giovedì 30 aprile 2009

Il governo agli abruzzesi: i soldi per il terremoto ve li diamo tra 20 anni!!!

A copertura del decreto "terremoto" si prevedono 1,152 miliardi di euro per il 2009. Il resto dei finanziamenti é spalmato fino al 2032, mentre a decorrere dal 2033 si prevedono finanziamenti per 2,9 milioni di euro. Fonte ANSA

Capito? Il governo ha emanato un decreto urgente, per finanziamenti spalmati in oltre 20 anni per la ricostruzione delle aree terremotate in Abruzzo! Come dire, agli sfollati dell'aquilano, arrangiatevi nelle tende, nei container (quando e se ci saranno), nelle auto o come vi pare. I soldi per voi non ci sono. Non ora. E quelli disponibili sono già impegnati: per l'acquisto dei caccia statunitensi F-35 Lightning II (13 miliardi); per ripulire i conti tossici delle banche; per fare fronte alle richieste di "soldi veri" avanzate da Confindustria. E per le aree terremotate, gli avanzi. Che saranno dati solo quando i soliti commensali dei ricchi banchetti economici e politici, saranno finalmente sazi.

Per la ricostruzione si può attendere. E se no, si può sempre accettare il progetto berlusconiano di "new town", e la costruzione della L'Aquila a misura di impresa e commercio sarà più rapida. Intanto che si prenderà una decisione, rimangono per i terremotati le loro macerie, le loro strade impraticabili, la loro vecchia vita sociale distrutta ed una nuova coatta, i loro ricordi, i loro disagi e le loro lacrime. E naturalmente le passerelle televisive di Re Silvio da Arcore, che dureranno probabilmente fino a giugno.

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mercoledì 29 aprile 2009

1140 morti sul lavoro, incoraggiano il ministro Sacconi

L'Inail ha stimato che il numero degli infortuni mortali nel 2008, sia sceso sotto 1200. E' una stima per la cui conferma o meno, si dovrà attendere ancora un po' di tempo. Basti pensare che il rapporto annuale sull'andamento infortunistico per il 2007, è stato pubblicato dall'Inail nel luglio 2008. E' già capitato che previsioni ottimistiche siano state smentite dai dati reali. Ma quel dato provvisorio basta per rallegrare il ministro Sacconi, che considera «incoraggiante» una stima di 1140 morti sul lavoro denunciati, che ovviamente non può tenere conto degli infortuni che avvengono nella penombra di quel lavoro nero che tanto piace al ministro Brunetta.

Ma i "soli" 1140 morti, che significano 1140 famiglie che piangono loro cari, tanti genitori che piangono figli e migliaia di bimbi che potranno solo ricordare un loro genitore, quei morti incoraggiano Sacconi ad utilizzare quel dato per fare ancora una volta le veci dei padroni. Non tarda infatti il ministro del lavoro, a chiarire che il merito di quella stimata diminuzione dei morti sul lavoro, non deve essere attribuita al Testo unico sulla sicurezza emanato dal governo Prodi. Ed ha ragione!

Come può essere merito del Testo unico, se il governo Berlusconi, prima ancora di insediarsi parlava di modificarlo e se da quando ha preso il potere si è accanito contro quel decreto? Infatti, molta parte del Testo unico sulla sicurezza, attende una serie di decreti attuativi senza i quali rimane inattuabile, mentre in altre parti è stata prorogata la sua applicazione. Una serie di deroghe, proroghe ed inattività legislative, in attesa di decretare modifiche importanti che svuoteranno di significato e di efficacia le norme sulla sicurezza sul lavoro. Tra queste la riduzione delle sanzioni per le aziende ed il loro aumento per i lavoratori, oltre che l'indecente proposta "salva-manager" di cui si attende la riscrittura.

In realtà, però, quello che il ministro Sacconi sa ma non dice, è che già nel 2007 era stata introdotta dal precedente governo la Legge 123, che conteneva una serie di prime importanti misure, tra le quali: la sospensione dell’attività nel caso di presenza di lavoratori al nero superiore al 20%; l'ntroduzione del tesserino di riconoscimento nei cantieri e l’obbligo di comunicazione dell’assunzione del lavoratore il giorno precedente l’inizio del lavoro. Ma anche su questo il governo dei padroni ha poi posato la sua pesante mano disfattrice, mentre ha ridotto per quest'anno il numero di verifiche presso le aziende da parte degli organi ispettivi.

