venerdì 15 febbraio 2008

L'attacco alla 194 come tassello di un disegno di restaurazione sociale

Riguardo al caso di Napoli, dove nel reparto di IVG del II Policlinico di Napoli, l'11 febbraio alcuni agenti del Commissariato Arenella hanno fatto irruzione, senza alcun mandato, motivando di aver avuto notizia di reato di "feticidio" (tra l'altro inesistente) ciò che deve preoccupare, a mio parere, non è l'episodio in sè, ma l'episodio come conseguenza di un clima che di fatto sta già minando la legge 194.
Di fatto, non si può più parlare semplicemente di difesa della legge 194, occorre da subito una presa di coscienza forte, che faccia capire che la libertà femminile di disporre del proprio di fatto già qui e ora non è più garantito.
Se le forze dell'ordine fanno un'irruzione "rambesca" a seguito di una telefonata anonima; se questa irruzione avviene senza mandato; se un magistrato concede un mandato telefonicamente; se una donna, che già si trova in una condizione di sofferenza per l'aborto a cui è stata costretta, viene trattata da criminale e perciò anche intimidita dagli agenti intervenuti; se tutto questo può già accadere, vuol dire che siamo già oltre il tentativo di mettere mano alla legge 194. Di fatto siamo alla sua abolizione pratica.

E non si faccia l'errore di considerare questa offensiva come un fatto riguardante solo le donne. Si tratta certo di un'offensiva che prima di tutto riguarda il genere femminile, ma solo per ragioni di pura di strategia di attacco. Se alle donne non è concesso il diritto di disporre del proprio corpo, significa ridurre il genere femminile ad un contenitore di un'altra possibile vita, che quel corpo usa e da cui prescinde. Una donna contenitore e perciò sottomessa ad un embrione è una donna svuotata dei propri di diritti, in quanto appartenente al genere femminile.
Si pone una condizione di superiorità maschile, iscritta in un presunto ordine naturale, da cui perciò non si può prescindere. E l'ordine naturale sbandierato in ogni sede (dai salotti televisivi, fino in Piazza San Pietro), prevede un modello familiare basato sul matrimonio di un uomo con una donna. Quest'ultima, a giudizio dei depredatori di diritti civili, naturalmente inferiore in quanto portatrice di utero.

L'attacco alla 194 è uno dei tasselli, che insieme alla legge 40, alla criminalizzazione della Ru486, all'affossamento dei Pacs, e via discorrendo, sottende il tentativo di una restaurazione sociale in ordine patriarcale, dove i figli vengano educati alla religione cettolica da parte di genitori timorati di dio. Una società omologata dove non c'è spazio per le diversità, che anzi devono essere considerate elementi destabilizzanti del nuovo ordine sociale. Un ordine sociale nel quale l'accesso ai diritti individuali e civili, è sottomesso al vaglio dei fautori di un presunto ordine naturale, infarcito di dogmatismo religioso.


P.S.: in questo contesto la politica è ben consapevole della delicatezza del problema, che in questa fase di campagna elettorale può significare lo spostamento di voti determinanti. Per questo motivo, la politica generalmente tace o si posiziona in maniera pressochè equidistante, mentre occorre una posizione netta e chiara.
A tale proposito su
questo sito è possibile firmare la petizione Liberadonna, di cui riporto il testo:


A: Veltroni, Bertinotti e tutti i dirigenti del centro-sinistra

Caro Veltroni, caro Bertinotti, cari dirigenti del centro-sinistra tutti,
ora basta!
L'offensiva clericale contro le donne – spesso vera e propria crociata bigotta - ha raggiunto livelli intollerabili. Ma egualmente intollerabile appare la mancanza di reazione dello schieramento politico di centro-sinistra, che troppo spesso è addirittura condiscendenza.
Con l'oscena proposta di moratoria dell'aborto, che tratta le donne da assassine e boia, e la recente ingiunzione a rianimare i feti ultraprematuri anche contro la volontà della madre (malgrado la quasi certezza di menomazioni gravissime), i corpi delle donne sono tornati ad essere “cose”, terreno di scontro per il fanatismo religioso, oggetti sui quali esercitare potere.
Lo scorso 24 novembre centomila donne – completamente autorganizzate – hanno riempito le strade di Roma per denunciare la violenza sulle donne di una cultura patriarcale dura a morire. Queste aggressioni clericali e bigotte sono le ultime e più subdole forme della stessa violenza, mascherate dietro l’arroganza ipocrita di “difendere la vita”. Perciò non basta più, cari dirigenti del centro-sinistra, limitarsi a dire che la legge 194 non si tocca: essa è già nei fatti messa in discussione. Pretendiamo da voi una presa di posizione chiara e inequivocabile, che condanni senza mezzi termini tutti i tentativi – da qualunque pulpito provengano – di mettere a rischio l'autodeterminazione delle donne, faticosamente conquistata: il nostro diritto a dire la prima e l’ultima parola sul nostro corpo e sulle nostre gravidanze.
Esigiamo perciò che i vostri programmi (per essere anche nostri) siano espliciti: se di una revisione ha bisogno la 194 è quella di eliminare l'obiezione di coscienza, che sempre più spesso impedisce nei fatti di esercitare il nostro diritto; va resa immediatamente disponibile in tutta Italia la pillola abortiva (RU 486), perché a un dramma non debba aggiungersi una ormai evitabile sofferenza; va reso semplice e veloce l'accesso alla pillola del giorno dopo, insieme a serie campagne di contraccezione fin dalle scuole medie; va introdotto l'insegnamento dell'educazione sessuale fin dalle elementari; vanno realizzati programmi culturali e sociali di sostegno alle donne immigrate, e rafforzate le norme e i servizi a tutela della maternità (nel quadro di una politica capace di sradicare la piaga della precarietà del lavoro).
Questi sono per noi valori non negoziabili, sui quali non siamo più disposte a compromessi.

PRIME FIRMATARIE:
Simona Argentieri
Natalia Aspesi
Adriana Cavarero
Isabella Ferrari
Sabina Guzzanti
Margherita Hack
Fiorella Mannoia
Dacia Maraini
Alda Merini
Valeria Parrella
Lidia Ravera
Elisabetta Visalberghi






3 commenti:

PennyArc 15 febbraio 2008 alle ore 16:23  

Noi di sesso maschile dobbiamo essere in prima linea a lottare e a difendere integralmente tutti i diritti dell'altro sesso, senza sconti per nessun governo e gruppo politico

Unknown 15 febbraio 2008 alle ore 16:31  

Quello che sta succedendo è solo l'antipasto per un più sottile attacco ai diritti che ancora, anche se debolmente, garantiscono la donna e la sua dignità psicofisica. Se lottiamo con esse lottiamo per noi stessi.

Crocco1830 15 febbraio 2008 alle ore 16:41  

Sono pienamente d'accordo con entrambi.
Prima impariamo a capirlo, meglio si potranno tutelare i diritti di ognun*. Poi potrà essere troppo tardi.

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