venerdì 8 febbraio 2008

Quanto costa all'Italia il ritardo sugli obiettivi di Kyoto

In tema di energia da fonti rinnovabili, L'italia è fortemente in ritardo, rispetto a diversi Paesi dell'Unione europea. Tante le motivazioni che possono essere considerate, non ultime quelle riguardanti gli incentivi previsti dai fondi Cip6. Ne abbiamo già parlato ed abbiamo visto che, non solo in Italia solo una piccola pecentuale di energia elettrica viene prodotta con fornti realmente pulite e rinnovabili (eolico, solare, ecc.), ma gli incentivi ad esse corrisposte sono davvero risibili. Fa da contraltare a questa arretrattezza italiana nel settore delle energie da fonti rinnovabili, una grossa produzione di energia da fonti cosiddette assimilate, che vengono finanziate con molta generosità (sempre attraverso i soliti Cip6) nonostante il loro alto impatto ambientale.
Ma l'utilizzo di fonti inquinanti ed a forte emissione di CO2 (tra questi i termovalorizzatori, di cui tanto si parla dalla crisi rifiuti campana) sta costando all'Italia 63 euro al secondo! Perchè?

Perchè l'Italia, non ha raggiunto gli obiettivi fissati nel protocollo di Kyoto, che prevede la riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. Fatti due conti, sono 5.443.200 euro al giorno. Dal primo primo gennaio 2008, l'italia già vanta un debito superiore a 200.000.000 di euro. Si calcola che fino alla fine dell'anno, il nostro Paese accumulerà un debito di oltre 2 miliardi di euro. Questi tra gli altri i dati snocciolati da Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, parlando al convegno "Le Regioni e gli Enti locali verso Kyoto" tenutosi in Campidoglio.

Non sarà certo facile uscire da tale situazione, visto che lo sforamento italiano dagli obiettivi di Kyoto, è di oltre 90 milioni di tonnellate. Mentre nel periodo di riferimento 2008-2012 per l'adempimento al protocollo di Kyoto, si prevedeva una riduzione delle emissioni di CO2 del 6,5% rispetto al 1990, in Italia tali emissioni sono cresciute del 12% dallo stesso anno.

E' evidente la grave sottovalutazione del problema, da parte dei governi che si sono succeduti in questi anni, da quando il protocollo di Kyoto è entrato in vigore.
Si capisce bene, che ogni ritardo in materia che possa spingere verso l'utilizzo di fonti rinnovabili, contribuirà ad appesantire i già gravi problemi. E se già si potevano intuire i danni ambientali derivanti dal mancato utilizzo di fonti pulite e rinnovabili, ora abbiamo anche un motivo economico in più, che come si è visto è sempre crescente e che è possibile vedere aggiornato in tempo reale sul sito www.kyotoclub.org.

Qualcosa in tal senso si era mosso con la Finanziaria 2008, che prevede che entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore, vengano definiti degli obiettivi di carattere nazionale sulla produzione da fonti rinnovabili e che nei successivi 90 giorni le Regioni adeguino i propri piani energetici a tali obiettivi.
In questo senso (anche in questo senso) la crisi di governo non aiuterà certamente a mettere urgentemente mano a tale problematica, rinviando ulteriormente quelle necessarie misure di intervento che invece altri Paesi europei stanno attuando.

1 commenti:

FxxxZ 8 febbraio 2008 alle ore 13:57  

Purtroppo questo è l'ennesimo segnale del malgoverno e di quanto siamo ridicoli per gli altri paesi.

www.sentimentoitaliano.blogspot.com

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