venerdì 25 luglio 2008

Basta parlare di nucleare. Dobbiamo cominciare a pensare ad altro.

I recenti incidenti avvenuti nelle centrali nucleari francesi e non solo, si sono susseguiti ad un ritmo tale da destare qualche preoccupazione in più alle popolazioni. Preoccupazioni che appaiono più che giustificate. Ma seppure fossero esagerate, quegli incidenti dovrebbero dare l'occasione per discutere realmente, non tanto (o non solo) di nucleare, quanto di energia e di ambiente.
Quello che viene ripetutamente detto è che il nucleare è un'energia pulita, economica e con capacità produttive su ampia scala. Messa in questi termini, sembrerebbe l'unica via per continuare ad avere l'energia necessaria, senza incidere sui cambiamenti climatici. O quanto meno, pare si tratti del meno peggio.

Più volte le tesi ottimistiche (o forse interessate e strumentali) sui benefici dell'energia nucleare, sono state smentite da illustri scienziati. Non le ripropongo qui, perchè la riflessione che voglio provare a fare è un'altra. Penso si possa trarre, nelle tante proposte che vengono formulate per soddisfare il bisogno energetico, una considerazione che forse è la più preoccupante: la continua e sempre maggiore richiesta di energia che, se non fermata, porterà alla rovina il nostro pianeta (peraltro già malato), qualunque fonte di energia si voglia adottare.
Si parla di "coprire" il deserto del Sahara con pannelli solari; si parla da diversi anni ormai di energia prodotta attraverso l'idrogeno; si parla di eolico; si parla da tempo di idrogeno e si potrebbe continuare. Difficilmente però, tutte queste alternative possono soppiantare il primato delle fonti di energia da origine fossile (petrolio e carbone). Tanto che proprio ieri un articolo di repubblica.it faceva sapere, parlando dell'Italia, che nonostante la produzione di energia da fonti rinnovabili sia incrementata (per il solare raddoppiata), la percentuale di produzione di energia da tali fonti sul totale, è diminuita. Sembra contraddittorio, ma non lo è considerando la crescente richiesta di energia, non soddisfatta dalle fonti rinnovabili e coperta da quelle tradizionali e sporche. Così, intanto si allontana l'obiettivo imposto dall'Unione Europea del 20 per cento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020. Mentre dal 1° gennaio di quest'anno, stiamo accumulando un debito di 4.111.000 di € al giorno, per il mancato raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Sul sito del Kyoto Club, è possibile vedere l'aggiornamento in tempo reale del debito, che si presume arriverà ad essere di circa 1,5 miliardi di euro a fine 2008.

Ma tornando ai consumi ed alle fonti di energia, pur volendo essere tanto ottimisti da supporre che le fonti rinnovabili possano soddisfare l'intera domanda di energia mondiale ai livelli odierni, non potremmo comunque non tenere conto delle modificazioni ambientali che comunque si produrrebbero. Molto probabilmente minori rispetto ad oggi, ma non credo trascurabili. Penso, tanto per fare un esempio, a quali effetti nel sottosuolo (terrestre o marino in caso di offshore) potremmo aspettarci, da una massiccia intensificazione dell'utilizzo di pale eoliche. E non possiamo trascurare le attività industriali per la produzione di elementi per catturare le fonti di energia, che intanto emettono in atmosfera ed in mare e nel sottosuolo i loro agenti inquinanti.
Nemmeno credo possiamo permetterci il lusso di continuare ad inquinare il pianeta al ritmo attuale, pure in funzione di arrivare ad un ipotetico completo utilizzo di fonti di energia rinnovabile e perciò allo scopo di azzerare un giorno l'uso di energie sporche. Infatti, pure assumendo un disperato ottimistismo in tal senso, non si può non considerare che la Terra non potrà sopportare a lungo questa massiccia iniezione di veleni.

