sicure potranno essere pronte non prima del 2030. Mentre quelle attualmente esistenti, praticamente non vengono più costruite ed addirittura sono in via di dismissione praticamente in tutta Europa. E comunque la costruzione di una nuova centrale nucleare ha bisogno di circa 10 anni. Non lo dico io, ma un certo Carlo Rubbia, che lo ha spiegato molto bene anche in una intervista a Repubblica.
Praticamente, se oggi si cominciasse a costruire una centrale nucleare, per quando sarà terminata avremmo messo in funzione una tecnologia per la produzione di energia, già vecchia di decine di anni. Centrali che verosimilmente avrebbero standard di sicurezza inferiori a quelli minimi ritenuti accettabili, poichè immagino che tra dieci anni gli standard di oggi saranno superati da migliori tecnologie disponibili e dalle esperienze e conoscenze nel frattempo acquisite.
Senza contare le problematiche già note, quale la scarsa quantità disponibile di uranio, che comunque dovremmo importare. O anche il mai risolto problema dello smaltimento delle scorie radioattive. Chi non ricorda ad esempio le proteste sollevate a Scanzano Jonico, quando il precedente governo Berlusconi voleva seppellire lì le scorie delle centrali chiuse nell'87? Si diceva che fosse un sito ideale per le scorie radioattive. Il problema era che le scorie non erano il concime ideale per i prodotti di quelle terre! La protesta ha vinto, ma il problema non credo sia stato definitivamente risolto.

Tutte problematiche, quelle descritte, che sono ormai arcinote da tempo. Il ministro Scajola ed il governo di cui fa parte, fingono di non vedere. Raccontano un'altra storia. Vengono diffuse falsità, probabilmente per soddisfare interessi diversi da quelli delle popolazioni che certe scelte si trovano a subirle.

"Chiunque si pone come arbitro in materia di conoscenza è destinato a naufragare nella risata degli dei" diceva Albert Einstein. Prenda nota, ministro Scajola.

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mercoledì 23 luglio 2008

Governo a servizio delle imprese: senza farsi notare stanno rendendo il lavoro ancora più pericoloso

Si era capito fin dall'inizio del mandato, che questo governo fosse poco incline (forse ho ecceduto nell'uso dell'eufemismo) a prendere provvedimenti seri contro le morti sul lavoro.
Il ministro Sacconi non ha mai nascosto di non digerire le sanzioni a carico delle imprese, previste in violazione degli adempimenti dettati dal Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro. Le imprese, per bocca dei loro massimi esponenti hanno sbraitato contro quelle norme ed il governo, di chiara matrice padronale, si è fatto carico di modificare gli aspetti normativi non graditi alle imprese.

Certo che in questo periodo il governo sembra abbia altro a cui pensare: c'è il lodo Alfano; c'è il blocca-processi; ci sono le impronte digitali da prendere ai rom per ora e da organizzare la schedatura per tutti dal 2010. E comunque ci sono stati drammatici incidenti sul lavoro negli ultimi tempi (come quello di Mineo), che avevndo fatto notizia a livello nazionale, forse non consentivano di mettere mano al Testo Unico senza il rischio di fare spostare i consensi.
Perciò sembrerebbe che le imprese debbano attendere, per vedere accolte le loro richieste di eliminazione di sanzioni per inadempienze in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Sembrerebbe, appunto.

Innanzitutto il governo, con l'articolo 4 del Decreto Legge 97 del 3 giugno, ha rinviato al prossimo gennaio l'obbligo per le imprese di valutare i rischi aziendali (la scadenza nel TU era fissata al 29 luglio). Soprattutto però, nel cosiddetto Decreto Brunetta (per intenderci quello con il quale il ministro vuole fare guerra ai "fannulloni"), si introducono modifiche alla normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. E non sono di poco conto: eliminazione delle visite mediche preventive per gli apprendisti (art. 23); eliminazione della sanzione prevista per la mancata predisposizione di tesserini di riconoscimento per i lavoratori nei casi di lavori in sub-appalto (art. 39); eliminazione della causa delle reiterate violazioni sul mancato rispetto degli orari di lavoro per la sospensione dell'attività imprenditoriale (art. 41).

Eliminare la visita medica preventiva per gli apprendisti, significa non considerare importante la tutela della salute di un giovane lavoratore. Ma significa un risparmio di poche decine di euro per le imprese. Così poco pare valere per il governo e la Confindustria la salute di un lavoratore apprendista, che spesso è poco più che un adolescente. Mentre eliminare le sanzioni per mancata esposizione del tesserino di riconoscimento, vuol dire favorire quel lavoro nero a cui molte imprese hanno già in passato fatto ricorso, in modo da ridurre i costi di mano d'opera a favore dei sempre crescenti profitti.
Non prevedere più la sospensione dell'attività per il mancato rispetto degli orari di lavoro, consente alle imprese di avere mano libera in tal senso. E credo sia inutile ricordare come la stanchezza dovuta a turni massacranti, sia una delle cause che più incidono sulla probabilità di infortuni sul lavoro. Possibile che la vicenda della Thyssekrupp sia già stata cancellata dalla memoria di lor signori, dopo soli sette mesi da quel tragico giorno? Non credo. Solo che questo governo è permeato di cultura d'impresa che risponde solo alla logica del profitto a tutti costi, anche al prezzo della vita delle persone.

Come detto in altre occasioni, i provvedimenti che attirano maggiormente l'attenzione dei media, fungono da specchietto per le allodole per permettere intanto di adottare provvedimenti a dir poco impopolari. Provvedimenti che favorendo uno specifico soggetto sociale, quello più forte ed in questo caso le imprese, incidono in modo subdolo nella vita delle persone comuni.
Non serve mandare in onda nelle reti nazionali, spot di sensibilizzazione al tema delle morti dul lavoro, se poi di fatto vengono adottati provvedimenti che favoriscono le cause di quelle morti. Risulta essere, in questo modo, solo una ignobile e strumentale propaganda.

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martedì 22 luglio 2008

Sono contrario alle impronte digitali. Ma non firmo quella petizione

Ho già scritto in merito alle impronte digitali che questo governo autoritario vorrebbe obbligarci a mettere sulle carte d'identità a partire dal 2010. Una schedatura di massa, che non si vedeva dai tempi del fascismo (corsi e ricorsi storici?). Avevo già descritto la mia contrarietà per quanto rigurda la schedatura dei rom. Una chiara operazione di discriminazione su base etnica.
La schedatura di massa a partire dal 2010, oltre a prefigurare una società di controllo poliziesco, è servita a mascherare le intenzioni xenofobe che stavano dietro il "censimento" del ministro Maroni.

In uno di questi post, c'è stato un commento che invitava a firmare una petizione contro le impronte digitali. L'appello ha un titolo che sarebbe inequivocabile: "No alle impronte nella carta d'identità!". La petizione ha già raggiunto un discreto numero di adesioni, considerando la diffusione che mi pare limitata nei mezzi ed alla poca popolarità dell'estensore che non ho ben capito chi sia. Tra queste firme, manca e mancherà la mia, perchè per firmare un'appello, occorre una piena condivisione del suo contenuto.
Certo non ho la presunzione per credere che la mia adesione possa dare valore alla petizione. Nemmeno credo nell'efficacia di un appello lanciato nel web, come si lancerebbe un bottiglia con messaggio in un oceano sperando in un salvataggio, peraltro difficile non essendoci alcuna firma.
Comunque l'appello mi ha colpito perchè all'apparenza condivisibile, mantiene in realtà uno sfondo discriminatorio inacettabile e che credo sia purtroppo pericolosamente diffuso.

