mercoledì 5 novembre 2008

Barack Obama: il rischio di un sogno...

Non sono certo state elezioni al cardiopalma, quelle americane. Barack Hussein Obama II era dato per favorito da diversi giorni e con grandi margini di vantaggio sul suo rivale McCain. Ma la doverosa incertezza ha favorito una certa attrazione per l'evento e forse anche per il candidato democratico. Ed alla fine, come era abbastanza prevedibile in questi ultimi giorni, Barack Obama ha vinto le elezioni, diventando il 44esimo presidente degli USA.
Il fascino di Obama è stato senz'altro alimentato, anche dalla grave crisi finanziaria che ha colpito innanzitutto gli USA. La gente aveva bisogno di vedere un cambiamento radicale e lo ha identificato con Obama. Forse accostando eccessivamente l'uomo con la proposta. Mi spiego.
Certamente Obama rappresenta una svolta dal punto di vista sociale. La sua elezione è vista come un definitivo riscatto degli afroamericani (e non solo) dalla subordinazione sociale (anche se la campagna elettorale di entrambi i candidati, è stata avara nel trattare temi come quello dell'immigrazione). Ma questo rischia di riporre nel neopresidente una fiducia smisurata, rispetto alle proposte effettivamente messe in campo e, soprattutto, rispetto alle reali possibilità di mettere in atto dei radicali cambiamenti.
E' ovvio con la sconfitta di McCain è una piccola vittoria per miliardi di persone in tutto il mondo, incarnando, il candidato repubblicano, un'idea di governo in linea con quella di Bush. Ogni cosa è meglio di una continuazione delle politiche unilaterali della passata amministrazione USA.

Ma non per questo si può fare a meno di notare che Obama (come McCain) ha tra i suoi sostenitori economici, gruppi finanziari coinvolti pesantemente nella crisi. Ci vuole quindi uno sforzo di ottimismo, per pensare che Obama non guarderà agli interessi particolari di quegli "investitori". E d'altronde è stato lo stesso Obama a dire di essere pro-crescita e per il libero mercato. Addirittura di amare il mercato, da bravo professore dell'università di Chicago, sede del pensiero di Milton Friedman.
Così come non sarà facile immaginare un ritiro completo delle truppe americane dall'Iraq o dall'Afghanistan. Non sarà facile immaginare una retrocessione dall'assurda "guerra al terrore", nei confronti della quale Obama, durante la campagna elettorale, è stato piuttosto vago. Salvo affermare di essere favorevole ad una riduzione del contingente militare in Iraq, per rafforzare le operazioni in Afghanistan. E poi dovrà ad ogni modo anche lui rispondere a particolari e forti interessi.
Nè si può dire che il neopresidente USA abbia assunto una posizione su Israele, troppo distante da quelle delle passate amministrazioni americane. Spingendosi anche ad affermare che Gerusalemme dovrebbe essere la capitale dello Stato ebraico, la cui sicurezza rimane il principale obiettivo americano in Medio Oriente.
E comunque Barack Obama risulta meno liberal di quanto appaia, su temi come la pena di morte che dichiara di appoggiare; oppure sull'uso delle armi il cui diritto non si sogna di toccare; nè assume posizioni troppo progressiste sui diritti civili per gli omosessuali.

Nonostante tutto, quella di Barack Obama rimane una vittoria per il solo fatto di aver interrotto la strategia di aggressione politica e militare unilaterale degli USA, che ha caratterizzato l'amministrazione Bush e che vedeva in McCain il suo naturale prosecutore. La vittoria di Obama è vista come il sogno di un possibile cambiamento, al quale sarà bene comunque guardare criticamente. Il rischio è che, al risveglio dal sogno, si dovrà notare che "tutto sarà lo stesso mentre tutto sarà cambiato".

14 commenti:

Franca 5 novembre 2008 alle ore 15:39  

Io credo che il segnale più significativo delle elezioni americane sia stata la grande affluenza al voto che incarna la speranza in un cambiamento.
Speriamo che questa speranza non vada delusa. Le conseguenze sarebbero tragiche...

Crocco1830 5 novembre 2008 alle ore 15:44  

@ Franca: non credo che assisteremo a disastri come quelli provocati da Bush. Ma nemmeno a radicali cambiamenti. Certo che qualcosa dovrà cambiare, perchè la larga vittoria ottenuta grazie a quella speranza di cambiamento, non può essere non considerata affatto.

Uhurunausalama 5 novembre 2008 alle ore 16:18  

ma quanti giovani c'erano a sostenerlo?credo abbia avuto anche il merito di aver riunito persone che ormai si erano disinteressate della politica;per quanto riguarda la visione critica verso quello che saranno i suoi 'primi passi' mi trovi d'accordo;ma come la sua vittoria ha dato speranza a molti di noi,diamo fiducia anche a lui..