L'unica soluzione già oggi praticabile senza produrre ulteriori danni ambientali, e senza la quale ogni altra alternativa energetica non sarebbe realmente efficace, è perciò la riduzione dell'uso di energia, innanzitutto attraverso la riduzione degli sprechi. Ad esempio, Greenpeace fa sapere che con il semplice diffuso utilizzo in Italia di lampadine a risparmio energetico, si risparmierebbero 5,6 miliardi di chilowattora all'anno, pari all'energia prodotta da una centrale termoelettrica di 1000 MW.
Ci sarebbe da fare qualche sacrificio e qualche rinuncia. Ma credo ne valga la pena. Occorre modificare gli stili di vita. Ne vale della salute del pianeta. Ed ovviamente anche della nostra.

18 commenti:

Jobove - Reus 25 luglio 2008 alle ore 12:56  

very good blog, congratulations
regard from Reus Catalonia Europe
thank you

Anonimo,  25 luglio 2008 alle ore 14:02  

Sì, dubito anche io che saremo assunti dalla Mastercard!
Grazie del link, ho ricambiato!
C.

Crocco1830 25 luglio 2008 alle ore 16:04  

@ té la mà maria - reus: thank you.

@ mr. tambourine: ok.

Franca 25 luglio 2008 alle ore 16:35  

Per quando riguarda il nucleare due semplici considerazioni.
La prima: l'energia prodotta col nucleare è economica solo se non si considerano le spese (rilevanti) per la costruzione delle centrali e quelle di smaltimento delle scorie.
Il nostro pianeta non potrà sostenere per sempre gli attuali ritmi di crescita ai quali si aggiungeranno quelli dei paesi in via di sviluppo che aspirano giustamente ad un migliore tenore di vita.
L'unica salvezza è nella decrescita...

Crocco1830 25 luglio 2008 alle ore 17:11  

@ franca: esatto. Sulla prima considerazione aggiungerei che non è conveniente nemmeno dal punto di vista ambientale, se si osservano le attività collaterali ma indispensabili.
Sulla seconda: giustamente i paesi in via di sviluppo aspirano ad un migliore tenore di vita ... e noi giustamente dovremmo fare qualche passo indietro.

Unknown 25 luglio 2008 alle ore 17:33  

E quindi serve una grande capacità di trasformazione del modo di pensare. Impresa biblica, possibile solo di fronte a qualche terribile evento.

Crocco1830 25 luglio 2008 alle ore 20:14  

@ riverinflood: esatto, ci vuole una svolta nello stile di vita, che necessita una cambio di rotta nel pensare. Credo proprio che non ci siano troppe alternative: o cambiamo, o saremo costretti a farlo.

Imagine 26 luglio 2008 alle ore 13:33  

ritornare al nucleare è come curare la schizofrenia sostituendo gli amici immaginari...
non c'è via d'uscita continuando a ragionare così.

complimenti per il blog! ti va uno scambio di link?

DS 26 luglio 2008 alle ore 13:38  

tutto vero.
niente di più.
tommi

Crocco1830 26 luglio 2008 alle ore 18:16  

@ imagine: esempio calzante. Anche considerando lo "schizofrenico" sfruttamento delle risorse e le immaginarie di soluzioni possibili che vengono propinate.

@ tommi: dobbiamo cerchare solo di prenderne davvero coscienza.