Entrando nel merito. Nell'appello si teme il pericolo di introdurre, prendendo le impronte digitali a tutti a partire dal 2010, una schedatura preventiva, come se ognuno di noi fosse considerato un potenziale criminale. Mi pare condivisibile e mi trova d'accordo. Io stesso considero l’operazione di schedatura delle impronte digitali un pericoloso sistema di controllo dei cittadini, che in misura sempre maggiore limita le libertà individuali.
E allora, dovrei firmare? No. Perchè il promotore della petizione fa esplicita distinzione tra un "noi" riferito agli italiani ed i rom (ignorando tra l'altro la nazionalità italiana di moltissimi rom). Si legge nell'appello: "ero a sfavore delle impronte ai rom, non per i motivi retorici della sinistra ma perché ero consapevole che quello era il primo passo PER SCHEDARE NOI." (in maiuscolo anche nel testo originale).
Si capisce quindi che nell'appello si fa ancora una volta una distinzione su base etnica. Ho interpretato quella frase (se mi sbaglio, per favore correggetemi) come se dicesse: "non ci fosse stato alcun pericolo di schedatura oltre i rom, me ne sarei sbattuto altamente".

Ritengo invece che la misura dell'indignazione, non può e non deve essede differenziata in base alle diversità, qualunque esse siano. Dobbiamo avere capacità di reagire agli attacchi alle libertà individuali ed alla dignità umana, allo stesso modo, per ogni individuo in qualunque momento.
Dobbiamo avere la capacità di considerare la dignità umana non differenziabile in base alle diversità, qualunque esse siano. Il rischio è che un giorno, quando lo schiaffo della discriminazione toccherà a noi subirlo, chiunque noi siamo, saremo soli a difenderci e certamente usciremo sconfitti.

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L'illusione della monnezza scomparsa

Solo qualche giorno fa, Berlusconi mandava in onda il suo spot pubblicitario, annunciando che «L'emergenza a Napoli sui rifiuti e' finita». Ed in effetti, la città di Napoli sembra davvero molto più pulita di come era qualche settimana fa.
Una città liberata dai rifiuti che non sono stati differenziati, riciclati, smaltiti o trattati. Semplicemente sono stati spostati. Non solo nelle regioni italiane che con il precedente governo Prodi avevano eretto un muro, per impedire l'ingresso dei rifiuti provenienti dalla Campania. Molti dei rifiuti che coprivano la città di Napoli, sono stati temporaneamente (?) stoccati nelle periferie ed in provincia. Si parla di decine di migliaia di tonnellate stoccate in siti provvisori.
C'è una bella differenza tra discarica e siti provvisori, visto che a differenza delle prime, i siti temporanei non hanno le caratteristiche di sicurezza che dovrebbero essere previste per le discariche. Significa che gli abitanti delle aree intorno a quei siti di stoccaggio provvisorio, sono immersi da tonnellate di rifiuti in depositi a cielo aperto, in stato di fermentazione e decomposizione, con evidenti rischi per la salute pubblica.
A parte le apparenze, a parte la mimetizzazione dei rifiuti, che risponde alla logica di un governo basato sull'immagine, quello che continua a mancare è un piano a lungo termine sulla questione rifiuti. Lo sottolinea anche Barbarba Hellferich, portavoce del commissario all´Ambiente, Stavros Dimas, per la quale «contano i fatti, non le parole [perciò] Berlusconi può dire ciò che vuole, per noi contano i risultati. Il governo deve realizzare il piano, dimostrare che si risolverà il problema a lungo termine, con una gestione corretta dei rifiuti».
E Berlusconi, che non smette mai i panni dell'imbonitore, sintetizza il suo piano per «una stabilizzazione che sarà maggiore quando andranno a pieno regime tutti i termovalorizzatori». Che immagino saranno finanziati con i soldi dei cittadini attraverso i CIP6.
Il giochetto è semplice: far credere che l'emergenza rifiuti in Campania fosse dovuta alle discariche già colme ed al numero di inceneritori insufficienti. Verrà così finanziata con soldi pubblici, quel sistema di gestione dei rifiuti che di fatto ha contribuito a creare l'emergenza.
Un gioco di prestigio preparato in perfetto stile illusionisitico, preparando il pubblico elettore ad accettare l'evento, mostrando effetti ritenuti impossibili ed il cui scopo ultimo non è ciò che il premier-illusionista realmente fa, ma come lo spettatore vive l'effetto.
Non è perciò importante per un governo prestigiatore che nelle periferie e nella provincia napoletana, gli abitanti continuino a vivere sommersi dai rifiuti. Anche se l'informazione addomesticata continua a mostrare l'illusione della sparizione della monnezza dalle strade. Ma basta dare un'occhiata alla SpazzaMap dello Studio Ingegneria ReAct, aggiornata in tempo reale su segnalazione degli stessi cittadini, per rendersi conto di come la situazione sia ben diversa da come viene presentata.

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lunedì 21 luglio 2008

Michele Fabiani esce dal carcere. Ma continua la battaglia per la verità e la libertà

Michele Fabiani è un giovane anarchico di Spoleto. Fu arrestato il 23 ottobre 2007 insieme a quattro suoi amici: Andrea Di Nucci, Dario Polinori, Damiano Corrias e Fabrizio Reali Roscini; nell'ambito della cosidetta "Operazione Brushwood" con l'accusa di far farte di una cellula anarco-insurrezionalista denominata COOP-FAI.
Dal blog Liberate Michele Fabiani sono felice di apprendere che a Michele sono stati almeno concessi i domiciliari, dopo aver passato quasi 9 mesi in carcere, 100 giorni di isolamento a Perugia e la detenzione in EIV a Sulmona.
E' stato fatto un importante passo avanti. Almeno gli occhi di Michele potranno ora osservare oltre le grigia mura di un carcere. Non significa però che la repressione ai suoi danni sia conclusa, perchè di fatto la verità non è ancora venuta a galla e di fatto non gli è stata ancora restituita la libertà.

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Io promuovo Bossi. Fatelo anche voi. Forse ci conviene ...

