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mercoledì 7 ottobre 2009

Cazzate leghiste


La Lega Nord vuole proibire l'uso in pubblico del burqa. Embè? si dovrebbe dire sentendo un'affermazione così, visto una legge in tal senso esiste già, almeno dal 1975. E' la legge n. 152, che all'art. 5 recita:
È vietato l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. È in ogni caso vietato l’uso predetto in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino.
Il contravventore è punito con l’arresto da uno a due anni e con l’ammenda da 1.000 a 2.000 euro.
Per la contravvenzione di cui al presente articolo è facoltativo l’arresto in flagranza.

L'idea malsana della Lega Nord consiste però nell'introdurre il divieto di indossare "qualsiasi mezzo che non renda visibile l’intero volto, in luogo pubblico o aperto al pubblico, inclusi gli indumenti indossati in ragione della propria affiliazione religiosa". Mentre verrebbe cancellata, con il DDL della Lega, la dicitura "senza giustificato motivo". Qual è la novità? Semplice e chiaro: l'impostazione razzista ed antislamica della legge. Tanto che in conferenza stampa (che invito ad ascoltare qui. C'è un siparietto finale niente male, sul carnevale e le feste in maschera) la Lussana (tra le proponenti della nefandezza) dichiara che la modifica del testo del 1975 serve a "far fronte alla minaccia terroristica della jihad islamica". Chiaro no? D'altronde cosa c'è da aspettarsi da un manipolo di fascisti non dichiarati, xenofobi convinti ed incitatori all'odio religioso?
Ribadiamo, ancora una volta, visto che non è mai abbastanza in questo caso, che la religione musulmana non prevede l'uso del burqa, nè del niqab. Lo ha ribadito pochi giorni fa il grande imam Mohammed Said Tantawi dell’università egiziana di Al Azhar, massimo centro dell’islam sunnita. Detto questo, i leghisti, con questa loro proposta non fanno che anteporre la pubblica sicurezza al diritto costituzionale di libertà religiosa. Lo dice chiaramente, ancora Lussana, quando afferma che "tra la tutela della libertà religiosa e la tutela della sicurezza dei cittadini, per noi la priorità è la sicurezza". E' ovvio che se passasse un principio del genere, si creerebbe un precedente pericoloso.
A quel punto qualunque diritto potrebbe essere subordinato ad un supposta sicurezza pubblica, o ad un'altra esigenza del momento, buona per il consenso popolare. Perciò sarebbe il caso di cominciare ad usare il cervello, anzichè continuare a ragionare con la pancia dolente. La proposta leghista è quindi xenofoba e pericolosa, buona solo a cavalcare il razzismo di una massa di ignoranti, che stupidamente credono ad ogni cazzata viene detta loro.
Tanto stupidi gli adepti leghisti, da non accorgersi come una norma del genere non costringe le donne a svestirsi del burqa, né risolverebbe il tanto caro a loro problema di ordine pubblico. Al contrario, un provvedimento di quel tipo costringerebbe quelle stesse donne, già prigioniere di una cultura maschilista, a rimanere chiuse in casa. Una doppia prigione dalla quale sarebbe impossibile liberarsi, rimanendo così emarginate. Mentre ci sarebbe bisogno di mettere in atto proposte positive per una loro reale integrazione, attraverso l'insegnamento della lingua italiana, la scuola, il lavoro e l'affermazione e la reale godibilità dei diritti, compresi quelli di cittadinanza.

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venerdì 11 settembre 2009

Blitz nella notte. Volantino dove c'era la targa: "A peppino Impastato..."