Anonimo,  26 luglio 2008 alle ore 21:01  

Credo di essere l'unico essere umano di sinistra in Italia (molto di sinistra, lo giuro) ad essere d'accordo sulla produzione di energia nucleare. Ho fatto anche un post sul mio blog, che ha scatenato un piccolo putiferio. Resto comunque di un'idea: rapportati i rischi, la produzione di scorie, l'impatto ambientale, i costi di produzione e il rapporto tra energia prodotta e combustibile utilizzato, l'energia nucleare è comunque la fonte "sporca" meno dannosa. Credo che in questo periodo si faccia un gran parlare di incidenti, tutti normali e di scarsa rilevanza, unicamente perchè si discute di un possibile ritorno al nucleare. Ma a prescindere da quanto penso io, credo che ci sia bisogno di un nuovo referendum, primo perchè è un argomento che interessa l'Italia intera, secondo perchè il primo referendum fu viziato dalla recente fusione del reattore di Chernobyl. Le opposizioni di chi è contrario oggi, rispetto al passato, sono più ragionate e informate, e ciò vale anche per le posizioni favorevoli, che hanno ugualmente argomenti validi a sostegno. Dovremmo iniziare seriamente una raccolta di firme per il referendum, che dovrà però essere equo ed imparziale, con una campagna informativa approfondita che illustri ai cittadini pro e contro dell'energia nucleare, senza inutili esagerazioni, sia in un senso che nell'altro. Solo così sarà un referendum che può essere considerato attendibile e democratico, qualunque sia la posizione che prevalga sull'altra.
Quello che però vorrei che gli altri tenessero a mente, è che ci serve energia potente in questi anni di transizione, finchè non verrà sviluppata a dovere la fusione controllata dell'idrogeno, che darebbe virtualmente energia infinita a costi irrisori. E' ancora lontana, è vero, ma un investimento cospicuo sulla ricerca accelererà le cose, e l'Italia non deve rimanere indietro, facendo lo stesso errore del nucleare. Un'ultima cosa, la crescente richiesta di energia della società odierna, non deve essere vista solo in senso negativo, ma è sintomo anche del fatto che aree povere del pianeta stanno lentamente prendendo quota, e questo è umanamente positivo.

P.S., nessun problema per il link, ci mancherebbe, lo scambio di opinioni, più è numeroso e più è proficuo.

Anonimo,  26 luglio 2008 alle ore 22:08  

Il nostro pianeta è minacciato da gravi pericoli: cambiamenti climatici, biosicurezza, esaurimento delle risorse collettive, carenza di cibo. Perché oltre a tutto ciò
dovremmo anche aggiungere l’enorme onere che comporta l’energia nucleare?
Che, tra le altre cose, non aiuta per niente i paesi più poveri dato che la tecnologia che questa presuppone ha costi decisamente troppo elevati, si rivela inadatta alle situazioni locali, e in ogni caso è di applicazione troppo lenta.

Crocco1830 27 luglio 2008 alle ore 10:48  

@ cesco: sul quanto sia sporca l'energia nucleare, credo che tu abbia tralasciato alcuni aspetti rilevanti, quali: l'inesistenza di centrali sicure; lo smaltimento delle scorie (come e dove?); inquinamento da CO2 rilevante e costi alti, considerando l'intera filiera. Inoltre c'è da considerare gli aspetti, interconnessi tra loro, ad esempio: smaltire correttamente le scorie, comporterebbe dei costi astronomici. Già solo questo renderebbe il nucleare antieconomico. L'antieconomicità di realizzare siti di smaltimento adeguati, vuole dire tenere le scorie in ambienti non adatti, con evidenti danni per l'ambiente e la salute. E si potrebbe continuare.
Sul referendum, onestamente non credo nella possibilità di un dibattito imparziale, non fosse altro che per gli interessi in gioco e comunque non credo che lo strumento referendario, sia sempre sintomo di scelte democratiche, visto che anche lì, chi è più forte può condizionare fortemente le scelte.
Considerare la necessità di una energia di transizione, in attesa di altre tipologie di energie per soddisfare la domanda, presuppone l'accettazione di una società energivora, a cui potenzialmente non basterà mai l'enegia disponibile. Credo sia un circolo vizioso da interrompere, anche perchè, come giustamente dici, ci sono le aree povere del pianeta che chiedono di emergere ed hanno bisogno di energia. Ma se si vuole una crescita dei paesi emergenti, noi dobbiamo rallentare, altrimenti porteremmo il pianeta alla rovina e comunque quei paesi rimarrebbero comunque indietro.

@ zapatos: hai ragione, non è quella la strada. Se poi si considera che se cominciasse oggi la costruzione di una nuova centrale, quando questa sarà realizzata, sarà anche di fatto già sorpassata.