I figli del dio Po, si dicono provenienti direttamente dai Celti. Ed io sono costretto a crederci, visto che in lingua italiana sembrano conoscere solo parole come: secessione; padania; Roma ladrona; fuori gli immigrati; terroni e poche altre. Per il resto sono costretti ad esprimersi a gesti, come ad esempio quello dell'ombrello o appunto mostrando il dito medio.
Pertanto quelle di Bossi ieri, sono frasi e gesti che seppure sono generalmente recepiti come molto gravi, devono essere considerate per quello che sono: necessari al linguaggio "celodurista", che per mantenersi vivo è costretto a spararle sempre più grosse.
Chiusi nell'oblio della loro camera oscura cerebrale, Bossi ed i leghisti non fanno tentativi di apertura alla conoscenza e così inciampano in errori tanto grossolani quanto ridicoli:

Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L'Inno dice che 'l'Italia è schiava di Roma...', toh! dico io

Umberto Bossi dixit

E così il povero Umberto evidenzia tutta la sua scarsa conoscenza linguistica e storica, oltre che quella di un popolo padano che allegramente applaude la battuta. Ma d'altronde loro, i padani discendenti diretti dei Celti, che parlano quella strana lingua celodurista, non sono mica tenuti a sapere che in realtà nel Canto degli Italiani - altrimenti detto Inno di Mameli o Fratelli d'Italia - ad essere schiava di Roma è la Vittoria, intesa come dea della vittoria, che a Roma deve porgere la chioma per tagliarla, così da portare i capelli corti come erano solite fare le schiave.
Ma come dicevo prima, il popolo padano non è aperto alla conoscenza, specie se proviene dal Sud. E così il "senatùr" se la prende anche con i professori che non sono padani, ai quali sarebbe ora di dire basta perchè non si può continuare a

far martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Un nostro ragazzo è stato 'bastonato' agli esami perché aveva portato una tesina su Carlo Cattaneo


Però qui, c'è da crederlo, c'entra anche il "cuore di papà" con anima padana, suo figlio Renzo, che guarda caso aveva portato all'esame di maturità una tesina su Cattaneo dal titolo: "La valorizzazione romantica dell'appartenenza e delle identità", uscendone però con una bocciatura (la seconda dopo quella dell'anno precedente).
Ora si capisce un po' meglio il comportamento di Bossi: sia l'attacco ai professori meridionali, che il gesto all'inno italiano, sono il frutto anche delle delusioni scolastiche del rampollo padano, che a settembre avrebbe potuto salire sul Monviso, finalmente liberato dall'oppressione dei libri scolastici e raccogliere la "sacra acqua" del Po.
Solo che la rabbia per la bocciatura di Renzo Bossi prevarica la ragione e si arriva a chiedere una riforma della scuola pubblica, perchè

I nostri studenti hanno bisogno di essere guidati da uno come Umberto Bossi.

Paola Goisis - Commissione Cultura della Camera


Ed allora si capisce bene che è il caso di intervenire e scongiurare una profonda ed irrimediabile caduta culturale. Ci troviamo perciò costretti, nostro malgrado ad aiutare il figlio del senatùr ad essere promosso. Avremo così aiutato i nostri figli ad esprimersi oltre il linguaggio e la cultura celodurista.

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domenica 20 luglio 2008

Iniziativa di Ecovie per la Costa Teatina

Ecovie mi scrive per segnalare questa importante iniziativa. Un incontro a sostegno della tutela della Costa Teatina, sempre più gravemente minacciata da progetti economici ed industriali devastanti per l'ambiente.
La consapevolezza e la partecipazione dei cittadini, sono i primi e necessari requisiti per efficaci azioni a difesa della Costa Teatina.






Ritorno al futuro

per la Costa Teatina
Domenica 27 luglio ore 19
San Giovanni in Venere (Fossacesia)

Interverranno come relatori:
Maria Rita D'Orsogna - California State University (Northridge)
Antonio Bianco - coordinatore progetto Ecovie
Enzo Giammarino - presidente Ecotur
Pierluigi Francini - amministratore Luigi D'Amico Parrozzo S.A.S.
Carmine Rabottini - presidente cantina CCDD Tollo
Davide Di Pilato - sindaco Quadri e presidente Comunita' Montana Medio Sangro
Enrico Di Giuseppantonio -
Fabrizio Di Stefano - senatore Pdl
Giovanni Legnini - senatore Pd

Modera: Roberta Mancinelli - giornalista

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venerdì 18 luglio 2008

Ma quali incidenti!? Fiaccolata per non dimenticare la tragedia della Umbria Olii

Da Marco Bazzoni, rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, ricevo questo importante appello.
E' necessaria sviluppare una chiara coscienza delle tante condizioni di insicurezza in cui versano i luoghi di lavoro, causa di morte di centinaia di lavoratori ogni anno. Queste iniziative servono anche per mantenere alta la tensione sulla questione OMICIDI bianchi.

Questa lettera d'appello è rivolta ai politici, ai sindacati, alle istituzioni, al mondo dell'informazione, ai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, semplici lavoratori, blog, ecc.

Partecipate alla fiaccolata per ricordare i quattro operai morti carbonizzati nell'esplosione alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno il 25 novembre 2006: Tullio Mottini, 46 anni, Giuseppe Coletti, 48 anni, Vladimir Todhe, 32 anni, e Maurizio Manili, 42 anni.
E' importante tenere viva l'attenzione su questa strage sul lavoro, ma adesso ancor di più, dopo che l'amministratore delegato della Umbria Olii Giorgio del Papa ha chiesto un risarcimento di ben 35 milioni di euro ai familiari delle vittime, ha ricusato il Gip a otto giorni dall'udienza dell'11 Luglio (sapendo che la Procura di Spoleto l'avrebbe rinviato quasi sicuramente a giudizio), ha denunciato i periti del tribunale che avevano redatto una perizia a lui avversa, e l'assicurazione Unipol che ha liquidato i quattro lavoratori morti assolvendoli da qualsiasi responsabilità.
Questo ha comportato la sospensione del processo, in attesa che la Cassazione decida sul suo trasferimento oppure no (ovviamente ci auguriamo di no).
Ma purtroppo per sapere questa decisione dovremmo aspettare quasi sicuramente Settembre-Ottobre 2008.
Partecipate numerosi.
Marco Bazzoni-Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza
Lorena Coletti, sorella di Giuseppe Coletti, uno dei quattro operai morti nella strage sul lavoro di Campello sul Clitunno.

Per adesioni, scrivete ai seguenti indirizzi email:

bazzoni_m@tin.it, oppure: zialory68@hotmail.it


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Quarto incidente in centrali nucleari negli ultimi due mesi. E dicono che il nucleare è sicuro

Non è stato niente. Ancora una volta, dicono non sia non è successo niente. Una piccola fuga di materiale radioattivo da una centrale nucleare. E dicono che la fuga ha disperso quantità di materiale radioattivo, entro i limiti di sopportazione ambientale e per la salute umana. Ma lo dicono dalla società che gestisce l'impianto.
Solo un piccolo incidente. Solo un piccolo problema dovuto a negligenza, poco zelo, disattenzione, di qualche operatore. Non un incidente agli impianti. E questo secondo i sostenitori del nucleare, dovrebbe tranquillizzare. Ed io invece mi preoccupo ancora di più, visto che basta una piccola disattenzione per provocare un incidente nucleare, che per piccolo che sia, rilascia sostanze radioattive ed esistono studi che dimostrano l'associazione tra maggiore rischio di tumori ed esposizione anache a basse dosi di radiazioni.
Ma le centrali nucleari sono sicure, dicono.
«Solo gli impianti nucleari consentono di produrre energia su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell'ambiente»

Ministro Scajola - maggio 2008

Ma c'è davvero qualcuno che può sinceramente sostenere l'esistenza di impianti a rischio zero? Certo che no. Non esiste il rischio zero, perchè non esiste una tecnologia completamente sicura. Se non altro perchè l'errore dell'uomo, che deve anche in minima parte condurre un impianto, esiste ed i terremoti non possono essere evitati per decreto. Ed in caso di incidente in una centrale nucleare, territori più o meno ampi potrebbero essere contaminati anche per migliaia di anni. Dubito che in caso di grave incidente qualche fortunato superstite possa tornare un giorno ad abitare nella propria terra.
Però ci dicono che certo non esiste il richio zero, ma la probabilità di incidente è assolutamente bassa. Permettemi di non non credere loro e di tenermi le mia paure, considerando che gli incidenti di qusti ultimi due mesi avvenuti: in Slovenia il 4 giugno; in Giappone il 14 giugno; in Francia l'11 luglio e quello di oggi ancora in Francia; sono solo gli ultimi di questa lunga lista di incidenti nucleari, dei quali alcuni poco noti (fonte della lista: fisica/mente):

1952 Chalk River (Canada). L'errore di un tecnico provocò una reazione che portò alla semidistruzione del nocciolo del reattore.