Il sindaco di Ponteranica è un leghista doc. E non è un complimento. Significa avere idee chiaramente xenofobe, razziste, corporative e un tantino fascistelle. Siccome poi, lui in particolare, il sindaco di Ponteranica non vuole farsi mancare niente, ha pensato anche di aggiungere un tocco in più di indecenza. E così ha fatto togliere dalla Biblioteca Comunale, la targa dedicata a Peppino Impastato, ucciso dalla mafia. Il motivo è che Peppino Impastato era un terrore. E la lotta alla mafia, di cui Peppino è stato protagonista? E il riscatto sociale per cui Peppino si batteva? Chissenefrega, pensa il sindaco leghista, sempre terrone rimane.

Ma la mafia non è roba da terroni. E' roba da quattrini, e tanti. E dove ci sono quattrini, lì la mafia vuole stare. E la mafiosità è un modo di di agire ed uno di questi è ridurre al silenzio. Meglio non dire, non far sapere, non conoscere. Meglio non dire di Peppino Impastato, non far sapere chi era, non conoscere quali fossero le sue battaglie. Affinchè non se ne approprino le generazioni di oggi, così da poter continuare a fare ognuno i porci comodi mafiosi, nell'ignorante silenzio generale.

Ma c'è chi non accetta di dimenticare Peppino Impastato e con un blitz nella notte, al posto della targa ha posto un volantino con la scritta: "A Peppino Impastato, assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978 -. Il Comune di Ponteranica rifiuta il suo contributo di idee ed esperienza nella lotta contro il dominio mafioso e per il rinnovamento della società" Un gesto che onora la memoria del giornalista di Cinisi, e che getta simbolicamente addosso al sindaco di Ponteranica quello che gli spetta: una montagna di merda!

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mercoledì 15 luglio 2009

La (in)coerenza leghista. Invasioni di padani all'estero e caccia agli immigrati in Italia

Dalla dichiarazione di voto finale del presidente del gruppo Lega Nord Padania, Bricolo:
La nostra (quella dei respingimenti NdR) è l'unica strada percorribile per gestire il flusso migratorio in arrivo nel nostro Paese e non subire invasioni incontrollate.

Da La Padania del 16 giugno 2009, a proposito della Lega Nord Estero:
Lega Nord Estero in espansione in tutti i continenti. l’Europa è praticamente
tutta coperta
(dai leghisti NdR); in Sudamerica l'attività attualmente è concentrata in Argentina e Brasile, ma si sta espandendo anche in Uruguay e Cile; in Africa si è attestati in Senegal e Sudafrica; in Asia la voce della Padania si fa sentire addirittura in Cina.

Dalla dichiarazione di voto finale del presidente del gruppo Lega Nord Padania, Bricolo:
D'ora in poi [...] non saranno benvenuti coloro che non rispettano la nostra storia, la nostra cultura e le nostre tradizioni.
Integrazione, per quanto ci riguarda, vuol dire che chi viene a casa nostra (perché questa è casa nostra)
[...] si deve adeguare al nostro modo di vivere.

Da La Padania del 16 giugno 2009, a proposito della Lega Nord Estero:
[La Lega Nord Estero è] un vero e proprio Movimento con lo scopo di promuovere nelle realtà in cui è presente (cioè all'estero NdR) gli ideali e la politica della Lega Nord e, chiaramente, di presentarsi alle elezioni con il suo simbolo.

Dalla dichiarazione di voto finale del presidente del gruppo Lega Nord Padania, Bricolo:
Noi il consenso lo abbiamo aumentato, sicuramente anche per la coerenza.

Dal pensiero di Crocco:
Voi il consenso lo avete aumentato perchè in Italia i rincoglioniti avanzano...

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lunedì 15 giugno 2009

Nere o verdi, che differenza fa?

Molto bello l'articolo di Peacereporter sulle costituende "ronde nere". Efficace denuncia di uno scandaloso, ennesimo tentaivo di riorganizzare un partito fascista, con tanto di milizia. E grande merito dell'intervista di Peacereporter a Gaetano Saya, fondatore delle "ronde nere", va dato per avere messo molto accuratamente in risalto il pericolo che sta dietro quell'organizzazione, che vorrebbe girare per le strade con divise e simboli di stampo nazista. Dal giorno dopo, toni allarmistici e giustamente scandalizzati si leggevano su vari giornali. Stranamente (ma nemmeno troppo) meno indignazione hanno creato invece le parole di un ministro della Repubblica italiana.

