venerdì 9 ottobre 2009

Un po' di chiarezza (senza pretese), sul ruolo del Capo dello Stato e della Corte Costituzionale

Sono stato più volte critico nei confronti di Napolitano. L'ultima volta proprio ieri, con un post sulla bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale. Le mie critiche, sempre rispettose del Presidente della Repubblica, quale massima istituzione dello Stato, sono dovute al mancato rinvio alle camere di leggi chiaramente incostituzionali, qual è il Lodo Alfano. Anche questa legge era stata firmata da Napolitano, quindi la Consulta ha di fatto bocciato anche il giudizio di legittimità costituzuionale del Capo dello Stato. Un corretta valutazione avrebbe invece dovuto indurre Napolitano a rinviare il testo alle Camere.
Qualcuno afferma invece che così non è, perchè altri sarebbero gli organi deputati al compito di verifica della legittimità costituzionale delle leggi. Ultimo, l'amico Russo con un commento nel mio post di ieri, dandomi perciò lo spunto per quest'altro post, forse noioso ma forse anche (spero) utile e senza la pretesa di voler essere una lezione di diritto costituzionale (non posso permettermelo, dal basso della mia incompetenza in materia).

Il presidente della Repubblica è garante della Costituzione e come tale ha il dovere di vigilare sull'osservanza delle norme in essa contenute. Proprio in questo suo ruolo di garanzia interviene sul potere legislativo, anche promulgando o rinviando alle camere un testo di legge. Ciò impone al capo dello Stato la verifica del testo della norma ed a lui è rimesso un potere costituzionale per il quale "prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere, chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata".
Questo potere è esclusivo del capo dello Stato ed ha funzione di veto solo sospensivo. Questa limitazione del potere di veto sancita dalla Costituzione, indica il doveroso rispetto che anche il capo dello Stato deve alla funzione legislativa del Parlamento.
Ma seppure solo sospensivo, quel veto ha un profondo significato politico, in quanto si tratta di una autorevole censura da parte del Presidente della Repubblica, nei confronti di un atto parlamentare che potrebbe ledere, se approvato, dei principi costituzionali (nel caso del Lodo Alfano, il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge).

La Corte Costituzionale svolge funzioni di controllo e garanzia della rispondenza delle leggi ai principi dell'ordinamento costituzionale, e perciò tra le sue attribuzioni c'è quella di controllo di costituzionalità delle leggi. Ma l'intervento della Corte, avviene solo dopo l'entrata in vigore delle leggi stesse. Vista questa attribuzione, c'è chi critica l'opportunità di fare appello al Capo dello Stato affinchè non firmi una legge. L'errore, mi pare, sta nel ritenere che l'intervento della Corte Costituzionale sia automatico. Non è così.
La Consulta interviene in due casi: in via incidentale ed in via principale. Il giudizio della Corte in via incidentale scaturisce nel caso sia un giudice a sollevare una questione di legittimità costituzionale nel corso di una controversia giudiziaria. Mentre in via principale, la Consulta è chiamata ad esprimersi nel caso in cui siano lo Stato o le Regioni a proporre ricorso entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge.
Lo stesso Lodo Alfano, non è passato per il giudizio della Consulta perchè così previsto nell'iter di formazione delle leggi (o comunque in modo automatico), ma perchè il pubblico ministero di Milano, Fabio De Pasquale ha sollevato una questione di legittimità costituzionale della legge, nel corso del processo dei diritti tv di Mediaset e del processo Mills. E' stata cioè percorsa la via incidentale.

Se il pm di Milano non avesse sollevato il dubbio di costituzionalità sul Lodo Alfano, la Corte il 7 ottobre scorso non si sarebbe espressa nel merito ed oggi ci troveremmo con una legge incostituzionale nel nosro ordinamento (accettata e firmata senza osservazioni contrarie da Napolitano), che sbattendosene dei principi costituzionali di uguaglianza dei cittadini, affermava che siamo tutti uguali di fronte alla legge, ma che qualcuno è più uguale degli altri. intanto però, seppure in vigore per poco tempo, il lodo Alfano ha avuto qualche effetto: ha allungato i tempi dei processi a carico di Berlusconi ed avvicinato quelli di prescrizione del reato.

