mercoledì 10 giugno 2009

La politica suonando i campanelli delle case

Seppure non sono iscritto a partiti politici e non ero candidato alle elezioni, nel mio (molto) piccolo ho fatto campagna elettorale. Non ho affisso manifesti, non ho ovviamente partecipato a trasmissioni televisive e naturalmente non sono stato intevistato da quotidiani. Ho, semplicemente, chiacchierato. Al lavoro, dal fruttivendolo, in incontri per strada, ovunque mi sia capitato. Nel mio (molto) piccolo, ho ottenuto che almeno due persone (stando a quanto gli stessi due mi hanno detto) hanno votato per la Lista anticapitalista e comunista. Non sono bolscevichi, non indossano il basco con la stella rossa, non sono comunisti. E non credo lo diventeranno nel prossimo periodo. Ma hanno votato, sia alle europee che alla provincia, senza pentimento per la lista formata da PRC, PdCI e Socialismo 2000.

Intanto però, ho incontrato persone certamente di sinistra che si sono orientate in modo diverso: qualcuno per l'astensione, altri hanno preferito l'IdV, qualcuno ha preferito opportunisticamente votare a destra. Quest'ultima scelta più che altro nelle elezioni amministrative. Ma tutte e tre quelle scelte hanno un minimo comune denominatore: lo spirito di sopravvivenza individuale. Nel momento in cui la sinistra non ha saputo dare risposte a disagi reali, molti si sono buttati verso quei partiti che propagandano soluzioni immediate. Si può trattare di respingere gli immigrati che "rubano il lavoro", oppure può essere la proposta di legalità (come se qualcuno proponesse invece l'illegalità), o anche la promessa di un posto di lavoro per un figlio disoccupato. In condizioni di forte bisogno, senza tutele sociali, senza chiare risposte, senza il concretizzarsi di soluzioni ai disagi reali, le persone si sentono ovviamente minacciate nei loro diretti interessi e votano seguendo l'istinto di conservazione.

Quei due aspetti sono assolutamente due facce della stessa medaglia e sono lo specchio della necessità per la politica (e della sinistra in particolare), di incontrare le persone in carne ed ossa, ascoltare quello che hanno da dire, farsi carico delle loro esigenze collettive che si riflettono ovviamente nella sfera dell'individuale. Quello che oggi è visto come il metodo leghista di fare campagna elettorale, con poche apparizioni televisive e molta militanza, era un tempo il modo di fare politica della sinistra. Ricordo i volantinaggi ai cancelli delle fabbriche, la militanza portata a scuola fino in classe ed il volantinaggio porta a porta in campagna elettorale. Suonare i campanelli delle case, farsi vedere in faccia come persona comune non candidata, significava dire a chi apriva la porta: "guardami, sono come te, un operaio, un disoccupato, uno studente con i problemi che hai anche tu. Mettiamoci insieme e proviamo a risolvere i problemi in questo modo". Ovviamente si rimediavano anche diversi vaffanculo e porte in faccia. Ma ne valeva la pena, perchè si portava la politica nelle case delle persone, parlando il linguaggio comune di chi non ha voglia di perdersi in logoranti sofismi.

Certo che i mass media hanno un'influenza notevole nelle scelte elettorali e prima ancora nel formare le coscienze, e la sinistra in quel contesto non ha spazi. Ma questo dovrebbe a maggior ragione orientare verso una militanza di strada. E non solo in campagna elettorale, per sentirsi giustamente rinfacciare che le strette di mano sono concesse alle persone comuni solo per chiedere il voto. La sinistra deve invece tornare per strada già da oggi, perchè il recupero della fiducia ha bisogno di un percorso molto lungo e faticoso. Perchè quella fiducia è recuperabile solo mettendo in campo un sforzo enorme, per incidere nella cultura di destra che si andata radicando in tutto il tempo in cui la sinistra ha preferito essere di salotto. Per dirla con Pasolini, la bandiera rossa deve tornare ad essere straccio per farsi sventolare dal più povero.

11 commenti:

Alberto 10 giugno 2009 alle ore 11:41  

"La sinistra deve invece tornare per strada già da oggi"
Sono d'accordissimo. Ma la sinistra è ancora capace a parlare alla gente e soprattutto a riuscire convincente?