Lo sa il ministro Sacconi, ma non lo dice, che rendere inapplicabile il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, come il suo governo sta facendo, incoraggerà a ridurre le misure di prevenzione contro gli infortuni. Lo sa il ministro Sacconi, ma non lo dice, perchè ha bisogno di silenzio intorno a lui, mentre il suo governo continua a porre gli artigli sulle norme sulla sicurezza. Lo sa il ministro Sacconi, ma non lo dice, che lo stupro che il suo governo sta facendo sul Testo unico per la sicurezza sul lavoro, provocherà ancora morti sul lavoro ed invalidi, e che i lavoratori continueranno ad essere le vittime sacrificate sull'altare del profitto, con le quali la politica rende onore alla dea impresa.

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martedì 28 aprile 2009

Il G8 forse in una cittadella sotterranea

Altro che risparmio! A guardare queste foto, è difficile credere alle parole di Re Silvio da Arcore, che continua a parlare di oltre 200 milioni di euro da destinare alle zone terremotate dell'Abruzzo, recuperate dallo spostamento del G8 dalla Maddalena a L'Aquila.
Tra adeguamento di strutture esistenti, bonifiche e realizzazione di nuove costruzioni, sono stati già spesi centinaia di milioni di euro in Sardegna. A tre mesi dal vertice degli otto grandi della Terra e dopo una spesa di circa 500 milioni di euro, finanziati con i fondi dell'Unione europea destinati ad aree svantaggiate, si vocifera che le delegazioni che prenderanno parte al summit, saranno ospitate in un bunker sotterraneo alla caserma della guardia di finanza de L'Aquila.

Si tratterebbe di una cittadella sotterranea, che dispone di edifici e strade percorribili anche con automezzi (qui la mappa). Una struttura completa di area conferenza, palazzine capaci di ospitare migliaia di persone ed una mensa della capacità di centianaia di pasti in tempi record. Forse non sarà sufficiente ad ospitare premier, ministri, e politici vari con un codazzo di centania di persone ciascuno, più giornalisti, interpreti, annessi e connessi, ma certamente, nascosti nella roccaforte sotterranea non si spenderebbero soldi per altri sistemi di sicurezza. Ma, come detto, molti sono i soldi pubblici già sprecati, compresi quelli relativi ad esercitazioni, sopralluoghi, riunioni, trasferimenti di interi battaglioni di soldati, e via dicendo. Oltre, naturalmente, le spese di logistica necessarie, quali ad esempio spostamenti che potrebbero avvenire in elicottero fino a Roma, dovuti alla capienza comunque non sufficiente del bunker.

Ma dal punto di vista della logica del potere, una fortezza nel sottosuolo, garantisce maggiore tutela dagli occhi indiscreti e dalle voci dissidenti. E poi a L'Aquila non c'è mica Villa Certosa...

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sabato 25 aprile 2009

... andate nelle montagne dove caddero i partigiani

La nostra Costituzione vive dei valori della Resistenza. E proprio la Costituzione repubblicana è in questo periodo messa in discussione, da un governo di destra che spinge verso l'autoritarismo contro la spirito democratico costituzionale. Una destra che tenta di accentrare i poteri, contro il decentramento democratico ribadito nella Costituzione. Una destra che divide gli uomoni e le donne in cittadini di serie A, cittadini di serie B e non cittadini, contro lo spirito costituzionale di uguaglianza degli esseri umani. Una destra che tenta di comprimere le libertà individuali, contro una Costituzione che pone la libertà come caposaldo della vita repubblicana. Una destra che si oppone alla dignità del lavoro e dei lavoratori, contro il primo articolo della Costituzione che mette il lavoro a fondamenta della Repubblica italiana.
Contro questa destra, per difendere i valori della Resistenza che vivono nella Costituzione, il mio augurio a tutti di buona Resistenza, lo faccio con le parole di Piero Calamandrei, che nel 1955 pronunciò questo discorso agli studenti milanesi...

La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegiare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica.

È così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica…

Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi.

In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane…
E quando io leggo nell’art. 2: «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando leggo nell’art. 11: «L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie… ma questo è Mazzini! questa è la voce di Mazzini!
O quando io leggo nell’art. 8:«Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour!
O quando io leggo nell’art. 5: «La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo!
O quando nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi!
E quando leggo nell’art. 27: «Non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani…

Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti.

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove fuorno impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.


Piero Calamandrei


Buon 25 Aprile resistente a tutti! Ne abbiamo bisogno.