Pertanto, gli appelli a non firmare il Lodo Alfano (come anche altre leggi) rivolto a Napolitano, erano più che validi e legittimi dal punto di vista costituzionale. Poi si può sempre contestarne l'opportunità politica. Ma questo è un altro argomento.

P.S.: ho profondo rispetto per il ruolo del Presidente della Repubblica, proprio per il suo ruolo di garante della Costituzione. Per questo trovo ignobili gli attacchi di Berlusconi a Napolitano. Ma quello stesso rispetto del ruolo del Capo dello Stato, mi spinge ad essere critico nei suoi confronti, quando firma una legge chiaramente incostituzionale, mentre la Costituzione gli conferisce il potere di rinviare il testo alle Camere.

13 commenti:

il Russo 9 ottobre 2009 alle ore 13:22  

Innanzitutto complimenti per il post corretto, circostanziato, approfondito e ben scritto.
Ribadisco un paio di cosine per chiarezza e completezza.
Allora, innanzitutto se non avesse espresso dubbi di costituzionalità il pm di Milano l'avrebbe potuto fare chiunque altro e saremmo arrivati allo stesso risultato odierno, nel caso terribile in cui tutti avessero dormito si sarebbe comunque andati al referendum (per il quale anche io ho firmato).
Seconda cosa, il ruolo del Presidente della Repubblica: aldilà delle regole scritte e dei di lui poteri (da te elencati perfettamente) esistono anche, nella politica come nela vita, ragioni di opportunità.
Napolitano ha valutato le eccezioni mosse dalla Corte in merito al primo lodo, quello che prendeva il nome (sic!) dell'attuale presidente del Senato, fra le righe e per farci un pò più male ricordo che é la seconda carica attuale dello Stato...
Bene, ravvisato che quelle eccezioni erano state sanate ha sicuramente capito (a differenza di quei sei geni della Corte che avrebbero votato l'altroieri per la costituzionalità del lodo stesso) che l'art.3 della Costituzione era di fatto ignorato, al che aveva due strade: rimandarlo alle Camere con l'unico risultato di indebolire la sua posizione di garante di tutti i citttadini sotto i prevedibili attacchi di questo governo fascista per poi doverlo firmare in seconda battuta tale e quale ma dopo aver pagato un prezzo altissimo, oppure spartirsi l'attacco devastante con l'altro organo di controllo, cosa che puntualmente sta avvenendo.
Ora, é un discorso di buon senso, al di là di regole e regolette, sei ancora convinto che dovesse fare il kamikaze fine a se stesso e non tutelarsi in vista di futuri altri scontri che non tarderanno? Vedi tu, io continuo a credere che si sia mosso nel modo più intelligente possibile...

Crocco1830 9 ottobre 2009 alle ore 14:25  

@ il Russo: sull'opportunità politica, ripeto, si può ragionare. Anche se rimango dell'avviso che, vista la chiara incostituzionalità del lodo, Napolitano aveva il dovere di rimandarlo alle camere, proprio perchè lui è, come dici anche tu, "garante di tutti i citttadini". Aggiungo io, garante allo stesso modo di tutti e non in misura maggiore di qualcuno. Detto questo...
1) Se il dubbio di costituzionalità non l'avesse avanzato il pm di Milano, non chiunque, ma un altro giudice avrebbe dovuto avanzarlo.
2) Il referendum ha bisogno di raccolta firme, deve essere approvato, indetto e bisogna raggiungere un quorum che da molti anni non si raggiunge. E a tal proposito è bene ricordare che una buona fetta di italiani appoggia ancora Berlusconi.
3) Se Napolitano sapeva (e certo che lo sapeva) dell'incostituzionalità del lodo Alfano, avrebbe dovuto (quale garante della Costituzione, sennò che garante è?) rimandarlo alle camere. Non doveva firmare quel lodo, il lodo Alfano, visto che non si è trattato di valutare il lodo Schifani corretto. Tanto che nemmeno la Consulta ha fatto riferimento (giustamente) al lodo Schifani ed alla sentenza che nel 2004 lo bocciò.
4) "Le regole e regolette" che le chiami tu, sono articoli della Costituzione. Difenderle ed applicarle, non significa "fare il kamikaze fine a se stesso", ma tutelare la vita democratica del Paese.

