venerdì 29 febbraio 2008

Precarietà e flessibilità: cause principi delle morti sul lavoro

Mettete insieme queste tre notizie, pubblicate tra ieri ed oggi: la morte, questa notte a Genova di un portuale, precipitato da un'altezza di venti metri; la conclusione, dei lavori per il Titolo I del Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro, dopo sette lunghi mesi dalla legge delega 123/07, mentre sono in via di ultima definizione anche gli altri Titoli sulle parti speciali; i programmi elettorali dei due principali partiti, che nella loro profonda similitudine, sono praticamente privi di proposte in materia di sicurezza sul lavoro, mentre si dilungano molto di più sulla produttività.
Mettete insieme queste tre notizie e cosa se ne deduce?

La risposta che mi sono dato, in un misto di profonda amarezza e rabbia a stento contenuta, è che la politica ed il mondo imprenditoriale, dei morti sul lavoro se ne sbattono!

I lavoratori sono praticamente lasciati soli nel loro quotidiano, rischioso, spesso insalubre lavoro e di loro ci si ricorda quasi solo per chiedere maggiore produttività. Le imprese che chiedono più produttività, defiscalizzazione degli straordinari ed abolizione delle ultime garanzie di tutela, come ad esempio l'art. 18 dello statuto dei lavoratori e la politica cosa fa? Prevede nei programmi dei principali partiti, aumenti salariali legati alla produttività, riduzione delle tasse o completa defiscalizzazione degli straordinari e ad esempio, il PD inserisce tra le sue liste Pietro Ichino, strenuo sostenitore dell'abolizione dell'art.18 (mentre Berlusconi ci aveva già tentato con il suo primo governo e non credo abbia cambiato idea, nel frattempo).

Tutte misure che servono ad aumentare i tempi di lavoro ed i ritmi di lavoro, che non sono mai abbastanza impegantivi, secondo gli industriali. La filosofia di chi detta i tempi operai è che "il tempo è denaro". Senza capire che la vita ha bisogno di tempo e che se ai lavoratori si togle il tempo di vita, è la vita stessa che gli viene ridotta. E parlando di sicurezza, la vita la si mette ancora di più a rischio.
Dalle loro soffici poltrone imbottite e vellutate, i politicanti a braccetto con gli industriali, dicono che chi vuole guadagnare di più deve lavorare di più. E dicono che chi vuole lavorare, deve essere flessibile. Flessibile (precario è la parola giusta) e molto produttivo, altrimenti torni a casa.
La causa principe dei 1300 morti all'anno sul lavoro e dell'oltre milione di infortuni, è nascosta nelle due paroline magiche che hanno fatto la fortuna degli industriali: precarietà e produttività.

Precarietà e produttività, sono condizioni di lavoro e di vita che i lavoratori troppe volte sono costretti a subire. Ed in quelle condizioni sono troppo spesso costretti ad abituarsi a convivere con il rischio, perché a volte altra scelta non c’è. A volte gli operai, se vogliono lavorare per vivere, sono costretti ad accettare il rischio di morire.

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