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mercoledì 14 ottobre 2009

Il problema è la Binetti? Ma non prendeteci per il culo!

Ieri di nuovo si è resa protagonista l'anima cattolica oltranzista del parlamento. In sintesi è successo questo. Era stato richiesto da Lega, PDL e UDC che il testo del DDL sull'omofobia, che prevedeva l'aggravante omofoba per le aggressioni personali, tornasse in commissione giustizia per alcune "limature". PD ed IDV votano contro il rinvio in commissione, il testo rimane in assemblea e quindi sottoposto al voto sulla pregiudiziale di incostituzionalità presentato dall'UDC. Risultato: 285 voti a favore, 222 contrari e 13 astenuti.

Il lavoro di mesi per arrivare ad una moderata legge contro l'omofobia, è inciampato nel bigottismo parlamentare. Tutto lavoro inutile e tutto eventualmente da rifare. Quello stesso Parlamento, solo poche settimane fa ha rigettato la pregiudiziale di incostituzionalità sullo scudo fiscale. In due parole: chi rappresenta la volontà popolare ha dichiarato che evadere le tasse rientra tra i principi costituzionali, mentre il rispetto per l'orientamento sessuale no!
Tra i voti favorevoli alla pregiudiziale di incostituzionalità, quello di Paola Binetti, teodem del PD. Il PD ora, a detta del suo segretario Franceschini, ha un "un serio Binetti". Diamo il buongiorno a Franceschini, che pare si sia finalmente svegliato e già prova a prenderci per il culo! Il problema Binetti esiste ma è tutto interno al partito, ma il voto della signora col cilicio era numericamente ininfluente.

Il problema è un Parlamento che anzichè laico risponde ai desiderata del Vaticano.
Il problema sono i rappresentanti di uno Stato sulla carta laico, che hanno il coraggio di accostare l'omosessualità con incesto, pedofilia, zoofilia, sadismo, necrofilia, masochismo e via sproloquiando, dimostrando una inaudita violenza nel linguaggio.
Il problema è il PD e questa opposizione fantoccio, priva di identità volutamente lasciata alle spalle, salvo ora navigare a vista.
Il problema è che contro chi non si lascia normalizzare, si scagliano sia i fascistelli che picchiano con le spranghe, sia i rappresentanti in Parlamento dei vari svastichella che picchiano con le loro armi bianche.

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giovedì 1 ottobre 2009

Tremonti canta così: "Meno male che il PD c'è..."

Quanto era preoccupato Tremonti. Quasi cominciava a sudare freddo, tanta la paura di non farcela. Insomma, lo scudo fiscale, neologismo per indicare un condono per reati tributari, avrebbe potuto fermarsi alla Camera. C'era in corso l'altro ieri alla Camera, il voto sulla pregiudiziale di incostituzionalità dell'Italia dei Valori contro lo scudo fiscale. Fosse passata, il condono fiscale sarebbe rimasto al palo.
Povero Tremonti, ha bisogno di quattrini, che la crisi (dice lui ed il suo capo) non c'è ma i soldi non sono mai abbastanza. "Mò stai a vedere che st'opposizione, che non s'è mai capito se c'è o non c'è, proprio ora mi viene a mettere il bastone tra le ruote..." pensava Tremonti. Ed invece no. L'opposizione non c'era prima e nemmeno c'era l'altro ieri. Perchè un'opposizione responsabile deve essere prima di tutto coerente. E così, per coerenza, il PD mancava all'appello: Franceschini? Non c'è!; Bersani? Nemmeno lui c'è!; D'Alema? Assente!; e così per altri 56 deputati del PD, 2 dell'IdV ed 8 dell'UDC.
Con 27 deputati di opposizione, il condono sarebbe stato seppellito e Tremonti avrebbe pianto il defunto tentativo di amnistia. Ed invece ci ritroviamo con un Tremonti raggiante come poche volte si era già visto, con criminali soddisfatti ed evasori fiscali sollevati. Capitali illeciti e soldi sporchi potranno rientrare tranquillamente in Italia con una "tassazione" del 5% e senza il rischio di essere perseguiti legalmente.
Gli iscritti del PD, se ancora conservano un po' di dignità, dovrebbero stracciare le loro tessere, metterle in una busta e rispedirle alla segreteria nazionale del partito!

