venerdì 4 aprile 2008

Preferisco i metodi della contestazione a Ferrara, rispetto ai salotti politici

Sulla contestazione nei confronti di Ferrara a Bologna, da parte di gruppi di femministe e dei movimenti in difesa della Legge 194, si sono espressi tutti gli schieramenti politici, da destra a sinistra.
Da Berlusconi a Bertinotti, passando per Veltroni, tutti hanno voluto esprimere la loro indignazione per i metodi della contestazione considerati, nei casi più clementi, ingiustificati.
Queste valutazioni del mondo politico, mi hanno confermato ancora una volta, che esistono diversi modi per contestare espressioni intolleranti come quelle di Ferrara. Esiste l'opposizione, la contestazione, le espressioni da salotto e quelle popolari; quelle da tribuna politica e quella delle piazze. Per quanto mi riguarda, preferisco le seconde alle prime. Preferisco l'irruenza di certe battaglie alla piattezza delle parole politicamente corrette; preferisco la spontaneità dei sentimenti, ai freddi calcoli elettorali.
Certo che si può discutere sui migliori metodi di lotta. Mi rendo conto perfettamente che la contestazione bolognese, ha dato a Ferrara una visibilità che forse non avrebbe potuto sperare. Ma davvero non riesco ad essere d'accordo con quanti hanno visto in quella contestazione, una limitazione alla libertà di espressione. Innanzitutto perchè la contestazione è una forma di espressione, che ha davvero bisogno di essere difesa, mentre da troppi anni viene a più riprese repressa.
Ma ciò che spesso è stato dimenticato, è l'esposizione mediatica di cui può godere Ferrara: programmi televisi, tribune politiche, giornali. In nessuno di quei contesti colti e salottieri, il movimento femminista ha potuto ribattere le proprie considerazioni. Anche quando le donne si sono organizzate per esprimere il loro pensiero nelle piazze lo scorso 24 novembre, la politica ha cercato di impadronirsi delle rivendicazioni e dell'esposizione mediatica, per farne un uso ed un consumo personale. Ed anche in questa volta, non è stato dato spazio al comunicato del TPO di Bologna, uscito dopo la contestazione a Ferrara nella piazza bolognese.
In un epoca in cui la visibilità è fondamentale affinchè un pensiero possa farsi strada, una libertà di espressione senza visibilità rimane di fatto astratta. Se nessuno può ascoltare un pensiero, il diritto di espressione rimane senza senso.
In questo contesto, di fatto sono le donne che fino ad ora si sono viste privare del diritto fondamentale della libertà di espressione.



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3 commenti:

Anonimo,  4 aprile 2008 alle ore 19:03  

Un conto è la manifesta e legittima incazzatura delle donne e un conto è renderlo inoffensivo; se lo fai diventare vittima lui ne esce vincente; se, invece, appena cominciava a parlare, la piazza si fosse svuotata (delle donne, almeno), pensa che colpo al fegato e all'intelligenza di questo parvenu.
Purtroppo l'irrazionalità della massa vince sempre sulla quella che potrebbe essere la giusta strategia.

Crocco1830 4 aprile 2008 alle ore 19:19  

Certo Riverinflood. La strategia poteva essere un'altra ed anche più efficace.
Ma questo, come anche tu dici, è roba diversa dai concetti della libertà di espressione, che si dice essere stata negata a Ferrara.

il Russo 4 aprile 2008 alle ore 22:20  

Invece credo che quello accaduto a Bologna possa essere (come poi infatti è statO) vuoi per spirito di emulazione, vuoi per ritrovato coraggio, uno stimolo in più per gridare in faccia a Ferrara la propria ira nei suoi confronti, perchè sentirsi dare delle assassine , delle omicide, delle senza dio e pietà per mesi e mesi deve essere pesante, oh se deve essere pesante..

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