mercoledì 27 maggio 2009

Il memoricidio israeliano per completare la pulizia etnica del popolo palestinese

Quello che si racconta in Israele è che gli ebrei, occupando la Palestina, sono solo tornati nella loro terra; che la Palestina era una zona praticamente disabitata; che gli ebrei volevano vivere in pace, ma i palestinesi non vollero rispettare il Piano di partizione della Palestina dell'ONU del 1947; che gli stessi palestinesi attaccarono gli ebrei israeliani e che questi dovettero difendersi anche dalle incursioni di altri Paesi arabi. Immagino che questa sia la storia raccontata anche nei libri delle scuole israeliane. Che sia vera o falsa, da quelle parti ha la stessa scarsa importanza di ogni luogo in cui si perpetra una pulizia etnica. Il contenuto della storia in quei casi, ha la stessa importanza che gli dava Goebbels, ministro della propaganda nazista quando bruciava i libri ed affermava che a ripetere una bugia cento, mille, un milione di volte, quella diventerà una verità.

E così, il 15 maggio 1948 rappresenta per gli ebrei israeliani il giorno della loro "liberazione"; quello stesso giorno è per i palestinesi l'inizio di una catastrofe. Per i Palestinesi, il 15 maggio 1948 è Al Nakba ed è il giorno in cui quel popolo è diventato un popolo di rifugiati. Da quella data, 750.000 Palestinesi sono stati espulsi dalle lo case; oltre 500 villaggi sono stati evacuati. Dopo quel giorno, ai Palestinesi è rimasto il 10% della loro terra, mentre possedevano il 90% della Palestina prima del 1948. Oggi, il sogno di ogni Palestinese è quello di fare ritorno nella propria terra e quel sogno è rinnovato ogni anno attraverso la commemorazione della Nakba.

Mantenere vivo il ricordo di quel giorno, vuol dire mantenere viva la coscienza di ciò che un Palestinese oggi è. Perchè non è pensabile per nessuno avere coscienza di ciò che si è prescindendo dal passato. E' questa la funzione della memoria storica. E per il popolo palestinese quella memoria ricorda sempre che suo diritto è quello di fare ritorno nella propria terra, di vedersi restituita la proprietà ed essere compensato delle perdite e dei danni subiti.

Un popolo senza memoria storica, è un popolo che non ha coscienza di sè. Non è un popolo e non può rivendicare per sè alcun diritto. Un popolo senza memoria non ha futuro ed è destinato a lasciarsi morire, magari soffocato da un potere che per difendere se stesso da una storia che lo condanna, deve uccidere il passato ed imporre con la forza la sua storia, la sua verità ed il suo pensiero. Questo tentò di fare la Germania nel suo delirio nazista e questo Israele sta cercando di fare oggi, varando una legge che proibisca ai Palestinesi di celebrare la Nakba. Dopo aver cacciato i Palestinesi dalle loro terre, dopo averli massacrati, annientati fisicamente, il governo israeliano sta cercando di completare la pulizia etnica del popolo palestinese cancellandone la storia con la forza. Un "memoricidio", come lo definisce lo storico israeliano Ilan Pappè, per completare in maniera efficace la pulizia etnica che il popolo palestinese subisce da oltre 60 anni.

4 commenti:

Damiano Aliprandi 27 maggio 2009 alle ore 14:59  

Mi piace questo termine che riassume tutto il passato e il triste presente: memoricidio!

E se lo dice un Israeliano poi...

Crocco1830 27 maggio 2009 alle ore 15:17  

Lo dice un israeliano che ha la capacità di osservare le cose senza paraocchi.

Uhurunausalama 27 maggio 2009 alle ore 19:24  

Nonostante i fatti parlino da soli,ciò che uccide la coscienza storica è anche l'interpretazione che si fa della storia.Troppo spesso si sono nascosti fatti e personaggi...

Le Favà 28 maggio 2009 alle ore 02:28  

Purtroppo la storia la fa praticamente il vincitore, e anche quando si scoprisse una reltà completamente diversa, sarebbe ormai difficile cambiare il pensiero precedente. Purtroppo.

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