martedì 4 marzo 2008

Ancora morti sul lavoro e ancora solite inutili parole

"Una nuova strage sul lavoro". Con questa frase oggi si aprono quasi all'unisono giornali e telegionarli, citando l'incidente sul lavoro che ha causato la morte di cinque lavoratori a Molfetta (questa mattina è morto anche il quinto operaio, un ragazzo di vent'anni). Una nuova strage, dopo quale? Dopo quella della ThyssenKrupp del 6 dicembre 2007? O dopo la strage di ieri l'altro o del giorno prima ancora, dove sul lavoro sono morte altre persone, con la differenza che si trovavano in posti diversi ed alle quali morti, è stata perciò riservata una totale indifferenza?
Cinque lavoratori morti nello stesso luogo, hanno provocato nuove prese di posizione da parte della politica. Parole forti, decise, urlate o sussurrate, ma sempre comunque ipocrite.

Sono mesi che la Legge delega in materia di sicurezza è ferma in attesa dei descreti attuativi. Oltre 150 morti sul lavoro dall'inizio dell'anno ad oggi, non sono bastati a riunire un consiglio dei ministri per prendere una posizione netta e chiara, sugli interventi in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. Più di un milione di infortuni l'anno, non sono sufficienti per inserire nei programmi elettorali, proposte serie ed efficaci per combattare le cause di queste stragi quotidiane.

Ora la politica, impegnata a raccogliere consensi, è stata risvegliata dalla sua sonnolenza dalla vicenda di Molfetta. Vicenda che altro non fa che raccontare con un grido, ciò che quotidianamente avviene nei luoghi di lavoro.
Cinque morti in un solo luogo di lavoro val bene dei titoli di giornali e così quella tragedia assume un rilievo nazionale, diventando perciò per i nostri cinici politicanti, un'occasione per produrre consenso. Il dolore e la rabbia per una strage sul lavoro è usato da votificio. Sono state pronunciate frasi fatte, sentite e risentite.

Cari signori, dispensatori di ovvietà e lacrime di coccodrillo, difensori da comizio della sicurezza sul lavoro, avreste fatto bene a farvi da parte almeno per un attimo. Potevate pure continuare ad esibirvi sui vostri palcoscenici, ma avreste potuto evitate di recitare la solita parte anche su questa tragica vicenda. E così anche questa volta, avete sprecato una possibilità per tacere.

2 commenti:

Anonimo,  4 marzo 2008 alle ore 15:24  

Ahi, quanto sa di sale e di sudore e di morte lo pane che ci andiamo a guadagnare!

Crocco1830 4 marzo 2008 alle ore 18:53  

Morire nel cercare di fare sopravvivere, la speranza di una vita migliore.
No è un'assurdità?

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