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mercoledì 22 aprile 2009

Ci sarà, purtroppo

Ovviamente ci sarà, purtroppo. Berlusconi, come era evidente, ha colto l'assist di Franceschini e sarà presente a qualche celebrazione del 25 aprile. Sarà presente, ma dubito che commemorerà quella data. Ma sarà un "dettaglio" poco o niente evidenziato, c'è da scommeterci.
Si parlerà, il giorno dopo, dei fischi che Berlusconi avrà ricevuto o degli apprezzamenti che gli saranno rivolti. In ogni caso la sua immagine sarà rafforzata. E Franceschini, forse, a quel punto, avrà scoperto il pirla che è dentro di sè. Ma non lo ripuderirà. E qui cominceranno i problemi veri.

Perchè Franceschini, tutto il PD, le istituzioni all'unisono e tante, tante persone in genere, diranno che Berlusconi bene avrà fatto ad essere alle celebrazioni della Liberazione. Si dirà che sarà stato un suo dovere istituzionale. Senza considerare, che quel dovere istituzionale, senza una reale condivisione dei principi della Resistenza contenuti nella Carta costituzionale, rimane un dovere vuoto. Anzi, pieno di ipocrisia e di squallido populismo.

Sarà facile, allora, dare il via alla fase concreta di parificazione tra Resistenza e fascisti. Una parificazione mascherata di riconciliazione, ma di fatto una messa in discussione dei valori della Resistenza che da troppo tempo vengono dichiarati vecchi. E di conseguenza vecchia è definita la Costituzione, vecchi i suoi principi ispiratori, vecchio il suo contenuto che porrebbe, secondo i suoi detrattori, troppi lacci allo sviluppo. Da quel punto in poi, frenare la deriva autoritaria di questa destra post-fascista diverrebbe davvero difficile.

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martedì 21 aprile 2009

Lodo Sacconi ... di cacca, per i lavoratori!

Chi ancora non si rende conto di quali interessi questo governo difenda, è ufficialmente un cretino! Questa la premessa. Doverosa, dopo l'ennesimo tentativo del governo, di tutelare chi sta più alto nella gerarchia sociale. Il tentativo si chiama art. 10 bis, e si prefigge di modificare tutto l'impianto sanzionatorio del testo unico in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. L'hanno ribattezzato "lodo Sacconi" e "salva manager", perchè si prefigge di esonerare i più alti gradi aziendali, dalle responsabilità per infortuni anche gravi sul lavoro, laddove si ravvisino responsabilità di preposti, progettisti, fabbricanti o lavoratori.

In pratica, se dovesse venire accertata una responsabilità di una di quelle figure, non si potrebbero ricercare responsabilità più alto. Le indagini ed i processi si bloccherebbero su una data linea dell'organigramma aziendale, più su della quale non si potrebbe andare. E la norma troverebbe una applicazione retroattiva. I vertici Thyssenkrupp? Non saranno giudicabili. Così come quelli della Umbria Olii o della Truck Center.

Dopo le proposte di riduzione delle sanzioni a carico dei datori di lavoro e il contemporaneo aumento delle sanzioni a carico dei lavoratori; dopo le modifiche al testo unico sulla sicurezza, nascoste in vari decreti e le varie deroghe alla completa applicazione delle norme; questa modifica darebbe il colpo di grazia alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Perchè è difficile immaginare un padrone (chi vuole, lo chiami pure imprenditore) che spende soldi per la sicurezza dei lavoratori, senza che sia obbligato a farlo. Solo l'ipocrisia, o bene che vada una fanciullesca ingenuità, potrebbe fare dire il contrario, osservando che oltre il 60% delle aziende è risultata irregolare ai controlli nel corso del 2008. Ma soprattutto basta leggere i dati sugli infortuni e sui morti sul lavoro, per rendersi conto che la cultura della sicurezza non appartiene alla classe padronale.

Se fino ad oggi poco si fatto per tutelare l'incolumità dei lavoratori, da domani, se dovesse essere approvato il "lodo Sacconi (di cacca, per i lavoratori)", i padroni non spenderebbero più un centesimo per la sicurezza. Perchè tanto, un capo cantiere o un lavoratore su cui far ricadere una qualche responsabilità, anche piccola, lo si troverebbe sempre. E così, i già deprimenti livelli di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, sarebbero praticamente azzerati. Ai lavoratori non rimarrebbe che confidare nella buona sorte, per sperare di tornare a casa sani e salvi, la sera dopo il lavoro.
Ed allora, dobbiamo augurarci buona fortuna? No. Cominciamo ad augurarci una "buona lotta" per i diritti sul lavoro!

