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venerdì 8 agosto 2008

Lettera aperta al sottosegretario Roberto Castelli

Marco Bazzoni (RLS) mi ha inviato questa una e-mail che è di fatto una lettera indirizzata al sottosegretario Castelli. L'argomento è le morti sul lavoro, che l'onorevole (?) Castelli ha trattato con sufficienza e soprattutto con totale assenza di rispetto, per le centinaia di morti ammazzati sul lavoro ogni anno e per il dolore lacerante di chi a quei lavoratori riservava il proprio amore.

Caro Sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli, Lei parla delle morti bianche: cosa c'è di bianco non l'abbiamo ancora capito.
Le chiamano morti bianche, come avvenissero senza sangue, sono morti inopportune, che spesso avvengono quando l'informazione è già impegnata in altri eventi.
Chi Le scrive è un gruppo di persone molto sensibile al tema della sicurezza sul lavoro.
Alcuni di noi hanno perso anche un loro caro sul lavoro.
Senatore Castelli, si rende conto che Lei ha detto, che le statistiche sulle morti sul lavoro sono "fasulle"? Inoltre Lei aggiunge: "se estrapoliamo gli incidenti che avvengono in agricoltura e in edilizia, vedremo che in Italia la sicurezza delle aziende manifatturiere è ai migliori livelli europei". Ma chi lavora in un campo e muore, quella non è una morte sul lavoro?! Chi cade da un'impalcatura e muore, quella non è una morte sul lavoro?! Tanto per ricordarglielo, agricoltura e edilizia sono i settori dove ci sono il maggior numero di morti sul lavoro.
Si e' mai provato a mettere nei panni di qualche vedova che consuma il marciapiede per andare al cimitero? Sa cosa significa per un figlio, vedere il padre che parte la mattina per andare a lavoro e non vederlo più ritornare a casa, perchè è rimasto ucciso sul lavoro? Ci chiediamo se nella sua famiglia ci sono degli operai, ma non crediamo che c'è ne siano, altrimenti non avrebbe parlato in questa maniera.
E' facile parlare in questo modo di chi lavora e fa sacrifici per arrivare a fine mese.
Facciamo una cosa, perchè non prova ad andare a lavorare in una fabbrica, alla ferrovie, in un cantiere, in agricoltura, al posto di qualsiasi operaio, almeno si rende conto di cosa vuol dire?! Si accorgerebbe che la vita di una persona che lavora e fa sacrifici è ben altra cosa ...
Inoltre, non sono morti "fasulle" , ma sono morti di chi parte la mattina per portare un pezzo di pane ai figli, di chi va a lavorare sperando che i propri figli abbiano un futuro migliore di quello dei propri genitori.
Infine, siamo concordi con quanto dice Luigi Agostini, membro del Cda dell'Inail, nel suo articolo pubblicato sul sito di Articolo21, del quale riportiamo sono alcune frasi "Mi aspetto che alle accuse di Castelli all’Inail risponda direttamente l’Istituto.....Pensare che dietro i dati dell’Inail si nasconda una sorta di “imbroglio” è tipico di una certa cultura, che se dovesse farsi strada, potrebbe mettere a serio rischio ogni dato oggettivo che dovesse rendersi noto da parte di una qualunque Istituzione. Peraltro, essendo il nuovo Presidente dell’Inail indicato dalla stessa Lega Nord, Castelli avrebbe modo di fugare ogni dubbio parlando con il Dott. Sartori.....Non vorrei, conclude Agostini, che gli attacchi mirati al DL 81/2008 e al Testo Unico sulla Sicurezza da una parte, e all’Inail dall’altra, abbiano come obiettivo la drastica riduzione di tutele e la funzione dell’Inail a una mera agenzia assicurativa, tutto il resto privatizzato e in mano ai soliti pochi noti"
Saluti.

Marco Bazzoni-Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
Lorena Coletti-Sorella di Giuseppe Coletti, morto sul lavoro il 25 novembre 2006 alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno.
Michele Pietrelli-ABG Perugia, Comitato CAAL
Andrea Bagaglio-Medico del lavoro.
Alessandra Arezzo-Mediatrice culturale di Roma.