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lunedì 8 giugno 2009

L'85% degli elettori ha votato a destra, per il PDL, la Lega, il PD, l'IDV

Gli europei hanno votato ed hanno scelto un'Europa di destra. La scelta è chiara: gli europei vogliono una politica ultraliberista; conservatrice; xenofoba. E' stata data fiducia a quelli che sostengono la direttiva Bolkestein; che votano le inumane norme sui rimpatri; che sono favorevoli al testo che allunga l'orario di lavoro settimanale. Ed da questa deriva iperliberista e razzista hanno contribuito gli elettori italiani, più che nel resto d'Europa essendo stato l'Italia il Paese con la più alta affluenza alle urne.
Complici delle future politiche europee di destra sono anche coloro che hanno votato in Italia per il PD o per l'IDV, forse più degli astensionisti. Tanti, ne sono convinto, in maniera inconsapevole. Chissà quanti hanno votato per il PD conoscono l'attività europea di quel partito. E quanti di quelli che hanno scelto l'IDV, anche ingannati da un'opposizione salottiera del partito di Di Pietro, sanno cosa votano i loro eletti nel parlamento europeo? Molti forse non ne sono a conoscenza ed è ora che questa gente apra gli occhi.

La sinistra ha certo le sue colpe, è diventata in questi anni più televisiva che di piazza; non sempre ha saputo rivolgersi alle persone; non sempre ha saputo dare risposte concrete ai bisogni reali. Ma basta nascondersi dietro quelle colpe e cominciamo a vedere le nostre, che si chiamano prima di tutto disinteresse e indifferenza, e nella migliore delle ipotesi disinformazione. Come le scimmiette ci si mette le mani davanti agli occhi e sulle orecchie, ma nonostante tutto la bocca riesce troppo spesso a straparlare, magari per incitare all'odio contro il solito idraulico polacco, conseguenza della direttiva Bolkenstein. Ma quelli che con le mani si coprono occhi ed orecchie, si sono accorti che PdL, PD, UdC e IdV, tutti insieme appassionatamente in Europa hanno votato a favore della direttiva Bolkestein? E quanti di loro conoscono la direttiva Fava che prevede, per chi sfrutta il lavoro nero degli immigrati clandestini, l'unica "sanzione" di pagare il biglietto di rimpatrio, disincentivando la denuncia di sfruttamento contro i padroni? E sapete chi l'ha votata? Tutti i partiti, tranne la Sinistra Europea. E quanti di quegli elettori cloroformizzati sanno che partiti come PD e IDV, mentre in Italia fingono di opporsi al decreto sicurezza, in Europa hanno votato insieme alla destra una direttiva sui rimpatri anche peggiore del decreto sicurezza di PdL e Lega Nord?

Hanno chiesto un voto utile, anche questa volta, per chi? Anzi, per cosa? Per un tentativo di bipartitismo monopolitico? La spacciata coerenza di cui si fanno portabandiera certi partiti in Italia, è solo un inganno. Non ve ne eravate accorti? Per questa volta è troppo tardi! Ormai avete dato a quella gente la possibilità di prendervi per il culo per qualche anno ancora. A meno che non cominciate finalmente ad aprire gli occhi!

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mercoledì 4 febbraio 2009

Sbarramento al 4%. La democrazia del PDdL e di Veltrusconi

Un passaggio al Senato e poi la rappresentanza politica potrà essere solo un'illusione per milioni di italiani. Dopo l'approvazione alla Camera, PD, PdL e IdV voteranno ancora tutti insieme appassionatamente "sì" per lo sbarramento al 4% per le lelezioni europee decretando, per circa oltre 4 milioni di italiani, la fine della loro rappresentanza al parlamento europeo. Circa il 10% dei cittadini italiani senza rappresentanza politica in Europa. Questa è la democrazia del PDdL (Partito Democratico delle Libertà)?

Non c'entra la governabilità europea, visto che alle elezioni non consegue la formazione di un governo. Non c'entra nemmeno la frammentazione politica, che in Europa è difficilmente possibile, visto che per formare un nuovo gruppo parlamentare sono necessari almeno 20 europarlamentari, provenienti da 1/5 degli Stati membri. Considerando che l'Italia conta 78 deputati e gli Stati membri sono 27, si capisce la difficoltà a formare un nuovo gruppo.
E seppure questo fosse il motivo, il PD dovrebbe mostrare un minimo di coerenza e finalmente decidere e fare sapere ai suoi elettori, in quale gruppo dell'europarlamento finirà. Tanto per apparire un pochino serio e meno ridicolo. E soprattutto politicamente onesto almeno nei confronti degli italiani a cui chiede il "voto utile".

