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mercoledì 7 ottobre 2009

Cazzate leghiste


La Lega Nord vuole proibire l'uso in pubblico del burqa. Embè? si dovrebbe dire sentendo un'affermazione così, visto una legge in tal senso esiste già, almeno dal 1975. E' la legge n. 152, che all'art. 5 recita:
È vietato l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. È in ogni caso vietato l’uso predetto in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino.
Il contravventore è punito con l’arresto da uno a due anni e con l’ammenda da 1.000 a 2.000 euro.
Per la contravvenzione di cui al presente articolo è facoltativo l’arresto in flagranza.

L'idea malsana della Lega Nord consiste però nell'introdurre il divieto di indossare "qualsiasi mezzo che non renda visibile l’intero volto, in luogo pubblico o aperto al pubblico, inclusi gli indumenti indossati in ragione della propria affiliazione religiosa". Mentre verrebbe cancellata, con il DDL della Lega, la dicitura "senza giustificato motivo". Qual è la novità? Semplice e chiaro: l'impostazione razzista ed antislamica della legge. Tanto che in conferenza stampa (che invito ad ascoltare qui. C'è un siparietto finale niente male, sul carnevale e le feste in maschera) la Lussana (tra le proponenti della nefandezza) dichiara che la modifica del testo del 1975 serve a "far fronte alla minaccia terroristica della jihad islamica". Chiaro no? D'altronde cosa c'è da aspettarsi da un manipolo di fascisti non dichiarati, xenofobi convinti ed incitatori all'odio religioso?
Ribadiamo, ancora una volta, visto che non è mai abbastanza in questo caso, che la religione musulmana non prevede l'uso del burqa, nè del niqab. Lo ha ribadito pochi giorni fa il grande imam Mohammed Said Tantawi dell’università egiziana di Al Azhar, massimo centro dell’islam sunnita. Detto questo, i leghisti, con questa loro proposta non fanno che anteporre la pubblica sicurezza al diritto costituzionale di libertà religiosa. Lo dice chiaramente, ancora Lussana, quando afferma che "tra la tutela della libertà religiosa e la tutela della sicurezza dei cittadini, per noi la priorità è la sicurezza". E' ovvio che se passasse un principio del genere, si creerebbe un precedente pericoloso.
A quel punto qualunque diritto potrebbe essere subordinato ad un supposta sicurezza pubblica, o ad un'altra esigenza del momento, buona per il consenso popolare. Perciò sarebbe il caso di cominciare ad usare il cervello, anzichè continuare a ragionare con la pancia dolente. La proposta leghista è quindi xenofoba e pericolosa, buona solo a cavalcare il razzismo di una massa di ignoranti, che stupidamente credono ad ogni cazzata viene detta loro.
Tanto stupidi gli adepti leghisti, da non accorgersi come una norma del genere non costringe le donne a svestirsi del burqa, né risolverebbe il tanto caro a loro problema di ordine pubblico. Al contrario, un provvedimento di quel tipo costringerebbe quelle stesse donne, già prigioniere di una cultura maschilista, a rimanere chiuse in casa. Una doppia prigione dalla quale sarebbe impossibile liberarsi, rimanendo così emarginate. Mentre ci sarebbe bisogno di mettere in atto proposte positive per una loro reale integrazione, attraverso l'insegnamento della lingua italiana, la scuola, il lavoro e l'affermazione e la reale godibilità dei diritti, compresi quelli di cittadinanza.

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mercoledì 9 settembre 2009

Dichiarano di voler "accettare" gli zingari! Fermiamoli!

Il web è un mondo tanto vasto, che a quanto pare è possibile qualsiasi atteggiamento, lecito ed illecito. La protezione è più o meno garantita dalla enorme quantità di pagine web, nel quale è possibile nascondersi. Aprire un sito internet, o un blog, oppure una pagina di facebook è come essere una goccia d'acqua nell'oceano, confusa tra miliardi di altre gocce d'acqua. In questo ambiente è stato possibile incitare alla tortura dei clandestini, come giocare stupidamente alla caccia ai barconi dei migranti. Si arriva anche ad istigare alla più brutale violenza.

Girovagando su Facebook, mi imbatto in un manipolo di razzisti imbecilli, riuniti nel gruppo "noi ACCETTIAMO gli zingari", dove "accettiamo" sta per prendere ad accettate. Simbolo del gruppo, appunto, una grossa scure. Il gruppo si dice "dedicato a tutti quelli che..... sarebbero disposti ad accettare gli zingari del nostro paese...". Tra gli oltre 2000 iscritti, ovviamente molti fasci, croci celtiche, croci uncinate e, al solito, molti manifesti leghisti che danno lo spunto alle discussioni.

E facile immaginare i messaggi degli aspiranti assassini, scritti con il solito barbaro, povero e squallido lessico fascista e razzista. Frasi già lette e sentite del tipo: "tutti al rogo"; "accettiamo sti cazzo di zingari"; ecc. sono quelle che si leggono. Di più, questi bastardi fascisti non sanno dire, che hanno trovato in questa pagina di Facebook il luogo virtuale dove il branco si riunisce e, magari, uscito dal quale meschinamente agisce.

