Alla ThyssenKrupp si festeggia, mentre gli operai muoiono.
Due notizie che messe insieme, lette una dopo l'altra, fanno rabbrividire e provocano profonda e giustificata rabbia.
Leggo su Liberazione, che la ThyssenKrupp, l'acciaieria dove è lo scorso 6 dicembre è scoppiato l'incendio nel quale hanno perso la vita alcuni lavoratori, ha festeggiato per il proprio bilancio. Il 2007 per la ThyssenKrupp è stato "trionfale". Così si è espresso il presidente della società tedesca Ekkehard D. Shulz. Annata trionfale perchè i dati presentati per l'anno 2007, parlano di un fatturato cresciuto in dodici mesi del 10% ed un utile del 7%. In soldoni, si tratta di un fatturato vicino ai 52 miliardi di euro ed un utile di poco più di 3 miliardi di euro.
Con questi numeri, non è stato voluto destinare 800 mila euro per la messa a norma dello stabilimento di Torino, dove hanno perso la vita sette lavoratori. Già proprio così: sette lavoratori sono morti nell'incendio della ThyssenKrupp. Questa è l'altra notizia. Neanche Giuseppe Demasi ce l'ha fatta ed è morto oggi, poco dopo le 13:30, all'età di 26 anni.
Immagino la scena. L'accostamento di due luoghi, lontani dal punto di vista geografico e sentimentale. Uno la stanza di un ospedale, dove hanno sofferto prima di morire alcuni operai dell'acciaieria. Dove sono state versate lacrime dalle vedove di quei martiri del lavoro. Dove piccoli bambini hanno cominciato la loro esitenza da orfani.
E poi l'altro luogo, dove imprenditori assassini si sono levati il cappello ed hanno brindato alle magnifiche sorti e progressive di una multinazionale che in nome del profitto uccide.
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