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lunedì 27 luglio 2009

Ronde SSS, ronde nere ... bisogna aspettare il morto per rimediare ad una legge squallida?


Scontri tra ronde di destra e di sinistra. Questa sarebbe la notizia? Cioè che un gruppo di militanti dei Carc e di fascisti de La Destra, si sarebbero lanciati quattro sedie di plastica e dato un paio di ceffoni? Al di là dell'episodio, che può essere considerato più o meno grave a seconda della coscienza che lo giudica, non è di questo che si dovrebbe parlare. Ma del fatto che a Massa, gira in strada un gruppo di nostalgici imbecilli che si fa chiamare SSS. Acronimo di Soccorso Sociale Sicurezza, secondo il suo fondatore Stafano Benedetti de La Destra, ma che richiama in modo ovvio le famigerate Schutzstaffel, cioè l'unità paramilitare nazista, cioè le SS.

Non si è fatto in tempo a dimenticare (perchè mi pare che già si stia dimenticando) della Guardia Nazionale Italiana, le ronde nere autorizzate a girare per le strade di Milano, che si viene a sapere di un nuovo manipolo di cerebrolesi che forte di una legge che li tutela, pattugliano le strade di una città medaglia d’oro alla Resistenza come Massa.

E certamente non si finiscono di contare a Milano e Massa, i minorati che non vedono l'ora di indossare la camicia bruna. Gentaglia che altro non aspettava che di potersi organizzare in gruppi, protetti da una legge voluta da fascisti in divisa verde. Teppisti che fremono all'idea di poter pestare un "negro", uno "zingaro" o un capellone.

Di aggressioni fasciste ne ricordiamo già tante. Di morti ammazzati da criminali teste (di cazzo) rasate, ce ne sono stati già troppi. Ora quelle stesse teste (di cazzo) rasate hanno dalla loro una legge che li protegge. Certo, fintanto che non commettono reato. Ma quando accadrà (e possiamo starne certi che accadrà, se non si interviene subito), sarà troppo tardi per rimediare ad una vita spenta.
A quel punto, chi potrà sentirsi davvero innocente?


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giovedì 17 luglio 2008

Impronte digitali. C'è già chi dice: "chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere" ... perciò ho paura!

So bene di essere costantemente osservato. Sono cosciente che mille occhi guardano ogni giorno ogni mio movimento. Un Grande Fratello con gli occhi di una mosca che non mi perde mai di vista.
La carta di credito, il bancomat, il web, la posta elettronica, la scheda dei punti della spesa, gli sms, le conversazioni telefoniche, eccetera, eccetera, eccetera. Ogni passaggio della mia vita quotidiana lascia una traccia, da qualche parte.
Se solo qualcuno un giorno si prendesse la briga di incrociare i dati che quotidianamente raccolgono su di me, potrebbe arrivare a sapere quanti strappi di carta igienica utilizzo nel nettarmi il deretano quando libero l'intestino.

Perchè mai allora dovrebbe infastidirmi l'idea delle impronte digitali sulla carta d'identità dal 1° gennaio 2010? Beh, diciamo innanzitutto che mi irrita il voler fare passare questa norma, come la dimostrazione che il provvedimento che prevede la schedatura dei rom, non ha valenza razzista. Questa norma «disinnesca la questione Rom. - dice Antonio Misiani del PD - Ora le impronte saranno prese a tutti». Contento lui. Peraltro subito smentito da Maroni, che dice che la norma che prevede le impronte digitali per tutti «non supera l'ordinanza sul censimento nei campi nomadi». Appunto. Si erano illusi solo dalle parti del PD.