Di questi istigatori alla violenza, dichiarati razzisti e xenofobi, aspiranti accettatori e potenziali assassini, ci sono nomi e cognomi. Sicuramente stanno violando la Legge Mancino sulla discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Già solo per questo sarebbe il caso che organi giudiziari competenti intervenissero rapidamente. Intanto invito tutti ad inviare una sdegnata segnalazione a Facebbok affinchè rimuova il contenuto di quella pagina.

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giovedì 16 luglio 2009

Legge razzista firmata da Napolitano. Ci difenderemo Costituzione alla mano.

Da oggi l'Italia è uffialmente un paese razzista! Con il contributo del Presidente della Repubblica, che ha apposto la sua firma su un testo incostituzionale. Il Capo dello Stato, ha promulgato una Legge che punisce delle persone senza che queste abbiano commesso dei fatti che sono previsti come reati dalla legge. Il testo firmato da Napolitano, viola palesemente il principio costituzionale di uguaglianza, poichè gli italiani saranno puniti per aver commesso un reato e gli stranieri solo per la loro condizione personale.
Il cosidetto pacchetto sicurezza va contro quella Costituzione che Napolitano ha guirato di osservare, e sul rispetto della quale si dovrebbe unire la nazione della quale il Capo dello Stato rappresenta l'unità. Napolitano si è detto perplesso e preoccupato, ma nonostante tutto quella firma l'ha apposta lo stesso, perchè "la legge non poteva essere bloccata" visto che conterrebbe norme "ampiamente condivise in sede parlamentare".

Perciò direttamente al Presidente Napolitano vorrei rivolgermi e chiedergli: ma cosa sta dicendo, signor Presidente della Repubblica, che gli ideali della maggioranza dei parlamentari sono prioritari rispetto ai principi costituzionali? Sta raccontando che la Costituzione italiana viene dopo le ingiustificate paure rappresentate in parlamento? Sta forse dicendo, signor Presidente, che il razzisnmo può essere accettato e diventare legge contro la Costituzione republicana, solo perchè condiviso dalla maggioranza dei deputati e dei senatori?

A lei, signor Presidente Napolitano, tanti cittadini e tante associazioni in questi giorni le avevano chiesto di non promulgare questa legge, che è una vera e propria vergogna. Tutti quei cittadini le chiedevano solo di svolgere i suoi compiti di Presidente della Repubblica italiana. Quelli che la Costituzione le assegna. Ha deciso invece di nascondersi dietro la foglia di fico parlamentare. Ora, affinchè l'Italia non si trasformi nella patria del razzismo legalizzato, non ci rimane che augurarci che siano i cittadini a resistere. Non rimane che imparare a difendersi dalle leggi di uno Stato sempre più pericolosamente autoritario, razzista e violento. Lo faremo, ci difenderemo con l'arma più efficace che conosciamo in questo caso: la Costituzione della Repubblica italiana.

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martedì 3 febbraio 2009

Normale razzismo di un'Italia che sta marcendo

Il razzismo, inteso come atteggiamento discriminatorio nei confronti di persone diverse da certi parametri stabiliti, è diventata una cosa normale. Tanto normale da essere parte della dialettica politica. Senza autocensure e senza responsabilità, anche solo morali.

Normale è se porti i capelli corti, se sei italiano nato da genitori italiani di pelle chiara. Sei normale se vesti alla moda, se no sei un barbone. Ed in questa normalità, l'essere barbone è una condizione spregievole. Non per chi conduce quella vita che non conosce dignità umana, ma chi quella vita la osserva dall'alto di un Suv o nel calore di una pelliccia.

Lo dicono anche dalle parti della politica che conta, che nei confronti di certe persone, che non sono normali perchè clandestine, bisogna usare cattiveria; semmai è normale farle lavorare in nero nelle fabbriche di ricchi padroni. Lo sanno tutti che ci vuole tolleranza zero, verso chi ti lava i vetri della macchina, perchè normalmente la vettura la si porta all'autolavaggio e sarebbe più normale per chi è immigrato in questo Paese, pulire da servitori le case dei ricchi. E lo dicono pure i ministri che ci vuole il pugno forte contro gli zingari, che vivono in roulotte, mentre normalità sarebbe avere una bella casa con vista mare ed interni in marmo; anche se normalità è che la casa non te la puoi permettere ed allora però non sei normale. E pure gli omosessuali mica sono normali ad accoppiarsi tra loro; semmai è normale sbavare virilmente e gonfiarsi nelle mutande, alla vista di strusciate lesbiche.

Devi stare dentro certi parametri già stabiliti. Non puoi né crearne altri, né sfumare quelli che già ci sono. O sei dentro quelli, o sei fuori. Sei fuori dalla società, dai discorsi dei salotti televisivi, dalle attenzioni della politica che a questo punto può però venderti al mercato del consenso. Può darti in pasto a persone normali che possono anche darti fuoco per vedere che effetto fa. Tanto tu non sei normale, perciò non sei utile ad una società sempre più egoista, stupita e conformista.

Normale è diventato il privilegio; l'arroganza; la stupidità; il conformismo; l'egoismo; il fascismo. Degradazioni sociali divenute di senso comune e perciò rassicuranti. Questo è il vero e pericoloso problema. Da affrontare in tutti i luoghi, quotidianamente e con chiunque, provando a smontare la normalità di una cultura egoista e discriminatoria. Respingendo la normalità del più forte e difendendo irregolarità, le straordinarietà, le singolarità rispetto a parametri stabiliti.
«L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incoltura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo [...] Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società»
Pier Paolo Pasolini

Ed io sono antifascista.

