giovedì 17 gennaio 2008

Ecco la strategia della commisione europea per ridurre gli infortuni.

La commissione dell'Unione Europea ha approvato con 598 sì, 20 no e 23 astenuti, la relazione a firma del laburista Glenis Willmott, con la quale si vuole sollecitare il Parlamento europeo all'applicazione di una strategia che porti ad una riduzione degli infortuni sul lavoro almeno del 25%.


Una strategia con la quale, indirizzando le politiche in materia ad una maggiore attenzione per i settori a rischio (vedi siderurgia ed edilizia) e maggiori investimenti - anche con ricorso ai fondi europei - si vorrebbe abbattere drasticamente quei numeri che ad oggi appaiono come un bollettino di guerra: 167 mila morti sul lavoro e 300 mila invalidi permanenti nell'Unione Europea durante tutto il 2006.

Una maggiore attenzione dovrebbe essere data, secondo la Commissione, alle piccole e medie imprese. In tal senso anche l'indirizzo in termini di destinazione dei fondi disponibili.
Secondo la Commissione europea, i fondi pubblici dovrebbero essere destinati in primo luogo alla prevenzione, alla formazione professionale, al riadattamento ed al reinserimento dei lavoratori a seguito di una malattia professionale o di un incidente sul lavoro. I fondi europei dovrebbero inoltre essere destinati alla ricerca sulle malattie professionali.
Richieste specifiche in materia di controlli nei luoghi di lavoro e sanzioni per gli inadempienti sono inoltre arrivate da Strasburgo. Valutando la situazione italiana, sembra quasi un monito al nostro Paese la richiesta della Commissione di applicazione di pene più severe per quanti non rispettano la normativa in materia di prevenzione e protezione. Ma soprattutto arriva forte la richiesta di garantire i controlli da parte degli organi ispettivi, che "costituiscono - secondo la Commissione - un fattore essenziale per l'attuazione della normativa sulla salute e la sicurezza", anche attraverso la fornitura di mezzi finanziari adeguati, finalizzati all'aumento degli ispettori - che dovrebbero essere, a parere della Commissione pari ad almeno uno ogni diecimila lavoratori -, ma anche alla loro formazione professionale.

Ma - come si dice - non è tutto oro quello che luccica. Ed anche in questo caso bisogna registrare delle ombre e non su aspetti particolari, ma al contrario determinanti.
Ad opera di popolari, liberali e della destra europea, non è passato il paragrafo 59 della relazione, con il quale si stabiliva che un "posto permanente" rappresenta "un contributo importante ai fini della salute e della sicurezza sul lavoro". Come a dimostrare che le ultime vicende e l'analisi dei dati sugli infortuni nei luoghi di lavoro, non insegnano o non rappresentano un bel niente per tanti parlamentari europei, legati ideologicamente alla cultura d'impresa, rappresentanti in Parlamento dei modi di produzione capitalistici e fautori della massima produttività. Quei parlamentari, pare non si accorgano quanto la precarietà del lavoro, esercitata fino allo sfruttamento del lavoro, azzera le possibilità di tutela dei diritti da parte dei lavoratori e perciò la possibilità di pretendere l'applicazione delle norme in materia di prevenzione e protezione nei luoghi di lavoro. Ed infatti è stato fatto passare anche un emendamento inteso alla soppressione dell'estensione delle regole sulla tutela della salute ai lavoratori atipici e ai precari. A cui bisogna aggiungere la soppressione di riferimenti riferimenti al mobbing e all'esposizione allo stress dei precari.

Ma non finisce qui. Tra gli emendamenti approvati, anche quello che stabilisce l'esonero della vigilanza dei subappaltatori da parte del datore di lavoro. In barba a quanto si va dicendo ormai da anni e cioè che l'infinita catena del subappalto, genera l'effetto scarica barile sulle responsabilità a seguito di infortuni. Non è una novità che grazie all'attuale sistema di subappalto, spesso i responsabili delle morti e degli infortuni dei lavoratori rimangano impuniti.

Una maggiore e reale attenzione alle esigenze dei lavoratori in materia di sicurezza, sarebbe stata di certo ben accolta.

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