L'obiettivo vero e non dichiarato (o meglio, ipocritamente smentito) è quello di eliminare definitivamente la rappresentanza politica della sinistra, per avviare un regime di bipolarismo che porti, alla fine, in trionfo il Veltrusconismo.
Tutto in nome della governabilità e di una pericolosa smania di decisionismo, per la quale si è disposti a sacrificare anche un po' di democrazia. Ecco dov'è il pericolo: l'esasperazione governativa a discapito anche della democrazia (o di quel che ne rimane). Che altro non significa che esaltazione dell'esecutivo e mortificazione della rappresentanza. Squlibrio tra poteri.

Prepariamoci a prossimi inciuci, a concessioni fatte in nome di una inutile "opposizione responsabile" (che vada per la responsabilità, ma a quando è prevista l'opposizione?). Prepariamoci a regalie politiche per interessi di segreteria. E soprattutto, prepariamoci a decenni di governo di destra.

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lunedì 27 ottobre 2008

La manifestazione del PD è riuscita. Anzi no. Dipende ...

E' andata bene, a quanto pare, la manifestazione del PD. Ed è andata bene la manifestazione del segretario del PD, Walter Veltroni. Perchè - diciamolo - è stata anche un po' la sua manifestazione. Quella che lo ha re-incoronato leader del partito.
La manifestazione è andata bene e dobbiamo forse dire: "Meno male". E' andata bene perchè a rispondere all'appello veltroniano sono stati in tantissimi. Dalle parti dell'organizzazione si parla di più di 2 milioni di persone. Ma la cifra è data obiettivamente per eccessiva, da più parti. La prefettura, esercitandosi a mortificare le altrui intelligenze, dice di aver contato 200 mila presenze. Siccome questo gioco risulta anche divertente, mi propongo e dico che, da quanto ho visto in TV, i manifestanti dovrebbero essere stati dai 300 ai 30 milioni. Voglio vedere chi può smentirmi.

D'altronde è difficile sottrarsi al gioco della conta, per il semplice fatto che è la pratica politica a richiederlo. Sondaggi, percentuali, numeri sparsi a destra e a manca, dati divulgati da questa o quell'altra fonte, letti da una parte o dall'altra, interpretati a proprio piacimento, è l'esercizio politico preferito di governanti, aspiranti tali ed organi di informazione al loro seguito.
La politica si riduce così alla messa in pratica di strategie di consenso, che nulla hanno a che fare con la risposta ai tanti problemi che attanagliano il paese. Problemi che si sviluppano come un cancro che attacca anche gli organi vitali della Repubblica: i principi costituzionali, dall'antifascisto ai diritti più elementari. E per lo stesso motivo, più che una manifestazione di dissenso, più che una scelta di chiaro posizionamento, un corteo rischia di diventare una processione per acclamare un leader politico.
Purtroppo anche questa occasione (la manifestazione di sabato del PD) non si è sottratta al rito di celebrare una cerimonia politica, con un capo acclamato su specifiche parole d'ordine, con le bandiere portate come immagini sacre e poche maglie del "Che" a fare la parte delle reliquie di un passato, del quale i leader politici fanno a gara a chi meglio mostra vergogna. In questo scenario si è calato il discorso di Veltroni, che è andato all'attaccato del governo, ma mantendo intatte le parole d'ordine e la proposta politica ascoltate fin dalla sua incoronazione a leader del PD.

E' solo nella logica di questa politica fatta di numeri e riti politico-religiosi, che possiamo rincuorarci della riuscita della manifestazione del PD. In questa politica che vive di ricerca del consenso come fine ultimo del proprio agire, una modesta presenza di manifestanti sabato a Roma, avrebbe significato tragicamente, un rafforzamento del governo e delle sue imposizioni autoritarie. Al contrario l'alta adesione all'appello del PD, può aver dato un colpetto alla sponda sulla quale poggia l'arroganza governativa: il consenso popolare.
Ma il consumarsi di quello stesso rito, è tra le cause delle precedenti politiche simildestrorse del passato governo di centrosinistra, che va dal precariato alle grandi e devastanti opere, dalle sciagurate norme antirumeni al finanziamento delle missioni di guerra. E rischia di tradursi nella causa della riproposizione delle stesse future scelte politiche.