1952 Usa. Un incidente con reattore Argon. 4 morti accertati.

1955, febbraio, Atlantico. La nave appoggio Fori-Rosalie della Royal Navy affonda nell'Atlantico 1500 recipienti contenenti ciascuno una tonnellata di residui atomici a 1.600 Km dalle coste inglesi e a 2.000 metri di profondità.

1956, 10 marzo. Mar Mediterraneo. Un bombardiere B-47 precipita nel Mediterraneo con a bordo due capsule di materiale fissile per la realizzazione di bombe nucleari.

1956, 27 luglio. Gran Bretagna. Un bombardiere B-47 in Gran Bretagna slitta sulla pista e va a colpire un deposito contenente sei bombe nucleari.

1957, ottobre. Windscale (GB). Fusione del nocciolo (l'incidente più grave che possa accadere in una centrale). Il reattore viene inondato. Fuga di radioattività pari al 1/10 della bomba atomica di Hiroshima. La nube radioattiva arriva fino in Danimarca. La radioattività su Londra si eleva 20 volte oltre il valore naturale (Londra dista da Windscale 500 km). Il consumo di latte è vietato in un raggio di 50 km (ogni giorno vengono gettati 600.000 litri di latte).

1957, 7 ottobre. Sellafield (Gran Bretagna). Un incendio nel reattore dove si produceva plutonio per scopi militari generò una nube radioattiva imponente. La nube attraversò l'intera Europa. Sono stati ufficializzati soltanto 300 morti per cause ricondotte all'incidente (malattie, leucemie, tumori) ma il dato potrebbe essere sottostimato.

1957 Kyshtym (Unione Sovietica). Un bidone di rifiuti radioattivi prese fuoco ed esplose contaminando migliaia di Kmq di terreno. Furono esposte alle radiazioni circa 270.000 persone.

1958 Usa. Un incidente a Oak Ridge: 12 persone investite dalle radiazioni.

1958 zona Urali (Urss). Catastrofe nucleare a causa dell'esplosione di un deposito di scorie radioattive. Centinaia di morti. Decine di migliaia di contaminati. Migliaia di km ancora oggi recintati.

1961, 3 gennaio. Idaho (Usa). Esplosione del reattore: 3 morti. Non si sono contati gli intossicati dentro e fuori l'impianto. Il grado di contaminazione dei corpi dei deceduti risultò così alto che le teste e le mani furono tagliate e sepolte in un deposito di scorie radioattive. L'impianto è stato definitivamente chiuso.

1961, 4 luglio. URSS. La fuoriuscita di radiazioni per un guasto al sistema di controllo di uno dei due reattori di un sommergibile atomico sovietico provoca la morte del capitano e di sette membri dell’equipaggio.

1964 Usa. Incidente al reattore Wood River: un morto.

1964 Garigliano (Italia). Guasto al sistema di spegnimento di emergenza del reattore. Si è andati vicino alla catastrofe.

1965, 5 dicembre. Isole Ryukyu (Giappone). Un jet militare americano A-4E con a bordo una bomba all’idrogeno B-43 scivola in mare da una portaerei statunitense vicino alle isole giapponesi Ryukyu.

1966 Belgio. Il fisico Ferdinand Janssen intossicato viene portato all'ospedale Curie di Parigi.

1966, 17 gennaio. Palomares (Spagna). Un B-52 statunitense con quattro bombe all’idrogeno B-28 entra in collisione con un aereo cisterna durante il rifornimento in volo. I due aerei precipitano e tre bombe a idrogeno (bombe H) cadono nei pressi di Palomares, mentre la quarta cade in mare. L’esplosivo di due delle tre bombe, a contatto col suolo, detona spargendo su una vasta area plutonio e altro materiale radioattivo. In tre mesi vengono raccolte 1.400 tonnellate di terra e vegetazione radioattiva che vengono portate negli Stati Uniti. Mentre i militari statunitensi sono forniti di tute protettive, gli spagnoli continuano a vivere tranquillamente e a coltivare i terreni. Un monitoraggio effettuato nel 1988 su 714 abitanti ha rivelato in 124 di loro una concentrazione di plutonio nelle urine di gran lunga superiore ai livelli normali.

1966 Ottobre, Lagoona Beach (Usa). Alcune piastre di protezione si staccano e bloccano il circuito di raffreddamento del reattore autofertilizzante Enrico Fermi (61 Mw) per cui si ha surriscaldamento; il dispositivo di arresto automatico non funziona; il reattore riprende la sua attività soltanto nel 1970; e nel 1972 viene fermato definitivamente.

1967 Trino Vercellese (Italia). Fessurazione di una guaina d'acciaio di una barra di combustibile con conseguente chiusura della centrale per 3 anni. Per buona parte di questo tempo la centrale ha scaricato nelle acque del Po trizio radioattivo.

1967 Francia. Fusione di elementi combustibili nel cuore del reattore di Siloe (Grenoble). Ciò provoca la liberazione di Iodio 131 e Cesio 137 nell'acqua di raffreddamento del reattore. Si liberano gas radioattivi nell'aria.

1968 Den Haag (Olanda). Per un «errore tecnico» si libera nella centrale Up 2 del materiale radioattivo. La radioattività nell'aria della città supera di 100 volte i limiti «accettabili».

1968 Gennaio, Chooz (Belgio). Grave incidente nel reattore ad acqua leggera. La riparazione è durata 2 anni e 2 mesi. Nel 1970 il reattore è guasto di nuovo.

1968, 10 marzo. Oceano Pacifico. Il sottomarino K-219 affonda nel Pacifico. A bordo ha tre missili nucleari e due siluri a testata nucleare.

1968, 27 maggio. Oceano Atlantico. Un sottomarino statunitense con a bordo due siluri a testata nucleare affonda nell’Atlantico.

1968, 21 agosto. Groenlandia. Un B-52 statunitense precipita in Groenlandia. Tre bombe all’idrogeno che si trovavano a bordo esplodono e 400 grammi di plutonio-239 si disperdono nell’ambiente. L’area viene successivamente bonificata da oltre 500 uomini inviati dalla Danimarca e da 200 militari statunitensi. Nei venti anni successivi, 100 dei danesi che avevano partecipato all’intervento si ammalano di cancro, altri di gravi malattie tra cui la sterilità.

1968 Agosto, Brenìllis (Spagna). La centrale si blocca completamente. La riparazione è durata 3 anni.

1968 Francia. Il reattore di Monts Arreé si arresta per un incidente. Periodo di riparazione: 3 mesi.

1969 Garigliano (Italia). Sette arresti alla centrale per guasti.

1969, febbraio. Latina (Italia). Arresto alla centrale di Latina per mancanza di alimentazione alla strumentazione (a marzo si avrà ancora un grosso guasto alla stessa centrale).

