giovedì 10 gennaio 2008

Cetro Oli di Ortona. Un problema che riguarda tutti.

La questione del Centro Oli di Ortona non rigurda solo i cittadini di quella città o di dei centri limitrofi. L'attenzione da porre al progetto dell'Eni, di insediare un impianto di prima lavorazione del petrolio, non può e non deve essere posta solo da quanti subiranno in prima battuta ed in maniera diretta, le conseguenze dell'eventuale insediamento produttivo. E le conseguenze che si prevedono, sono davvero disastrose. Emissioni nell'aria di sostanze altamente tossiche (delle quali l'idrogeno solforato risulta essere il più perisoloso) in primo luogo. Ma anche ad esempio, produzione di rifiuti speciali e pericolosi. Ne è possibile sottovalutare il rischio di sversamenti di sostanze perisolose, con la certezza di contaminazione del suolo e del sottosuolo. Disastrose potrebbe essere le conseguenze derivanti da rilasci di sostanze inquinanti in mare, soprattutto se a causa di incidenti.
Non si tratta di ipotesi campate in aria. Per quanto i sostenitori del Centro Oli si sforzino a più riprese di affermare quanto i moderni impianti siano sicuri, la storia recente e la cronaca degli ultimi anni, confermano che impianti a rischio zero non esistono.
A fronte dei vari incidenti occorsi negli anni, su impianti di questo, troppo spesso si è dovuta registrare, da parte delle stesse industrie, la scarsa o nulla attenzione alla tutela del territorio e alla salute delle persone, verificabile già dai ritardi nella segnalazione dell'evento agli organi preposti. Ritardi che hanno significato spesso inquinamento irreversibile di vaste aree di terreni, di mare e di aria - nell'ordine di decine di chilometri quadrati - e conseguente esposizione della popolazione ad agenti altamente tossici, con effetti anche permanenti e letali.

Ma soprattutto, la questione del Centro Oli di Ortona, ci parla dello scippo di un terriorio ad opera delle multinazionali dell'indutria, forti anche del consenso di certi politici che evidentemente sfruttano il ruolo affidatogli dai cittadini, per fare i propri interessi. Uno scippo che avviene in nome di un profitto, che viene ricercato esasperando uno sfruttamento energetico e del territorio oramai non più sostenibile e che neanche il territorio abruzzese potrà sostenere.
Quanto sta avvenendo ad Ortona con il Centro Ol
i, in sostanza ci racconta della prepotenza di una politica che con l'industria vuole fare affari, in opposizione al diritto degli abitanti di un determinato territorio, ad essere sovrani dell'utilizzo consapevole e sostenibile della propria terra, delle proprie acque e dell'aria che respirano. Una sovranità che dovrebbe consentire alla popolazione di poter scegliere come e cosa far crescere dai propri terreni, di potersi cibare del pescato del proprio mare e di respirare aria pulita. E ancora una sovranità che dovrebbe permettere alla popolazione di potere liberamente scegliere di vivere in un determinato luogo, senza il timore che ruspe al soldo di capitalisti li vadano ad espellere.
La vicenda del Centro Oli che l'Eni vorrebbe realizzare ad Ortona, si inserisce a pieno titolo, nell'ambito più generale delle scelte politiche ed industriali in ambito di scelte energetiche, che prediligono ancora l'utilizzo di fonti già pienamente sfruttate ed in fase di esaurimento, anzichè concentrarsi su quelle pulite e rinnovabili. Scelte che mettono in piena luce quanto queste politiche energetiche, antepongano speculativi interessi particolari a quelli più generali, di tutela della salute e della vita umana e della valorizzazione di un ambiente sano.
Per questo il problema degli ortonesi è in primo luogo un problema di tutti gli abruzzesi, oltre che un problema di carattere nazionale ed addirittura direi (senza il timore di apparire enfatico) internazionale. Perchè riguarda un modello di sviluppo e di uso del territorio che è proprio di un sistema capitalistico e politico, con cui ognuno è costretto a fare i conti. Nessuno escluso.

Ritengo perciò importante il Ciclo di Conferenze per Conoscere, promosso da alcune delle organizzazioni che si oppongono al Centro Oli dell'Eni e che toccherà diverse città abruzzesi. Mi auguro che l'iniziativa possa avere il massimo successo possibile e che possa contribuire ad accrescere il fronte del NO al Centro Oli.

4 commenti:

ABRUZZONO-TRIV 10 gennaio 2008 alle ore 23:38  

ciao....complimenti per il blog...
no al centro oli

Unknown 11 gennaio 2008 alle ore 01:19  
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Crocco1830 11 gennaio 2008 alle ore 06:56  

Grazie davvero ad abruzzono-triv.
Continuiamo a di forte il NO al centro Oli.

Andrea Quaranta 21 novembre 2008 alle ore 18:20  

Qualche considerazione sulle due sentenze del TAR Abruzzo del 22 settembre 2008


[…]
Ma al di là di tale aspetto generale, nel caso specifico bisogna constatare (era ora…) che l’atto in ipotesi in grado di arrecare danno all’ambiente (la deliberazione del CIPE del 2002, che ha localizzato l’impianto…) non è stato proprio impugnato.
Fin qui, nulla da eccepire.
Però…


Però, da un punto di vista sostanziale, desta qualche…perplessità (?) l’affermazione di principio con la quale il giudice amministrativo abruzzese ha precisato che

per quanto riguarda le valutazioni inerenti l’impatto nei riguardi della coltivazione di pregiate colture agricole, che anche la ricerca e la lavorazione di idrocarburi è del pari tutelata ed assume una valenza pari se non addirittura superiore a quella agricola, nel momento attuale in cui l’economia italiana sopporta i gravi disagi economici conseguenti alla situazione mondiale nel campo delle risorse energetiche.

Che ci debba essere un giusto contemperamento fra le esigenze dell’ambiente e quelle produttive è logico, oltre che inevitabile (a meno di non voler giocare a fare gli ipocriti…)

Ma: un conto è il giusto contemperamento fra esigenze divergenti e meritevoli di tutela…
Un altro è porre i gravi disagi economici che il nostro (lungimirante…!) Paese sta attraversando per giustificare qualsiasi tipo di scelta, ed arrivare ad affermare che la ricerca e la lavorazione di idrocarburi è del pari tutelata ed assume una valenza pari se non addirittura superiore alla tutela dell’ambiente…

Come siamo arrivati a questa crisi?
Non sarebbe più opportuno non nascondersi dietro la (inevitabile, viste le premesse) crisi, e affrontare i problemi (non solo energetici…) in modo prospettico, e con un programma credibile?
Non sarebbe ora di smetterla di sfuggirli, i problemi, per affrontarli di petto con coraggio e autorevolezza?


http://naturagiuridica.blogspot.com/2008/11/centro-oli-ortona-ubi-maior.html

http://naturagiuridica.blogspot.com/2008/11/centro-oli-di-ortona-un-ricorso-che-non.html

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