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giovedì 13 novembre 2008

Le comunità gagè rubano i bambini

La notizia non ha avuto l'eco che meriterebbe, ma era prevedibile. Si rischierebbe un contraccolpo alla sub-cultura italica, dalle conseguenze imprevedibili. Così abituata alla paura, che abbandonarla rischierebbe di creare un vuoto a quella sottocultura, che comporterebbe il problema di dover essere in qualche modo colmato.
La notizia è questa: le comunità gagè rubano i bambini. Nessuno lo diceva prima, ora lo rileva un'indagine commissionata dalla Fondazione Migrantes al dipartimento di Psicologia e Antropologia culturale dell’Università di Verona. I risultati dello studio, che ha preso in riferimento il periodo che va dal 1986 al 2007, ha preso in considerazione l'archivio Ansa ed i fascicoli di tribunale. In quel periodo ci sono state 11 sparizioni sicure di bambini, tutte riconducibili appunto alle etnie gagè. Ma chi sono i gagè?

Di questa comunità fanno parte tutte quelle persone che non appartengono alle popolazioni romanì. Cioè tutti quelli che non sono rom, sinti, kalè, romnichels, ecc. Insomma, i gagè (nel linguaggio romanì) sono i "non zingari". Mentre gli "zingari" non rubano i bambini.
Gli "zingari" non rubano i bambini perchè non è nella loro tradizione. Non è concepito nella cultura romanì il rapimento di bambini. Ma nemmeno sarebbe sensato rapire bambini, dato che gli "zingari" hanno già tanti figli. Nonostante tutto, nell'irrazionale immaginario collettivo, questa paura è tanto forte che se una persona di etnia rom, o sinti, o altro si avvicina ad un bambino, si ha subito ed istintivamente il timore di non rivedere mai più il proprio figlio.
Ma si riuscirà ad abbandonare quel pregiudizio para-religioso che tanto lo fa assomigliare ad un dogma? Si riuscirà a scansare quelle affermazioni insensate e si potrà cominciare a ragionare, a verificare ed a cercare di capire? Non ne sono sicuro.

C'è da aspettarsi che nemmeno il rapporto della Fondazione Migrantes, riuscirà a scalfire la coltre di pregiudizio che avvolge gli "zingari". D'altronde l'informazione è costruita in modo da mantenere un rapporto superstizioso con altre comunità. Nutre i timori e le suggestioni con capri espiatori, buoni a nascondere i reali problemi sociali, dei quali le comunità additate come carnefici sono invece doppiamente vittime.

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venerdì 7 novembre 2008

Obama abbronzato? No, è proprio negro! Parola di Forattini

Nel pomeriggio di ieri, in tutto il mondo, attraverso internet, TG o quotidiani, si diffondeva la notizia dell'infelice battuta di Berlusconi, che aveva descritto Obama come un «bello, giovane e abbronzato». Non so quanto di razzista ci sia effettivamente in quella frase. Onestamente, mi pare più uno dei suoi soliti, imbarazzanti, inutili, sproloqui diplomatici. Che si trovi ad un vertice italo-russo insieme al premier Medvedev, oppure con una ubriaca compagnia in un'osteria, per il presidente del consiglio italiano pare fare lo stesso.
Il problema semmai è che non fa lo stesso per l'immagine dell'Italia all'estero. Fuori dai confini italici, quella che una volta era la terra di poeti, santi e navigatori, appare oggi come la patria di giullari e di pagliacciate politiche.

Ma se eravate rimasti sbalorditi della battuta di Berlusconi su Obama ... beh, dovete tenere da parte un po' del stupore per Giorgio Forattini. Il vignettista rimette le cose in chiaro: Barack Obama non è abbronzato. Il neoeletto presidente USA è proprio negro. Anzi è figlio di un maggiordomo negro. E lo fa con la vignetta qui sotto.

E' conosciuta a tutti la valenza dispregiativa della parola negro, quindi immagino anche a Forattini. Se a quella parola si aggiunge la qualifica (in questo caso dequalifica) di maggiordomo, si manifesta un profondo disprezzo per le origini di Barack Obama.
Quella vignetta ricorda tanto le vignette razziste che erano diffuse, soprattutto in USA, fino ai primi decenni del '900. Dove i neri (anzi, i negri) erano raffigurati con sembianze vicine alle bestie. Oppure impegnati in attività squallide o dequalificanti e servili. Come appunto quella del maggiordomo-servitore-schiavo. Perchè solo attività servili svolte in stato di completa sottomissione all'uomo bianco, era possibile agli afroamericani.

Forse Forattini rimpiange quel periodo. E' forse un nostalgico dello schiavismo. Lui, schiavo della cieca ignoranza e rappresentazione umana di un servilismo che non dovrebbe appartenere alla satira.

