Ci hanno fregato di nuovo. Eppure stiamo ancora zitti.
Non nel fatto che invitavo ad aderire ad un appello, pur ragionevolmente convinto che Napolitano avrebbe firmato. Non nel fatto che gli appelli on-line hanno scarsa eco. Non nel fatto che una protesta deve essere di piazza e partecipata, per sperare di essere efficace (anche perchè, con un blog come questo non si organizza una manifestazione). Mi ero sbagliato, perchè in realtà non mi ero accorto che il presidente della Repubblica quel decreto correttivo l'aveva già firmato. Quando? Il 3 agosto, dopo che il governo aveva approvato il provvedimento solo il 31 luglio.
Napolitano, quindi, o a firmato ad occhi chiusi (e mi auguro che non sia così), oppure lo scorso fine settimana, anzichè concedersi un po' di riposo, si è studiato per bene il decreto correttivo (che modifica 147 articoli su 306 del testo unico senza contare tutti gli allegati, che sono diverse decine) e ne ha accettato i contenuti anche più controversi. O forse ancora, Napolitano si è consultato con esperti in materia e, dopo un ragionamento più o meno lungo, ha appoggiato le considerazioni del governo (i cui ministri non si sono mai mostrati paladini della tutela della sicurezza sul lavoro), respingendo le opposizioni al decreto mosse dai sindacati, da alcuni partiti politici, da addetti alla sicurezza sul lavoro, da rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e dai lavoratori e dalle lavoratrici stessi.
In silenzio, tra le distrazioni agostane, tra un gossip sui TG ed i soliti inviti a fare partenze intelligenti, è stato quindi approvato il decreto legislativo 3 agosto 2009, n. 106. Ma l'informazione non s'è degnata di darne notizia, impegnata a citare solo la firma da parte di Napolitano del decreto anticrisi, seppure firmato insieme al decreto di modifica al testo unico per la sicurezza. Un decreto che hanno chiamato correttivo, ma che è una vera e propria riscrittura del decreto approvato dal governo Prodi. Il nuovo T.U. riscritto in chiave padronale, sarà in vigore dal prossimo 20 agosto. Da quella data, i lavoratori e le lavoratrici saranno ancora meno sicuri. Dovranno dare un abbraccio più forte ed un bacio in più ai loro figli, quando la mattina usciranno di casa per andare al lavoro. Ed alla prossima tragedia, che certamente ci sarà, proverò ancora più rabbia ed ancora meno fiducia nelle istituzioni, soprattutto quando sentirò le solite ipocrite parole di cordoglio.
Rimane il fatto che ci hanno fregato di nuovo. Eppure non si sentono accenni di protesta.
4 commenti:
La protesta ormai è morta ed è per questo che tutto il mio rispetto va alla volontà di non cedere dei 4 lavoratori dell'innse.E sentire che la moglie di uno dei lavoratori spiegherà alla propria figlia perchè il papà sta facendo questo mi lascia ancora qualche speranza. Le storie losche poi di berlusconi invece di ridare un minimo di senso critico alla gente,fanno in modo di distogliere l'attenzione da ciò che hai descritto tu e da molti altri fatti .non dimentichiamoci del nucleare o degli accordi con la libia che però oggi ha deciso di multare i pescatori italiani che si insinuano nelle sue acque-.E quindi mi chiedo fino a che punto si debba spingere l'informazione,se serve altro,qualcosa di più incisivo.ma chi ha la voglia di rischiare?
Oramai anche tra i lavoratori non esiste più quella coesione di un tempo. Tutto si sta sgretolando.
E' UNO SFACELO GENERALE........
La cosiddetta "lotta di classe" non esiste più.
Oggi vige "ognuno per sè"...
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