Pensavo fosse Stato di diritto ed invece era cesarismo
Tra le altre cose, sapevo ad esempio, che lo stato di diritto ponesse le sue basi su un agire (dello Stato) sempre conforme alle leggi. In primo luogo su un agire sottoposto ai vincoli costituzionali.
Supponevo, forse ingenuamente, che quello italiano fosse uno stato di diritto. Mi aspettavo quindi che lo Stato italiano, si dovesse porre a salvaguardia del diritto e delle libertà dei cittadini che abitano la Repubblica. Poi, appunto, quei fatti politici e di cronaca.
Ho scoperto, quindi, che lo Stato italiano, con la sua forma approssimata di separazione dei poteri, tutela il "diritto" delle forze dell'ordine alla "libertà" di pestaggio e di tortura. Questo diritto è tanto tutelato dallo Stato italiano, che non solo assolve chi è a capo dei pestatori e dei torturatori, ma addirittura li promuove. Ho scoperto questa cosa, grazie a dei giudici che hanno preferito non giudicare. Quei giudici si sono sottratti dal giudicare un potere, che a Genova, nel 2001, in occasione delle manifestazioni contro il G8, ha deciso di mostrare il suo autoritarismo sospendendo i diritti costituzionali più elementari. Fino ad autorizzare se stesso all'uccisione sommaria in una pubblica piazza.
Ed ho scoperto che lo Stato italiano tutela il "diritto" di un governo a mortificare le libertà dei suoi cittadini, esautorando propri rappresentanti che credono ancora nella validità dei dettati costituzionali. Ad esempio, rimuovendo dalle proprie funzioni il prefetto di Roma, Carlo Mosca in carica soltanto da poco più di anno. Ma quel prefetto, forse ingenuo come me, aveva osato rifiutarsi dall'eseguire l'ordine superiore di prelevare le impronte digitali ai bambini di etnia rom. Constatando (l'ingenuo prefetto) che quell'ordine andava contro alcuni principi fondamentali della Costituzione.
Insomma, ho dovuto scoprire che lo Stato decide di arrogarsi in maniera violenta il diritto a porsi al di sopra delle sue leggi e della sua Costituzione. Mentre ai cittadini rimane il dovere di adeguarsi alla volontà dell'autorità, che si fonda sull'arroganza di potere arbitrario.
Ed ho scoperto quindi che lo Stato ci vuole non cittadini ma sudditi, pacati, consenzienti e timorosi del suo cesarismo. Ma io, magari ingenuamente, continuerò a voler essere un cittadino. Che vuole resistere.