1969, gennaio. Lucens (Svizzera). Dopo sole 7 ore di funzionamento si ha surriscaldamento con rottura di guaine ed infiltrazione di acqua contaminata nel sotterraneo. La grotta contenente la centrale è stata murata definitivamente.

1969 Germania. Per fessurazioni molteplici delle turbine il reattore Gundremmingen sul Danubio viene chiuso per 3 anni.

1969 Usa. Incendio nel reattore di Rocky-Flats. Durante l'incendio si perde plutonio.

1969 Francia. Parecchi chilogrammi di uranio vanno persi durante un incidente a Saint Laurent des Eaux. Le riparazioni durano parecchi mesi.

1970 Belgio. Altro incidente nel cuore del reattore di Chooz.

1970 Chicago (Usa). L'impianto Edison perde 200.000 litri di acqua contaminata.

1970 Usa. Il reattore da 600 Mw Dresden 2 sfugge completamente al controllo per 2 ore per un guasto ad una apparecchiatura di controllo.

1970, 12 aprile. Oceano Atlantico. Il sottomarino sovietico K-8 affonda nell’Atlantico con a bordo due reattori e due siluri a testata nucleare.

1971 Den Haag (Olanda). Rottura di un tubo per il convoglia-mento di acqua radioattiva.

1971 Kansas. Si scopre che la miniera di sale scelta per lo stoccaggio delle scorie radioattive, al riparo dell'acqua, è piena di buchi e l'Aec (Ente americano per l'energia nucleare) è costretto a improvvisare dei piani di stoccaggio in superficie.

1971 Francia. Fournier rivela in «Charlie Hebdo» n. 14 che un tecnico del centro nucleare di Saclay ha tentato, due anni prima, di suicidarsi dando fuoco al laboratorio in cui lavorava.

1972 Francia. Due militanti del gruppo ecologico «Survivre et vivre» scoprono che più di 500 fusti di residui radioattivi su 18.000 conservati all'aperto al centro di ricerche nucleari di Saclay, hanno larghe fenditure che lasciano così sfuggire la radioattività.

1972 Francia. Un operaio portoghese che non conosce i segnali di pericolo lavora parecchie ore in una sala irradiata del centro di Saclay.

1972 Francia. Ancora al centro di Saclay sfuggono dieci metri cubi di liquidi radioattivi.

1972 Usa. Due lavoratori nell'impianto di Surry muoiono per l'esplosione dei tubi di un sistema di sicurezza mentre ispezionano tubi già difettosi.

1973 Marzo, Chinon (Francia). Arresto definitivo della centrale nucleare di Chinon I, dopo soli 11 anni di funzionamento. Di fatto la centrale ha mosso le turbine per 43.000 ore, ossia per 5 anni.

1973, aprile. Isole Hawaii (USA). Fuga radioattiva nel sottomarino statunitense Guardfish alle Hawaii. Cinque marinai dell’equipaggio vengono contaminati dalle radiazioni

1973 Hanford (Usa). La Aec ammette che nei 15 anni precedenti si sono verificati 15 incidenti in cui si sono liberati liquidi radioattivi per un totale di 1.600.000 litri.

1973 Settembre, La Hague (Francia). Fuga di gas radioattivo. 35 lavoratori sono contaminati di cui 7 gravemente.

1973 Settembre, Windscale (GB). Nell'officina di ritrattamento si ha un rigetto di radioattività. 40 lavoratori sono contaminati.

1973 Novembre, Hanford (Usa). Si ha la diciassettesima fuga di liquidi radioattivi. Gli accumuli di plutonio in una fossa vicino alla città sono così grandi da rendere possibile una reazione a catena.

1973 Dicembre, Usa. Di 39 reattori, negli Usa, 13 sono fuori servizio. Brown's Ferry lavora al 10%, Peach Botton al 2%, Connec 2 al 20%.

1973 Den Haag (Olanda). 35 addetti agli impianti sono intossicati (7 in modo molto grave). Nubi di gas radioattivo si diffondono per 15 minuti sulla campagna.

1974 Usa. Da un'inchiesta risulta che più di 3.700 persone che avevano accesso ad armi atomiche hanno dovuto essere licenziate. Motivi: demenza, decadimento intellettuale, alcolismo.

1974 Sevcenko (Urss). Reazione tra il sodio (usato come liquido refrigerante) e l'acqua con generazione di idrogeno e soda caustica (che a sua volta corrode il circuito di trasporto del fluido). Il risultato è una grossa esplosione.

1974 Aprile, Austria. Qualcuno contamina volontariamente il treno Vienna-Linz con Iodio 131 e Iodio 113. Dodici persone vengono ricoverate. Gli autori dell'attentato non sono mai scoperti.

1974 Maggio, Casaccia (Italia). Si spacca un recipiente contenente plutonio. Non si sa altro.

1974 Maggio, Usa. L'Usaec comunica che 861 anomalie si sono prodotte nel 1973 nei 42 reattori in funzione; che 371 avrebbero potuto essere serie e che 18 lo furono realmente (di cui 12 con fuga di radioattività).

1974 Usa. Una nube radioattiva di trizio si forma per una fuga di gas da un condotto della centrale di Savannah Mirex, in Carolina. La nube va lentamente alla deriva ad una altezza di 70 metri.

1974 Francia. A 60 anni dall'avvio di una fabbrica di radio, nonostante il suo smantellamento, si libera ancora una radioattività significativa. L'acquirente del terreno di Gyf-sur-Yvette sul quale la fabbrica è situata scopre in vari punti fonti radioattive che superano 50 volte la dose massima consentita.

1974 Belgio. L'acqua della condotta Visé, captata nel Pletron, contiene da 2 a 3 volte più radon 22 (gas radioattivo) del massimo ammesso per una popolazione adulta vicina ad una centrale.

1974/75. Leningrado (URSS). Una serie di incidenti viene segnalata nell’inverno tra il 1974 e il 1975 presso la centrale nucleare di Leningrado, in Unione Sovietica. Tre morti accertati.

1975 Gennaio, Usa. Viene ordinata la chiusura di 23 reattori per guasti nel sistema di raffreddamento, vibrazioni anormali e piccole fughe di gas radioattivo.

1975, 19 novembre. Germania. Muoiono 2 operai nel reattore di Gundremmingen. I due dovevano riparare una valvola. Escono 4 litri di vapore radioattivo ad una pressione di 60 atmosfere e ad una temperatura di 270°C.

1975, 22 novembre, Italia. Due navi americane, la portaerei J.F.Kennedy e l'incrociatore Belknap, a bordo della quale vi erano armi nucleari, (come testimonia l'allarme in codice "broken arrow" che fu lanciato dal comandante della sesta flotta americana e che indica appunto un incidente che vede coinvolte armi nucleari) si scontrano al largo della Sicilia. La Belknap prese fuoco e fu gravemente danneggiata, ma l'incendio venne fermato a pochi metri dal magazzino che conteneva le armi atomiche.

1975 Marzo, Brown's Ferry (Usa). Per cercare correnti d'aria nella cabina di comando della centrale viene usata una candela che appicca il fuoco a tutti i cavi elettrici bloccando tutti i sistemi di sicurezza. Si riesce a rimediare fortunosamente (per un resoconto più dettagliato di questo grave incidente vedi il «Corriere della sera» del 2/7/1977, p. 3.). Secondo il calcolo delle probabilità questo incidente può verifi-carsi in un caso su mille miliardi!

