mercoledì 12 marzo 2008

Se 64 notti vi sembran poche, provate voi a lavorar

Linea dura di Confindustria sul decreto legislativo che il Governo sta preparando per esercitare la delega sui lavori usuranti (che scade il 31 marzo). Il provvedimento messo a punto dal ministero del Lavoro viene definito da Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria per le Relazioni industriali, «elettoralistico» nel suo tentativo di «far saltare il tetto al lavoro notturno».
«Affermare che rientri nel concetto di lavoro usurante anche chi fa 64 notti l'anno – aggiunge Bombassei – non ha alcun riscontro con i parametri che erano stati previsti dal Protocollo sul Welfare del luglio scorso».

(fonte www.ilsole24ore.com)

C'è da chiedersi fino a che punto un lavoratore debba essere spremuto, per meritarsi un giusto riposo, una giusta pensione.

E' evidente che il ragionamento di Bombassei, trova una logica solo se inserita in un'ambito puramente capitalistico, dove non si assume, per dato e certo, il primato del diritto alla salute ed a condizioni di lavoro umane. E' il profitto e l'accumulazione di capitale che segnano il passo e sono considerati prioritari su ogni altra considerazione.

Ormai diversi studi scientifici hanno determinato che il lavoro su turni genera danni alla salute. In particolare è stata riscontrata un'alta percentuale di casi di ipertensione arteriosa, in soggetti che svolgono lavoro a turni ed è stata osservata una stretta associazione tra lavoro a turni e malattie cardiovascolari. Inoltre, dallo studio delle costanti fisiologiche coinvolte dallo sfasamento dei ritmi circadiani è risultato come non sia possibile un adattamento completo dell'organismo allo sfasamento degli orari.
E poi, oltre allo stress fisico e psichico, esiste un fattore umano da non sottovalutare, quando si parla di lavoro organizzato su turni: la componente sociale. Il lavoro su turni costringe il lavoratore ad orari che non coincidono con quelli per i quali è organizzata la vita sociale. Il turnista è perciò costretto suo malgrado ad una condizione di solitudine forzata, accrescendo il suo disagio.

Ma nonostante tutto Confindustria continua a richiede il limite minimo di 80 turni notturni (quota praticamente impossibile da raggiungere), per considerare il lavoro usurante, altrimenti si esporrebbero «i conti pubblici a gravi rischi». Ovviamente, tutte le valutazioni padronali ricadono nell'ambito del mercato e del capitale, privando di ogni considerazione le condizioni di vita e di salute del lavoratore.
Ma d'altronde, cosa importa a Confindustria. Per i padroni, è la crescita economica che determina la grandezza di un Paese e la crescita la fanno le imprese, le quali hanno bisogno, per essere competitive, di maggiore produttività e di sfruttare al massimo gli impianti, di cui l'uomo è ormai solo un'appendice. Per questo l'uomo deve seguire il ciclo di produzione degli impianti e quindi secondo i padroni non può essergli riconosciuta una condizione usurante, prima del completo ammortamento. Dell'uomo, non della macchina.

2 commenti:

Unknown 12 marzo 2008 alle ore 19:22  

Dammi "o mio signor padrone" la felicità di questo amaro calice di sfruttamento e dedizione. Ancora, nel 2008.

Crocco1830 12 marzo 2008 alle ore 20:00  

Già ... ancora, nel 2008.

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