In questo senso, credo la manifestazione di sabato scorso non sia molto ben riuscita. Almeno per quanto riguarda gli interessi generali e reali delle persone che abitano questo Paese. Al di là delle riti politici pseudo-religiosi. Ed anche per questo non potevo prendere parte a quella manifestazione. Perchè oltre la distanza politica che mi allontana considerevolmente dal PD verso sinistra, rimango comunque un "ateo" anche in politica.

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lunedì 7 aprile 2008

Il lavoro domestico vale più di 4 centesimi al giorno

Mi pare che oggi la politica abbia raggiunto il distacco massimo dalla realtà. Tanto che le proposte di questa campagna elettorale 2008, sono quanto di più banale e lontano dalle reali esigenze delle persone in carne ed ossa.
L'ultima di Veltroni (dal quale onestamente mi sarei aspettato di più), è quella di esonerare le casalinghe dalle spese per l'assicurazione contro gli infortuni domestici. Così le casalinghe potranno risparmiare (udite, udite) ben 12,91 euro l'anno.
Tutto questo sforzo, per dimostrare quanta attenzione il PD riponga verso «tante donne che nel nostro paese svolgono - secondo Veltroni - un ruolo fondamentale». Come non si potrebbe riconoscerlo tale? Mi chiedo allora perchè Veltroni lo consideri così poco dal punto di vista economico. Un ruolo fondamentale, vale solo 12,91 euro l'anno?
Una proposta concreta, che davvero avvicinerebbe la proposta elettorale alle esigenze reali delle persone e che quindi non risulterebbe macchiata da una logica populista, sarebbe quella di concedere un reddito di cittadinanza. In questo modo, chi si occupa dei lavori domestici entro le mura della propria casa, sarebbe svincolato da una dipendenza economica verso il partner.
Ma soprattutto, in un Paese come il nostro che vede le donne lavoratrici con uno stipendio pari alla metà di quello maschile e costrette a subire discriminazioni sessiste, potrebbero sfuggire dai ricatti padronali.
Se Veltroni avesse avanzo una proposta di questo tipo, sarebbe stato credibile nel momento in cui ha dichiarato di ritenere fondamentale il lavoro domestico. Ma nel momento in cui il lavoro casalingo, è praticamente considerato giustamente remunerato con meno di 12,91 euro l'anno (meno di 4 centesimi al giorno), ogni parola di buona considerazione nei confronti di quel lavoro, suona quanto meno ipocrita.

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giovedì 3 aprile 2008

Il generale Del Vecchio appare inadatto al ruolo di parlamentare

Certo che i colpi di scena in casa PD non mancano, dovuti ad interventi considerati ingenui dalle stesse persone che li hanno fatti. Interventi che elettori di centrosinistra forse non vorrebbero sentire, ma che sicuramente tendono a spostare il PD sempre più verso destra.
Certo che c'era da aspettarselo viste le candidature, tra cui figura anche il generale Del Vecchio, ex comandante Isaf in Afghanistan, che prima dichiara che i gay nell'esercito sono inadatti e poi ritratta ... ma di fatto senza smentire.
«Io rispetto ogni scelta legittima e lecita della persona - è il ragionamento del generale - ma credo che nell'ambito di una struttura come l'esercito, dove le attività si svolgono sempre insieme, è opportuno non dichiarare ed evidenziare la propria omosessualità». Usa le parole giuste il generale: parla di rispetto e non tolleranza. Il rispetto è un sentimento passivo, che tende semplicemente a non offendere. Mentre la tolleranza prevede non solo l'accettazione ed il rispetto dell'altro, ma anche la chiara determinazione ad un rapporto di vita comune. Nel senso che occorre la disponibilità a rapportarsi, ad incontrarsi e ad interagire con chi pensa ed agisce in maniera diversa dalla propria.
Ma il generale Del Vecchio con le sue affermazioni, è proprio questo incontro che nega: dice di rispettare l'orientamento sessuale, solo che quello stesso orientamento sessuale è inopportuno dove «le attività si svolgono sempre insieme».
Sono affermazioni quelle del generale, che antepongono un singolo aspetto di un individuo, all'individuo stesso che risulta perciò discriminato. Queste affermazioni solo perciò più che frasi ingenue, come ha affermato poi Del Vecchio, perchè di fatto tendono alla limitazione della dignità individuale, nel momento in cui si vuole limitare l'affermazione delle identità personali.
Il generale Del Vecchio dovrebbe ricordare che si è candidato a diventare un parlamentare della Repubblica italiana, che pone il diritto al pieno sviluppo della persona umana tra i principi fondamentali della Carta costituzionale.
A questo punto è il generale Del Vecchio ad apparire inadatto al ruolo di parlamentare.