1975, 7 dicembre. Lubmin (Repubblica Democratica Tedesca). Un cortocircuito nell’impianto della Centrale di Lubmin, sul litorale baltico nella Germania Orientale, provoca una parziale fusione del nucleo del reattore.

1976 Gennaio, Germania. Sempre a Gundremmingen la neve caduta in abbondanza spezza le linee elettriche che convogliano l'energia prodotta nel reattore. Questo, spento con la procedura d'emergenza, fu soggetto ad una tale pressione interna che le valvole di sicurezza si aprirono e liberarono vapore radioattivo.

1976 Windscale (GB). Il reattore contamina di Iodio 131 centinaia di miglia di territorio.

Ottobre 1976 Tallin (Urss). Salta in aria una centrale atomica sotterranea: almeno cento persone sono morte. Le autorità sovietiche negano ma dopo il 25 ottobre, e per una settimana almeno, il quotidiano russo ha pubblicato una decina di necrologi ogni numero (Per un resoconto più dettagliato di questo incidente vedi «Panorama» de 30/11/1976, p. 145.).

1977 Bulgaria. Nella centrale di Klozodiy, a causa di un terremoto, salta la strumentazione di controllo del reattore. Grazie ai tecnici che sono riusciti a fermare la reazione, l’Europa ha evitato conseguenze gravissime.

1977 Aprile, El Ferrol (Spagna). Fuga radioattiva. Più di 100 persone contaminate.

1978 Maggio, Caorso (Italia). Il giorno del collegamento della centrale con la rete elettrica (26 maggio '78) si sono avute fughe limitate nel reparto turbine. Ci sono valvole che non tengono, strutture portanti, come i tiranti che sostengono i tubi del gas radioattivo, mal progettati con calcoli sbagliati.

1979 Three Mile Island, Harrisburgh, Usa. Il surriscaldamento del reattore provocò la parziale fusione del nucleo rilasciando nell'atmosfera gas radioattivi pari a 15000 terabequerel (TBq). In quella occasione vennero evacuate 3.500 persone.

1979, 7 agosto. Tennessee (USA). La fuoriuscita di uranio arricchito da una installazione nucleare segreta provoca la contaminazione di oltre 1.000 persone. Vengono registrati nella popolazione valori di radioattività fino a cinque volte superiori alla norma.

1979, agosto. Erwin (USA). Oltre 1.000 persone vengono contaminate a seguito di una fuga radioattiva in un centro di ricerca nucleare, fino ad allora rimasto segreto, a Erwin, negli Stati Uniti.

1982 USA. Nella centrale di Giuna, uno dei tubi del sistema refrigerante sì fessura e scarica acqua bollente radioattiva.

1982 USA. Dopo l’incidente di Giuna si scoprono in altre sette centrali oggetti di metallo dimenticati nelle condotti. Molti impianti sono così fermati perché ritenuti poco sicuri.
1981, marzo. Tsuruga (Giappone). 280 persone vengono contaminate a causa di una fuga di residui radioattivi nella centrale di Tsuruga, in Giappone. Un mese dopo le autorità comunicano che 45 operai sono stati esposti a radioattività nel corso delle operazioni per la riparazione della centrale.

1983, novembre. Sellafield (Gran Bretagna). Lo scarico di liquidi radioattivi nel Mare d’Irlanda provoca la reazione di cittadini ed ecologisti, che sollecitano la chiusura della centrale nucleare di Sellafield, in Gran Bretagna.

1985, 10 agosto. URSS. Un’esplosione devasta il sottomarino atomico sovietico Shkotovo-22: muoiono dieci membri dell’equipaggio esposti alle radiazioni.

1986, 6 gennaio. Oklahoma (USA). Un operaio muore e altri 100 restano contaminati a seguito di un incidente che si sviluppa in una centrale atomica in Oklahoma, negli Stati Uniti.

1986, fine aprile. Chernobyl, Unione Sovietica. L'incidente nucleare in assoluto più grave di cui si abbia notizia. Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e l'esplosione del vapore radioattivo. Si levò al cielo una nube pari a 12.000.000 di TBq di materiale radioattivo disperso nell'aria (per avere un'entità del disastro confrontate questo valore con i 15.000 Tbq del precedente incidente nucleare registrato nel 1979 a Three Mile Island negli Usa). Circa 30 persone morirono immediatamente, altre 2.500 nel periodo successivo per malattie e cause tumorali. L'intera Europa fu esposta alla nube radioattiva e per milioni di cittadini europei aumentò il rischio di contrarre tumori e leucemia. Non esistono dati ufficiali sui decessi complessivi ricollegabili a Chernobyl dal 1986 ad oggi.

1986, 4 maggio (una settimana dopo il disastro di Chernobyl). Hamm-Uentrop, Germania Ovest. Un esperimento in un impianto da 300 megawatt THRT-300 PBMR (reattore a letto di sfere) nella Germania Ovest ha causato la fuoriuscita di materiale radioattivo dopo che uno dei letti di sfere è stato immesso nel condotto utilizzato per portare carburante al reattore. Il tentativo di rimuovere l’ostruzione creatasi ha danneggiato il condotto e causato il rilascio di radionuclidi. Radiazioni sono state misurate per circa due kilometri intorno al reattore.

1986, 6 ottobre. Oceano Atlantico. Il sottomarino K-219 affonda nell’Atlantico con 34 testate nucleari a bordo.

1989 Finlandia. Avaria nel sistema di controllo nella stazione di Olkiluoto.

1990 Germania. Infiltrazione di tritio nella stazione nucleare di Kruemmel.

1991 Finlandia. Spegnimento manuale dovuto ad un incendio nella stazione di Olkiluoto.

1991 Germania. Incidente durante il rifornimento di carburante nella stazione di Wuergassen.

1991, febbraio. Mihama (Giappone). La centrale riversa in mare 20 tonnellate di acqua altamente radioattiva

1992, 24 marzo. San Pietroburgo (Russia). A seguito della perdita di pressione nell’impianto di Sosnovy Bor nei pressi di San Pietroburgo, fuoriescono e si disperdono in atmosfera iodio e gas radioattivi.

1992, novembre. Forbach (Francia). Un grave incidente nucleare causa la contaminazione radioattiva di tre operai. I dirigenti dell’impianto vengono accusati l’anno successivo di non aver approntato le misure di sicurezza previste.

1992 Germania. Avaria nel sistema di raffreddamento nella centrale di Brunsbuttel.

1993, 13 febbraio. Sellafield (Gran Bretagna). Fuga radioattiva nell’impianto di riprocessamento di Sellafield. La densità massima di radionuclidi dello iodio consentita viene superata di oltre tre volte.

1993, 17 febbraio. Barsebaeck (Danimarca). Uno dei reattori della centrale di Barsebaeck viene temporaneamente fermato a causa della fuoriuscita accidentale di vapore radioattivo.

1993, aprile. Siberia (Russia). Un incendio nel complesso chimico di Tomsk-7 colpisce un serbatoio di uranio. Risultano contaminati circa 1.000 ettari di terreno. La nube radioattiva si dirige verso zone disabitate.

1994, 23 marzo. Biblis (Germania). Centrale nucleare di Biblis: una falla nel circuito primario di un reattore fa uscire liquido altamente contaminato.