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giovedì 6 novembre 2008

Il ministero dell'interno costringe Medici Senza Frontiere a lasciare Lampedusa

Avete presente quei luoghi del Pianeta, dove alle organizzazioni umanitarie è impedito di fatto di lavorare? Sapete di quei territori, dove quelle organizzazioni tentano di garantire un minimo di dignità umana a poveri disperati, ma i governi mettono loro il bastone tra le ruote? Immaginate quei luoghi dove un governo dice di non avere bisogno di certe organizzazioni, fatte di persone che gratuitamente prestano un indispensabile servizio? Non c'è bisogno che vi sforziate con la memoria o l'immaginazione. Uno di quei posti è qui. In Italia. Nel nostro meridione. Uno di quei posti è Lampedusa.
Il Ministero dell'Interno, infatti, si è rifiutato di firmare un nuovo protocollo d'intesa con Medici Senza Frontiere e di rilasciare, alla stessa organizzazione umanitaria, le autorizzazioni necessarie ad operare a Lampedusa.

Per quanto il governo si sforzi di mostrarsi cattivo e per quanti accordi faccia con la Libia, gli sbarchi di migranti sulle nostre coste continuano. Evidentemente la fame e le guerre, rimangono buoni motivi per fuggire da un territorio. Sembra ovvio, ma provatelo a spiegare a Maroni.
Nel corso dei primi nove mesi del 2008, gli sbarchi sono stati 23mila. Solo a Lampedusa, Linosa e Lampione ce ne sono stati 325. E qui Medici Senza Frontiere, tra gennaio e ottobre di quest'anno, ha prestato le proprie cure a quasi 1500 migranti. Dal 2005 ad oggi, sono stati visitati a Lampedusa oltre 4500 persone che sbarcavano dopo lunghe traversate in mare, in condizioni al limite della sopravvivenza. In un territorio che non sarebbe in grado, con le sole strutture sanitarie regionali e per il numero di prestazioni da eseguire, di prestare un servizio adeguato di assistenza medica.
La considerazione che questo governo xenofobo ha della tutela della dignità umana, è tanto bassa che con questa decisione negherà di fatto cure adeguate a centinaia di persone in fuga da guerre e miseria, che sbarcano in Italia dopo viaggi in condizioni disumane. Tanto più che c'è da aspettarsi che molti migranti rifiuteranno le cure, se dovesse passare l'emendamento leghista al DdL 733 (pensato apposta per i migranti), che nega nei fatti l'universalità del diritto alla salute.

Ma di questo il ministero dell'Interno se ne sbatte. Come se ne sbattuto lo stesso ministero nel 2004. Quando il predecessore di Maroni, Scajola negò anche allora a MSF di proseguire con la propria attività umanitaria, dopo che la stessa organizzazione aveva pubblicato un rapporto sulle condizioni sanitarie dei migranti detenuti nei CPT. Era un rapporto scomodo.
Come è scomoda, per i piani del governo, l'opera di MSF, visto che tenta di riportare un minimo di umanità, laddove la xenofobia governativa si accanisce sulla dignità umana delle persone più deboli.

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martedì 21 ottobre 2008

Virus e batteri non hanno nazionalità. Ma i senatori leghisti non lo sanno

Se un limite alla decenza esiste, non è di casa in questa legislatura. In particolare non abita nelle stanze della Lega Nord. Forse in molti lo supponevano già, ma in questi giorni alcuni parlamentari leghisti (Bricolo, Mauro, Bodega, Mazzatorta, Vallardi) hanno voluto darne ulteriore dimostrazione.
In questi giorni, infatti, è in discussione in Senato il Disegno di Legge 733, nell'ambito del cosiddetto "pacchetto sicurezza". Una denuncia di Medici Senza Frontiere fa sapere che i senatori leghisti hanno presentato un emendamento, che richiede la soppressione del comma 5 dell'art.35 del Decreto legislativo 286/1998 (Testo unico sull'immigrazione), il quale prevede che «l'accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano».

Il principio di quel comma è evidente: garantire il diritto alla salute, attraverso l'accesso alle prestazioni sanitarie. Garantire quel diritto a chiunque, perchè quello alla salute è uno tra i diritti fondamentali della persona, che ingloba in sè il diritto ad una vita dignitosa.
Se quell'emendamento passasse e quindi ad ogni prestazione sanitaria usufruita da un straniero non in regola, si rendesse obbligatoria la segnalazione all'autorità, i migranti irregolari sarebbero scoraggiati dal richiedere le prestazioni sanitarie necessarie a tutelare la loro salute. Sarebbe di fatto una condanna all'agonia, per persone in carne ed ossa che la sorte ha già condannato ad una condizione sociale precaria. Una condizione sociale che verrebbe aggravata dalla stupidità xenofoba della Lega Nord.
Ecco, appunto, di cosa è figlio qeull'emendamendo leghista: di una profonda stupidità, che appare essere anche consequenziale alla bramosia di dargli all'immigrato. Una stupidità che si traduce, nelle stanze parlamentari, in smania leghista (ma non sempre, solo leghista) di dispensare provvedimenti per calmare la sete xenofoba dei suoi elettori.

Solo così si può motivare un emendamento che non limiterà lo sbarco di clandestini sulle coste italiane, che non ridurrà la presenza di migranti in Italia, che non migliorerà le condizioni economiche o sociali degli italiani. Insomma un provvedimento che servirebbe solo a produrre consensi sulla pelle di persone bisognose.
Ma tanta è la stupidità, tanta la bramosia xenofoba, che i senatori leghisti, nell'emendare il DDL 733, non si sono accorti di quali effetti dannosi quella loro proposta potrà avere su qualsiasi persona che calpesti il territorio italiano. Non si sono posti il problema, gli ingenui senatori leghisti, che impedire di fatto le cure agli immigrati irregolari, vuol dire anche impedire la prevenzione di malattie trasmissibili e di epidemie.

