Centro Oli dell'Eni. L'alternativa vera è il patrimonio naturale.
Venerdi scorso a Pescara si è discusso dei possibili danni ambientali e per la salute, derivanti dalla sciagurata eventualità che l'Eni realizzi il Centro Oli sulla costa di Ortona. Una sciagura di cui hanno discusso scienziati, medici, rappresentanti degli agricoltori e delle associazioni. Erano presenti all'incontro i rappresentanti del Comitato Natura Verde, del Coordinamento per la Tutela della Costa Teatina, di Ecovie, Mare Libero e Abruzzo in Movimento, delle cantine sociali. Ed oggi, in merito ai danni sulla salute dell'uomo e dell'ambiente, si discute con certezza, forti di documenti elaborati da esperti di prim'ordine. Prima fra tutti, la professoressa Maria Rita D'Orsogna, docente fisico alla California State University, che ha già mostrato in una serie di conferenze i risultati della sua ricerca. Ma sono stati elaborati altri documenti, in merito alla pericolosità di un'eventuale attività del Centro Oli dell'Eni, come quello del Mario Negri Sud ed ultimo in ordine di tempo, la relazione di 88 dirigenti medici della ASL Chieti-Ortona.
Nell'incontro di venerdi scorso, si è anche parlato di tutela del patrimonio naturale dell'Abruzzo, regione verde d'Europa e scrigno del 30% della biodiversità presente in Europa, ma anche di valorizzazione delle tipicità locali...
Proprio il partimonio naturale dovrebbe rappresentare la reale alternativa al modello di sviluppo che si vorrebbe imporre in Abruzzo e nello specifico sulla costa di Ortona che, in controtendenza con gli allarmi di questi anni, si base sul petrolio quale fonte di profitto. Una visione energivora, che non tiene conto delle potenzialità abruzzesi in termini di sviluppo sostenibile. Nè può essere sbandierata l'idea assolutamente populista e demagogica dell'incremento occupazionale, utilizzata da più parti come un cavallo di troia, contro la salute umana, il rispetto per il territorio ed egoista per le generazioni a venire.
Uno sviluppo realmente virtuoso, non può non considerare la tutela ambientale e la difesa delle biodiveristà ed in questo senso l'Abruzzo potrebbe svolgere un ruolo di primo piano in tutta Europa, dove si contano oltre 43 mila parchi che abbracciano una superficie di 750 mila chilometri quadrati, il 14,6% del totale.
Solo in Italia sono presenti 21 parchi nazionali che significano un milione e mezzo di ettari, pari al 5% per cento del territorio nazionale. A questi occorre aggiungere aree verdi tutelate a livello regionale, che coprono circa un milione di ettari, oltre a quelli provinciali.
In questo quadro, l'Abruzzo può ben candidarsi ad essere tra le capofila dell'ecoturismo, vantanto il 30% di aree protette del proprio territorio. L'Abruzzo potrebbe perciò essere, una forte attrattiva per i 118 milioni di turisti che annualmente si muovono nei circuiti naturali italiani, animando un giro d’affari di 5,5 milioni di euro e che garantiscono un lavoro per 104 mila persone.
L'Abruzzo potrebbe così ben inserirsi nei primissimi posti in termini di visite sul proprio territorio, che vedono oggi tra le mete al top, l'arcipelago toscano, Cilento e Gargano, lo Stelvio, il Circeo, il Vesuvio. Tutti luoghi dove gli ecoturisti non cercano solo paesaggi, ma anche i tradizionali centri storici, i sapori della gastronomia locale, le attività culturali. Senza contare l'escursionismo, che rappresenta il 45,8% del turismo nelle aree protette e riesce a far muovere 1,4 miliardi di spesa solo nel perimetro dei Parchi nazionali. Ed in questo panorama, l'Abruzzo può certamente vantare un ventaglio di offerte da far gola anche ad ecoturisti più esigenti.
Pertanto la tutela del nostro territorio rappresenta oggi il vero affare. Prima di tutto per la salute degli abruzzesi e per la natura di oggi ancora riusciamo in parte a godere. Ma anche per l'intera economia regionale, se solo si volesse puntare sullo sviluppo di un turismo intelligente, che senza pensare di trasformare l'Abruzzo in un parco giochi per turisti, si ponga l'obiettivo primario di conservare la natura e le specie animali e vegetali.
L'Abruzzo vuole e deve continuare ad essere la Regione Verde d'Europa, perchè è da questo obiettivo che si possono trarre i migliori benefici in termini sia di tutela del territorio e della salute dei suoi abitanti, che in termini di crescita economica. Il nero del petrolio, sarebbe il caso che non rimanesse neppure nelle teste dei politicanti asserviti ad un capitalismo energivoro e senza scrupoli. Ma nella onesta riconversione delle menti di chi si arroga oggi un potere che va al di là della volontà popolare, nutro sinceramente ben poche e flebili speranze.
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