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venerdì 10 aprile 2009

Il Giornale "vende" finti morti del terremoto in Abruzzo


Oggi si sono celebrati i funerali per 205 delle 289 vittime dei crolli del terremoto che ha colpito L'Aquila e periferia. Di questo terremoto tanto si è già detto e scritto e molto rimane ancora da dire e scrivere.
Ma si è forse ormai davvero detto e visto troppo di quanti hanno perso un familiare, un amico. Si è detto, scritto e visto forse troppo ormai, di quanti hanno perso una casa ed un pezzo della loro vita. Si è detto, scritto e visto troppo, perchè i media non si sono accontentati di descrivere un dramma. Non è stato tentato di capire una tragedia, personale per le migliaia di vittime del terremoto ed allo stesso tempo collettiva. Non si è cercata umana partecipazione, ma troppo spesso si è scaduti nella pornografia.

Si sono cercate immagini dentro le tende; si sono cercate posizioni da fare assumere agli sfollati, che fossero adatte ad inquadrature televisive; si sono cercate le lacrime e la disperazione da vendere in nome dell'audience. Si arriva così a vendere la disperazione, la tragedia ed anche la morte. E se non ce n'è abbastanza, la si inventa, la si sbatte in prima pagina e la si mercifica.

Questo ha fatto in particolare quella cartastraccia quotidiana de Il Giornale, che oggi in prima pagina ha messo le foto delle vittime del terremoto in Abruzzo. Ma i morti veri non bastavano al quotidiano di Mario Giordano, ed allora in redazione hanno pensato di doverne inventare altri. Così Roberta Zavarella, sociologa di 35 anni, scamapata alle macerie provocate dal terremoto, è stata "uccisa" dall'informazione in rovina. La sua foto è stata infatti sbattuta sulla prima pagina de Il Giornale nonostante fosse per sua fortuna viva e vegeta. E la malafede de Il Giornale è assicurata dall'epitaffio riportato a pag. 4 del quotidiano, dove si inventano "una sua gigantografia e un cartello con poche semplici parole: ‘Ci mancherai. Ci mancherà il tuo sorriso e la tua semplicità’. L’hanno scritto i suoi amici". L'hanno vista (per fortuna) solo gli sciacalli dell'informazione che scrivono su quel quotidiano, buono nemmeno per incartare il pesce.

A Il Gionale, al suo direttore ed ai suoi giornalisti, non può che andare tutto il mio profondo disprezzo.

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giovedì 9 aprile 2009

L'Abruzzo, meta di turismo elettorale di una politica pornografica

Berlusconi è ormai domiciliato a L'Aquila, dove trascorre le sue giornate tra conferenze stampa e passaggiate con i suoi inseparabili gorilla tra le rovine del capoluogo abruzzese. Casco dei vigili del fuoco sul capo, gioca a fare il soccorritore e si diverte a prendere in giro i bambini aquilani, quando vuol far credere loro di mandarli in vacanza al mare. Non tutti, però. In villeggiatura sulla costa adriatica, vanno solo quelli che non amano il campeggio collettivo organizzato dalla protezione civile.

Non poteva mancare La Russa che si è fatto vedere per le strade dei paesi distrutti dal terremoto del 6 aprile scorso, non avendo resistito alla tentazione di vedere come è fatto un paese fantasma. E non poteva mancare Angelino Alfano, che ha già prenotato la sua visita nei luoghi terremotati. E visto che secondo Berlusconi le tendopoli sono allegri campeggi, dove l'ottimismo deve regnare accompaganato dall'allegria, non poteva mancare la sua valletta preferita: Mara Carfagna, anche lei tra tende e microfoni e giornalisti. E non poteva mancare il leghista Zaia, che spinto dalla curiosità di vedere i popoli indigeni del Sud come se la cavano in casi di emergenza, ha deciso di spingersi al di là delle sponde del Po. E non poteva mancare la Gelmini, che nemmeno questa volta si renderà conto di quanto devastante possa essere tagliare i finanziamenti pubblici a scuole ed università.