1994, 28 giugno. Petropavlosk (Russia). Fuga di materiale radioattivo nella baia di Seldevaia a causa della rottura di un deposito a Petropavlosk. Settembre 1995 – Kola (Mare di Barents). L’energia elettrica della centrale di Kola viene staccata per morosità e vanno fuori uso i sistemi di raffreddamento. Incidente solo sfiorato, grazie all’intervento del comandante della base.

1995 Germania. L'Alta Corte tedesca decide che la licenza di attività concessa alla stazione di Mülheim-Kärlich è illegale, a causa della mancata considerazione, in fase di concessione, del rischio di terremoto nella zona.

1995, novembre. Cernobyl (Ucraina). Un’avaria al sistema di raffreddamento del reattore n.1 di Cernobyl causa un incidente nel quale la radioattività si disperde e contamina gli operai impegnati nella manutenzione.

1995, 8 dicembre. Monju (Giappone). Due tonnellate di sodio liquido e altro materiale radioattivo fuoriescono dal reattore nucleare prototipo di Monju nella prefettura di Fukui a causa di un malfunzionamento al sistema di raffreddamento. L’impianto è costituito da un reattore autofertilizzante a neutroni veloci FBR.

1996, febbraio. Dimitrovgrad (Federazione Russa). Un addetto causa la rottura della valvola di sicurezza di uno dei reattori del centro di ricerche atomiche di Dimitrovgrad. Fuoriesce una nube radioattiva contenente soprattutto radionuclidi di manganese.

1996 Germania. Un programma della TV tedesca, Monitor, svela che la Siemens ha compiuto numerosi errori durante la costruzione della stazione di Kruemmel.

1997 Germania. 20.000 dimostranti si affollano presso il deposito di scorie radioattive di Gorleben per manifestare contro il trasporto di scorie nucleari.

1997 Germania. Un treno trasportante liquido nucleare deraglia di fronte alla stazione di Kruemmel.

1997, marzo. Tokaimura (Giappone). Un incendio e un’esplosione nel reattore nucleare nell’impianto di ritrattamento nucleare di Tokaimura contamina almeno 35 operai.

1997, giugno. Arzamas (Russia). Un incidente nel centro ricerche di Arzamas porta i materiali radioattivi sull’orlo di una reazione a catena. Si sviluppa una nube radioattiva a seguito della quale muore il responsabile dell’esperimento.

1997, luglio. La Hague (Francia). Il comune di Amburgo denuncia presenza di radioattività nell’acqua scaricata nella Manica dall’impianto di trattamento francese di La Hague. La Francia smentisce, ma il presidente della Commissione di controllo si dimette.

1997, settembre. Urali (Russia). Sugli Urali si scontrano un trattore e un camion che trasporta isotopi radioattivi. Da due container fuoriesce liquido pericoloso contenente iridio 192 e cobalto 60. Nell’area la radioattività sviluppata è 25 volte superiore al limite consentito.

1998, 1 maggio. Catena delle Alpi. Le autorità di controllo francesi scoprono elevati livelli di contaminazione da cesio 137 sulle Alpi, causati dal passaggio di rottami ferrosi provenienti dall’Europa dell’Est.

1999, 8 Gennaio, Francia. Centrale di Cruas Meysse, 65 persone evacuate dopo che si sono accese le luci d’allarme radioattivo.

1999, 11 Marzo, Francia. Centrale del Tricastin, un contaminato.

1999, 16 Giugno, Russia. Centrale di Seversk, 2 contaminati per fuga radioattiva.

1999, 23 Giugno, Ucraina. Centrale di Rivno, principio incendio.

1999, 4 Luglio, Ucraina. Centrale di Zaporozhie (Ucraina), bloccato un reattore per precauzione.

1999, 12 Luglio, Giappone. Centrale Tsuruga, bloccato reattore per una perdita acqua.

1999, 17 Luglio, Ucraina. Centrale di Cernobyl, 3 operai contaminati.

1999, 30 settembre. Tokaimura, Giappone. Un incidente in una fabbrica di combustibile nucleare attivò la reazione a catena incontrollata. Tre persone morirono all'istante mentre altre 450 furono esposte alle radiazioni (119 in modo grave).

La mattina di giovedì le autorità rivelano che, a causa di una fuoriuscita d’uranio, si è innescata una fissione incontrollata nel nocciolo del reattore.

· Alle 10:30 scatta l’allarme, alcuni operai sono stati contaminati in modo molto grave.

· Alle 12:41 la polizia crea un “cordone” intorno alla centrale, si capisce che l’incidente sta diventando più grave del previsto.

· Alle 15:18 alcune famiglie residenti nei pressi della centrale vengono evacuate.

· Alle 21:00 si tiene una riunione di emergenza e il governo comprende a questo punto la gravità dell’incidente; oltre 300000 persone invitate a stare in casa.

· Alle 24:00 la radioattività attorno e dentro all’impianto raggiunge livelli tra le 10 e le 20 mila volte superiore alla norma.

· Alle 2:30 del giorno seguente 18 tecnici operi nell’impianto accettano una missione da veri “kamikaze”, devono entrare nell’impianto per fermare la reazione a catena, ben consapevoli che, terminata la missione, non sarebbero più stati gli stessi.

· Alle 6:00 le autorità affermano che la radioattività è scesa a zero.

Dopo si accerterà che è stato un errore umano, i tecnici stavano infatti trasportando, all’interno dell’edificio dove si tratta l’uranio usato come combustibile nella vicina centrale nucleare, due barili di miscela di uranio- acido nitrico(che venivano miscelati a mano, con un rudimentale imbuto, di 30 kg ognuno: questi sono involontariamente caduti terra e, essendosi miscelati, hanno innescato la reazione. I tecnici che hanno fermato la reazione sono all’ospedale in gravissime condizioni.

1999, 2 Ottobre, Ucraina. Centrale di Khmelitskaya, blocco del reattore per malfunzionamento.

1999, 4 Ottobre, Corea del sud. Centrale di Wolsong, una fuoriuscita di acqua pesante durante lavori di manutenzione causa l’esposizione alle radiazioni di 22 operai impiegati presso l’impianto.

1999, 5 Ottobre, Finlandia. Centrale Loviisa, perdita di idrogeno. Secondo i tecnici della centrale c’è stato un pericolo di incendio e perdite.

1999, 8 Ottobre, Giappone. Deposito di scorie a Rokkasho, fuoriuscita radiazioni. Le radiazioni provengono da due fusti arrivati dalla centrale nucleare di Ekushima.

1999, 20 Ottobre, Francia. Superphenix, un incidente arresta lo scarico di materiale radioattivo.

1999, 27 ottobre, USA. "I bambini statunitensi residenti vicino le centrali nucleari di New York, New Jersey e Florida hanno nei denti un "radioisotopo" (lo stronzio 90) che li espone ad un rischio tumore molto alto". Così Ernest Sternglass, professore di radiologia all'università di Pittsburgh ha esordito nell'ultima conferenza stampa del progetto no-profit di "radioprotezione e salute pubblica". Lo sconcertante risultato è stato ottenuto dai ricercatori statunitensi che hanno analizzato 515 bambini residenti negli Stati di New York, New Jersey e Florida. I livelli di radioattività rilevata nei campioni, raccolti dal 1979 al 1992, erano molto vicini a quelli osservati a metà degli anni '50 quando Stati Uniti e Unione Sovietica, in piena guerra fredda, si dilettavano negli esperimenti con le armi invisibili. Secondo i responsabili del progetto i livelli di radioattività dovevano invece essere scesi intorno allo zero. "Se gli esperimenti nucleari sia di superficie, sia sotterranei sono effettivamente terminati, i primi sospetti cadono sui reattori nucleari e sui relativi incidenti", ha detto Sternglass, che ha aggiunto: "II mondo è troppo piccolo per gli incidenti nucleari". I responsabili del progetto attribuiscono parte di questa radioattività al disastro avvenuto nel 1979 a Three Mile Island e a quello di Chernobyl nel 1986. Ci sono documenti federali che testimoniano la fuga nucleare dal reattore di Suffolk (New York) nei primi anni '80.

