martedì 8 luglio 2008

"Fare lo zingaro". Dallo stupidario di certi imbecilli

Sono capitato in questi giorni in una discussione con quel tipo di persone che rendono la vita facile al ministro dell'interno Maroni ed al governo del quale fa parte, con la loro superficialità e l'accettazione passiva di ogni sorta di informazione venga loro propinata. Inutile descrivere il mio sdegno, la mia rabbia ed in un certo qual modo una sorta di personale rassegnazione, di fronte a certi discorsi. La discussione si è protratta per diversi minuti ed ha ruotato sempre intorno agli stessi concetti, intrisi di profonda, profondissima stupidità, prima ancora che di xenofobia.

In sostanza ci si era trovati a chiacchierare del problema macroscopico, reale e assolutamente debilitante dello scarso potere di acquisto degli stipendi e dei salari italiani. C'era chi faceva notare quanto misero fosse il proprio stipendio, nonostante la montagna di ore passate in fabbrica. Alcuni ritenevano di meritare di più, e per l'attività che svolgeva, e per il tempo dedicato al lavoro. E qui c'era stato già un mio primo dissenso, che può apparire semplicemente ideologico, ma che invece personalmente considero evidentemente pratico: il maggiore guadagno non può essere visto semplicemente come compenso per un numero di ore maggiore passato sul posto di lavoro. Bisogna mirare all'aumento del salario e dello stipendio, per poter disporre di una retribuzione "sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa" (articolo 36 della Carta costituzionale italiana). Ma non è di questo che volevo parlare e perciò su questo argomento mi fermo qui, per non divagare troppo.

Non credo di peccare di presunzione nel definire piccole menti quei miei interlocutori, visto che l'unica soluzione che avevano saputo trovare al salario insufficiente era stata quella di "fare lo zingaro" (mescolando nella parola "zingaro" etnie varie e forse anche i rumeni, ma questa è solo una mia supposizione).
Non so se quei poveretti si rendessero conto che dire "fare lo zingaro" è un passo oltre all'identificazione di un atteggiamento legato ad un popolo, che può essere dovuto a mille ragioni. Non era stato detto di "fare come fa uno zingaro" (espressione già gravemente xenofoba). Con la frase "fare lo zingaro", si assegna ad un popolo un modo di essere insito nella sua natura, genetico, scritto nel prorpio dna e del quale non può liberarsi. Ed ovviamente si presume una natura ed un codice genetico diverso da quello delle persone di altre nazionalità o etnia.
E cosa vuol dire fare lo zingaro, cosa per natura è portato a fare una persona di etnia rom, sinti o kalè che sia, lo ha specificato la stessa larga e putrida bocca: "fare i soldi rubando; uccidere ed essere condannato ad una villeggiatura che gli italiani non possono permettersi; scopare (riporto testualmente) dove vuoi, quando vuoi, con chi vuoi, tanto se non trovi una femmina (ancora testuale) puoi violentarla".

Ovviamente frasi del genere non sono casi isolati. Non sono stato particolarmente sfortunato nel fermarmi a discutere con quegli imbecilli. Di fatto esiste una parte di popolazione che ritiene di appartenere ad una categoria di persone (sulla base della nazionalità, dell'etnia, del colore della pelle, ecc.) superiore ad altre. Una presunzione che appare come la traduzione sociale, di leggi razziali come quella delle impronte digitali ai rom, di prime pagine dei quotidiani e titoli di telegiornali che strillano la presunta pericolosità sociale di specifici gruppi di persone. Che oggi siano i rom, ieri i rumeni, prima ancora gli albanesi, poco importa. L'importante è creare il capro espiatorio di turno. Quale esso sia, dipende solo da quale problema reale fare passare in secondo piano o nascondere, insieme alle sue cause e da quale sia in quel momento il soggetto più debole.
Ed intanto quei noiosi ed ottusi miei interlocutori non si accorgono che per altri soggetti, socialmente ed economicamente più forti di loro, i capri espiatori sono anche loro.

7 commenti:

Samanta Di Persio comm. femm. Pdci 8 luglio 2008 alle ore 12:21  
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Samanta Di Persio comm. femm. Pdci 8 luglio 2008 alle ore 12:21  
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
il Russo 8 luglio 2008 alle ore 20:03  

Le parole sono importanti, chi parla male pensa male diceva quel tale in un famoso film di una ventina d'anni fa.
Il problema é che la vignetta e le tue esperienze dirette in dialoghi con microcefali lo confermano: qua non c'è nessuna deriva, la maggior parte degli italiani ha una rotta ben precisa, quella del razzismo.

Franca 11 luglio 2008 alle ore 09:55  

Condivido completamente le tue considerazioni finali

riccardo gavioso 12 luglio 2008 alle ore 00:37  

in effetti è un problema di capri espiatori... forse farne una professione retribuita come suggerisce Daniel Pennac... ;)

Anonimo,  22 luglio 2008 alle ore 16:14  

i capri espiatori sono anche loro.
...................
purtroppo non se ne rendono conto!
vivono sulla loro nuvoletta sentendosi super...tutto e tutti!
angela

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