Unknown 10 giugno 2009 alle ore 13:11  

«... però, ho incontrato persone certamente di sinistra che si sono orientate in modo diverso»: probabilmente non erano veramente di sinistra. Ma non è questo il punto. Ritengo il porta porta una faticaccia immane oggidì (lo era una volta e lo si faceva per passione, sono d'accordo con te); è faticoso fare politica così, anche se stimolati dalla passione, con il modo di vivere attuale: caro Crocco, nessuno vuole più lavorare (per portare politica o per il proselitismo) per gli altri: è così (apparentemebte) facile apparire o farsi mettere in lista da chi conta. La sinistra si è persa perché ha perduto strada facendo il pragmatismo che l'arricchiva, (ma anche in quel felice periodo, non tutti facevano i militanti, mentre tutti si dichiaravano militanti rivoluzionari). I calci in culo che darei a quei leader che hanno dato il cattivo esempio... ma oggi, come dici tu (e come penso anch'io), occorre riappropriarsi della politica di strada, come veri e propri artisti. Specie i giovani, io ormai sono un po' stagionato. Ciao.

Crocco1830 10 giugno 2009 alle ore 14:00  

@ Alberto: se ne è capace? Lo spero. Ma se così non fosse, sarebbe condannata a morte.

@ Riverinflood: il porta a porta voleva essere un esempio di quando la sinistra era militante. Ma il concetto rimane e siamo d'accordo: tornare in strada è necessario. Dici come veri e prorpi artisti e questa definizione mi piace moltissimo e per praticarla occorrono tutti, siano "acerbi" o "stagionati".

Anonimo,  10 giugno 2009 alle ore 16:38  

Anche io sono d'accordo con ALberto. La sinistar deve tornare a fare la sinistra, deve tornare tra la gente, con gli operai.

Crocco1830 10 giugno 2009 alle ore 16:55  

@ Giovanni Greco: è proprio il senso del post.

coscienza critica 10 giugno 2009 alle ore 16:59  

Concordo sul fatto che la politica -segnatamente di sinistra- debba incontrare gli occhi della gente. Però mi chiedo se nella società mediata che ci ritroviamo questo possa avverarsi. Nel senso che oggi, la gente, paradossalmente, crede di più alla tv che a una persona che parla per strada. E' una triste constatazione, la mia.

Crocco1830 10 giugno 2009 alle ore 17:05  

@ Coscienza critica: è vero, è difficile, specie ora che la sinistra non gode di troppa stima. Ma ritengo che il fatto che la TV condiziona le menti in modo massiccio e proprio perchè la sinistra in TV non è presente, sia un motivo in più per tornare alla militanza di strada.

ilpoeta 10 giugno 2009 alle ore 21:45  

Secondo me c'è bisogno di una maggiore unità a sinistra...una sola bandiera deve sventolare...credo che sia il momento di mettere da parte gli egoismi...

Un saluto!

progvolution 10 giugno 2009 alle ore 21:48  

Un'ottima analisi che condivido. La politica virtuale è vincente a destra. La classe dirigente di sinistra ha perso la strada della sua vocazione popolare. E, ancor peggio, ha pensato che per sopravvivere doveva assomigliare alla destra. Il risultato? Non ho convinto chi era moderato e ha allontano chi era sinistra. Il lavoro di fronte è lungo e necessita una nuova forma mentis è la volontà di sporcarsi le mani di realtà.
Sussurri obliqui

Pierprandi 10 giugno 2009 alle ore 23:21  

Inutile scimmiottare la destra... E' tempo che la sinistra si unisca accantonando personalismi e poltroncine e torni ad essere il partito dei lavoratori, nelle piazze, davanti alle fabbriche, tra la gente.

Crocco1830 11 giugno 2009 alle ore 15:42  

@ Il Poeta: sarebbe il caso, ma l'unione deve avere delle basi solide comuni. Non può essere la solita accozzaglia elettorale.

@ Progvolution: esatto. Ed anche il PD, senza una sponda a sinistra, è ancora di più spinto a destra.

@ Pierprandi: proprio così. Ripartire dai bisogni. Si capirebbe che le sinistre hanno più in comune di quanto appare dai litigi della dirigenza.

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