Maroni, ministro dell'Interno, si è recato nella "sacra" terra di Pontida per partecipare alla venerazione del dio Po, insieme al tribale popolo leghista. L'adorato sacerdote di questo strano popolo arcaico, dopo avere iniziato il suo intervento al grido di «Padania libera, non mollare mai» dichiara che «ebbene sì, vogliamo le ronde ... noi non ci fermeremo ... noi andremo fino in fondo». E tutt'intorno simboli celtici, Alberti da Giussano, bandiere crociate, corna vichinghe. E poi bendiere verdi e cravatte verdi e fazzoletti verdi.

E' ovvio che il richiamo a simboli chiaramenti nazisti delle "ronde nere" desta preoccupazione e giusto scandalo. Ma perchè non scandalizzarsi altrettanto per le "ronde padane" o "ronde verdi"? Al di là del colore, la sostanza cambia davvero poco. Lo spirito che muove gli energumeni padani, è lo stesso che si trova nell'organizzazione di Saya. Ed i simboli, seppure non uguali, sono per entrambe le squadracce di ronde motivo di ostentazione di appartenenza ad un gruppo, un branco, un clan di difensori degli interessi di un'orda xenofoba. Ed il problema di fondo è che queste squadracce trovano appoggio istituzionale in un governo che della xenofobia, della violenza verbale, dell'autoritaismo ha fatto un programma politico.

Davanti a fatti come questi, non si può rimanere indifferenti, che equivarrebbe ad un silenzioso appoggio a quelle squadracce, alle loro logiche, all'odio che le organizza. Bisogna invece reagire. Magari in modo fantasioso. Si potrebbe magari passeggiare in contro ronde, ma anche semplicemente con amici, con il proprio compagno o compagna o con la famiglia, armati di naso da pagliaccio da indossare al loro passaggio, ma senza sorridere. Potrebbe essere un buon modo per far capire quanto essi siano ridicoli, seppure non facciano ridere per niente.

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martedì 10 febbraio 2009

Nelle piccole aziende si può rischiare di morire sul lavoro. Così stanno decidendo

Subito la notizia: la prima commissione parlamentare Affari Costituzionali ha approvvato ieri, due emendamenti leghisti, che eliminano la figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza all'interno delle aziende al di sotto dei 16 dipendenti.

Siccome spesso, per le funzioni aziendali in materia di sicurezza sul lavoro, si fa confusione è bene spiegare di cosa si sta parlando. Molte volte, infatti, ho sentito confodere i ruoli tra responsabile della sicurezza e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (in sigle: RSPP il primo e RLS il secondo). E' capitato addirittura che questa confusione sia stata manifestata da ministri del lavoro.
Il RSPP è un professionista designato dal datore di lavoro con il compito di gestire la sicurezza aziendale. Il RLS è un lavoratore eletto dagli altri lavoratori o designato dalle organizzazioni sindacali, e rappresenta i lavoratori per la materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e deve essere adeguatamente formato.
Con il Testo Unico approvato dal governo Prodi, "in tutte le aziende, o unità produttive, è eletto o designato il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Nelle aziende o unità produttive che occupano fino a 15 lavoratori il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è di norma eletto direttamente dai lavoratori al loro interno oppure è individuato per piu' aziende nell'ambito territoriale o del comparto produttivo". Quando individuato per più aziende il RLS è detto rappresentante territoriale per la sicurezza (RLST).