Forse i parlamentari leghisti, abituati come sono ad alzare barriere, non si sono resi conto che virus e batteri per spostarsi non hanno bisogno di permessi di soggiorno regolari, nè stanno a guardare la nazionalità del corpo ospitante. Germi, batteri e virus, sono molto più democratici dei leghisti. E qualche volta meno devastanti.

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mercoledì 15 ottobre 2008

Classi "speciali" per bambini non italiani

Di nuovo questo governo se la prende con i piccoli. Se la prende con i bambini. Dopo le impronte digitali per i bambini rom, questa volta il governo prende di mira la scuola. Quella frequentata da bambini immigrati insieme a bambini italiani. Se la prende, il governo, con quelle classi dove bambini nativi e migranti crescono insieme, imparano a conoscersi, socializzano, si integrano.
Ieri sera, infatti, alla Camera è stata approvata una mozione del deputato leghista Cota, che prevede le "classi di inserimento" per alunni stranieri. Più dettagliatamente, nella mozione è previsto che il governo si impegni a «rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso, previo superamento di test e specifiche prove di valutazione». In caso di non superamento dei test, i bambini stranieri saranno relegati in "classi di inserimento" per «frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana».

Insomma, le distanze tra autoctoni e migranti sono destinate a crescere. Perchè se una prima barriera all'integrazione è sicuramente la conoscenza della lingua, la più importante è l'ignoranza dell'altrui cultura. Quell'ignoranza che genera paure, che provoca l'istinto violento di difesa verso un pericolo inesistente. E certamente le classi separate non aiutano a conoscere gli usi, la vita, le religioni, le esperienze l'uno dell'altro.
Visti i recenti provvedimenti di questo governo e le dichiarazioni sul razzismo di alcuni suoi esponenti, c'è il legittimo sospetto che l'intenzione della mozione approvata sia proprio quella: "educare" al mantenimento delle distanze tra culture diverse. E se si parte dalla scuola elementare, dove i bambini hanno una mente aperta alla conoscenza ma modellabile, si spiana la strada alla crescita di razzisti adulti di domani.

Penso a quello che i bambini di oggi potranno essere. Ed intanto rabbrividisco all'immagine di una scuola dove i bambini provenienti da altri luoghi vengono ammucchiati in classi "speciali", da dove poter osservare i giochi dei bambini italiani, ma senza interferire. Classi speciali dove la lingua italiana non la si impara spontaneamente, naturalmente come è per i più piccoli, ma per percorsi formativi opportunamente adattati. Mentre dall'altra parte i bambini italiani, in normali classi dove l'italianità sarà preservata, guarderanno gli "altri" loro coetanei incuriositi e con crescente sospetto. D'altronde come può non crescere la diffidenza se in quelle altre classi "speciali" per bambini "speciali", si dovrà provvedere alla «educazione alla legalità e alla cittadinanza» (così prevede la mozione approvata)?
Un'ultima nota su questa mozione: non si potrà consentire «ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno», per favorire «una distribuzione degli studenti stranieri proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe». Tanto per evitare il rischio di turbativa della cultura italica.

P.S.: il 15 novembre 1938 entrò in vigore il Regio Decreto n. 1779, che all'articolo 5 disponeva che «per i fanciulli di razza ebraica sono istituite, a spese dello Stato, speciali sezioni di scuola elementare ... i libri di testo saranno quelli di Stato, con opportuni adattamenti».
Cosa c'entra con la mozione approvata ieri alla Camera? Forse niente. Ma non fa male ricordare il passato.

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martedì 7 ottobre 2008

Giustificazionismo razzista

Nel mio post precedente, nel quale commentavo la frase di Schifani secondo il quale in Italia non esiste il razzismo, perchè non sarebbe nel DNA degli italiani, mi chiedevo in conclusione se fossi io ad essere un OGM o i vari leghisti e fascisti di ogni sorta.
La questione è rimasta in sospeso per pochissimo tempo. Infatti, è intervenuta Fiamma Nirenstein a dare una risposta, con un suo articolo apparso su Il Giornale e riportato anche nel blog della giornalista.
Ho letto attentamente l'articolo della scrittrice. Ed anche se il titolo non promette bene ("Io, razzista democratica nel nome dell’identità"), ho provato comunque a cercare nell'articolo una qualche idea originale e magari di qualità. Niente di tutto questo, ma almeno ho trovato la risposta alla domanda del mio post precedente a questo ed a cui ho fatto riferimento prima: l'OGM sono io. E naturalmente chi è nei fatti non razzista e non xenofobo.
La sostanza dell'articolo della Nirenstein è in questi due passaggi:
"noi italiani proseguiamo il nostro corpo a corpo col razzismo, componente purtroppo rocciosissima della nostra storia; noi cantiamo razzismo, cuciniamo razzismo, leggiamo razzismo (Dostoevskij! Sant’Agostino!); esso è parte congenita della storia occidentale come lo schiavismo, che tutte, proprio tutte le culture, hanno praticato."
"il nostro [degli europei] razzismo, esistente, è di carattere prossemico e forse parzialmente etnico".