E comunque non sopporto l'idea di mettermi in fila e consentire ad un funzionario pubblico di avviare una mia schedatura. Ecco la differenza che passa con la giornaliera, disordinata raccolta dati, a cui facevo riferimento prima. Con l'introduzione delle impronte digitali nelle carte d'identità, si avvia quel complesso di operazioni sistematiche, attraverso le quali si raccolgono e si ordinano in via preventiva una serie di informazioni, in nome di una "sicurezza pubblica" sempre più sinonimo di "stato di polizia".
Vorrei mi fosse spiegato il motivo per il quale lo Stato si premura di tenere sotto controllo un cittadino incensurato. Certo, qualche rappresentante del Governo in carica (e forse non solo)mi verrà a dire che "chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere". Ma il sentire quella frase, non mi rassicura affatto. Anzi, tremo. Un brivido mi corre lungo la schiena, pensando che la pronunciò, nel lontano 1936, un certo Adolf Hitler.

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martedì 6 maggio 2008

E non dite che non siete stati avvertiti ... da Fini

Fini non è uno sprovveduto. Gianfranco Fini, neopresidente della Camera dei Deputati (sic!), post-fascista (ex sarebbe concedere troppo), delfino di Almirante, è un politico navigato, poco portato alle gaffe.
Non ha Fini un linguaggio berlusconiano, nel senso di goliardico ed a volte imbarazzante. Fini quando parla, lo fa quasi sempre scientemente, ben consapevole degli effetti che una dichiarazione può avere, se detta in un determinato momento ed in un salotto televisivo, come quello di Porta a Porta.
Questa considerazione, non fa che aumentare la mia preoccupazione. Perchè Fini dicendo che una protesta di piazza, è più grave di un omicidio volontario, ha di fatto criminalizzato il dissenso e lo ha fatto da terza carica dello Stato. Da quella posizione, quella di Fini non appare più una semplice opinione, quanto un avvertimento, dato quando nella memoria sono ancora vive le immagini ed i rumori e le urla del G8 genovese del luglio 2001.
Qualcuno mi dirà che stò esagerando. Che mi stò preoccupando per niente. E forse, chissà, è vero. Quella con Gianfranco Fini presidente della Camera, potrà essere invece una buona legislatura, durante la quale: i treni ricominceranno ad arrivare in orario; le porte di casa potranno rimanere aperte; ... e i manganelli potranno tornare a picchiare.

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Non si può tollerare la violenza neofascista

Ma quale sigaretta. Ma quali futili motivi. Ma con quale coraggio viene ripetuto che l'aggressione a Nicola Tommasoli a Verona, non avrebbe alcun riferimento ideologico. Quella della sigaretta era solo una scusa, per portare a termine un nuovo, ennesimo attacco fascista contro il "diverso". Comunisti, immigrati, meridionali, gay, capelloni ed ogni altra persona considerata fuori da canoni stabiliti dalle bestie neonaziste, sono potenziali vittime di queste squadracce e sono state vittime in passato delle loro aggressioni.
Di aggressioni fasciste a Verona ne ho contate dieci dal gennaio 2005, solo tra quelle riportate dal sito di antifascismo militante. E dallo stesso periodo, quello stesso sito conta in tutta Italia 262 aggressioni fasciste. Che sono soltanto quelle che il sito è riuscito a registrare, ma ovviamente il numero è approssimato per difetto.
Quindi Nicola Tommasoli, è solo l'ultima vittima di vigliacche aggressioni da parte di gruppi di neofascisti, che scorazzano per le città, se non proprio tutelati da certe istituzioni, quanto meno spesso tollerati. I cani da guardia delle "città uniformate" sono figli della mentalità leghista e fascista che vorrebbe ripulire le città, dalla presenza di immigrati, rom e "diversi" in genere, indicati sempre come il capro espriatorio di ogni male sociale.
Tutti quanti hanno dato finora il loro squallido "contributo", che ha permesso di alimentare il clima di odio contro il "diverso", dovrebbero cominciare a riflettere sulle conseguenze delle loro parole. A partire da sindaci duri e puri, come quello veronese Tosi, che apre cortei della Fiamma Tricolore a cui partecipano neonazisti e dove si urlano slogan a braccia tese; passando per i saluti romani di militanti e simpatizzanti di destra, apparso in Campidoglio a Roma, a seguito della vittoria elettorale di Alemanno e definiti "pittoreschi"; fino alle dichiarazioni del neopresidente della Camera, lo sbiadito Fini, che approfitta della morte di Nicola Tommasoli per fare speculazione politica, paragonando una bandiera bruciata ad un vile omicidio, e considerando quel gesto più grave di un'uccisione.
Dovrebbero riflettere sulla gravità di certe parole, sulle responsabilità che quelle indecenti affermazioni hanno nei confronti di ignobili gesti come quello di Verona. Ed invece continuano a minimizzare, e perciò praticamente a tollerare che dopo oltre sessanta anni dalla caduta del fascismo, si possa ancora morire per mano fascista.