1999, 18 Novembre, Scozia. Centrale di Torness, un aereo tornado precipita a meno di 800 metri dall’impianto.

1999, 13 Dicembre, Russia. Centrale Zaporozhe, fermato reattore.

2000, 5 Gennaio, Francia. Centrale di Blayais, una tempesta costringe a fermare 2 reattori per allagamento.

2000, 27 gennaio. Giappone. Un incidente a una installazione per il riprocessamento dell’uranio in Giappone provoca livelli di radiazione 15 volte superiori alla norma in un raggio di circa 1,2 miglia. Funzionari locali segnalano che almeno 21 persone sono state esposte alle radiazioni.

2000, 15 Febbraio, USA. Reattore Indian Point 2, fuga vapore radioattivo.

2000, 16 giugno. Germania. Gradualmente, ma senza esitazioni, la Germania metterà al bando l'energia nucleare. Una dopo l'altra, nell'arco di 32 anni, le 19 centrali nucleari tuttora attive sul suolo tedesco saranno chiuse. Sui tempi dello smantellamento si è raggiunto un compromesso: il governo chiedeva 30 anni, gli industriali 35, se ne impiegheranno 32 per ogni stabilimento. Il primo che chiuderà sarà il più vecchio: la centrale di Obrigheim, aperta nel 1968, si spegnerà nel 2001. L'ultima, invece, nel 2021, sarà quella di Neckarwestheim-II, nel Baden-Wuerttemberg, che produce 1.269 Megawatt. Inoltre entro il luglio 2005 sarà proibito il trattamento delle scorie nucleari. Al momento le centrali nucleari tedesche producono il 33,5 per cento del fabbisogno energetico nazionale.

2001 Germania. Esplosione di una parte dell'impianto di Brunsbuettel.

2003, aprile. Paks (Ungheria). L’unità numero 2 del sito nucleare di Paks (costituito da quattro reattori è l’unico in Ungheria a 115 chilometri da Budapest) subisce il surriscaldamento e la distruzione di trenta barre di combustibile altamente radioattive. Solo un complesso intervento di raffreddamento scongiura il pericolo di un’esplosione nucleare, limitata ma incontrollata con gravi conseguenze per l’area intorno a Paks.

2003, 17 ottobre. Arcipelago de La Maddalena (Italia). Sfiorato incidente nucleare: il sottomarino americano Hartford s’incaglia nella Secca dei Monaci a poche miglia dalla base di La Maddalena dove solo l’abilità del comandante riesce a portare in porto il mezzo avariato. Il licenziamento di alcuni militari induce a pensare che il rischio corso non sia stato risibile.

2004, 9 agosto, Giappone. Nel reattore numero 3 nell’impianto di Mihama, 350 chilometri a ovest di Tokyo, una fuoriuscita di vapore ad alta pressione, con una temperatura superiore ai 200 gradi, è costata la vita a quattro operai. Altri sette operai sono in condizioni molto gravi. Si è trattato del più tragico incidente nella storia dello sfruttamento dell'energia nucleare a fini civili in Giappone. L’azienda Kansai Electric Power, che gestisce la centrale, si è affrettata a comunicare che non c’è stata contaminazione radioattiva.

2004, 9 agosto, Giappone. altra centrale non precisata. A quanto ha riferito l'agenzia Kyodo, le fiamme sono divampate nel settore dove vengono smaltite le scorie, adiacente al reattore numero 2, in un impianto situato nella prefettura di Shimane. Anche in questo caso non c’è stata alcuna fuga radioattiva.

2004, 9 agosto, Giappone. Incidente nella centrale nucleare della Tokyo Electric Power Company (Tepco), la più grande impresa produttrice di energia in Giappone. La società ha comunicato che il generatore dell’impianto di Fukushima-Daini è stato fermato per una perdita di acqua.

2005, aprile, Gran Bretagna. Sellafield. Viene denunciata la fuoriuscita di oltre 83mila litri di liquido radioattivo in 10 mesi a causa di una crepatura nelle condotte e di una serie di errori tecnici.

2006, maggio. Laboratori Enea della Casaccia (Italia). Fuoriuscita di plutonio, ammessa solo quattro mesi dopo, che ha contaminato sei persone addette allo smantellamento degli impianti.

2006, maggio. Mihama (Giappone). Ennesimo incidente con fuga di 400 litri di acqua radioattiva nella ex centrale nucleare di Mihama.

2006, 26 luglio. Oskarshamn (Svezia). Corto circuito nell’impianto elettrico della centrale a 250 chilometri a sud di Stoccolma per cui due dei quattro generatori di riserva non sono stati in grado di accendersi. Vengono testate tutte le centrali nucleari del Paese e quella di Forsmark viene spenta.

2006, 7 ottobre. Kozlodui (Bulgaria). Viene intercettato un livello di radioattività venti volte superiore ai limiti consentiti e le verifiche portano a scoprire una falla in una tubazione ad alta pressione. La centrale, che sorge nei pressi del Danubio, scampa a una gravissima avaria. Secondo la stampa locale la direzione cerca di nascondere l’accaduto e di minimizzarlo nel rapporto all’Agenzia nazionale dell’Energia Atomica.

2007, 28 giugno. Kruemmel (Germania). Scoppia un incendio nella centrale nucleare di Krummel, nel nord della Germania vicino ad Amburgo. Le fiamme raggiungono la struttura che ospita il reattore e si rende necessario fermare l’attività dell’impianto. In pochi mesi si verificano avarie anche nelle centrali di Forsmark, Ringhals e Brunsbuttel.
Secondo il rapporto 2006 del ministero federale dell’Ambiente, l’impianto di Kruemmel è il più soggetto a piccoli incidenti tra le 17 centrali. Stando ai piani di uscita dal nucleare, fissati in una legge del 2002, il reattore dovrebbe essere spento al più tardi nel 2015.

2007, 16 luglio. Kashiwazaki (Giappone). La centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo che fornisce elettricità a 20 milioni di abitanti, viene chiusa in seguito ai danneggiamenti provocati dal terremoto. L’Agenzia di controllo delle attività nucleari giapponesi ammette una serie di fughe radioattive dall’impianto, ma precisa che si tratta di iodio fuoriuscito dal una valvola di scarico. Il direttore generale dell’AIEA, Mohammed El Baradei, dice che il sisma: “è stato più forte di quello per cui la centrale era stata progettata”. Il terremoto provoca un grosso incendio in un trasformatore elettrico, la fuoriuscita di 1.200 litri di acqua radioattiva che si riversano nel Mar del Giappone e una cinquantina di altri incidenti. Si teme che la faglia sismica attiva passi proprio sotto la centrale.











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