Il petrolio, è notizia ormai nota da tempo, è in fase di esaurimento. Previsioni tra le più ottimistiche parlano di esaurimento di questo idrocarburo entro il 2070. Da più parti giunge l'allarme per porvi rimedio, attraverso interventi urgenti sui modi di produzione energetica. Non solo però ai fini di sotituire in tempi rapidi una risorsa destinata all'esaurimento in tempi brevi. Occorre infatti dare immediate ed efficaci risposte in materia di danni ambientali e per la salute derivanti dall'utilizzo di idrocarburi, tra cui emissioni in atmosfera e sfruttamento del suolo e del sottosuolo.
Non sembrano accorgersi di tutto ciò, gli enti locali della Regione Abruzzo ed alcuni poteri forti, che vorrebbero consentire la realizzazione di un centro petrolifero dell'ENI nel territorio di Ortona, dove si vorrebbe avviare la prima lavorazione del petrolio.
Oltre ai pericoli derivanti dalla possibilità di incidenti o guasti agli impianti, è reale e certo il pesante impatto ambientale e sulla salute dei cittadini, dovuto alla normale attività produttiva.
Principale elemento in uscita delle lavorazioni è
l'idrogeno solforato, un gas incolore a temperetura ambiente, estremamente velenoso ed anche possibilmente mortale in caso di prolungata esposizione.
La presenza di tali impianti perciò, costringerebbe la popolazione locale a respirare quotidianamente tale gas emesso in grandi quantità. Ma anche a cibarsi di prodotti locali contaminati, di fatto quindi entrando a contatto con la sostanza (paragonabile al cianuro) per via orale.
L'impianto sarebbe realizzato all'interno del Parco Nazionale della Costa Teatina, con certi e gravi danni per il suolo, le coltivazioni, la costa, nel raggio di 40 km. Nè sarebbe risparmiato il sottosuolo, che sarebbe interessato da decine perforazioni fino a 5 mila metri di profondità per la realizzazione di pozzi, oltre che dal rischio di inquinamento delle falde acquifere.
La stessa economia abruzzese ne sarebbe coinvolta, per le evidenti ricadute in termini di immagine per la promozione turistica, per l'impoverimento e la contaminazione dei prodotti della terra e del mare, senza peraltro certezze occupazionali a fare da contraltare.
L'Abruzzo Regione verde d’Europa, non deve diventare anche regione nera degli idrocarburi.
Inoltre è in corso una
petizione per fermare la raffineria dei veleni dell'ENI.
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