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giovedì 24 aprile 2008

Dobbiamo continuare a fare Resistenza

Domani è 25 aprile e si celebra la Festa della Liberazione. La liberazione dell'Italia dall'invasore nazista e dalla dittatura fascista.
Sul 25 aprile si potrebbero scrivere tante parole. E si potrebbe scrivere in maniera commemorativa, emozionata, storica. Ho pensato di scrivere su questa festa iniziando con consiglio, dato non proprio nella forma espressiva del "dolce stil novo", ma comunque spesso efficace nel messaggio: vaffanculo!
Consiglio di andare a quel paese, con biglietto di sola andata, a Gustavo Selva, senatore uscente del PdL, che propone «l'abolizione della festa nazionale del 25 aprile», perchè secondo Selva «per la retorica e i falsi che sono stati fatti, viene attribuito alla Resistenza e alla vittoria dei partigiani un merito che non c'è stato».
Non c'è stato forse secondo Selva, il sacrificio di tanti giovani, dai comunisti ai gruppi cattolici, che uniti combatterono per liberare l'Italia dalla dittatura fascista. Forse secondo Selva e quelli come lui, il 25 aprile 1945 non fù il culmine dell'insurrezione della parte migliore del popolo italiano. Oppure Selva e compari, non credono nei meriti della Resistenza, nella costruzione della Repubblica democratica italiana. O forse rimpiange un periodo nero, da cui l'Italia si potè liberare solo grazie al sacrificio di tante persone, di diversa estrazione politica, riuniti nell'unico nome di partigiani, grazie ai quali anche Selva può in piena libertà, gettare fango sul sacrificio dei partigiani e disprezzare la memoria dell'Italia repubblicana.
Una memoria che da diverso tempo è attaccata da questa destra a cui l'Italia è stata consegnata. E più passa il tempo, maggiori e più espliciti si fanno le dichiarazioni contro la Resistenza ed i suoi valori. Il prossimo presidente del consiglio italiano, è quello che anche lo scorso anno si rifiutò di partecipare alle celebrazioni del 25 aprile, dichiarando di non avervi mai partecipato. Dell'Utri prima delle elezioni era tornato a parlare di revisione dei libri di storia, perchè vi vengono riconosciuti i valori della resistenza. Il sindaco di Alghero che vorrebbe impedire di suonare Bella Ciao durante le celebrazioni. Ora questa nuova dichiarazione di Selva.
E' la natura antifascista della Repubblica italiana che si vorrebbe fare dimenticare. Perchè è proprio per la natura antifascista della nostra democrazia, che possiamo oggi continuare a sperare in un Paese che sappia mettere la persona umana al centro della propria azione, riaffermando i valori della solidarietà, della giustizia, della libertà, del totale rifiuto della guerra.
Attentando alla memoria dell'Italia repubblicana come fondata sull'esperienza della Resistenza contro il fascismo, è a quei valori che si vuole mettere mano. Valori a cui ogni democrazia realmente compiuta dovrebbe fare riferimento. E per cui dobbiamo continuare a fare Resistenza.

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