Crocco1830 5 novembre 2008 alle ore 16:33  

@ Uhurunausalama: certamente è riuscito a smuovere molte più coscienze, di quanto negli ultimi anni non sia riuscito ad altri. Sulla fiducia, non la concedo a prescindere. D'altronde, lui ha l'interesse di dare speranze, mentre per noi può essere controproducente concedere una fiducia a occhi chiusi. Anche se è naturale voler sognare.

Uhurunausalama 5 novembre 2008 alle ore 17:50  

non hai tutti i torti perchè anche la fiducia può annebbiare il cervello..vedremo e speriamo in bene..

Anonimo,  5 novembre 2008 alle ore 18:31  

Stranamente, neanche più di tanto, mi sono un po' depresso dopo la grandiosa vittoria di Obama. Ho pensato: si, tutto bellissimo ok, finalmente i repubblicani fanno fagotto portandosi dietro otto anni di vergognosa amministrazione. Ma io sono italiano, e qui abbiamo al governo la destra di Berlusconi-Tremonti-Bossi-Fini-Gasparri e potrei continuare. Avvilente!

Ok per lo scambio link, accetto volentieri.

Marco, Leningrad cowboys blog

SCHIAVI O LIBERI 5 novembre 2008 alle ore 20:17  

Sinceramente non so cosa aspettarmi o sperare.
Un saluto.

Aride 5 novembre 2008 alle ore 20:57  

Da tempo vado ripetendo che la vittoria di Obama è positiva, ma poco o nulla cambierà nella politica degli stati uniti, in quanto i veri detentori del potere sono le lobby dei petrolieri e degli industriali della guerra.
Poche illusioni quindi.

silvio di giorgio 5 novembre 2008 alle ore 23:22  

perfettamente d'accordo, crocco. si stanno riponendo in lui forse speranze eccessive. certamente non sarà disastroso come bush, neanche io ne sarei capace, ma da qui a dire che risolverà i mali del mondo, come molti dicono, mi sembra delirante. non scordiamo che per arrivare alla presidenza bisogna accettare sempre e comunque dei compromessi con questa e quall'altra lobby, è inevitabile. comunque vedimo che succede...

DS 5 novembre 2008 alle ore 23:38  

ora obama ha tutto ciò che serve per lavorare come ha sempre dichiarato. perchiò il rischio è deludere.
però prima di disilluderci, aspettiamo.
io in quest'uomo ci credo sul serio.
tommi

Crocco1830 6 novembre 2008 alle ore 14:07  

@ Leningrad cowboy: per come siamo messi, anche un Berlusconi in stile McCain sarebbe un miglioramento.

@ Schiavi o liberi?: in effetti è difficile porsi delle aspettative.

@ Aride: ed Obama dovrà, volente o nolente fare i conti anche con loro. Specie dopo essere stato finanziato da rappresentanti di alcune di quelle lobby.

@ Silvio Di Giorgio: esatto. Per questo dico di non farci facili illusioni. Meglio essere osservatori critici e pronti a manifestare contro di lui, se sarà necessario.

@ Tommi: certo, aspetto. Non mi disilludo. Ma non mi carico nemmeno di grandi aspettative. Un esempio: se sgancerà bombe sull'Afghanistan come ha fatto il suo predecessore, non risparmierò ad Obama le critiche rivolte già a Bush. Tanto per intenderci.

@ Andrew: go barack ... speriamo si possa gridarlo anche dopo il suo insediamento alla casa bianca.

Unknown 6 novembre 2008 alle ore 21:04  

Un presidente americano non potrà mai essere qualcosa di diverso da ciò che quell'imperialismo determina e dirige. Il fatto che sia democratico non vuol dir nulla. Del resto Kennedy si coinvolse nel Vietnam. Il fatto che sia un nero, anzi un meticcio, con il sostegno di Colin Powell, altro nero repubblicano, definisce perfettamente il personaggio. In Usa miglioreranno, se miglioreranno, le situazioni più in crisi delle famiglie che devono pagarsi i mutui e migliorerà forse la politica sui prezzi. Tutto il resto, come dici bene tu, sarà trattato alla "gattopardesca". Ciao.

Crocco1830 7 novembre 2008 alle ore 09:59  

@ Riverinflood: proprio così. E' inutile illudersi troppo per un cambiamento che non potrà arrivare. Alcuni singoli provvedimenti potranno essere lo specchietto per allodole, che saranno così distratte da un progetto politico in linea con quell'imperialismo di cui parli.

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