Confindustria vuole affossare la legge 123/2007
Questa convinzione nasce dalla lettura della recente intervista che il vicepresidente di Confindustria Bombassei, ha rilasciato al quotidiano "Il sole 24 ore".
Sostanzialmente, Bombassei auspica (e certamente si prodigherà per) uno stop alla legge delega sulla sicurezza (la legge 123/2007), entrata in vigore lo scorso agosto e che attende ancora oggi l'emanazione dei decreti attuativi per poter essere operativa.
Certamente il mondo che lavora, si sarebbe aspettato qualcosa in più dalla legge 123 e più volte sono stati sollecitati miglioramenti alla stessa legge. Ma da tutto il mondo che lavora ed esperti del settore, rappresentanti dei lavoratori compresi, si è sempre parlato di un buon inizio, al quale necessitava dare un seguito concreto: appunto attraverso l'emanazione dei decreti attuativi.
L'intento di Confindustria è chiaro: far decadere l'attuale legge delega ed attendere eventuali migliori condizioni, per ottenere modifiche più indulgenti nei confronti padronali. Mi spiego. La legge 123/2007 ha praticamente vita di nove mesi, entro i quali il governo è delegato, con l'articolo 1 della stessa legge, ad emanare decreti legislativi per il riassetto della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. Considerando che la legge 123 è entrata in vigore ad agosto 2007, il termine ultimo per l'emanazione dei decreti attuativi è maggio 2008, periodo dopo del quale la legge delega decade. Tutto il lavoro svolto per un riassetto della normativa dovrebbe ripartire da capo, con un nuovo governo che questa volta potrebbe essere uno molto vicino alle posizioni padronali.
D'altronde Bombassei ci aveva già abituato ad affermazioni tendenziose in materia di infortuni sui luoghi di lavoro, affermando che i morti sul lavoro avvengono per quasi la metà dei casi sulle strade o come quando sosteneva che l'Italia vanterebbe un tasso di mortalità per infortuni sul lavoro, minore rispetto alla Germania. Ovviamente in entrambi i casi, il vice presidente di Confindustria mentiva sapendo di mentire.
Intanto Confindustria non ha ancora mai dato seguito alle parole che recitavano il solito refrain, secondo il quale le imprese mostrerebbero un'adeguata attenzione al tema delle morti sul lavoro. Nessuna impresa risulta essere stata espulsa dall'organizzazione, ad esempio, per il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Mentre la Fiat, non ha voluto degnare della sua presenza quanti hanno preso preso parte al tavolo sulla sicurezza convocato l'8 febbraio scorso, presso il ministero della Salute.
Alle imprese ed alla loro organizzazione, si chiede quanto meno un po' di coerenza, così da fare seguite fatti concreti alle solite parole di circostanza (ma dovremmo dire a questo punto propagandistiche) che vengono ripetute dopo fatti eclatanti come quello della ThyssenKrupp. Non si può esibire tanta buona volontà davanti alle telecamere, magari mostrando lacrime di coccodrillo e poi non fare seguire impegni concreti.
Ma dopo le parole di Bombassei, siamo di fronte non più "solo" ad un mancato impegno, non siamo a registrare "semplicemente" inadempimenti sui luoghi di lavoro, non si tratta più "soltanto" di una diffusa cultura d'impresa che tende a monetizzare anche la vita dei lavoratori. Dopo le parole di Bombassei, ci troviamo di fronte ad un chiaro tentativo di affossare o quanto meno limitare fortemente, le responsabilità padronali di fronte alle centinaia di lavoratori caduti annualmente sul lavoro.
Ed intanto la guerra a bassa intensità che si combatte giornalmente nei luoghi di lavoro, continua a produrre infortuni, spesso invalidanti e mortali. Una guerra che ad oggi, dall'inizio dell'anno, ha causato (fonte articolo21.info):
119 morti
119352 infortuni
2983 invalidi
0 commenti:
Posta un commento