Non è che mi aspettassi da Fiamma Nirenstein parole che potessero avere il sapore dell'accoglienza, dell'incontro con altre culture diverse dalla propria e nemmeno di tolleranza. Basta leggere qualche suo intervento sulla questione israelo-palestinese per rendersi facilmente conto che sarebbe stata un'ipotesi dufficilmente realizzabile. Ma quanto scrive la deputata del PDL lascia comunque esterrefatti.
Cosa dice sostanzialmente la Nirenstein? Dice che il razzismo è proprio del mondo occidentale. Non possiamo farci niente. E' così, da secoli e così ci trascineremo. Non c'è spazio per l'integrazione, intesa come conoscenza dell'altra cultura e della sua accettazione.
Non è possibile perchè il razzismo, (che - ricordiamolo - è quell'atteggiamento discriminatorio che distingue l'essere umano in razze superiori e razze inferiori) è proprio dell'identità degli occidentali, degli europei, degli italiani. Di più: per la Nirenstein non c'è niente di male nell'essere razzista, nel momento in cui lo si è in difesa della propria identità. Un'identità (come al solito) minacciata dal (solito) ingresso indiscriminato di stranieri in Italia. Viene da chiedersi a questo punto, se Fiamma Nirenstein non voglia difendere anche quel particolare carattere peculiare che dice essere proprio degli europei (e perciò parte della loro identità), cioè il razzismo stesso.
Qui non si tratta più di rivendicare il diritto a mantenere vive le proprie tradizioni, il proprio dialetto, i propri costumi, nel senso di ricerca delle proprie origini come difesa da un sistema economico e sociale che tutto omologa. Nel suo articolo la Nirenstein parla di difesa della propria identità, che si vorrebbe impermeabile a qualunque "intrusione". Nessuna contaminazione può essere concessa. Quella contaminazione che prevede di accettare consapevolmente la possibilità di modificare i propri costumi, i propri usi e le proprie idee. Si rifiuta l'arricchimento delle proprie esperienze e delle proprie conoscenze, perseguito attraverso la contaminazione culturale ed umana. E questo concetto la Nirenstein lo ha riaffermato alla vigilia del 70esimo anniversario della "dichiarazione sulla razza" emessa dal Gran Consiglio del Fascismo.
In quell'articolo - fateci caso - si oltrepassa l'abusato politicamente scorretto, per approdare ad uno stomachevole ed irresponsabile giustificazionismo, in nome del quale ogni cosa può essere in qualche modo accettata. Chissà cosa scriverà e cosa giustificherà la Nirenstein, quando si accorgerà anche di essere una bestia. Nel senso di appartenere al regno animale. Ovviamente.

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lunedì 6 ottobre 2008

Non riesco a capire chi, tra me e loro, sia un OGM

Ora dovrei essere più sereno. Avevo paura di una deriva razzista e xenofoba in Italia. D'altronde gli ultimi fatti di cronaca sembravano non lasciare spazio a dubbi, ma sembra mi sbagliassi: a Milano un giovane è stato ucciso per un pacco di biscotti (forse) rubato, ma pare non c'entrasse che fosse di colore ("negro" per gli aggressori); a Monza un uomo è stato ammanettato ad un palo, nel corridoio d'ingresso di un commissariato. Ma che fosse un immigrato pare non legittimi a gridare alla xenofobia; a Roma un cinese è stato picchiato da un branco di minorenni, ma sembra sia solo un atto di bullismo.
Credo possano bastare questi esempi. E' chiaro quello che voglio intendere: con questi ed altri episodi la componente razzista pare non debba entrarci. Perciò voglio fare pubblica ammenda per avere gridato la mia indignazione (su questo blog ed altrove), ogni qualvolta sono venuto a sapere di fatti come quelli che ho citato sopra, accusando gli aggressori di razzismo o xenofobia.
Tentando di abbozzare una difesa sul mio comportamento, posso dire solo che in effetti ogni volta quelle aggressioni sembravano essere a sfondo razziale. Ogni volta le vittime delle aggrssioni risultavano essere immigrati, oppure persone di colore, rom, prostitute. Ed invece pare si trattassero solo di innumerevoli coincidenze. Certo, alle aggressioni si accompagnavano in genere frasi del tipo: "sporco negro"; "tornatene a casa tua"; "puttana"; "zingari bastardi"; ed altro del genere; ma pare sia anche normale, in momenti di forte concitazione.
Eh ... già. Non posso che essermi sbagliato. Perchè pare che in Italia il razzismo non esista. Addirittura non sarebbe possibile. Sembra che studi scientifici lo dimostrino, ma noi popolo della strada non ne eravamo a conoscenza. Ma Renato Schifani, che è la seconda carica dello Stato italiano, si è sentito finalmente in dovere di divulgare la notizia secondo la quale nel nostro Paese il razzismo
«Non può esistere, non è nel nostro Dna. Nel nostro Dna c’é l’accoglienza, la solidarietà.»


