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giovedì 11 giugno 2009

Berlusconi e Gheddafi: fratelli di sangue...

...dei migranti. Se invece che fermarsi ad osservare il visibile, si gurdasse appena sotto l'apparente messaggio di pace tra Italia e Libia, si scoprirebbe a quale prezzo di vite umane viaggiamo sulle nostre auto e scaldiamo le nostre case. In questi giorni, con la visita del dittatore libico in Italia (che, scandalo nella farsa, riceverà una laurea onoris causa in giurisprudenza dall'università di Sassari) si da leggittimità mediatica ad un patto contro i migranti. Un patto tra la Libia, con le sue collusioni con Sudan, Niger, Somalia, Eritrea ed altri paesi che non garantiscono i diritti umani e l'Italia delle stragi di stato, dei piduisti al governo, della tortura impunita. Un patto che è uno scambio tra vite umane e gas, tra diritti umani e petrolio. Un patto per il quale l'Italia esternalizza le pratiche di respingimento e paga per questo ed in cambio ottiene gas e petrolio. Non fu Berlusconi a dichiarare, dopo la firma del patto di amicizia tra Italia e Libia nell'agosto dello scorso anno: "Avremo meno clandestini e maggiori quantità di gas e petrolio"?

Quanti bambini, quante donne e quanti uomini costeranno questo accordo, non si sa. Si conosce però il prezzo di un migrante arrestato in Libia: 30 dinar (18 euro). Questo vale una persona disperata nel mercato dei prigionieri della sicurezza italica. A tanto è venduta una persona agli intermediari mercanti di persone, da parte della polizia libica, come documentato dal reportage "Come un uomo sulla terra". A loro l'Italia "affida" persone in fuga da guerra e miseria e migranti richiedenti asilo politico. "Sui barconi non vi è nessuno che possa godere del diritto di asilo" diceva Silvio Berlusconi poche settimane fa. Ignorante o mentitore che sia, Berlusconi diceva il falso, considerando che 2 migranti su 3 che sono sbarcati a Lampedusa nel 2008 hanno fatto richiesta di asilo politico e di questi, almeno la metà ha ottenuto un permesso di soggiorno per tale motivo. Ed oggi, forte di quelle falsità, il governo Berlusconi può ottenere leggimità mediatica per quella politica dei respingimenti, considerati illegittimi dalle convenzioni internazionali e dall'art. 10 della Costituzione.

D'altra parte, le ultime elezioni hanno dato forza alle pulsioni xenofobe del governo, rafforzando la Lega e confermando il PdL come primo partito. Partiti premiati anche perchè, come dice Roberto Cota "La gente non vuole l'invasione di clandestini ed è per questo che apprezza la linea di Maroni, che per la prima volta è riuscito a fermare gli sbarchi". Solo che né Cota, né Maroni, nè Berlusconi spiegano ai loro elettori il motivo per cui, per ogni immigrato che arriva via mare, il Governo chiede l’ingresso di altri 12 con la programmazione dei "decreti flussi", visto che dal 2003 al 2008 sono sbarcati sulle nostre coste 153.756 persone e nello stesso periodo il governo ha chiesto l'arrivo di 1.815.000 lavoratori (dati fortresseurope.blogspot.com, per la campagna "Io non respingo").

E forse sta in quella sottile differenza semantica il vero problema: con le barche arrivano persone, che fuggono da guerre e miseria; il governo ed i padroni a cui l'esecutivo risponde vuole solo braccia da sfruttare nel mercato del lavoro. Finchè lavoro c'è, finchè conviene. Lavoratori ancora meno tutelati degli italiani perchè ricattabili con la minaccia del rimpatrio, e perciò ancora più sfruttabili e condannati al rischio di essere rigettati su una strada quando non sono più utili al profitto. "Volevamo braccia, sono arrivati uomini" diceva il romanziere e architetto svizzero Max Frisch, riferendosi all'immigrazione anche italiana verso la Svizzera. Anche ora, il governo italiano vuole solo braccia da sfruttare. Le persone, con con le loro esigenze, speranze, sogni, le lascia rinchiudere in lager libici, dove bambini, donne e uomini sono costretti a stare a decine dentro piccole celle dove, se non trovano la morte possono essere venduti per 30 denari. Come poveri cristi.

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