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giovedì 7 agosto 2008

"L'operazione verità" di Castelli sulle morti sul lavoro: le famiglie delle vittime sono truffatrici

Brutti cattivi truffatori. Vedove meschine di operai caduti da impalcatura. Perfidi orfani di lavoratori schiacciati da una pressa. Da oggi, voi imbroglioni, disonesti superstiti di morti ammazzi dal lavoro, non avrete più vita facile. Parola di Roberto Castelli, sottosegretario alle Infrastrutture leghista. Quel cervello verde (forse perchè ammuffito?) del sottosegretario di questo governo Berlusconi, dice che i dati sui morti sul lavoro sarebbero manipolati, per fare ottenere risarcimenti assicurativi anche alle famiglie di quei lavoratori che perdono la vita sulla strada, per andare o tornare dal lavoro. Perciò Roberto Castelli è pronto a fare «un'operazione verità». Perchè, dice Castelli, «soltanto in Italia si contano come morti sul lavoro, al fine di poter dare benefici assicurativi da parte dell'Inail, anche le morti che avvengono per incidenti stradali capitati mentre si va al lavoro o mentre si torna a casa dopo il lavoro. Morti che evidentemente nulla hanno a che vedere con la sicurezza in fabbrica». Perciò, continua il sottosegretario, «è il momento di smetterla di criminalizzare gli imprenditori italiani. Se infatti estrapoliamo gli incidenti che avvengono in agricoltura e in edilizia, vedremo - conclude Castelli - che in Italia la sicurezza delle aziende manifatturiere è ai migliori livelli europei».

Quindi, l'"operazione verità" di quel genio di Castelli, parte da una lettura dei dati a proprio uso e consumo, sottraendo dal conteggio dei morti ammazzati sul lavoro, quelli caduti in edilizia ed agricoltura, cioè i due settori produttivi a maggior rischio. Come dire che se dal conteggio dei voti presi alle ultime elezioni politiche sottraessimo quelli andati a questa destra leghista, populista e un po' fascista, ora saremmo un Paese un po' più serio, con governanti che assumono come prioritari gli interessi generali del Paese, anzichè quelli particolari di chi detiene già il potere economico e politico. Ma purtroppo l'impossibilità di sottrarre quei voti, la constatiamo ogni giorno nelle nostre vite. Così come le famiglie delle vittime del lavoro, sentono il dolore lacerante per le vite spezzate dei loro cari. Quelle vite spezzate dal lavoro sempre più stressante e da una produzione a cui i ritmi gli sono sempre insufficienti, non possono essere recuperate con una sottrazione.

E proprio quei ritmi disumani imposti alla produzione, la sempre maggiore flessibilità imposta, la riduzione dei costi come unica strada per incrementare i profitti delle imprese, ha portato a quella catena di sub-sub-sub-appalti, che di fatto ha permesso l'esternalizzazione del rischio. Una miriade di lavoratori di microimprese percorrono le strade, più volte al giorno, per consegnare i prodotti "just in time", anche a costo di lavorare nove, dieci, dodici ore al giorno. Il rischio si è spostato nei percorsi di mobilità, perchè anche i magazzini sono costi per le imprese.
E si è spostato anche nelle strade, pure perchè con l'arma della precarietà in mano padronale, sempre più i lavoratori si trovano costretti a percorrere il tragitto casa-lavoro, con la stanchezza accumulata in ore e ore di straordinari a ritmi insostenibili.

Sono quei ritmi di lavoro ad uccidere. Le strade sono diventate i luoghi dove si annidano i rischi di morte sul lavoro, ma non sono la causa di quelle morti, che rimangono legate ai modi di produzione, alle condizioni di lavoro ed alla cultura d'impresa dominante, che ricerca il profitto solo attraverso l'abbattimento dei costi sul lavoro e sulla sicurezza. Ecco perchè gli infortuni in itenere, devono essere considerati infortuni sui luoghi di lavoro a tutti gli effetti.

Semmai, sarebbe da fare un'analisi seria sul numero degli infotuni in itinere ed in genere nelle strade. Ma per fare un'analisi seria, occorrono appunto interlocutori altrettanto seri. L'ingegner Castelli non avrebbe i requisiti di base, per partecipare ad una discussione del genere.

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