E non potranno mancare Fini, Schifani e papa Ratzinger, che hanno già annunciato di voler visitare le rovine aquilane. Ovviamente, come chi li ha preceduti, portandosi dietro un gruppetto di persone fidate, qualche agente delle forze dell'ordine per garantire la loro sicurezza, l'attenzione di un po' di soccorritori che dovranno vigilare sul dove metteranno i piedi e distraendo l'organizzazione dei soccorsi che dovranno predisporre per loro comode passerelle.

L'Abruzzo sta conoscendo uno squallido turismo elettorale. La politica pornografica è in scena a L'Aquila. Nei TG sono già in corso tribune politiche subliminali con altissimi share, che fanno esultare indecentemente i loro conduttori e direttori.
Eccoli i veri sciacalli. Non entrano nelle case distrutte per portare via oggetti. Questi entrano nelle vite di persone disperate, fin nel loro intimo dolore, tra le pieghe delle loro pene, per rubare visibilità e consensi.

P.S.: in questo desolante contesto, un ringraziamento lo si deve rivolgere al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ai giornalisti che bramosi lo seguivano e fotografavano, ha gentilmente chiesto di "non rompere".

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mercoledì 8 aprile 2009

Amianto: nuove deroghe e facilitazioni, in Europa e in Italia. Mentre ancora per l'amianto ci si ammala e si muore!

Finalmente si è aperto a Torino il processo ai vertici Eternit, l'azienda che ha costruito le sue fortune fabbricando prodotti contenenti fibre di amianto. Una produzione con materiale altamente cancerogeno, portata avanti anche molti anni dopo che la pericolosità delle fibre di amianto era stata accertata. Erano gli anni '60 ed i vertici Eternit sapevano che l'amianto provocava il cancro ai polmoni, ma in nome del profitto si era messo tutto a tacere. I lavoratori non devevano sapere e non avrebbero saputo per molto tempo. Le fortune della Eternit è stata ed è ancora la morte di migliaia di persone, non solo lavoratori dell'azienda. Basti pensare che solo per questo processo, i vertici Eternit sono chiamati in causa per la morte di 2.056 persone dal 1952 al 2008 e di almeno 830 malati. Mentre le fibre di amianto continuano a provocare tumori a 1.350 italiani ogni anno (dati dell'Ispesl, Istituto Superiore di Prevenzione e Sicurezza Sul Lavoro). L'Eternit è stata praticamente una multinazionale del cancro!

Ma l'Eternit non è sola. Altre multinazionali dell'amianto continuano a fare profitti con la fibra cancerogena, e continuano a fare pressione sui governi e ad influenzare le normative a tutela della salute delle persone.
Infatti, mentre a Torino si apre il processo contro i vertici Eternit, il Parlamento europeo vaglierà la proposta della Commissione europea di derogare la cessazione dell'uso e fabbricazione di prodotti in amianto. Il testo della proposta, se sarà adottato, permetterà la fabbricazione, il commercio e l’uso di parti contenenti l’amianto crisolito utilizzate nell’elettrolisi. La salute dei lavoratori? Come al solito, prima viene il profitto. Prima vengono gli interessi delle multinazionali. E' il capitalismo, bellezza!

E gli interessi del capitalismo, devono aver dato il pretesto in Italia, anche per una proposta di modifica importante del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, che è passata assolutamente inosservata. All'art. 17 dello schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al testo unico sulla sicurezza sul lavoro, si legge: "All’articolo 29, comma 7, del Decreto [D.Lgs. 81/08, T.U. sulla sicurezza sul lavoro] sono abrogate le lettere b) e c)." Ecco in cosa consiste.
L'art. 29 del T.U. stabilisce le modalità di effettuazione della valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro. Allo stato attuale, sono stabilite modalità semplificate per piccole aziende che occupano fino a dieci dipendenti e procedure standardizzate per imprese con meno di 51 lavoratori, purchè non siano soggetti a particolari rischi. Per come stabilisce il decreto approvato dal governo Prodi, nei casi in cui in un'azienda ci siano rischi rilevanti, la valutazione non può seguire procedure semplicate, ma deve svolgersi una valutazione più complessa e approfondita che per ovvie ragioni non può essere standardizzata. Qui interviene la proposta di modifica del governo Berlusconi, volendo abrogare quella parte in cui si vietano procedure semplicate per la valutazione dei rischi in ambienti di lavoro ad alto rischio per la sicurezza e salute dei lavoratori, tra cui le "aziende in cui si svolgono attività che espongono i lavoratori a rischi ... connessi all'esposizione ad amianto".