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mercoledì 2 aprile 2008

Torna la tessera per il pane?

I salari italiani, si sa, sono i più bassi d'Europa, Portogallo a parte. Il potere di acquisto dei salari degli italiani, è stato eroso negli anni ed in questi termini, negli ultimi 5 sono stati tolti dalle tasche degli italiani circa 2000 euro.
Negli ultimi 10 anni, la ricchezza si è spostata in maniera prepotente dal lavoro alle rendite, impoverendo le persone ed arricchendo l'impresa. Ed ormai i poveri in Italia sono oltre 7 milioni, più del 10% della popolazione.
La politica chissà perchè, si è ora accorta di questa drammatica situazione. Forse perchè anche i poveri votano. Tra tutti i diritti che dovrebbero essere inalienabili (casa, salute, ecc.) chissà com'è, questo è l'unico diritto che viene garantito (per ora).
Siccome anche il voto di chi è povero vale quanto quello di uno ricco e siccome i poveri sono molti più dei ricchi, occorre fare proposte elettorali a riguardo. Così, dal cappello di Veltroni escono i buoni spesa che, come ha spiegato il leader del PD, «potrà essere potrà essere utilizzato con i negozi convenzionati». Quindi i poveri avranno i loro buoni spesa, da spendere nei loro supermercati magari lontani da quelli dei ricchi, che hanno fastidio nel vedere i poveri.
Anzichè quindi puntare sull'aumento salariale, sulla riduzione di privilegi manageriali per redistribuire degli utili aziendali, su politiche per case popolari; anzichè su cose del genere, si punta invece all'assistenza, che mette il povero nella indecente condizione di doversi mostrare nel suo dramma economico e sociale e nello stesso tempo, il povero è posto in una condizione di sudditanza e costretto a ringraziare chi lo ha ridotto in povertà, perchè intanto gli fa l'elemosina.
Beh ... a me questa proposta ha ricordato immediatamente la tessera per il pane di epoca fascista.

P.S.: ho volutamente usato il termine povero, senza mai cercare di ingentilire quella parola, ormai così poco usata. Non perchè ci si vergogni della loro presenza, ma perchè è bene che siano poco visibili, perchè il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam.



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mercoledì 19 marzo 2008

Fini e Veltroni fanno a gara di altruismo ... e di ipocrisia!

Di programmi per il prossimo governo è bene non parlare. D'altronde, è cosa nota, gli impegni presi dal PD e dal PdL sono molto simili tra loro ed antrambi rispecchiano le richieste di Confindustria, elencate dall'ex presidente dell'associazione degli industriale Luca Cordero di Montezemolo.
E allora meglio puntare su altro, per convincere la massa di indecisi, che sembrano essere in numero molto maggiore rispetto alle precedenti elezioni. E su cosa puntare? Niente di più semplice di buttarsi su sul vecchio e mai sorpassato, facile populismo.

Così, mentre Veltroni intrattiene la piazza di Varese con i suoi "ma anche" e con richiami al patto operai-imprenditori (sic!), Fini lo chiama ipocrita, perchè «Veltroni propone di ridurre l'indennità ai parlamentari», ma lui, Veltroni, a «52 anni percepisce una pensione di 5.216 euro netti al mese». Veltroni non manca ovviamente di replicare che «Fini ha perso un'occasione per stare zitto. Avevo chiesto di poter rifiutare quei soldi ma non è possibile. Così li ho spesi nelle cose in cui credo».
E allora, via con la corsa alla candidatura di migliore benefattore. Veltroni si candida a leader dei mecenati per avere «dato 100.000 euro in beneficenza». Ma è incalzato dal caritatevole Fini, che ha detta del suo entourage «guadagnando il doppio del segretario del Pd avrà certamente contribuito con cifre doppie delle sue ad aiutare chi è meno fortunato».
Mi chiedo se questi due personaggi politici, discutendo delle loro facili pensioni e dei loro lauti compensi, si rendano conto di quanto percepisce mediamente un pensionato o di quale sia lo stipendio ed il salario della stragrande maggioranza dei lavoratori in Italia. E neppure credo si rendano conto, i due politicanti, che quelle pensioni e quegli stipendi e salari generalmente percepiti, non bastano a condurre una vita dignitosa.
Mentre Fini e Veltroni si lanciano frecciate sulle loro pensioni, in Italia ci sono migliaia di pensionati che cercano di calmare i morsi della fame rovistando nella spazzatura.
Questi due politicanti, anzichè fare a gara in un presunto campionato italiano di filantropia, farebbero bene a rileggersi i loro programmi, dove la parola "pensione" è nominata una volta sola in quello del PdL e mai in quello del PD. Mentre le parole stipendio o salario mai sono citate nel programma del PdL ed una volta sola in quello del PD. Uno pari ... palla al centro. La sfida può continuare, ma gli spalti si stanno svuotando!


