venerdì 11 gennaio 2008

Nessun vantaggio dai termovalorizzatori.

C'era da aspettarselo. Dopo che l'Abruzzo, per bocca del suo - scarsamente apprezzato - governatore Del Turco, ha aperto la porta ai rifiuti della Campania, che in questi giorni vive una nuova emergenza, c'è chi non ha perso tempo per rilanciare la proposta termovalorizzatore.
Il trampolino per questa proposta, dicevamo, è stata fornita dalla disponibilità che la Regione Abruzzo ha dato, per smaltire cento tonnellate al giorno di rifiuti provenienti dalla Campania, fino a un massimo di 15 mila tonnellate per un periodo di quattro mesi. Da quanto si apprende, lo smaltimento dovrebbe avvenire nella discarica di Cerratina di Lanciano (Chieti), la stessa dove già nel 2004, durante l'ennesima crisi rifiuti campana, vennero conferite tonnellate di pattume. E le discariche abruzzesi sono vicine dall'essere esaurite.

E' partito da questa vicenda Marco Stella, portavoce dell’Associazione Lanciano Viva, per porre una domanda che a lui probabilmente appare retorica: "Giacché abbiamo al momento la più grande discarica della Regione e da tempo qui trovano soluzione tante emergenze e chissà quante ancora ce ne saranno, non sarebbe il caso che a Lanciano fosse realizzato un termovalorizzatore?". "Dal momento che dovremo comunque continuare a convivere con la discarica - prosegue Stella - a questo punto vale la pena pensare ad un inceneritore che, come avvenuto in altre parti d’Italia, può essere sfruttato per la produzione di energia. Sarebbe una non trascurabile fonte di ricchezza per l’intero territorio".
E' assurdo che, nell'affrontare la questione rifiuti, anzichè mettere in atto un afficace ed economico ciclo degli stessi, si continui a parlare di termovalorizzatori (termine ingentilito e fuorviante usato per indicare gli inceneritori).

E' ormai accertato che nei residenti in prossimità di inceneritori si riscontrino percentuali maggiori di casi di tumore - specie polmonari - e nelle donne in particolare si registrano incrementi di tumori del colon e delle mammelle, diabete, malattie cardiovascolari. Di più: nel rapporto dell’Associazione Medici Per l’ambiente ISDE Italia, si legge che fra tutte le tecnologie di trattamento dei rifiuti, in assoluto la meno rispettosa dell’ambiente e della salute risulta essere proprio l'incenerimento degli stessi. Quanto detto è dovuto al fatto che, attraverso la combustione, anche i rifiuti che nel loro stato naturale sarebbero pressochè innocui - quali imballaggi e scarti di cibo - sprigionano sostanze tossiche e polveri sottili, che vengono emesse in atmosfera e perciò costantemente inalate. Inoltre gli inceneritori producono, nella loro normale attività, grandi quantità di ceneri tossiche, per le quali si dovrebbero trovare soluzioni relative al loro stoccaggio.
Visto il loro evidente ed accertato impatto negativo sulla salute delle persone e sull'ambiente, i sostenitori hanno perciò cominciato a chiamarli con il nome di termovalorizzatori, per definire un presunto vantaggio economico derivante dalla loro attività. Lo stesso Marco Stella nel propagandare la proposta dell'Associazione Lanciano Viva, parla di "non trascurabile fonte di ricchezza per l’intero territorio". Perciò, secondo Stella "Il termovalorizzatore sarebbe sicuramente un grande vantaggio per tutti". In realtà anche in ambito economico è stato ampiamente dimostrato l'aspetto fallimentare degli inceneritori. Tanto è vero, che per permettere che la loro sopravvivenza possa essere economicamente vantaggiosa, si è dovuto fare ricorso ad un'espediente tanto vile quanto fraudolenta: equiparare per legge gli inceneritori fonti energetiche rinnovabili, per consentire a quegli impianti l'accesso ai fondi CIP6.

Tanto è vera l'incapacità degli inceneritori di risolvere la questione rifiuti anche in condizioni di normalità, che in tanti Paesi industrializzati questa tecnologia viene sempre più abbandonata, sostituita da una più conveniente - sotto tutti i punti di vista - gestione virtuosa dei rifiuti. Gestione che significherebbe ottimizzazione della raccolta differenziata, in primo luogo e riutilizzo dei rifiuti. Dal riciclo totale dei rifiuti, l’umido si trasforma in biogas e carta, vetro, plastica, legno, ferro, vengono stoccati in semplici magazzini e venduti alle aziende che usano queste materie prime.
Non è fantascienza. Cicli di questo tipo per i rifiuti vengono già applicati in altri Paesi europei, con i vantaggi che abbiamo detto, con ulteriori risparmi in termini di reperimento delle materie prime e perciò minore sfruttamento del suolo e del sottosuolo.
E' evidente che tutto ciò non potrebbe avvenire se i rifiuti venissero bruciati, visto che un inceneritore (o termovalorizzatore che dir si voglia) priverebbe dalla ciclo dei rifiuti elementi quali plastica, legno, carta, cartone, ecc., necessari per la produzione delle alte temperature alle quali operano.

Quanti veleni dovranno essere rilasciati nell'aria e quanti sfregi dovrà subire ancora il territorio per capire che gli inceneritori non ci tuteleranno dalla minaccia dei rifiuti? E per quanto tempo ancora dovranno essere riempiti i reparti di oncologia degli ospedali, per capire che gli inceneritori sono un pericolo per la salute e la vita stessa delle persone?

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