martedì 10 giugno 2008

Quanto vale la vità di una persona?

Quanto vale la vita di una persona? Una domanda che può apparire assolutamente banale, ma non lo è. Dipende dal contesto nel quale la domanda viene rivolta; dipende dalla persona a cui viene posta; dipende dalla vita di quale persona si sta parlando.
Ad esempio, nella clinica privata milanese Santa Rita, la vita di una persona malata, secondo qualche medico specialista, poteva valere, a seconda dei casi, anche poco meno di 30.000 euro.
Nella Clinica Santa Rita, ormai definita "Clinica degli orrori", stando alle accuse delle pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, sarebbero stati eseguiti interventi chirurgici ritenuti «dannosi, inutili, crudeli, avventati, inspiegabili nei confronti di ignari pazienti», allo scopo di ricevere sostanziosi rimborsi dal SSN e per i medici coinvolti, per vedere lievitare i propri compensi anche a 28.000 euro al mese.
Questa sfrenata avidità di diversi medici della clinica privata milanese, avrebbe addirittura portato alla morte di 5 persone, pazienti ignari del fatto che quella che appariva una eccellente clinica privata accreditata, era in realtà una macchina per fare soldi, speculando sulla salute delle persone.
Ovvi i commenti di tanti sfegatati sostenitori della sanità privata: "si tratta di un caso su tanti"; "non si possono condannare tutte le cliniche private, per un singolo caso"; e via discorrendo. Ovvi commenti, ovviamente e banalmente condivisibili.
Ma non credo che il succo del ragionamento sia il numero di casi di malasanità privata (anche se qui si tratta di vera e propria criminalità). La riflessione credo debba concentrarsi sulla possibilità di ogni singola persona, di vedersi garantito il proprio diritto alla salute. E la domanda che mi pongo è: davvero si può essere garantiti del proprio diritto alla salute, aziendalizzando il SSN? La risposta che mi sono dato è che no, non è possibile.
Non è una risposta ideologica. Ritengo che il diritto alla salute di ogni essere umano, che sia indipendente dallo stato sociale, dal sesso, dal colore della pelle, dalla religione o appartenenza politica, è in contrasto con i criteri di efficienza economica e di ricerca del profitto, propri di una qualunque azienda, anche fosse del settore sanitario.
La salute è un bisogno essenziale dell'essere umano, che per essere garantito deve essere necessariamente supportato da un ordine sociale, che si basi anche sul concetto di solidarietà e di rispetto della persona in ogni caso. E non mi pare che la religione del libero mercato, che prevede la venerazione del dio denaro, riconosca tra i valori irrinuciabili, quello della solidarietà e del rispetto della dignità umana.

6 commenti:

Anonimo,  10 giugno 2008 alle ore 12:35  

Più ci penso e più non riesco a farmene una ragione.
Sono d'accordo con te ma credo che il problema sia più profondo rispetto alla privatizzazione, e secondo me è legato ad un "deficit" etico che è simile anche in altri campi della società (anche se in questo caso si manifesta in maniera più pesante).

BC. Bruno Carioli 10 giugno 2008 alle ore 13:29  

A proposito di modelli nella gestione della sanità.

Anonimo,  10 giugno 2008 alle ore 15:48  

Ho letto alcune intercettazioni oggi su l'Unità, oltre all'articolo vero e proprio...
Che schifo...
Si preoccupavano tanto di essere beccati, ma mai una parola sullo stato fisico e psicologico dei pazienti...
Una vergogna...

Crocco1830 10 giugno 2008 alle ore 16:12  

@ maurizio: a me pare un deficit dell'etica medica, a vantaggio di un surplus di etica del profitto.

@ bruno: ... a proposito di quei modelli, esatto.

@ alfa: credo possa essere l'estrema sintesi e la dimostrazione di quello che ho scritto nel post. Il loro obiettivo non è la cura del paziente, ma poter continuare ad arricchirsi sulla salute delle persone.

Franca 11 giugno 2008 alle ore 14:08  

Io non ho mai condiviso l'assunto che il privato funzioni meglio del pubblico e le privatizzazioni credo lo abbiamo abbondantemente dimostrato(Trasporti, telefonia, sanità, ecc.).
Mentre l'obiettivo del pubblico dovrebbe essere il benessere dei cittadini, l'obiettivo del privato è il proprio benessere, per primo quello economico...

Crocco1830 11 giugno 2008 alle ore 17:27  

Esatto Franca. Anche nell'ambito sanitario, il privato lavora come qualsiasi azienda. L'obiettivo è fare profitto. E per farlo utilizzano i pazienti come materia prima.

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