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venerdì 14 marzo 2008

La campagna elettorale come una partita di poker

Un continuo show, questa campagna elettorale 2008. Colpi di scena a ripetizione e rilanci, come si stesse giocando una partita di poker.
Da quando è praticamente partita la campagna elettorale, non è stato altro che un susseguirsi di inseguimenti al sensazionalismo.
Veltroni lancia il PD che corre da solo alle prossime elezioni, Berlusconi crea il PdL partito unico della destra. Poi il PD non corre più da solo e il PdL non è un partito unico.
Allora Veltroni realizza un programma, snello e di pochi punti e Berlusconi dice di essere stato copiato (a dire il vero, sembra avere ragione). Veltroni comincia a girare in pullman e Berlusconi tira fuori 200 camper.

E avanti con la stessa logica, quando si parla di candidature: uno Colaninno, l'altro la Brambilla; uno il generale Del Vecchio, l'altro l'ex generale Speciale; uno Achielle Serra, l'altro Scelli.
Solo che non basta, i colpi di scena delle candidature possono cominciare ad annoiare ed allora bisogna inventarsi altro e diventa lecito anche riabilitare il fascismo e qualche camerata.
Discorsi? Pochi, elaborati tra offese lanciate da una parte all'altra. Fini è una valletta e uno sguattero. Veltroni come Hudini ma anche Zelig e via discorrendo.
Ma in sostanza, nella cabina elettorale, come andremo a scegliere? Sulla base di cosa? Quali sono i programmi con i quali i candidati dei due maggiori partiti, si candidano a governare? Sono stati pubblicati, poco diffusi e meno ancora discussi. Forse perchè tanto simili, da sembrare scritti dalle stesse mani ed entrambi molto vicini al decalogo di Confindustria.
Forse per questo nè al PD, nè al PdL, conviene discutere di programmi. Però almeno ogni tanto se ne può parlare, o farne parlare. Ed a questo ci ha pensato Berlusconi, quando ha stracciato il programma del PD.
Non riesco ad attribuire meriti allo psiconano. Ma uno, per una volta, bisogna riconoscerglielo: è stato l'unico che, in un modo o nell'altro, ha fatto parlare di programmi elettorali.
Poveri noi!


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lunedì 10 marzo 2008

Sembra che qualcuno stia utilizzando il mio voto. Ma ancora non so chi e come.

E' stato detto e ripetuto, che quella con la quale andremo (o non andremo) a votare, è una pessima legge elttorale. Una legge antidemocratica, definita una porcata dallo stesso ideatore, il senatore leghista Calderoli, cioè uno che non potrà essere ricordato come un difensore della democrazia e garante del pluralismo, visto che vorrebbe "vietare per legge il partito comunista" (sic!).
Una legge, si diceva, profondamente antidemocratica, innanzitutto perchè priva i cittadini della possibilità di decidere a chi assegnare la propria preferenza.
Ma nel corso di questa campagna elettorale appena iniziata, altre frasi e vicende, mi hanno fatto riflettere.

Tra queste vicende, certamente mi ha lasciato esterrefatto, quella che riguarda l'accordo tra PD e PdL, per fare decadere la par condicio e garantire maggiore visibilità alle forze politiche maggiori. Io, a quanto pare da perfetto ingenuo, ero convinto che la forza politica di un singolo partito, si potesse misurare solo dopo il 14 aprile, data delle elezioni e che democrazia volesse che ai nastri di partenza, tutti si potessero presentare sulla stessa linea. Non credevo che prima di quella data si potesse vantare una superiorità politica, visto che i consensi di ognuno dei partiti in lista, possono essere contati solo all'apertura delle urne.

