Altre piattaforme al largo di Ortona. Vogliono estrarre petrolio e lasciare inquinamento.
Il Centro Oli che l'Eni vorrebbe impiantare ad Ortona, praticamente uguale a quello già da anni in funzione a Viggiano, con i danni che i cittadini di quel territorio subiscono e raccontano, è stato per il momento fermato. Almeno fino al 31 dicembre prossimo.
E' stato fermato per ora il petrolchimico, ma si nota l'intensificarsi delle estrazioni petrolifere, specie in mare. Proprio al largo di Ortona, sono partite le estrazioni di petrolio, con piattaforme semisommergibili. Ed ora solo al largo di Ortona se ne contano 7 di piattaforme.
Nuove fonti di inquinamento si vanno ad aggiungere, come spiega la professoressa dell'Università dello stato della California, Maria Rita D'Orsogna nel suo blog, dovute alla normale attività estrattiva. Sostanze inquinanti delle quali la normale attività di estrazione non può fare a meno di utilizzare e la cui composizione chimica, è guarda caso segreta.
Così come è apparso evidente che dietro la sospenzione delle attività di realizzazione del petrolchimico dell'Eni, vi erano motivazione elettorali, altrettanto evidente è la scelta politica di ridurre l'Abruzzo a regione da sfruttare energeticamente.
Non è un caso che al largo della costa abruzzere già da tempo di estragga petrolio e gas e che le intenzioni vadano verso l'incremento della produzione, oltre che nella realizzazione di nuovi e devastanti progetti (vedi articolo de L'Espresso).
Una scelta politica silenziosa, strisciante e meschina che ridurrà quella che oggi è chiamata Regione Verde d'Europa, a regione colonizzata. Perchè le risorse energetiche estratte faranno i profitti dei colonizzatori come l'Eni, mentre quando non sarà più conveniente lo sfruttamento del territorio, lo abbandoneranno lasciandosi alle spalle aree ridotte a deserti. Lasceranno cioè in eredità agli abitanti, terre dove non sarà più possibile fare alcuna attività e dove gli unici dati in incremento, saranno quelli relativi a malattie ed inquinamento.
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