Ho pensato a questo punto all'Italia fascista. Quell'Italia che nel 1938 promulgò le leggi razziali. Ho pensato a quanti (tanti) ancora oggi si proclamano fascisti, in maniera diretta (vedi ad esempio il portiere del Milan, Abbiati) o anche indiretta (come il ministro La Russa che loda i repubblichini). Ho pensato a come fascismo e razzismo siano profondamente legati. E perciò ho pensato che, in tante persone e soprattutto in molti gruppi di persone organizzati che si rifanno al fascismo, debba essere presente una visione razzista della società. Quella visione razzista promossa in maniera esplicita da forze politiche del nostro Paese. Penso ad esempio a gruppi politici di estrema destra che gridano slogan come "l'Italia agli italiani"; come anche alla Lega che conta ministri della Repubblica che vorrebbero prendere le impronte digitali su base etnica, oltre che parlamentari europei che sfilano spalla a spalla con neonazisti di tutta Europa.
Pensando a queste cose, non riesco a capire chi, tra me e loro, sia un OGM.

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mercoledì 24 settembre 2008

Abdul "Abba" Guibre si meritava una lezione. Oscene parole dalla caverna leghista

Due giorni fa centinaia di persone hanno voluto salutare Abdul "Abba" Guibre, che in una bara raggiungerà il Burkina Faso. La terra che gli ha dato le origini. Anche se la sua terra era l'Italia, dove era cresciuto e dove è stato barbaramente ucciso.
La sua città era Milano. Qui viveva con la sua famiglia, qui aveva i suoi affetti, qui aveva i suoi amici. Qui ha incontrato due uomini che devono avere pensato che un "negro" potesse anche essere ucciso come un animale. Era per loro "uno sporco negro" che forse aveva rubato un pacco di biscotti. Il loro pacco di biscotti del valore di 60 centesimi.

Abba è stato ucciso da una cultura della sicurezza personale, che legittima la difesa della proprietà inviolabile, anche a discapito della vita e della dignità umana. Una difesa perseguita sempre ed a qualunque costo, qualsiasi sia il costo della proprietà. Chi ruba deve pagare. E non solo con il carcere. Non per forza soltanto in forza della legge. Chi ruba anche un pacco di biscotti, deve sapere che le conseguenze possono andare oltre una pena comminata da un tribunale. Chi ruba merita anche altre punizioni. Merita anche una lezione. E se chi ruba ha la pelle scura, merita una lezione da "sporco nergro".
Una cultura questa, perseguita e alimentata senza troppo pudore. Anche dopo un barbaro assassinio come quello di cui è rimasto vittima Adbul. Una cultura tanto diffusa ed accettata che consente al segretario provinciale della Lega Nord Romagna, Piero Fusconi di fare dichiarazioni orribili, indegne del vivere civile senza rischiare nemmeno di dover arrossire dalla vergogna. Fusconi dice, commentando l'assassinio di Abdul, che "gli autori [dell'omicidio] saranno chiamati a rispondere dinanzi al Giudice, una lezione comunque quei tre che alle 4 di mattina, con la prepotenza del numero hanno violato la legge, se la sarebbero meritata". Ma non finisce qui, perchè il leghista continua definendo quanto avvenuto uno "spiacevole inconveniente" del quale chi come Abdul si sarebbe posto fuori dalla legge "non ha diritto di lamentarsi".

Come commentare queste indecenti parole? Si potrebbe farlo da un punto di vista politico e dire che sono proprio frasi come quelle, tipiche dell'uomo della caverna, ad alimentare un clima d'odio che già è pericolosamente diffuso. Si potrebbe rispondere che dal punto di vista giuridico (forse) si potrebbe prefigurare il reato di istigazione alla violenza. Sarebbe ovviamente giusto sentire voci di profondissimo sdegno, da parte del mondo politico (tutto) dal quale quell'uomo (?) ha pronunciato certe nefandezze. Si può anche certamente rimanere senza parole di fronte a tanta oscenità.
Per quanto mi riguarda, mi sento di dare un consiglio a chi, non avendo pienamente percorso la strada evolutiva che ha portato fino all'homo sapiens, ritiene che chi ruba un pacco di biscotti meriti di essere ucciso dalla rabbia xenofoba di un paio di trogloditi: non esagerate con frasi del genere, perchè se la società tutta dovesse accettare una simile idea di giustizia, per chi pronuncia parole come quelle di Fusconi la "meritata lezione" sarebbe come minimo il taglio della lingua. E non si sarebbe valutato che la lingua semplicemente permette di pronunciare quello che il cervello comanda di dire.

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martedì 8 luglio 2008

"Fare lo zingaro". Dallo stupidario di certi imbecilli

Sono capitato in questi giorni in una discussione con quel tipo di persone che rendono la vita facile al ministro dell'interno Maroni ed al governo del quale fa parte, con la loro superficialità e l'accettazione passiva di ogni sorta di informazione venga loro propinata. Inutile descrivere il mio sdegno, la mia rabbia ed in un certo qual modo una sorta di personale rassegnazione, di fronte a certi discorsi. La discussione si è protratta per diversi minuti ed ha ruotato sempre intorno agli stessi concetti, intrisi di profonda, profondissima stupidità, prima ancora che di xenofobia.