Non sono da meno i richiami al voto utile per PD e PdL, giustificati con la presunzione che i partiti cosiddetti minori, saranno condannati all'opposizione. E come se fosse scontato che un partito che non si chiami PD o PdL, non possa in maniera assoluta aspirare al governo del Paese, si comportano anche giornali e TV. Ma io continuo a chiedermi chi abbia deciso che a governare sarà il PD oppure il PdL. Dipende da come gli italiani voteranno! Una frase, quest'ultima, che dovrebbe apparire scontata, ma davvero può essere considerata tale?

C'è anche una vicenda tutta interna al PD che mi ha lasciato a bocca aperta e riguarda la protesta radicale (e di Pannalla in particolare), dovuta al mancato impegno del PD di garantire 9 seggi ai radicali, - come invece promesso - , che dovranno accontentarsi di 6 seggi. Ora, chi garantisce che quei seggi saranno aggiudicati dal PD? Non dovrebbero essere gli elettori, con il proprio voto, a decretare chi debba se ad andare in Parlamento, dovrà essere uno candidato del PD o uno di un'altro schieramento? Ma questo non potrà che sapersi solo dopo il 14 aprile.

Tutte quste vicende, questi accordi politici, queste affermazioni e giochi tra partiti, vengono portati avanti come se il voto degli italiani non contasse niente. Tutto come se già fosse conosciuto l'esito delle elezioni. Tutto come se il 13 e 14 aprile prossimi, i cittadini italiani, altro non facessero che recarsi alle urne per replicare un decisione già presa.
Tutta la politica italiana, si muove come se qualcuno avesse già utilizzato il voto degli italiani, solo che ancora non è dato sapere chi l'abbia utilizzato e come. Per saperlo si dovrà aspettare il 14 aprile.

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martedì 4 marzo 2008

Il programma di Confindustria è uguale a quelli di PD e PdL




Come già aveva fatto poco prima delle precedenti elezioni, anche questa volta Confindustria, per bocca del suo presidente Montezemolo, ha tirato fuori la formula magica per rilanciare l'Italia. L'unica differenza, tra quanto esposto in questi giorni ed il programma industriale del 2006, sta nel numero di punti di programma, che questa volta è aumentato.
Ovviamente, il programma di Confindustria è, come al solito assolutamente imparziale dal punto di vista politico ed infatti esponendolo, Montezemolo di rivolge al PD, al PdL ed all'UDC. Alla faccia dell'imparzialità politica!
Rimane comunque evidente la totale parzialità sociale, visto che con un programma così, i lavoratori italiani saranno costretti ad emigrare in un Paese ad economia emergente.
Comunque, nonostante l'imparzialità, ho confrontato il programma di Confindustria, con quello del PD e del PdL.
Ora mi rimane da capire, chi ha copiato l'altro ...

Riforme e liberalizzazioni
Confindustria: federalismo fiscale - privatizzazione del patrimonio immobiliare degli enti locali - liberalizzazioni e privatizzazioni a livello nazionale e locale.

Partito Democratico: vero federalismo fiscale - liberalizzare telefonia, trasporti, distribuzione dei carburanti - Servizi pubblici di qualità in mercati aperti.

Popolo delle Libertà: realizzare il federalismo fiscale - liberalizzazione servizi privati e pubblici.

Riduzione delle imposte
Confindustria: riduzione dell’Ires di 3,5 punti - eliminazione delle addizionali regionali Irap - diminuzione della pressione fiscale complessiva dal 43,3% al 42% - riduzione di 5 punti del cuneo fiscale e una lotta più vigorosa all’evasione secondo il motto "pagare tutti per pagare meno".

Partito Democratico: favorire la capitalizzazione con sconti d’imposta alle imprese - incentivi alle piccole e medie imprese - migliorare il forfettone - "pagare meno, pagare tutti"

Popolo delle Libertà: graduale abolizione dell’IRAP - diminuzione della pressione fiscale sottoil 40%

Lavoro, contratti, salari, produttività
Confindustria: detassazione dei premi di risultato e degli straordinari - collaborazione fra lavoratori e imprese.