Vincenzo Cucinotta 9 ottobre 2009 alle ore 15:53  

Io penso che Napolitano si sia convinto, e questo spiegherebbe tanti suoi atti, dell'inutilità dell'articolo 74 della Costituzione. Questo ovviamente non lo scusa, perchè, o lo segue usandolo anche senza convinzione, oppure si dimette ed ha tutto il diritto poi di dire che la procedura lì prevista è inutile. Non può invece criticarlo, non servirsene, e rimanere nella sua carica: come potrebbe allora risultare garante della Costituzione?
Questo mi pare il problema. Come argomento su un post che ho scritto, che poi voglia ridurre al minimo il suo interventismo, credo stia nella sua discrezionalità: ma allora si astenga in altre occasioni di intervenire clamorosamente su cose che peraltro il suo ruolo istituzionale non gli impone.

Anonimo,  9 ottobre 2009 alle ore 16:13  

Io mi chiedo, ed è una domanda che Grillo fece a Napolitano: << Come mai non ha rinunciato al Lodo visto che non ha processi in corso? >>

il Russo 9 ottobre 2009 alle ore 18:17  

Nientedaffà, vabbè, ci ho provato...

@enio 9 ottobre 2009 alle ore 21:19  

la giuria ha preso per il culo Berlusconi e anche Napolitano e la cosa fa tremendamente incazzare perchè in Italia si promulgano leggi ad ogni stagione e ad uso e consumo di qualcuno!

Matteo 9 ottobre 2009 alle ore 23:40  

Sottoscrivo completamente il post, mi sembra chiaro e spiega perfettamente la questione.
Aggiungo che aver firmato è pericoloso anche perché crea un precedente.

Anonimo,  10 ottobre 2009 alle ore 11:42  

@enio ma che cosa scrivi? Ti rendi conto? La Corte Costituzionale deve garantire per la costituzione, è un organo super partes (uno dei pochi). Non credere a quello che dice lo psiconano, per favore.

SCHIAVI O LIBERI 13 ottobre 2009 alle ore 11:47  

Il post è ben fatto. L'unica cosa ora, non facciamo come certa gente che chiede dimissioni a destra e manca. Se penso che l'alternativa era Gianni Letta?

Filippo,  14 ottobre 2009 alle ore 20:38  

Napolitano non ha firmato per nessuna delle ragioni che avete elencato. Ha firmato perchè la legge è stata scritta con la consulenza sua e/o dei suoi consulenti, quindi non avrebbe avuto senso NON firmarla. Ma non lo sapete che il Lodo Alfano non è stato scritto da Alfano, ma da Ghedini con consulenti di Palazzo Chigi e anche con l'avallo del PD ? E tutto ciò è stato fatto perchè in alternativa il PDL avrebbe fatto passare la legge che avrebbe bloccato tutti i processi iniziati entro una certa data (ora non ricordo, ma come sicuramente intuirete, comprendevano ovviamente quello a carico di SB e Mills per corruzione), il che comprendeva circa 100.000 processi a criminali vari. Perciò Palazzo Chigi e anche l'opposizione, pur di scongiurare questo pericolo sono scesi a patti. Per questo Berlusconi sostiene di essere stato preso in giro (ok, se Napolitano ti fa consulenza e anche se firma non vuol dire che la Corte Costituzionale farà lo stesso, ma diciamo che anche io mi aspetterei che se scrivo una legge con la consulenza del Presidente e sulla base di una precedente proposta che era stata bocciata, mi aspetterei un risultato di successo).
Il problema, l'errore che ha fatto Napolitano e che continua a ripetere, e di prestarsi a questi giochini di consulenza ecc.. di rispetto e collaborazione fra le istituzioni ecc, come ha dichiarato. Collaborazione un corno, il Presidente della Repubblica non deve collaborare con il Parlamento, deve promulgare o meno le leggi sulla base in primis della propria coscienza, e in secundis sulla base di ciò che dice la Costituzione. Non deve fare altro, riguardo la promulgazione di nuove leggi, secondo la nostra carta fondamentale, e un motivo ci sarà.

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