Anonimo,  27 luglio 2008 alle ore 11:46  

Punti di vista ragionati, per questo rimango comunque a favore di un referendum. Un piccolo appunto, il rilascio di CO2 nelle centrali nucleari è inesistente, il "fumo" che si vede è solo vapore acqueo delle torri di raffreddamento. Ma a parte questo sulla antieconomicità avrei i miei forti dubbi, i paesi che le utilizzano hanno una forte e costante cresita industriale con energia a costi bassi, e pensa che la Francia, che in Europa è quella che ne fa più utilizzo, è anche quella che utilizza la più alta percentuale di energie rinnovabili. Resta comunque il fatto che la quantità di scorie prodotte, rapportate alla quantità di energia fornita, sono enormemente inferiori rispetto al petrolio, che oltretutto attraversa fasi altamente inquinanti durante l'estrazione e la raffinazione. La differenza è che le scorie radioattive vengono stipate per non venire in contatto con gli esseri viventi, mentre quelle petrolifere, non radioattive, vengono tranquillamente disperse nell'aria.

riccardo gavioso 27 luglio 2008 alle ore 18:26  

come al solito chi ci governa fa disinformazione per difendere scelte assurde e interessate.
Fonti rinnovabili e riduzione dei consumi, come giustamente sottolinei, sono le uniche cose sensate da fare. Purtroppo essendo sensate, non le vedo benissimo...

una buona serata

Anonimo,  27 luglio 2008 alle ore 19:08  

Mah, la Germania ha impianti fotovoltaici sempre più diffusi e si sta denuclerizzando.
L'America sta perfezionando la potenza dei pannelli con vernici e altro: sono convinta che potrà soppiantare il petrolio, senza alcun dubbio.
In fondo le macchine potrebbero essere elettriche, l'energia potrebbe essere presa dalla spazzatura e via così.
E quando ognuno di noi comincerà ad avere i pannelli vendendo e producendosi energia, tutto questo sarà realta...

Anonimo,  27 luglio 2008 alle ore 23:27  

Magari fosse così semplice, purtroppo al momento la resa delle fonti alternative non possono soddisfare il fabbisogno industriale, senza tenere conto che c'è un grande paradosso, se si vuole costruire qualcosa, questa necessita di energia, non si fabbrica da sola. Passare alle macchine elettriche è un percorso enormemente lungo, tieni conto che il 99% dei trasporti si muove con il petrolio, e un'inversione di tendenza è assai improbabile. Inoltre, se avessimo davvero dall'oggi al domani un cambiamento totale, rimarrebbe comunque un problema: dove la prendiamo l'energia elettrica per ricaricare le batterie? Ci ritroveremmo all'improvviso con circa 70 milioni di mezzi che necessitano di energia elettrica per ricaricare le batterie, e questo non riguarda solo l'Italia. Non sto remando contro, è solo che molte volte non si tiene conto dei molteplici aspetti che la società affronta quotidianamente. Ci lamentiamo della chimica inquinante, ma è grazie ad essa se riusciamo a limitare il disboscamento, utilizzando il legno in misura minore rispetto al passato. Ci riempiamo di belle parole, ma chi rinuncerebbe al benessere che abbiamo? Nessuno, e questo lo sanno anche quelli di Green Peace.

Crocco1830 28 luglio 2008 alle ore 11:59  

@ cesco: su tutti i punti (impatto ambientale, economicità, costi) non si può limitarsi a vedere la produzione nuda e cruda. Come ho detto nel mio commento precedente, è necessario valutare l'intera filiera, dalla realizzazione fino alla dismissione dell'impianto, vista l'enorme incidenza delle singole fasi, in tutti gli ambiti.

@ riccardo: è vero, la disinformazione è alla base di ogni scelta illogica. Per di più qui si tratta di scelte pericolose.

@ alicesu: giusta osservazione. In tutta Europa si tende alla dismissione degli impianti e gli USA non costruiscono centralei dagli anni '70. Forse non si tratta di una strada realmente praticabile. Altri interessi sono in gioco e non sono la tutela ambientale o l'energia a basso costo.

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