In sostanza ci si era trovati a chiacchierare del problema macroscopico, reale e assolutamente debilitante dello scarso potere di acquisto degli stipendi e dei salari italiani. C'era chi faceva notare quanto misero fosse il proprio stipendio, nonostante la montagna di ore passate in fabbrica. Alcuni ritenevano di meritare di più, e per l'attività che svolgeva, e per il tempo dedicato al lavoro. E qui c'era stato già un mio primo dissenso, che può apparire semplicemente ideologico, ma che invece personalmente considero evidentemente pratico: il maggiore guadagno non può essere visto semplicemente come compenso per un numero di ore maggiore passato sul posto di lavoro. Bisogna mirare all'aumento del salario e dello stipendio, per poter disporre di una retribuzione "sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa" (articolo 36 della Carta costituzionale italiana). Ma non è di questo che volevo parlare e perciò su questo argomento mi fermo qui, per non divagare troppo.

Non credo di peccare di presunzione nel definire piccole menti quei miei interlocutori, visto che l'unica soluzione che avevano saputo trovare al salario insufficiente era stata quella di "fare lo zingaro" (mescolando nella parola "zingaro" etnie varie e forse anche i rumeni, ma questa è solo una mia supposizione).
Non so se quei poveretti si rendessero conto che dire "fare lo zingaro" è un passo oltre all'identificazione di un atteggiamento legato ad un popolo, che può essere dovuto a mille ragioni. Non era stato detto di "fare come fa uno zingaro" (espressione già gravemente xenofoba). Con la frase "fare lo zingaro", si assegna ad un popolo un modo di essere insito nella sua natura, genetico, scritto nel prorpio dna e del quale non può liberarsi. Ed ovviamente si presume una natura ed un codice genetico diverso da quello delle persone di altre nazionalità o etnia.
E cosa vuol dire fare lo zingaro, cosa per natura è portato a fare una persona di etnia rom, sinti o kalè che sia, lo ha specificato la stessa larga e putrida bocca: "fare i soldi rubando; uccidere ed essere condannato ad una villeggiatura che gli italiani non possono permettersi; scopare (riporto testualmente) dove vuoi, quando vuoi, con chi vuoi, tanto se non trovi una femmina (ancora testuale) puoi violentarla".

Ovviamente frasi del genere non sono casi isolati. Non sono stato particolarmente sfortunato nel fermarmi a discutere con quegli imbecilli. Di fatto esiste una parte di popolazione che ritiene di appartenere ad una categoria di persone (sulla base della nazionalità, dell'etnia, del colore della pelle, ecc.) superiore ad altre. Una presunzione che appare come la traduzione sociale, di leggi razziali come quella delle impronte digitali ai rom, di prime pagine dei quotidiani e titoli di telegiornali che strillano la presunta pericolosità sociale di specifici gruppi di persone. Che oggi siano i rom, ieri i rumeni, prima ancora gli albanesi, poco importa. L'importante è creare il capro espiatorio di turno. Quale esso sia, dipende solo da quale problema reale fare passare in secondo piano o nascondere, insieme alle sue cause e da quale sia in quel momento il soggetto più debole.
Ed intanto quei noiosi ed ottusi miei interlocutori non si accorgono che per altri soggetti, socialmente ed economicamente più forti di loro, i capri espiatori sono anche loro.

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venerdì 27 giugno 2008

Caro bambino rom, non è colpa tua ... ma della figa che ti ha partorito!

E va bè dai, è già successo, sarai abituato. Di che ti scandalizzi? Di cosa ti preoccupi? E' una storia vecchia di almeno 60 anni, la schedatura dei rom come te. Ehm ... scusa, ho detto schedatura? No, no ... mi sono confuso. La schedatura è una pratica fascista, nazista. Oggi, a 60 anni di distanza dalle leggi razziali, quelle che marchiavano ebrei e rom perchè di razza inferiore, oggi dicevo non si può più parlare di schedatura. Oggi prendere le impronte digitali ai bambini rom, si chiama censimento.
Anche se il censimento, quello ufficiale, quello che con cadenza decennale viene effettuato dall'ISTAT, non prevede di prendere le impronte digitali. Ma tu sei rom e perciò nella testa malata di qualche ministro di questa nostra Repubblica morente, sei un delinquente. Anche da bambino, anche senza avere commesso reato.
In questa nostra morente Repubblica, non importa se un reato lo hai commesso o meno. Tutto dipende dalla vagina che ti ha partorito: se è stata una figa di etnia rom a metterti al mondo, sei considerato tendenzialmente persona predisposta a delinquere. Se così fosse ed ancora non hai commesso un furto, un rapimento, un stupro, certamente lo farai, ti dicono. Ed intanto che non sarai in età per commettere reato, è dato per certo che tuo padre ti costringerà all'accattonaggio e ti maltratterà.
E allora, visto che dicono che così è e visto che dall'altra parte c'è chi ciecamente ed ingenuamente continua a credere a queste stronzate, tanto vale agire preventivamente.
Oggi tocca a te, bambino rom, domani potresti essere in buona compagnia di un tunisino, di un albanese, di un cingalese. Ma non è dato sapere con esattezza quale lingua parlerà il tuo compagno, censito da uno Stato italiano militarizzato. Dipende. Oggi non so dirti su chi si riverserà in futuro questa perversa follia razzista.
Dipende dal mercato della paura, che vende al prezzo di qualche consenso i suoi prodotti, pubblicizzati negli spot elettorali.
Solo di una cosa posso essere certo: in nessuna caserma di carabinieri, e in nessuna questura troverai la compagnia di un bambino venuto alla luce da una passerina italiana, soprattutto se ricca, men che mai se del Nord, assolutamente impossibile se leghista e un po' fascista!

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