Le conseguenze potrebbero essere drammatiche per i lavoratori esposti a rischi elevati, come gli esposti all'amianto, visto che la valutazione dei rischi così condotta, potrebbe essere superficiale e sottostimata o comunque inadeguata alla tipologia del rischio. Di conseguenza le misure di prevenzione per la salute dei lavoratori, rischierebbero di essere insufficienti rispetto ai rischi a cui sono sottoposti i lavoratori.

Per quanto tempo ancora si dovranno contare i morti da tumori ai polmoni, causati da esposizione all'amianto? Quanti lavoratori si vogliono sacrificare ancora sull'altare del profitto?

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martedì 7 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo: il momento delle polemiche è proprio adesso!

Lunedi mattima mi ha svegliato il letto. Il suo movimento ed il rumore delle sue vibrazioni. Ho aperto gli occhi, il lampadario si muoveva. Mi alzo per andare verso mio figlio, mentre sveglio mia moglie, con equilibrio precario. Poi tutto si ferma. Guardo l'ora e la mia sveglia indica che sono le 3:33. Accendo la TV, per capire dove la scossa sia avvenuta e capisco subito che qualcosa di grosso è successo. Perchè ancora non so dove sia stato l'epicentro, ma la scossa è stata avvertita anche a Roma. Ed io sono rispetto alla capitale, nella parte opposta dell'Italia: sull'Adriatico abruzzese.
Poi le prime immagini ed i primi commenti. E' un'apocalisse a L'Aquila e dintorni. Si parla di due morti, poi di dieci, di venti ... siamo a oltre centocinquanta vittime. Migliaia di sfollati. Case distrutte. Ospedale inagibile.

Il giorno dopo, mentre le immagini si rincorrono, mentre nei "Porta e porta" i Bruno Vespa si accaniscono in modo scurrile fin nell'intimo di persone disperate, si innalzano cori di elogi al proverbiale spirito di solidarietà che contraddistingue il popolo italiano. Si decanta l'innata tenacia degli abruzzesi, che li aiuterà a rialzarsi dalla tragedia. Si fa riferimento all'unità nazionale in un momento di emergenza. Adesso, ci dicono, non è il momento delle polemiche. Ed invece è proprio in questo cazzo di momento che bisogna dire le cose come sono! Quando sennò? Quando tutto sarà dimenticato? Quando, fra qualche anno, gli sfollati saranno a chiedere giustizia da dentro un container, per vedere assolti i responsabili di una strage che poteva essere evitata? Quando ormai la memoria collettiva, notoriamente corta e scientemente distratta, avrà cancellato le immagini di distruzione del terremoto?
La polemica va fatta ora! Le denuncie vanno mosse in questi momenti! Le persone e le cause responsabili di questa tragedia vanno indicati adesso! Intanto i soccorsi sapranno fare comunque il loro grande ed indispensabile lavoro. Gli aiuti potranno e dovranno arrivare alle popolazioni delle zone colpite dal sisma, anche se nel frattempo si chiedono risposte alla domanda: cosa poteva essere fatto e perchè niente è stato fatto?

L'Abruzzo ed in particolare il suo entroterra, è una regione ad elevato rischio sismico. Da tempo nell'aquilano si avvertivano continue scosse telluriche. Un ricercatore aveva avvertito della possibilità del verificarsi di un sisma disastroso. Quell'uomo è stato additato come imbecille e denunciato per procurato allarme. Perchè dicono (e forse è vero) che i terremoti non si possono prevedere. Ma gli avvertimenti di un ricercatore di un istituto accreditato, non possono rimanere inascoltati.
Si poteva, senza genereare panico, tenere in allarme la popolazione ed invece le si è detto che poteva dormire sonni tranquilli. Si potevano verificare preventivamente le abitazioni e le strutture a rischio. Mettere in sicurezza luoghi sensibili. Si potevano preparare le persone ad affrontare le situazioni di emergenza, fare prove di evacuazione e predisporsi preventivamente per l'evenienza.

Si poteva fare. Non si è fatto. Ora si contano i morti e gli sfollati. Si scava con le mani e si fa appello alla solidarietà ed all'unità nazionale. Sarebbe stato meglio notare questi buoni sentimenti operare per mettere in atto misure di prevenzione, anzichè per raccogliere corpi esanimi tra le macerie. Ma non è il momento di fare polemica, dicono. Mentre L'Aquila rischia di essere solo l'immagine di un'Italia che potrà essere.

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