Se dovessero passare gli emendamenti leghisti, il RLS potrà essere eletto o designato solo per aziende con oltre 16 dipendenti e nel caso di non elezione o designazione, non vi sarebbe più l'obbligo di individuare il RLST. In sostanza i lavoratori non avrebbero rappresentanza in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Praticamente cade l'impianto legislativo sulla sicurezza sul lavoro, per il quale, dal 1996 e cioè dall'entrata in vigore del D.Lgs. 626, si è andati verso una gestione condivisa della sicurezza nei luoghi di lavoro. Ed indipendentemente dal fatto che sia stata o meno realmente applicata, la partecipazione dei lavoratori verrebbe anche formalmente annullata. La vita e la salute dei lavoratori, tornerebbe ad essere assoluta prerogativa padronale. Un salto indietro di oltre 10 anni!

Considerando che le aziende al di sotto dei 16 dipendenti sono la stragrande maggioranza in Italia, una modifica di questo tipo al Testo Unico per la sicurezza sul lavoro, significa di fatto, per i lavoratori, una riduzione drastica delle possibilità di tutela della propria salute e della propria integrità fisica.
Tradotto dal linguaggio governativo, significa che l'unico diritto che conta è quello padronale, di disporre dei lavoratori come meglio si creda. Significa dare mano libera ai padroni di violare le norme di sicurezza, perchè tanto controlli in azienda da parte delle ASL sono improbabili e non c'è chi rappresenti i lavoratori e che sia formato in tal senso. Significa, più brutalmente, che nelle piccole aziende si può rischiare di farsi male, di rimanere invalidi ed anche di morire, senza troppe rotture di coglioni per i padroni.

Questo mentre il contatore di articolo21.info è aggiornato a 117 morti, 117084 infortuni, 2927 invalidi. Qualcuno ha ancora dubbi su quali interessi questo governo tuteli?

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martedì 13 gennaio 2009

Il racket di Stato contro i migranti

Considerando la fragilità sociale degli immigrati in attesa di un permesso di soggiorno; tenendo conto della paura di venire rispediti nel proprio Paese, a vivere una condizione spesso di profonda miseria o di guerra; il pagamento per il permesso di soggiorno agli immigrati, previsto nel DDL anticrisi, appare più che una tassa un "pizzo".
Le condizioni sociali e personali spesso precarie degli immigrati, oltre che l'etichetta di delinquenti che è stata loro appiccicata addosso, permettono di "estorcere" soldi con la promessa di "proteggere" la loro residenza italiana.

L'emendamento, che era stato prima introdotto del DDL e poi eliminato, è stato ora confermato (pare) definitivamente dal ministro Maroni, con la differenza che non è stato definito l'importo del "pizzo". Potrebbe essere di 10 euro come di 400 euro. Da sborsare per ogni rinnovo del permesso di soggiorno.
Dopo i vari provvedimenti sulla sicurezza, dopo i provvedimenti sul ricongiungimento familiare (con i quali si prevede tra l'altro il test del DNA a carico dell'immigrato), questo provvedimento risulta essere l'ennesimo, provocatorio, inutile ed insensato provvedimento contro i migranti. Anche perchè gli immigrati extracomunitari pagano già per il permesso di soggiorno: 14,62 euro di contrassegno telematico sul modulo di richiesta ed altri 30 euro da pagare al momento della spedizione dell’assicurata. Ma, se si richiede un permesso di soggiorno per più di 90 giorni bisogna pagare anche un bollettino prestampato di 27,50 euro per il costo del permesso elettronico. Per una spesa totale già prevista per il permesso di soggiorno pari ad euro 72,12. Per un permesso che sarà consegnato a chi ne fa richiesta in prossimità delle sua scadenza, se non quando è già scaduto. Senza contare che in caso di lavoro a tempo determinato (la stragrande maggioranza dei casi), il permesso di soggiorno deve essere rinnovato più di una volta all'anno. Riflettere al costo per una famiglia di quattro persone che ogni sei mesi devono rinnovare il permesso di soggiorno, fa capire con quale accanimento la Lega Nord si scagli contro gli immigrati. Ai quali è di fatto applicata una gabella punitiva per essersi permessi il "lusso" di venire a cercare lavoro in Italia.