Partito Democratico: meno tasse sulla quota di salario derivante dalla contrattazione di secondo livello - lavoratori e imprenditori insieme

Popolo delle Libertà: detassazionedi straordinari - incentivi legati a incrementi di produttività

Semplificazione
Confindustria: riduzione degli ostacoli burocratici, indicati come il principale motivo di non attrazione degli investimenti esteri in Italia

Partito Democratico: imprese più forti per competere meglio, contro la burocrazia

Popolo delle Libertà: eliminazione di adempimenti burocratici e fiscali superflui e costosi

Energia e ambiente
Confindustria: oltre all’efficienza energetica, alle infrastrutture e ai rigassificatori, si chiede la razionalizzazione del mix delle fonti e la necessità di puntare sul nucleare di nuova generazione

Partito Democratico: più impianti di rigassificazione e infrastrutture di trasporto e stoccaggio del gas

Popolo delle Libertà: realizzazione dei rigassificatori, diversificazione degli impianti elettrici ad olio combustibile attraverso il carbone pulito e partecipazione ai progetti europei di energia nucleare di ultima generazione

Infrastrutture
Confindustria: puntare sulla Torino-Lione, sulle ferrovie e alle autostrade nel Sud

Partito Democratico: sì ad infrastrutture moderne e sostenibili come TAV Lione-Torino-Trieste

Popolo delle Libertà: priorità al Ponte sullo Stretto di Messina e all’Alta Velocità ferroviaria

Istruzione, università
Confindustria: promuovere la competizione fra le scuole - riconoscere il merito tra gli insegnanti e di aumentare al 30% i fondi pubblici attribuiti all’università in forma concorrenziale

Partito Democratico: investire sugli insegnanti premiandone la loro
carriera professionale il merito è l’impegno - più autonomia, per valutare i risultati e assegnare i fondi (almeno il 30%) tramite valutazione dell’Agenzia Nazionale

Popolo delle Libertà: aumenti retributivi a criteri meritocratici agli insegnanti più preparati e più impegnati - rafforzamento della competizione tra atenei, premiando qualità e risultati

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lunedì 3 marzo 2008

La faccia come il Walter

«Con Calearo dimostriamo che siamo la forza del patto tra gli imprenditori e i lavoratori». Sono parole di Walter Veltroni, all'annuncio della candidatura di Calearo nelle liste del PD.
Cosa dire? Che bisogna avere la faccia come il Walter, per mettere insieme, nelle liste del PD, persone come Boccuzzi, l'operaio scampato al rogo dell Thyssenkrupp e Colaninno, presidente dei giovani industriali; l'operatrice di un call center e Calearo, falco di Confindustria.
Ci vuole una faccia come il Walter, per poter continuare a dire con tanta naturalità, non tanto che il suo partito si pone in una condizione di neutralità tra capitale e lavoro, semmai il voler fare credere agli italiani che ciò possa essere fatto realmente.

Non solo gli interessi in gioco sono agli antipodi, ma i fatti anche molto recenti, stanno a dimostrare l'incompatibilità tra le pretese industriali e le esigenze dei lavoratori.
Mentre i lavoratori continuano a morire sul lavoro ed inutilmente fino ad oggi, hanno fatto esplicita richiesta di vedere compiuta la Legge delega in materia di sicurezza, i confindustriali, di cui Colaninno è presidente dei giovani, continuano a pretendere che quella stessa legge decada.
Alle loro legittime richieste di rinnovo del contratto nazionale, i metalmeccanici hanno trovato la dura opposizione proprio di Calearo, che aveva fatto di tutto per evitarne il rinnovo.
Non può esserci quindi equidistanza tra gli interessi degli industriali e quelle dei lavoratori. Ma questo Veltroni lo sa bene ed infatti la sua scelta di campo l'ha già fatta. Veltroni ha scelto che il suo PD debba prendere una posizione neocentrista, il cui sguardo non deve rivolgersi a sinistra neache per sbaglio.Ne sono la dimostrazione le candidature di personaggi come Ichino, che da anni si batte per l'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Senza dimenticare che nelle sue liste il PD ha inserito il super-poliziotto Achille Serra ed il generale Del Vecchio. Mentre l'Opus Dei era già presente e ben rappresentato dalla senatrice Binetti.
Il PD si presenta alle elezioni con un programma di destra e per dimostrare di poterlo applicare, in caso di vittoria, ha bisogno di presentarsi con personaggi di destra.
Ci vuole una faccia come il Walter, in queste condizioni, per presentarsi come alternativo al centro-destra ed a Berlusconi.

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