giovedì 13 dicembre 2007

...e continuano a chiamarle morti bianche

E continuano a chiamarle morti bianche. Un sostantivo ed un aggettivo, che sembrano creati ad arte per non lasciare traccia, delle cause e del dolore legati ad ognuna di queste tragedie. Quelle tragedie che si ripetono mediamente tre volte al giorno. Tutti i giorni. Da anni.
Morti bianche le chiamano. Un sostantivo generico (morte), che non raccorta mai le cause di quelle stragi quotidiane. Come a significare una sorta di ineluttabilità dell'evento, che si vorrebbe far passare per casuale, imprevedibile. E magari si chiama in causa il destino, la malasorte, una iellaccia nera.
E poi quell'aggettivo: bianche. La caratteristica di quelle morti, viene dunque affidata ad un colore neutro, a cui si accosta generalmente, in senso figurato, la purezza. Oppure si può non accostargli niente. Si lascia a quel colore il senso di neutralità che gli appartiene. Un colore che non si "schiera", che non può descrivere - per sua natura - alcunchè. Non ci racconta della rabbia, non esprime l'amore, non si riconduce al dolore.
Ecco come si vogliono fare apparire quelle tragedie quotidiane: un evento della vita (di cui la morte è solo l'ultimo atto), tutto dentro la quotidianeità e perciò normale e perciò non degno di nota.
In realtà non c'è niente di ineluttabile in quelle morti, che non sono per niente bianche. Sono in verità veri e propri delitti, a cui è possibile accostare diversi colori, a seconda del contesto in cui si consumano e dei sentimenti che producono. Così quei delitti possono portare con se il colore rosso del sangue versato dai lavoratori. Certamente il nero del lutto e della rabbia delle vedove, degli orfani, dei genitori o degli amici della vittima. Ma si può dire anche del grigio, a rappresentare sia lo squallore in cui si consumano quei delitti, che la piattezza e la banalità delle parole spese per eventi come quello avvenuto alla Thyssenkrupp.
Per favore allora, cominciamo a scansare almeno un po' dell'ipocrisia della quale ci si copre, ogni qualvolta un strage sul lavoro viene portata alla ribalta delle cronache: evitiamo almeno di chiamarle ancora morti bianche.

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