Ho provato a ragionare sulle considerazioni che possano essere state adottate dalla Lega per partorire questo odioso emendamento. Non sono riuscito a spiegarmelo. Se non con la solita ansia leghista della ricerca del nemico comune, sul quale scaraventare le paure. Questo emendamento, come quello sempre leghista di obbligare gli extracomunitari che richiedono l'apertura di una partita Iva ad una fideiussione bancaria di 10mila euro: non risolvono il problema dello sbarco di migranti sulle coste italiane; non incentivano l'integrazione; non migliorano le condizioni sociali di alcuno; non combattono il lavoro nero.
Questi emendamenti, come altri in passato targati Lega Nord, altro non sono che la trasposizione sulla vita reale di tante persone, dei deliri politici di questa destra xenofoba, autoritaria ed autarchica. Il riflesso sul sociale di un governo becero ed ignorante.

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martedì 21 ottobre 2008

Virus e batteri non hanno nazionalità. Ma i senatori leghisti non lo sanno

Se un limite alla decenza esiste, non è di casa in questa legislatura. In particolare non abita nelle stanze della Lega Nord. Forse in molti lo supponevano già, ma in questi giorni alcuni parlamentari leghisti (Bricolo, Mauro, Bodega, Mazzatorta, Vallardi) hanno voluto darne ulteriore dimostrazione.
In questi giorni, infatti, è in discussione in Senato il Disegno di Legge 733, nell'ambito del cosiddetto "pacchetto sicurezza". Una denuncia di Medici Senza Frontiere fa sapere che i senatori leghisti hanno presentato un emendamento, che richiede la soppressione del comma 5 dell'art.35 del Decreto legislativo 286/1998 (Testo unico sull'immigrazione), il quale prevede che «l'accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano».

Il principio di quel comma è evidente: garantire il diritto alla salute, attraverso l'accesso alle prestazioni sanitarie. Garantire quel diritto a chiunque, perchè quello alla salute è uno tra i diritti fondamentali della persona, che ingloba in sè il diritto ad una vita dignitosa.
Se quell'emendamento passasse e quindi ad ogni prestazione sanitaria usufruita da un straniero non in regola, si rendesse obbligatoria la segnalazione all'autorità, i migranti irregolari sarebbero scoraggiati dal richiedere le prestazioni sanitarie necessarie a tutelare la loro salute. Sarebbe di fatto una condanna all'agonia, per persone in carne ed ossa che la sorte ha già condannato ad una condizione sociale precaria. Una condizione sociale che verrebbe aggravata dalla stupidità xenofoba della Lega Nord.
Ecco, appunto, di cosa è figlio qeull'emendamendo leghista: di una profonda stupidità, che appare essere anche consequenziale alla bramosia di dargli all'immigrato. Una stupidità che si traduce, nelle stanze parlamentari, in smania leghista (ma non sempre, solo leghista) di dispensare provvedimenti per calmare la sete xenofoba dei suoi elettori.

Solo così si può motivare un emendamento che non limiterà lo sbarco di clandestini sulle coste italiane, che non ridurrà la presenza di migranti in Italia, che non migliorerà le condizioni economiche o sociali degli italiani. Insomma un provvedimento che servirebbe solo a produrre consensi sulla pelle di persone bisognose.
Ma tanta è la stupidità, tanta la bramosia xenofoba, che i senatori leghisti, nell'emendare il DDL 733, non si sono accorti di quali effetti dannosi quella loro proposta potrà avere su qualsiasi persona che calpesti il territorio italiano. Non si sono posti il problema, gli ingenui senatori leghisti, che impedire di fatto le cure agli immigrati irregolari, vuol dire anche impedire la prevenzione di malattie trasmissibili e di epidemie.

