Via libera alla RU486. Nuovi vergognosi attacchi dagli antiabortisti
L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato il primo via libera alla commercializzazione in Italia della pillola abortiva Ru486. La commissione tecnico-scientifica (Cts) dell'Aifa ha infatti fornito parere favorevole alla richiesta di autorizzazione al commercio, attraverso la procedura di mutuo riconoscimento, che coinvolge anche altri Paesi europei, per la RU486.(fonte corriere.it)
Finalmente e, per dirla con il ginecoloco torinese Silvio Viale, promotore della sperimentazione della RU486, «Finalmente finisce il bluff di chi la chiamava "pesticida umano" o "diserbante chimico"».
Che la RU486 sia un farmaco, è stato spero chiarito una volta per tutte e «sarà utilizzato per gli aborti nell'ambito della legge 194», chiarisce ancora Viale.
Ma credo che saranno comunque prevedibili gli attacchi delle frange antiabortiste.
Credo di poter già immaginare le frasi con le quali, nei confronti di donne che sceglieranno di abortire ed alle quali sarà data possibilità di utilizzare la RU486, saranno lanciate accuse di "avvelenamento dei figli".
Non appaia esagerato. Finora i difensori della vita, scagliati contro il diritto di scelta della donna, hanno già raffigurato quante ricorrevano all'interruzione volontaria di gravidanza, come delle assassine. Hanno finora già individuato le omicide, descritto il movente ed ora vedranno la RU486 come un'arma del delitto. Raffigurazione vomitevole al solo pensiero!
In fondo già il presidente dei deputati dell'UDC, Luca Volontè ha detto testualmente: «Trasformare l’utero femminile in camera a gas è solo una barbarie».
Capite? Non più solo la raffigurazione della donna, incappucciata come un boia, pronta a fare cadere la scure sulla testa di un bambino. L'offessiva antiabortista, si spinge ora fino a rappresentare la donna che ricorre all'aborto come una sorta di gerarca nazista, che spietatamente si appresta ad aprire i rubinetti del gas, per soffocare delle vite umane. Riuscite a pensare a qualcosa di più abominevole?
Mi chiedo quale sia il supposto secondo il quale, una donna che scelga di non fare sviluppare una possibile nuova vita attraverso il proprio corpo (attenzione: non sviluppare una possibile vita ed uccidere sono concetti profodamente differenti), debba per questo essere condannata a soffrire.
Cercare di impedire la promozione "dell'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza", come stabilito dall'articolo 15 della legge 194, significa voler condannare la donna ad una sofferenza fisica, da aggiungere alla sofferenza psihica. Ma la sofferenza psichica non è visibile, mentre quella fisica può essere messa in bella mostra ed essere da esempio.
Allora forse è questo che si vuole: esibire le condanna alla sofferenza per le donne che interrompono una gravidanza, che si vorrebbero vergognose della loro scelta. Sarebbero esempi per quante si dovessero trovare a dover fare scelte simili, proprio come avviene nei peggiori totalitarismi.
Questa sì, che è una barbarie!
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