Forse i parlamentari leghisti, abituati come sono ad alzare barriere, non si sono resi conto che virus e batteri per spostarsi non hanno bisogno di permessi di soggiorno regolari, nè stanno a guardare la nazionalità del corpo ospitante. Germi, batteri e virus, sono molto più democratici dei leghisti. E qualche volta meno devastanti.

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mercoledì 24 settembre 2008

Abdul "Abba" Guibre si meritava una lezione. Oscene parole dalla caverna leghista

Due giorni fa centinaia di persone hanno voluto salutare Abdul "Abba" Guibre, che in una bara raggiungerà il Burkina Faso. La terra che gli ha dato le origini. Anche se la sua terra era l'Italia, dove era cresciuto e dove è stato barbaramente ucciso.
La sua città era Milano. Qui viveva con la sua famiglia, qui aveva i suoi affetti, qui aveva i suoi amici. Qui ha incontrato due uomini che devono avere pensato che un "negro" potesse anche essere ucciso come un animale. Era per loro "uno sporco negro" che forse aveva rubato un pacco di biscotti. Il loro pacco di biscotti del valore di 60 centesimi.

Abba è stato ucciso da una cultura della sicurezza personale, che legittima la difesa della proprietà inviolabile, anche a discapito della vita e della dignità umana. Una difesa perseguita sempre ed a qualunque costo, qualsiasi sia il costo della proprietà. Chi ruba deve pagare. E non solo con il carcere. Non per forza soltanto in forza della legge. Chi ruba anche un pacco di biscotti, deve sapere che le conseguenze possono andare oltre una pena comminata da un tribunale. Chi ruba merita anche altre punizioni. Merita anche una lezione. E se chi ruba ha la pelle scura, merita una lezione da "sporco nergro".
Una cultura questa, perseguita e alimentata senza troppo pudore. Anche dopo un barbaro assassinio come quello di cui è rimasto vittima Adbul. Una cultura tanto diffusa ed accettata che consente al segretario provinciale della Lega Nord Romagna, Piero Fusconi di fare dichiarazioni orribili, indegne del vivere civile senza rischiare nemmeno di dover arrossire dalla vergogna. Fusconi dice, commentando l'assassinio di Abdul, che "gli autori [dell'omicidio] saranno chiamati a rispondere dinanzi al Giudice, una lezione comunque quei tre che alle 4 di mattina, con la prepotenza del numero hanno violato la legge, se la sarebbero meritata". Ma non finisce qui, perchè il leghista continua definendo quanto avvenuto uno "spiacevole inconveniente" del quale chi come Abdul si sarebbe posto fuori dalla legge "non ha diritto di lamentarsi".

Come commentare queste indecenti parole? Si potrebbe farlo da un punto di vista politico e dire che sono proprio frasi come quelle, tipiche dell'uomo della caverna, ad alimentare un clima d'odio che già è pericolosamente diffuso. Si potrebbe rispondere che dal punto di vista giuridico (forse) si potrebbe prefigurare il reato di istigazione alla violenza. Sarebbe ovviamente giusto sentire voci di profondissimo sdegno, da parte del mondo politico (tutto) dal quale quell'uomo (?) ha pronunciato certe nefandezze. Si può anche certamente rimanere senza parole di fronte a tanta oscenità.
Per quanto mi riguarda, mi sento di dare un consiglio a chi, non avendo pienamente percorso la strada evolutiva che ha portato fino all'homo sapiens, ritiene che chi ruba un pacco di biscotti meriti di essere ucciso dalla rabbia xenofoba di un paio di trogloditi: non esagerate con frasi del genere, perchè se la società tutta dovesse accettare una simile idea di giustizia, per chi pronuncia parole come quelle di Fusconi la "meritata lezione" sarebbe come minimo il taglio della lingua. E non si sarebbe valutato che la lingua semplicemente permette di pronunciare quello che il cervello comanda di dire.

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